Oggetto | Cosenza, Cattedrale | |
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Luogo | Cosenza | |
Tipologia | chiesa cattedrale (esistente) | |
Nome attuale | chiesa cattedrale di santa Maria Assunta | |
Immagine | ![]() | |
Nomi antichi | ||
Cronologia | 1184: distruzione della primitiva cattedrale, posta nei pressi del castello. 1222: consacrazione della nuova chiesa ad opera di Federico II che dona la stauroteca. 1343-1347: spostamento e consacrazione dell'altare maggiore ad opera dell'arcivescovo Orsini (Frugali [ed. Galli 1934]). 1479: spese sostenute per ordine del re per il restauro della cattedrale. 1545: commissione del soffitto ligneo ad opera del vescovo Gaddi a due artisti fiorentini (l'opera fu restaurata nel 1696 dall'arcivescovo Caracciolo). 1569: nuova consacrazione dell'altare maggiore (Frugali [ed. Galli 1934]). 1587-1591: mons. Pallotta sostituisce l'abside con un coro più ampio. 1589: erezione dalla cappella della Compagnia della Morte presso il duomo, collocata nell’arco tra la Porta del Cementario e l’altare privilegiato. 1593: Consacrazione dell'altare maggiore da parte di mons. Giovanbattista Costanzo (1591-1617). 1595: l'arcivescovo fa rimuovere il fonte battesimale, che viene venduto a Orazio Telesio che lo porta nei suoi possedimenti a Campagnano, e fa collocare il nuovo sotto la Cappella della Madonna. 1598: i sindaci commissionano a Nicolò Ciolli e Marco Antonio Grasso (scalpellini fiorentini) e Andrea Maggiore (scultore fiorentino) un pulpito per la Cattedrale. 1599: eliminazione sedili nel prospetto anteriore della chiesa (Frugali [ed. Galli 1934]). 1601: viene commissionata ad Andrea Maggiore la Cappella Bernaudo da realizzarsi al posto della Cappella della Madonna del Piliero. 1603: lavori per la cappella di Muzio De Matera eseguiti da Andrea Maggiore. 1603: spostamento di un'icona mariana eseguita “secondo l'immagine di S. Maria Maggiore di Roma” dal suo luogo originario “al pilastro di sopra” presso una nicchia all'esterno per cura degli orefici della città e doppio spostamento dell'Icona del Piliero presso il "pilastro di sotto" e, poi, in un baldacchino alle spalle dell'altare maggiore (Frugali [ed. Galli 1934]). 1606: lavori per “magnificare et abbellire” la Cappella del SS. Sacramento e nuovo sedile a sinistra della porta maggiore. 1607: mons. Giovanni Battista Costanzo (1591-1617) colloca la Madonna del Piliero nell'attuale cappella della navata sinistra. 1617-1639: al tempo dell'arcivescovo Santoro si realizzarono le "intempiature" delle due navate minori. 1638-1654: crollo del campanile presso la porta piccola a causa del terremoto e ricostruzione a cura dell'arcivescovo Sanfelice, inserendovi le campane della vecchia torre (datate 1634 e 1638). 1759: consacrazione dell'altare maggiore a completamento dei radicali interventi di restauro promossi dall'arcivescovo Capece Galeota. 1831: restauri alla facciata con 'ripristino' delle forme medievali. 1891-1905, 1928-1934, 1939-1948: restauri alla cattedrale. | |
Autore | ||
Committente | Luca Campano, arcivescovo di Cosenza (1203-1224). | |
Famiglie e persone | ||
Descrizione | La cattedrale medievale, sorta agli inizi del sec. XIII al centro dell'asse cittadino principale, domina e costituisce il baricentro urbanistico e visuale della città di Cosenza, affacciando sulla Piazza maestra. La facciata e l'interno si mostrano oggi in una veste neo-medievale, frutto dei restauri del 1831 e del 1899 e del secolo successivo. I portali archiacuti, semplicemente modanati danno accesso alle navate separate da pilastri con capitelli decorati con forme corinzie molto semplificate con soluzioni astratto-geometriche, rivelando una soluzione architettonica e stilistica esemplate sui modelli cistercensi, ordine da cui proveniva il vescovo committente dell'edificio, Luca Campano. Lungo la navata laterale di sinistra si apre la barocca cappella che conserva sull'altare la veneratissima icona della Madonna del Piliero, dipinto dei secc. XIII-XIV, dapprima collocato presso un pilastro (da cui il nome), qui trasferita nel 1607. Svetta sul coro un crocefisso ligneo di età moderna, ivi collocato di recente ma che proviene da una delle cappelle della chiesa, qulla del Crocefisso della famiglia Telesio (dove fu sepolto probabilmente il filosofo Bernardino Telesio). In corrispondenza della navata sinistra si conserva l'unica cappella voltata dell'edificio, con costoloni e archi acuti, databile all'età angioina. Resti della struttura medievale sono visibili all'esterno nelle due absidi minori con monofore archiacute. Nella parte absidale, recenti restauri hanno valorizzato il c.d. 'Tragitto' un passaggio sospeso su arcate (realizzato nel 1660 con integrazioni nel 1826) che permetteva il collegamento coperto tra il Palazzo arcivescovile e la Cattedrale. | |
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Elementi antichi di reimpiego | ||
Opere d'arte medievali e moderne |
