OggettoMelfi, castello
LuogoMelfi
Tipologiacastello
Nome attualeMuseo nazionale del Melfese
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1042: Guglielmo d'Altavilla eletto capo dei normanni a Melfi.

1139: fondazione del castello nella sede attuale.

1231: Federico II vi promulga le Costituzioni di Melfi.

1269: inizio dei lavori promossi dai sovrani angioini con l'intervento del capomastro Jean de Toul.

1277: inizio della seconda fase di lavori con la ricostruzione dell'intero complesso a cura di Pierre d'Agincourt.

Autore

Jean de Toul (architetto del sec. XIII al servizio degli angioini).

Pierre d'Aginourt (architetto del sec. XIII al servizio degli angioini).

Committente

Re Carlo I d'Angiò, che promuove la ricostruzione del castello.

Famiglie e persone

Doria, feudatari della città dal 1530 e proprietari del castello fino al 1950.

Descrizione

L'attuale edificio è il frutto dei continui interventi nel corso del tempo anche in conseguenza degli eventi sismici. Della fase normanna, cui risale il nucleo originario, l'elemento di maggior pregio è la torre di Marcagione, con un vano con volta a crociera, inglobato nel cuore del complesso nei pressi del palazzo baronale che racchiude, in un angolo, una seconda torre antica. L'edificio attuale, cui si accede da un portale bugnato rinascimentale con un'iscrizione che ricorda l'eroe Andrea Doria, la moglie Zanobia e l'imperatore Carlo V, è il frutto del radicale intervento promosso dai sovrani angioini (1269-1284). Le mura, con torri e antemurale provvisto di scarpata e fossato, girano su tre lati difendendo nelle parti più esposte il nucleo centrale residenziale (oggetto di un intervento di restauro con i Doria, feudatari a partire dal 1530) e il cortile Mortorio con la torre N-W. Il complesso, dotato di un'ampia cisterna, realizzata sempre nel corso dei lavori di età angioina, e di cortili e ambienti di passaggio, oltreché del nucleo residenziale, che è il palatium reale angioino adattato dai diversi feudatari che vi si sono succeduti e, in particolare, per opera dei Doria. A questa fase corrisponde il basso corpo di guardia affiancato dalla cappella gentilizia, della quale si conserva la pala d'altare con la Crocefissione (1589) di Cristiano Danona, pittore fiammingo attivo a Napoli, dal cui cortile si accede all'atrio con lo scalone d'onore che dà accesso ai vasti ambienti residenziali al centro del vasto castello. Nell'edificio oggi è ospitato il Museo Archeologico Nazionale del Melfese “Massimo Pallottino”, con un ricco corredo di opere e oggetti dalla preistoria all'età romana, con il notevole sarcofago di Rapolla (II secolo d.C., ritrovato nel secolo XIX).

Iscrizioni

Sul portale d'ingresso (già Porta Carraia):

epigrafe voluta dalla città di Melfi in memoria del matrimonio (1568) di Zenobia Doria del Carretto (1541-1590), figlia di Marcantonio Del Carretto (figlio adottivo di Andrea Doria), quinta principessa di Melfi e Giovanni Andrea I Doria (1540-1606), suo erede e sesto principe di Melfi (1590-1606), protonotario del Regno (dal 1560) al servizio di re Filippo di Spagna.

Stemmi o emblemi araldici

Stemma degli angioini su una delle arcate del cortile del castello

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Nella cappella del castello: Dipinto con Crocefissione (1589, Cristiano Danona, pittore fiammingo attivo a Napoli).

Dal complesso proviene una statua lignea di San Sebastiano (attribuita a Giovanni da Nola), oggi nel museo di Palazzo Lanfranchi a Matera.

Storia e trasformazioni

La roccaforte di Melfi, alle propaggini del Vulture, domina sulla Capitanata e la Terra di Bari lungo il percorso della via Appia; già utilizzata dai Bizantini, divenne il caposaldo del dominio normanno non solo in Basilicata. Probabilmente il castello venne eretto nel luogo attuale a partire dal 1139, e in età sveva e angioina si provvide all'ampliamento allestendo la nuova cinta muraria, voluto da Federico II (e rifatta nel secolo XV dai Caracciolo). Il castello, sede del potere normanno, perse importanza con lo spostamento del baricentro in Sicilia ma riacquistò prestigio con Federico II, che vi risiedette, promulgandovi le Costituzioni nel 1231, e che lo inserì tra gli edifici di stretta competenza imperiale. Allo stesso modo la fortificazione fu residenza frequente dei sovrani angioini che la restaurarono integralmente a partire dal 1269, con l'intervento dei capomastri Jean de Toul nella prima fase (1269-1274), con lavori meno invasivi, e Pierre d'Agincourt (1277-1284), con le trasformazioni che, obliterando le fasi precedenti, diedero al complesso l'aspetto attuale, grazie anche alla collaborazione di numerosi maestri, tra cui Baucelin de Linais, Riccardo da Foggia e Johannes Barbe e l'appaltatore locale Francesco da Melfi. L'edificio venne poi impiegato dai feudatari cittadini, da Niccolò Acciaiuoli (1349), importante funzionario regio di origine fiorentina, ai Marzano (1390) e ai Caracciolo (1418) fino ai Doria, che possedettero l'edificio dal 1530 operandovi notevoli interventi di restauro e riadattamento soprattutto alle parti residenziali del palatium reale angioino. Danneggiato dal terremoto del 1851, il complesso, ceduto dai Doria nel 1950, oggi ospita il Museo Archeologico Nazionale del melfese “Massimo Pallottino”.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Bertaux 1991: Émile Bertaux, I monumenti medievali della regione del Vulture (1897), Venosa 1991, 39-41.

 

Corrado 1997: Rosa Corrado, “Il castello di Melfi: un cantiere militare angioino”, Arte medievale, n.s., 11, 1997, 133-143.

 

Galli 1933: Edoardo Galli, “Danni e restauri a monumenti della zona del Vulture”, Bollettino d’arte, 26, 1932-1933, 321-341: 322-326.

 

Lancieri 1962: A. Lancieri, “Il castello di Melfi”, Archivio storico per la Calabria e la Lucania, 31, 1962, 207-214.

 

Lenzi 1935: G. Lenzi, Il castello di Melfi e la sua costruzione. Note ed appunti, Amatrice 1935.

 

Licinio 1994: Raffaele Licinio, Castelli medievali. Puglia e Basilicata: dai Normanni a Federico II e Carlo I d'Angiò, Bari 1994.

 

Sthamer 1914-1926: Ernst Sthamer, Die Verwaltung der Kastelle im Königreich Sizilien unter Kaiser Friedrich II. und Karl I. von Anjou, Leipzig 1914; Dokumente zur Geschichte der Kastellbauten Kaiser Friedrichs II. und Karls I. von Anjou, I, Capitinata; II, Apulien und Basilicata (Die Bauten der Hohenstaufen in Unteritalien, 1-3), Leipzig 1926, 168-209.

Link esterni
SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione02/07/2016 12:09:03
Data ultima revisione23/01/2017 19:00:15
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