Oggetto | Cosenza, San Domenico | |
---|---|---|
Luogo | Cosenza | |
Tipologia | Chiesa e complesso monastico annesso (esistenti) | |
Nome attuale | Chiesa di San Domenico | |
Immagine | ![]() | |
Nomi antichi | ||
Cronologia | 1241: fondazione del convento di San Domenico a Cosenza. 1449: Antonio Sanseverino dona i terreni per la costruzione dell'attuale complesso monastico. 1517: data di una campana della chiesa di San Domenico. 1558: lite per un dipinto di Pietro Negroni (Deposizione) perduto. 1572: è in costruzione il dormitorio. 1576: Maria Guerrera fa costruire una cappella in onore del marito presso la sacrestia affidando i lavori al maestro Matteo Belsito di Rogliano e Nunzio Tiano da Paterno. 1580: Giovanni Domenico Bonamanu, napoletano, e Fabio Olivieri, cosentino, si impegnano per l'esecuzione del soffitto ligneo a lacunari che deve essere più bello di quello della cappella del Rosario. 1586: costruzione dell'organo della chiesa di San Domenico (come quello dell’Annunziata di Catanzaro). 1600: impegno di Fabrizio Garofalo per cappella per Santo Di Martino. 1601: Fabrizio Garofalo si impegna per la realizzazione nell'area del giardino della cappella Sersale intitolata a San Raimondo e a S. Caterina da Siena, con lapidi e stemmi. 1607: esecuzione della custodia lignea del SS. Sacramento da parte del maestro napoletano Federico Ferraro su commissione dell'arcivescovo Costanzo. 1612: data incisa sul portale ligneo di facciata. 1616-1633: esecuzione del coro ligneo con 52 stalli per una spesa di duc. 1500 ed esecuzione a cura di m° Fabrizio Volpe da Paterno (lavoro sospeso per la morte del maestro e ripreso nel 1633 con altri intagliatori di Paterno e Rogliano) (ricostruito con i frammenti in situ mentre altre parti sono emigrate al Museo Civico di Washington, nel 1911). 1630: Cesario De Simone ordina la costruzione di una cappella nel convento di san Domenico dedicato alla Madonna del Carmine con dipinto del medesimo soggetto. 1630: Concessione ai confratelli di una parte del giardino per l'erezione della cappella della Congrega del Rosario. 1680: si esegue il pavimento della Congrega SS Rosario con riggiole bianche, nere e gialle realizzate dal m° Gregorio Iannone di Squilace. 1758: lavori in stucco alla cupola della chiesa.
| |
Autore | ||
Committente | Antonio Sanseverino, duca di san Marco e figlio di Covella Ruffo, dona i terreni per la costruzione (1449). | |
Famiglie e persone | ||
Descrizione | Il complesso monastico, di origine medievale ma realizzato nell'aspetto attuale a metà Quattrocento, rappresenta uno dei monumenti più significativi della città, centrale nelle vedute cittadine posto com'è alla confluenza dei due corsi d'acqua, Crati e Esaro, di fronte all'altro notevole complesso di San Francesco di Paola, posti fuori delle mura, nella parte bassa della città cui è collegata fin dal medioevo da un sistema di ponti. La facciata è dominata dall'arcone del portale centrale archiacuto cui risponde una coppia di cappelle dall'ornato e dall'architettura rinascimentale (probabilmente cinquecentesche), il cui insieme ricorda il prospetto del San Domenico napoletano. Domina la facciata un ampio rosone tardo-gotico nello spirito dell'architettura del Regno del secolo XV. L'interno è frutto delle modifiche settecentesche, cui è riferibile l'ampia cupola del coro, uno degli elementi più caratterizzanti del complesso nel panorama cittadino. Si conserva, dell'assetto orginario, l'abside quadrata del coro con volta a crociera e bifora