Nome | Capialbi, Galeazzo | |
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Altri nomi | Galeacius o Galeazus Capialbus, Galeazzo Capobianco | |
Titoli | ||
Data e luogo di nascita | Benevento 1450 | |
Data e luogo di morte | ||
Città | ||
Cenni biografici | Uomo d'armi, nacque e crebbe a Benevento. Il suo nome di famiglia, non latinizzato, era Capobianco: apparteneva dunque a una famiglia beneventana della parte "di basso", acerrima nemica dei Mansella e dei Del Tufo, favorevoli agli aragonesi. Nel 1492, in seguito all'uccisione del suo congiunto Bartolomeo Capobianco, il padre di Galeazzo si allontanò dalla città col figlio e si trasferì a Monteleone Calabro, oggi Vibo Valentia (Zazo 1973, 62-63). Galeazzo militò fedelmente per gli Aragona e poi con gli Spagnoli. Difese Tropea nel 1495 e nel 1496 fu con Consalvo de Cordoba all'assedio di Mileto. A Monteleone ricevette dalla città della terra a ridosso delle mura urbiche, sulla quale edificò la propria abitazione nel 1514. I suoi interessi umanistici e antiquari lo spinsero a esporre sulle mura esterne del palazzo, a beneficio pubblico, la sua collezione di sculture e epigrafi antiche, (si vedono ancora CIL X 66 e CIL X 82) costituendo uno dei più antichi lapidari dell'Italia meridionale. Morì a Monteleone nel 1518. Un profilo del personaggio, con bibliografia, è in Zazo 1973, 62-63. Fonti per la vita di Galeazzo sono Paparo 1822, 84-87 e Minieri Riccio 1844, 74. Entrambi lo considerano (probabilmente a ragione) un uomo di lettere, pur senza poterne menzionare neanche un'opera. Notizie più dettagliate sulla collezione di antichità si trovano nelle opere del suo discendente Vito Capialbi (Capialbi 1832 e Capialbi 1845; su Vito si veda Settis 1975). | |
Legami con altre persone o famiglie |
Bartolomeo Capobianco; | |
Committenza/Produzione di opere letterarie | ||
Committenza/Produzione di edifici e opere d'arte | Nel 1496 Giovanbattista e Galeazzo Capialbi ottennero dalla città di Monteleone un pubblico suolo a ridosso delle mura cittadine, presso la Porta della Piazza (ora Porta Marzano), dove fecero erigere il palazzo di famiglia. La costruzione del palazzo fu completata, ad opera di Galeazzo, nel 1514 come si legge nell'iscrizione ancora murata sull'odierno palazzo Marzano: EMERITVS MILES, SPOLIISQVE EX HOSTE SVPERBVS ABLATIS, RETVLIT MVLTA TROPHAEA DOMVM: INDE DECVS PATRIAE GALEAZVS CONDIDIT, ESSET VT SIBI GRATA QVIES HOC, CAPIALBVS, OPVS. MONTIS LEONIS DIE X. APRILIS, XI. INDITIONIS 1514.
Seguono le armi della famiglia col motto: MODERATA DVRANT. | |
Collezioni di opere d'arte antica e moderna | Sul lato del palazzo più vicino alla pubblica piazza Galeazzo aveva fatto collocare un numero notevole di pezzi antichi, sia iscrizioni che sculture. L'operazione risulta ancor più interessante e ideologicamente significativa alla luce della bella lapide con la quale Galeazzo aveva sia celebrato la fondazione del palazzo, costruito su suolo pubblico, sia dichiarato un vero e proprio programma sotteso all'esposizione di antichità in facciata con il richiamo dottissimo - e particolarmente pregnante se riferito alle vicende biografiche di Galeazzo - alle spoglie del nemico vinto. Le fonti principali dalle quali è possibile avere un'idea più chiara della consistenza della collezione di Galeazzo Capialbi sono un breve riferimentoa presente nella cronaca di Giuseppe Capialbi (1659), discendente di Galeazzo, la silloge epigrafica di Gualteri (1624, 56) e un'articolata descrizione fornita da Bisogni de Gatti (1701, 135 -137). Sappiamo che sicuramente nel 1624, anno di edizione della silloge di Gualtieri, dieci iscrizioni antiche erano murate nel palazzo (cfr. CIL X 55, 62, 66, 70, 71, 73 piccola urna, 78, 82, 85, 87 cui forse si deve aggiungere la CIL X 41, documentata solo a partire da Bisogni De Gatti 1710, 137). Del nucleo originario restano ora, nel prospetto nell'attuale Palazzo Marzano, due iscrizioni (CIL X 66 e 82), un ritratto maschile e un torsetto di Ercole bambino. Alla metà del Seicento Giuseppe Capialbi ci fornice un'indicazione precisa sulla collocazione del ritratto maschile, posto nell'angolo del palazzo più