OggettoCrotone, cinta muraria
LuogoCrotone
Tipologiamura urbiche
Nome attualeCinta muraria
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1485-1486: si lavora ai fossati delle mura cittadine e del castello.

1489: visita alle fortificazioni del duca Alfonso con Antonio Marchesi.

1491: pagamenti per lavori al castello e alla cinta muraria.

1536: relazione di Juan Sarmientos sulle condizioni precarie della fortezza di Crotone con richiesta di finanziamento per interventi, secondo quanto già previsto da Alfonso e Ferrante I.

1541: tassa imposta da Carlo V per finanziamento delle mura di Crotone.

1541: Giangiacomo dell'Acaya delega nella direzione dei lavori il capomastro e disegnatore Jacopo Antonio D'Amato di Crotone.

1543: mille operai, perlopiù albanesi, lavorano alla costruzione della piazzaforte.

1543: lo scalpellino napoletano Salvatore Strozzo esegue lo stemma del viceré Toledo per il bastione Marchese.

1546: realizzazione dello stemma imperiale e vicereale sul baluardo 'don Pedro'.

1553: Giacomo Malerba interviene alla definizione dello spuntone della Capperina (Bastione Don Pedro).

1577: ulteriori finanziamenti ottenuti da Ambrogio Attendolo per completare i lavori.

1638: terremoto e scava della trincea presso bastione Villa Franca.

Autore

Pedro Luis Escrivà, Antonello da Trani (1523), Juan Sarmientos (1536), Ferrante Loffredo, Giovanni Maria Buzzacamino (1538), Giangiacomo dell'Acaya, con Jacopo Antonio D'Amato (1536-1555), Giacomo Malerba (1553), Ambrogio Attendolo (1573-1588), Benvenuto Tortelli.

Committente

Alfonso duca di Calabria

Carlo V

don Pedro de Toledo

don Juan de Zuniga conte di Miranda

Famiglie e persone
Descrizione

La cinta muraria, tra le più ampie e meglio note del Regno, realizzata per la gran parte nel corso del secolo XVI, risulta del tutto eretta ex novo senza addossamenti alle cinta precedenti della città, sia di quella greca che dell'impianto bizantino. Essa, in collegamento con il castello che difende il porto, aveva un perimetro irregolare con la porta principale nell'area pianeggiante nei pressi della Cattedrale e della piazza cittadina in connessione con le strade di comunicazione e le aree mercatali, distrutta con le radicali modifiche otto-novecentesche. Si conservano alcuni dei bastioni, come il Don Pedro, con lo stemma imperiale e vicereale e il toro profilato in bella evidenza, e il rivellino Miranda che presenta il nome ancora inciso nell'angolo. Nel tessuto urbano cittadino è possibile incontrare ampi brani della murazione cinquecentesca, caratterizzata dalla notevole altezza che la rassomiglia ad una scarpata, accentuata dall'inclinazione della base contrassegnata dalla cornice del toro, in parte ancora nella forma originaria ma perlopiù convertiti in prospetti di abitazioni e spazi pubblici.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Stemma imperiale vicereale nel baluardo 'Don Pedro' (1547)

Stemma vicereale nel baluardo Marchese (1543, perduto)

Elementi antichi di reimpiego

La tradizione storiografica cittadina vuole che la cinta muraria, come anche altre opere pubbliche di età moderna a Crotone, siano state realizzate reimpiegando materiali dell'antica colonia greca. Tuttavia, oltre a riconoscere blocchi informi di grandi dimensioni nell'attuale cinta, non ci sono ancora prove evidenti di riuso dell'antico nelle mura e nel castello cittadini.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

La città di Crotone, perduto il ruolo e la grandezza della colonia magno-greca, subisce un primo intervento di murazione nel VI secolo, al tempo della guerra gotica, di cui è traccia in lacerti inglobati negli edifici dell'attuale centro storico. Le guerre del secolo XV rivelarono il grande ruolo strategico assunto dalla città, principale porto della regione sullo Ionio, e la debolezza nelle sue difese per cui si intraprese, dagli anni 80 del Quattrocento, un ampliamento e rifacimento dell'intera cinta muraria che venne a racchiudere largamente l'intero tessuto urbano con il rafforzamento del castello in posizione acropolitana a guardia del porto.