polilobata, le cui forme ritroviamo in alcune delle cappelle della chiesa. Nel corridoio che conduce alla struttura ottagona si nota una volta a botte con lacunari a fioroni di stampo classicheggiante, riferibile ad interventi cinquecenteschi, cui sono da riferire le partiture con paraste delle due edicole-cappelle che fiancheggiano il portale in facciata e di un ambiente dell'interno con volta ribassata ad unghia (sotto una delle arcate modanate troviamo la data 1574 che possiamo riferire ad interventi nelle zone laterali e degli ambienti della sacrestia). L'architettura più interessante del complesso è l'aula ottagonale in comunicazione, attraverso portali ad arco acuto, con il coro e con le cappelle laterali, la cui funzione originaria non è chiara: il richiamo più diretto è la cappella di ser Gianni Caracciolo, posta a ridossa dell'altare maggiore della chiesa napoletana di San Giovanni a Carbonara e forse possiamo pensare ad una destinazione quale sepoltuario di una famiglia importante, se non proprio dei promotori della costruzione, i Sanseverino (è presente un ambiente ipogeo ottagono per le sepolture). Nel lato sinistro si apre la cappella del Rosariello, ambiente con abside quadrata con volta a crociera e monofore, associabile alla costruzione quattrocentesca e forse prima sede della Congrega del Rosario, oggi ospitata nella prossima cappella seicentesca. Del monastero si conserva il chiostro con arconi a tutto sesto su pilastri ottagoni e con i portali di accesso con sesto ribassato secondo stilemi durazzesco-catalani a mostrare la commistione di modi diffusa nel Regno nel secolo XV; al centro la vera da pozzo a pianta ottagonale con stemmi di famiglie cittadine, databile ai secc. XVI-XVII. | |
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | Stemma Sanseverino sul portale d'ingresso ad arco ribassato del chiostro (sec. XV). | |
Elementi antichi di reimpiego | ||
Opere d'arte medievali e moderne | Altare con statua della Madonna della Febbre. Dipinto di Pietro Negroni con Deposizione (1558: perduto). Dipinto con Ascensione (1578 firmato Tommaso da Napoli). | |
Storia e trasformazioni | Il complesso domenicano a Cosenza risale al 1241 quando, con bolla pontificia, papa Gregorio IX autorizzava l’arcivescovo di Cosenza a concedere ai domenicani la chiesetta di S. Matteo, extra moenia, nel luogo denominato “Rivocati”. Nel 1448 iniziò la costruzione dell'attuale monastero per volontà di Antonio Sanseverino, duca di San Marco e conte di Tricarico, che in quell’anno donò alcune sue terre al domenicano Paolo di Mileto proprio per l’edificazione della chiesa e del monastero confinanti con un proprio palazzo (che verrà inglobato successivamente nel monastero). Dalla Cronaca del Bosco (cc. 54r e segg.) apprendiamo l’esistenza di due iscrizioni all’interno del convento datate 1441 e 1449; la prima registrava il consenso di Gregorio IX alla cessione di San Matteo; la seconda lapide, posta “accanto l’arco tra la scala e il finestrone del primo dormitorio del convento”, registrava invece la posa della prima pietra per mano di Antonio Sanseverino, avvenuta il 5 maggio 1449. La chiesa fu ultimata dopo oltre due decenni e consacrata l’8 maggio del 1468 da Pietro Parrense, vescovo di Ruvo e vicario generale di Cosenza. Nella prima metà del Cinquecento il monastero e la chiesa di San Domenico formavano uno dei centri più fiorenti di Cosenza e fu scelto come sede di uno “Studium Generale” istituito nel 1525 (nel monastero ha dimorato Tommaso Campanella). Il complesso subì numerosi interventi nel corso del tempo e la chiesa, in particolare, fu riallestita all'interno in nuove forme agli inizi del Settecento. Dopo la promulgazione delle leggi eversive del 1866 il convento fu chiuso e la chiesa affidata dal Comune. Dopo i danni per incuria e per destinazione impropria e a causa di terremoti e alluvioni, il complesso venne restaurato intorno al 1930. Dopo la guerra e i danni nuovi restauri furono effettuati e i domenicani vi fecero ritorno nel 1957. | |
