Nome | Parrasio, Aulo Giano | |
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Altri nomi | Parrhasius, Aulus Ianus. Giovanni Paolo Parisio. | |
Titoli | ||
Data e luogo di nascita | Cosenza, 28 dicembre 1470. | |
Data e luogo di morte | Cosenza, tra il 30 novembre e il 6 dicembre 1521. | |
Città |
Napoli Roma Milano Padova Vicenza Aiello Taverna | |
Cenni biografici | Per un profilo sintetico si veda Stok 2014, che riassume la nutrita letteratura precedente, a partire dai fondamentali Iannelli 1844 e 1846, e soprattutto Lo Parco 1899. Giovan Paolo Parisio nacque nel 1470 a Cosenza dal giureconsulto Tommaso e da Pellegrina Poerio. Grazie a note autobiografiche sparse nella sua produzione, di Parrasio sappiamo chi furono i maestri. A Cosenza ebbe come primo maestro di umanità Giovanni Grasso di Serra Pedace (Crassus Pedacius). Quando il padre fu nominato capitano di Lecce (1483), il giovane Giovan Paolo lo seguì, e prese lezioni di greco dall'accademico leccese Sergio Stiso. Innamoratosi della cultura greca, Giovan Paolo ottenne dal padre di potersi trasferire a Corfù, per seguire le lezioni dell'umanista greco Giovanni Mosco (1488-89). Ritornò poi a Cosenza, dove terminò la sua formazione sotto la guida di Tideo Acciarini, che si era recato a Cosenza dopo il suo lungo soggiorno in Dalmazia. Giovan Paolo passò poi a Napoli, dove si formò una competenza giuridica, e dove entrò in contatto con la fiorente cerchia pontaniana, prendendo il nome latinizzato di Parrhasius. Frequentò il grecista fiorentino Francesco Pucci, ed entrò in stretti rapporti anche con la corte, e in particolare col futuro re Ferrandino. A Napoli la sua fama di umanista crebbe. Restò nella Capitale fino al 1496, seguendo Ferrandino nelle delicate vicende del Regno, poi, dopo la morte del suo protettore, preferì allontanarsi da Napoli per recarsi a Roma. Insegnò con profitto allo Studium romano, ma fu costretto ad allontanarsene nel 1499, in seguito a oscure vicende che gli procurarono l'ostilità della corte di Alessandro VI. Dal 1499 al 1507 Parrasio visse a Milano, dove insegnò privatamente, produsse molte opere e dove, tuttavia, entrò in violenti contrasti con vari umanisti attivi in quella città, primo fra tutti Alessandro Minuziano, col quale aveva collaborato in una prima fase, e con Giulio Emilio Ferrari. A Milano sposò Teodora, la figlia di Demetrio Calcondila. Nel 1507, in seguito a un pericoloso inasprimento dei suoi dissidi con gli ambienti locali, si trasferì a Vicenza su richiesta di Giangiorgio Trissino. Si spostò poi a Padova nel 1509, e poi a Venezia. Nel 1511, sofferente per la podagra, decise di tornare in Calabria, fermandosì però a Napoli, dove fu ospite dell'amico Antonio Seripando. Rientrato a Cosenza nel 1511, vi 'fondò' l'Accademia Cosentina, benché il grado di ufficialità di questo istituto sia molto incerto. Nel 1512 si recò ad Aiello, per fare da precettore ai figli del dotto Antonino Siscari. Poi insegnò grammatica e retorica a Taverna. Nel 1513, mentre si trovava a Pietramala (oggi Cleto), fu richiamato a insegnare allo Studium di Roma da Leone X. Si fermò lì con gran successo fino al 1517, quando ottenne dal papa una dispensa dall'insegnamento ben remunerata, dovuta alla podagra che si faceva sempre più insopportabile. Tornò dunque a Cosenza, dove morì nel 1521. | |
Legami con altre persone o famiglie | Tommaso Parisio (padre), Pellegrina Poerio (madre), Teodora Calcondila (moglie, figlia dell'umanista Demetrio); Crasso Pedacio, Sergio Stiso, Giovanni Mosco, Tideo Acciarini, Francesco Pucci (maestri); Vincenzo di Tarsia, Giovan Paolo Cesario, Giovanni Antonio Cesario, Andrea Pugliano, Giovan Battista Morello, Bernardino Martirano (amici e corrispondenti di Parrasio a Cosenza e a Napoli, membri della cosiddetta Accademia Cosentina); Ferrante I, Alfonso II, Ferrante II, Antonio e Girolamo Seripando, Giovanni Pontano, Jacopo Sannazaro, Giano Anisio (cerchia pontaniana a Napoli); Pomponio Leto, Tommaso Inghirami (Roma); Alessandro Minuziano, Giulio Emilio Ferrari, Damiano Nauta (Milano); Catulliano Cotta, Teofilo Calcocondila, Andrea Alciato, Paolo Giovio, Piero Ciminio, Ludovico Michiel (allievi a Milano e in Veneto); Antonino Siscari, Ludovico Montalto. | |