Dalla documentazione rinvenuta sappiamo di forti interventi per lo scavo e la costruzione delle mura negli anni 80 del Quattrocento che tuttavia presto si dovettero fermare per il riacuirsi degli scontri dinastici (sappiamo della visita del duca Alfonso e dell'intervento probabile nella definizione dei lavori di Antonio Marchesi e di Francesco di Giorgio Martini). Solo nel Cinquecento inoltrato vediamo tuttavia compiersi la chiusura della cinta, di forma poligonale irregolare (quasi ad ellisse per chiudere tutto il centro cittadino) con cinque bastioni, per cui si sacrificarono insediamenti precedenti e, in particolare, i monasteri perirurbani di Crotone. L'intervento fu definito dall'ingegnere Giangiacomo dell'Acaya dopo le proposte di Sarmientos e Buzzacarino (il soprintendente fece realizzare un plastico delle opere da farsi utile, soprattutto nei suoi lunghi periodi di assenza, durante i quali affidava i lavori al capomastro Jacopo Antonio D'Amato). I finanziamenti diedero vita ad un sistema di economia locale con le famiglie principali (Lucifero, Susanna, Berlingieri tra le altre) che si accaparravano gli appalti e l'impiego di una notevole forza lavoro con investimenti tratti da tasse su prodotti (sale, seta) e dalle imposte alle città e al clero locale; tuttavia, le difficoltà a garantire i flussi di denaro determinarono un lento andamento delle opere. A dell'Acaya successe nella direzione Ambrogio Attendolo, lombardo già attivo in Campania che provò a portare a termine le mura e il castello, mentre a fine secolo fu aggiunto il rivellino Miranda a difendere il lato meridionale delle mura.

La cinta perderà la sua funzione, come altrove in Italia, con l'unità d'Italia e verrà smantellata soprattutto nel lato orientale, in corrispondenza del nuovo centro cittadino e dei nuovi assi di comunicazione, conservandosi in particolare nell'area a ridosso del castello e nei fianchi sud-nord della cinta originaria.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Di Nola Molisi 1649: Giovanni Battista Di Nola Molisi, Cronica dell'antichissima e nobilissima città di Crotone e della Magna Grecia, Savio, Napoli 1649.

 

Mazza 1992: Crotone. Storia, cultura, economia, a cura di Fulvio Mazza, Soveria Mannelli 1992.

 

Mafrici 1978a: Mirella Mafrici, “Inediti disegni di fortificazioni calabresi nella Biblioteca Nazionale di Napoli”, Brutium, 57, 1978, 2, 8-13.

 

Mafrici 1978b: Mirella Mafrici, “Inediti disegni di fortificazioni calabresi negli Archivi di stato di Napoli e di Simancas”, Brutium, 57, 1978, 3, 2-10.

 

Mafrici 1980: Mirella Mafrici, “Il sistema difensivo calabrese nell'età viceregnale”, Rivista storica calabrese, n.s., 1, 1980, 1-2, 29-52; 3-4, 271-302.

 

Morrone Naymo 2013: Marilisa Morrone Naymo, "Segni di famiglie spagnole in Calabria, in La cultura ispanica nella Calabria del Cinque-Seicento. Letteratura, storia, arte, a cura di Donatella Gagliardi, Soveria Mannelli 2013, 271-292, 284-288.

 

Mussari 2002: Bruno Mussari, “La fortificazione e la città. Un esempio: Crotone”, in Storia della Calabria nel Rinascimento. Le arti nella storia, a cura di Simonetta Valtieri, Roma 2002, 431.

 

Mussari 2009: Bruno Mussari, “Il cantiere della fortificazione di Crotone: fonti, architettura, protagonisti, eventi”, in La Calabria del Viceregno spagnolo, a cura di Alessandra Anselmi, Roma 2009, 759-779.

 

Pesavento 1984: Andrea Pesavento, La costruzione delle fortificazioni di Crotone. Una cronaca del cinquecento, Bassano del Grappa 1984.

 

Severino 1988: Carmelo G. Severino, Crotone, Roma-Bari 1988.

 

Severino 2011: Carmelo G. Severino, Crotone: da polis a città di Calabria, Roma 2011.

Link esterni
SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione14/02/2016 14:11:21
Data ultima revisione21/03/2017 14:59:45
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