Note | Nella chiesa furono sepolti il vescovo Senatore Martirano (m. 1349) e l'umanista Giovanni Crasso (maestro di Aulo Giano Parrasio): "icon depicta cum epigraphe: CULMEN AD EMPYREUM CRASSUM DUM SCANDERET ARAS/ CONDIDIT HAS CAELEBS QUAE SUA MEMBRA TEGAT". La famiglia Donati vi possiede una cappella dedicata a Tutti i Santi nella quale Antonio chiede di essere sepolto nel 1606 in un sarcofago “con uno coverchio di marmo” con le armi, il nome e “qualche bello distico”. Thomas Hoby, che visita la città nel 1550 ricorda “on this side the river there is a greate churche of S.t Dominik wherein is this epitaff upon a tumbe: Hoc sita Petri Rodorici membra sepulcro/ ultima praeclarum quem tulit Esperia/ Praetor erat Calabris vita, set febribus ante/ Heu quam Praetura munera functus obijt./ Quo pietate prior nemo et ferventior aequi;/ Famam orbs, ossa solum, spiritus astra colit" (si deve trattare della tomba del governatore vicereale di Cosenza, Rodrigo di Mendoza, in città già nel 1545, di cui si sono perse le tracce, promotore della costruzione del Palazzo della Regia udienza). | |
Fonti iconografiche | ||
Piante e rilievi | ||
Fonti/Documenti | ||
Bibliografia | ||
Link esterni | Barrio (ed. Aceti 1737): Gabriele Barrio, De situ et antiquitate Calabriae, edizione a cura di Tommaso Aceti, Napoli 1737, 107.
Dionesalvi 1932: Ruggero Dionesalvi, La chiesa di San Domenico e l'Arciconfraternita del S.S. Rosario di Cosenza. Brevi cenni storici raccolti per i fedeli devoti, Napoli 1932.
Esposito 1975: Guglielmo Esposito, San Domenico di Cosenza, 1447-1863. Vita civile e religiosa nel Meridione, Pistoia 1975.
Hoby (ed. Powell 1902): Thomas Hoby, The travels and life of sir Thomas Hoby written by himself 1547-1564, edizione a cura di Edgar Powell, London 1902.
Martelli 1956: Gisberto Martelli, "Chiese monastiche calabresi del secolo XV", Palladio, 6, 1956, 41-53, 42.
Minicucci 1933: Cesare Minicucci, Cosenza sacra. Notizie storiche sulle chiese e confraternite, sui conventi e monasteri della città di Cosenza. Cronaca dei vescovi ed arcivescovi della chiesa cosentina, Cosenza 1933, 94-97, 128-141.
Mormone 1983: Raffaele Mormone, “La chiesa di San Domenico a Cosenza. Problemi di critica storica e di restauro”, Rivista storica calabrese, 4, 1983, 445-461.
Paolino 2000: Francesca Paolino, Cappelle gentilizie e devozionali in Calabria. 1550-1650, Reggio Calabria 2000, 53-86.
Paolino 2002: Francesca Paolino, Architetture degli ordini mendicanti in Calabria nei secoli XIII-XV, Pescara 2002, 194-222.
Terzi 2014: Fulvio Terzi, Cosenza. Medioevo e Rinascimento, Pellegrini, Cosenza 2014, 457-491.
Tucci 2007: Vincenzo Antonio Tucci, “La relazione ad limina di monsignor Giovanni Evangelista Pallotta (1590)”, Rogerius. Bollettino dell'Istituto della biblioteca calabrese, 10, 2007, 51-66. | |
Schedatore | Antonio Milone, Michela Tarallo | |
Data di compilazione | 05/10/2014 19:35:16 | |
Data ultima revisione | 21/03/2017 12:32:37 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/828 |