Committenza/Produzione di opere letterarie | Su Parrasio filologo e scrittore cf. i numerosi saggi raccolti in Gualdo Rosa, Munzi, Stok 2000; Abbamonte, Gualdo Rosa, Munzi 2002; Abbamonte, Gualdo Rosa, Munzi 2005. Cf. anche la bibliografia citata in Ferreri 2012, xv-xxxii. Parte dell'attività filologica di Parrasio fu pubblicata postuma dagli allievi, parte è ancora inedita. In tempi più recenti, alcune opere sono state pubblicate nelle principali monografie sull'umanista (Iannelli 1844 e 1846, Lo Parco 1899), altre in contributi vari. Della sua opera forse più significativa, il De rebus per epistolam quaesitis, una prima edizione fu curata da Henri Estienne nel 1540. Oggi ne esiste un'accurata edizione critica con ampio commento (Ferreri 2012). Un suo epistolario fu stampato a Napoli nel 1523 a cura di Giovanni Antonio Cesario, ma oggi non ne risultano copie superstiti. Una versione manoscritta di questo epistolario è nel ms. G.XXVIII.1.62 della Biblioteca Oratoriana dei Girolamini di Napoli. Da alcuni dei suoi scritti traspare l'interesse di Parrasio per le antichità della Calabria. L'epistola n. 38 del De rebus per epistolam quaesitis, indirizzata al nobile cosentino Vincenzo di Tarsia (Ferreri 2012, 292-304, con commento) contiene una lunga sezione sui Bruzii, in cui Parrasio menziona tutte le fonti disponibili sull'antico popolo e confuta la tesi di Niccolò Perotti, che nel Cornu copiae aveva sostenuto che il nome Bruttii derivasse da bruti. Di notevole interesse anche l'inedito scritto De Sybari et Crati, ac Thurio, dedicato alle fonti antiche sui due fiumi calabresi menzionati nel titolo, e contenente una disamina delle fonti sull'ubicazione dell'antica Thurii. L'opera, in forma di bozza, è conservata nel ms. della Biblioteca Nazionale di Napoli con segnatura XIII.B.16. Alcune delle epistole contenute nel De rebus per epistolam quaesitis sono indirizzate a cittadini di Cosenza, e costituiscono una fonte importante per ricostruire la biografia di Parrasio e il milieu cosentino di quegli anni. Si vedano in particolare le lettere ad Andrea Pugliano, a Crasso Pedacio, e a Giovan Battista Morello (cf. Ferreri 2012, rispettivamente epistole 40, 41, 43). | |
Committenza/Produzione di edifici e opere d'arte | Nel testamento del 18 settembre 1521 Aulo Giano Parrasio esprime la volontà di essere sepolto nel convento di San Francesco dei frati minori a Cosenza, nella "tribona maiore" della chiesa, e predispone una somma di oltre 400 ducati (270 dalla rendita dell'abbazia, 40 dalla vendita di due muli per ducati 200, il guadagno della vendita del grano della stagione 1521, e 50 una tantum da Antonio Seripando già per il Natale venturo) affinché "de li quali tutti supradicti denari voglio et espressamente ordino che sende facza una cona alo altare maiore de dicto convento iusta la imagine de Nostra Dopna cum suo Figliolo in braczo, d'altro canto santo Girolimo in habito de cardinale, e dall'altro sancto Francisco, et supra la imagine dela Madonna Nostro Signore dissiso dela croce in bracza de sua sanctissima Matre, et alli anguli la Nunziata et lo angelo, et lo resto delo ornamento secundo parerà ad essi. Et insuper quele vulimo che siano de marmore bono et fino lavorate in Fiorenza, nela quale cona se ponano le mie ossa". Non sappiamo se l'opera fu realizzata o meno; di essa non sono stati finora rintracciati frammenti (Parrasio dichiara espressamente che nel caso in cui i frati, ricevute le somme, non avessero dato inizio alle opere entro un anno, i parenti avrebbero potuto ripeterle). Oltre a donare oggetti (anelli, arazzi) e abiti ai suoi amici e parenti, nel testamento Parrasio stabilisce che "lassa l'altare suo fornito con quello panno che sta allo muro alla cappella in comone della casa *** titulo iuxta de sancto Ieronimo in Sancto Francisco" (si tratta probabilmente dell'altare privato con il suo ornamento donato alla Cappella di San Girolamo, in comune probabilmente tra la famiglia Parisio e un'altra della città nella chiesa di San Francesco). | |