vicino alla piazza e, puntualizzando, inoltre, che presso di questo si vedevano numerose lapidi antiche (Capialbi 1659, 33; cfr. anche Bisogni De Gatti 1710, 135 per CIL X 66); dunque la disposizione attuale sembra, nonostante le varie fasi edilizie del palazzo, rispettare quella originaria. Inoltre sappiamo con sicurezza da Bisogni de Gatti (1710, 136) che almeno dai primi anni del Settecento il torsetto era già murato, probabilmente alloggiato nella nicchia, al di sopra dell'iscrizione moderna di Galeazzo; altro dettaglio di grande interesse è il reimpiego, documentato solo da Bisogni De Gatti però, di un'iscrizione antica recante il nome di Augusto (in dativo), posta come architrave sul portale del palazzo (Bisogni De Gatti 1710, 137). La stessa fonte consente di aggiungere al novero delle antichità Capialbi anche un rilievo con tre personaggi, due dei quali separati da un albero e nell'atto di stringersi la mano (Bisogni De Gatti 1710, 135). La dispersione dei materiali antichi, murati nel prospetto del palazzo, deve essere avvenuta tra la seconda metà del XIX secolo e quello successivo; infatti Vito Capialbi, il famoso collezionista e antiquario discendente di Galeazzo, poteva ricordare come ancora esistenti "tutti quei marmi che acquistati dal nostro antenato Galeazzo Capialbi, egli espose fin dal 1514 alla pubblica vista in una parete del suo palazzo vicino la cd. Porta della Piazza" (Capialbi 1838; cfr. Paoletti 2003, 19). Mentre negli stessi anni Emanuele Paparo, estensore della biografia di Galeazzo per Martuscelli, descriveva il palazzo decorato da "iscrizioni, busti, urne, colonnette ed altri ornati di marmo antichi" (Paparo 1922). La cinquecentesca casa Capialbi, nonostante i passaggi di proprietà, doveva rappresentare ancora nell'Ottocento un museo a cielo aperto, meta obbligata di artisti, antiquari e intellettuali di passaggio nella cittadina calabra. | |
Monumenti funebri o celebrativi | Nel 1516 fece erigere il suo sepolcro nella Chiesa del SS. Rosario di Vibo Valentia, nella cappella di S. Leonardo, costruita nel 1346 dalla famiglia Gervasio d'Arena (Lentini 2012). Due anni dopo morì. La lapide, ora dispersa, portava la seguente iscrizione (Capialbi 1832; Capialbi 1845): D. O. M. GALEACIVS CAPIALBVS DE BENEVENTO POST VARIA FACINORA DOMI MILITIAEQUE IN REGES ARAGONIOS FIDELITER GESTA HANC SIBI SVISQUE AETERNALEM PACEM COMPARAVIT ANNO MDXVI. | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti manoscritte | ||
Bibliografia | Bisogni De Gatti 1710: Giuseppe Bisogni De Gatti, Hipponii, seu Vibonis Valentiae, vel Montis Leonis Ausoniae civitatis accurata historia, Neapoli, Typis Felicis Mosca, MDCCX, 144-147.
Capialbi 1659: Giuseppe Capialbi, Originis, situs, nobilitatis civitatis Montis Leonis Geographia historia eiusdem civitatis cum vita et moribus Hectoris Pignatelli, Neapoli, Ex typographia Lucae Antonii Fusci, 1659, 32-34.
Capialbi 1832: Vito Capialbi, Cenno sulle mura di Ipponio, Roma 1832, 19.
Capialbi 1845: Vito Capialbi, Inscriptionum Vibonensium specimen, Neapoli 1845, 30-31.
Gualtieri 1624: Siciliae obiacentium insula. et Bruttiorum antiquae tabulae cum animadversionib. Georgi Gualtheri, Messanae, apud Petrum Bream, 1624.
Lentini 2012: Annalisa Lentini, "Il complesso francescano di Vibo Valentia e le tracce superstiti nell’attuale Chiesa del SS. Rosario", Il Sileno Onlus, 2012.
Minieri Riccio 1844: Camillo Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel regno di Napoli, Napoli 1844. Paparo 1822: Emmanuele Paparo, Galeazzo Capialbi, in Domenico Martuscelli, Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli vol. 9, Napoli 1822, 84-87. Paoletti 2003: Maurizio Paoletti, Vito Capialbi, Scritti, Vibo Valentia 2003. Settis 1975: Salvatore Settis, "Capialbi, Vito", in Dizionario biografico degli italiani, vol. 18, Roma 1975.
Zazo 1973: Alfredo Zazo, Dizionario bio-bibliografico del Sannio, Napoli 1973. | |
Link esterni | ||
Schedatore | Lorenzo Miletti, Stefania Tuccinardi | |
Data di compilazione | 23/03/2013 16:12:33 | |
Data ultima revisione | 14/02/2018 13:34:28 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Famiglie e Persone/102 |