Collezioni di opere d'arte antica e moderna | ||
Monumenti funebri o celebrativi | Si ignora in quale chiesa cosentina Parrasio fosse sepolto. Sappiamo tuttavia dal suo testamento del 1521 che egli abbia espresso la volontà di essere sepolto nel convento di San Francesco dei frati minori a Cosenza, nella "tribona maiore" della chiesa, in una delle pareti, destra a sinistra, a seconda del volere dei frati, presso una cona marmorea con Madonna e Santi (Girolamo e Francesco) e le immagini della Pietà e dell'Annunciazione, la quale "vulimo che siano de marmore bono et fino lavorate in Fiorenza nela quale cona se ponano le mie ossa", che dovevano essere deposte in "uno sepolcro de marmore per suo deposito ne lo loco predito". Dell'opera, di cui non sappiamo se sia stata realizzata o meno, non sono stati finora rintracciati frammenti (Parrasio dichiara espressamente che nel caso i frati, ricevute le somme, non avessero dato inizio alle opere entro un anno, i parenti avrebbero potuto ripeterle). | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti manoscritte | Per l'ingente numero di manoscritti del Parrasio, in buona parte conservati fino ad oggi grazie alle note vicende della biblioteca parrasiana, passata dall'umanista all'amico Antonio Seripando, da questi poi al fratello Girolamo, e in seguito alla chiesa di S. Giovanni a Carbonara di Napoli, e oggi in gran parte conservati alla Biblioteca Nazionale di Napoli, si rinvia a Tristano 1988. | |
Bibliografia | Abbamonte, Gualdo Rosa, Munzi 2002: Parrhasiana II. Atti del II Seminario di studi su manoscritti medievali e umanistici della Biblioteca nazionale di Napoli, Napoli, 20-21 ottobre 2000, a cura di Giancarlo Abbamonte, Lucia Gualdo Rosa, Luigi Munzi, Napoli 2002.
Abbamonte, Gualdo Rosa, Munzi 2005: "Tocchi da huomini dotti". Codici e stampati con postille di umanisti: atti del III Seminario di studi, Roma, 27-28 settembre 2002, a cura di Giancarlo Abbamonte, Lucia Gualdo Rosa, Luigi Munzi, Pisa-Roma 2005.
Ferreri 2012: Aulo Giano Parrasio, De rebus per epistolam quaesitis (Vat. Lat. 5233, cc. 1r-53r), a cura di Luigi Ferreri, Roma 2012. Gualdo Rosa, Munzi, Stok 2000: Parrhasiana. Atti della I Giornata di studi Manoscritti medievali e umanistici della Biblioteca nazionale di Napoli, Napoli, 12 maggio 1999, a cura di Lucia Gualdo Rosa, Luigi Munzi, Fabio Stok, Napoli 2000.
Iannelli 1844: Cataldo Iannelli, De vita et scriptis Auli Janii Parrhasii Consentini Commentarius a Cataldo Jannellius regio bibliothecario elucubratus, ab Antonio Jannellio, fratris filio, editus, praefatione et notis auctus, Neapoli 1844.
Iannelli 1846: In commentarium de vita et scriptis Auli Iani Parrhasii Consentini Antonii Iannelli academici Consentini appendix secunda, Neapoli 1846.
Lepore 1959: Ugo Lepore, "Per la biografia di Aulo Giano Parrasio", Biblion, 1, 1959,26-44, 40 doc. 6.
Lo Parco 1899: Francesco Lo Parco, Aulo Giano Parrasio. Studio biografico-critico, Vasto 1899.
Naldi 2002: Riccardo Naldi, Andrea Ferrucci. Marmi gentili tra la Toscana e Napoli, Napoli 2002, 20.
Sergio 2007: Emilio Sergio, “Parrasio in Calabria (1511-1515) e la fondazione dell’Accademia Cosentina”, Bollettino Filosofico, 23, 2007, 419-436. Sergio 2009: Emilio Sergio, “Parrasio in Calabria e la fondazione dell’Accademia Cosentina (ii): 1521-1535”, Bollettino Filosofico, 25, 2009, 487-516.
Stok 2014: Fabio Stok, "Parisio, Giovan Paolo", in DBI, 81, 2014.
Tristano 1988: Caterina Tristano, La biblioteca di un umanista calabrese: Aulo Giano Parrasio, Manziana 1988. | |
Link esterni |
Scheda di E. Sergio sul sito dell'Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee (ILIESI) Voce DBI (Stok 2014) | |
Schedatore | Lorenzo Miletti, Antonio Milone | |
Data di compilazione | 12/09/2014 14:04:25 | |
Data ultima revisione | 03/06/2017 23:00:38 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Famiglie e Persone/171 |