Crocefisso ligneo del coro (sec. XV) (dalla cappella Telesio). Resti del pavimento intarsiato (sec. XIII). Resti di affreschi sui pilastri (Angelo annunciante, sec. XIV). Bartolomeo Bendini, genero di Bartolomeo della Scala, toscano, realizza, a metà del secolo XVI un altare in Duomo, al centro del quale avrebbe dovuto campeggiare una pala scolpita in tufo di Castelfranco con “la imagine dela Madonna et de tutti i santi… de mezzo relevo”. Nel 1599 Giovanni Paolo D'Aquino fa eseguire nel fondo della 'cappellaccia' un dipinto per la sua sepoltura con la Vergine e i santi San Francesco da Paola e San Tommaso d'Aquino. Giovanni Maria Bernaudo nel 1602 fa realizzare ad Andrea Maggiore la cappella di famiglia, ubicata presso l'icona della Madonna del Piliero (si conserva il disegno dell'altare). Tommaso e Muzio de Matera fanno realizzare ad Andrea Maggiore la cappella di famiglia, posta accanto alla porta maggiore (si conserva il disegno dell'altare maggiore). | |
Storia e trasformazioni | La cattedrale, come si evince dai documenti medievali e, in particolare, dalla Platea dell'arcivescovo Luca (1203-1224), in origine era nei pressi del castello, insieme al palazzo arcivescovile e, dopo la distruzione in conseguenza del terremoto del 1184, venne ricostruita nel cuore del centro storico di Cosenza, lungo il corso principale, unica chiesa a sorgere sull'asse viario. La scelta dové essere determinato da un mutamento radicale dell'assetto urbanistico della città, non più arroccata sul colle del castello ma distribuita sul versante in posizione baricentrica anche rispetto ai casali e ai colli che la circondano. L'edificio attuale, che prospetta su un'ampia piazza (la Piazza maestra), oggetto di notevoli interventi di risanamento idrogeologico già nel secolo XIV ad opera della città e, in particolare della famiglia Castiglione Morelli (Sambiasi 1639, 117), si presenta in una veste neo-medievale frutto dei restauri dei secoli XIX-XX. la consacrazione risale al 1222 (la raffigurazione di un edificio ecclesiastico sul sigillo del vescovo Luca su un documento del 1209 non presenta una veduta della cattedrale del tempo ma una rappresentazione canonica di una chiesa). Dell'edificio originario, a tre navate con transetto e absidi e con facciata tripartita, si conservano i portali del prospetto, i pilastri che dividono le navate e resti che affiorano nell'area presbiteriale (segno di lavori protrattisi fino all'età angioina). Nel corso dell'età moderna abbiamo assistito a ripetuti interventi all'arredo interno, sia nel coro che nelle parti adibite al rito dell'intera chiesa, all'apertura e al rifacimento di cappelle di famiglie e relative tombe, agli spostamenti di opere di rilievo, come l'icona della Madonna del Piliero o del fonte battesimale, erezioni di altari e immagini devozionali pressi i pilastri, come testimoniano due epigrafi (una del 1611). Nel 1545 l’arcivescovo fiorentino Taddeo Gaddi incaricò i fiorentini Bartolomeo della Scala e il salernitano Agostino de Giorno della realizzazione del soffitto ligneo di navata centrale e navate laterali (secondo la Cronaca Del Bosco su suggerimento dell'imperatore Carlo V durante la visita alla città del 1535). L’arcivescovo Evangelista Pallotta (1587-91) sostituisce l’abside maggiore con un coro più ampio. Nel 1598 i sindaci del sedile dei Nobili e di quello degli Onorati, rapresentanti della città, s’impegnano con Vincenzo Bombini, finanziatore, e Nicolò Ciolli e Marco Antonio Grasso (scalpellini fiorentini) e Andrea Maggiore (scultore fiorentino) per l’erezione di un pulpito di pietra misca con “cappella di sotto” all’interno della Cattedrale, con armi della città. Radicali interventi furono realizzati ai tempi dell'arcivescovo Capece Galeota (1748-1764), che determinarono un riallestimento dell'interno, provocando, tra le altre cose, l'occultamento dell'altare-tomba di Isabella d'Aragona. I restauri per il ripristino delle condizioni originari dell'edificio iniziano a partire dal primo Ottocento: nel 1831 si realizza il prospetto neo-medievale (rimosso a metà del sec. XX); a fine Ottocento nuovi interventi, così come ulteriori interventi furono effettuati per cancellare la veste barocca intorno al 1950. | |
Note | La chiesa conteneva numerose cappelle. Nella navata destra: di San Filippo Neri (famiglia Bosco); Santa Maria della Neve (ebdomadari del Capitolo); Immacolata (Mirabelli Centurione); Sant’Elena, (Bombini); San Bruno (De Matera: costruita nel 1603 accanto alla porta maggiore); Crocifisso (Telesio; qui vi era sepolto il filosofo con l’epigrafe THYLESII TEGIT OSSA LAPIS. DA LILIA BUSTO VIVIT UBI VICTI GLORIA ARISTOTELIS). In quella di sinistra: San Bonifacio (Castiglione Morelli); San Francesco di Paola (Ferrari Epaminonda); Santo Stefano (Andreotti); Santa Maria delle Grazie (Arnedos); cappella Bernaudo, fatta realizzare nel 1602 e posta presso l'icona della Madonna del Piliero. Abbiamo anche le cappelle della famiglia Cavalcanti (San Giovanni e/o Santa Maria del Carmine), Donati (1520 e D'Aquino (1599). Vi era inoltre, l’Arciconfraternita della Misericordia o dei Bianchi, fondata nella prima metà del 500 dai nobili del sedile chiuso, quella dell'Assunta (fondata intorno al 1600 e modificata nel 1651) e la cappella della Compagnia della Morte (eretta nel 1589), collocata nell’arco tra la Porta del Cementario e l’altare privilegiato. | |
Fonti iconografiche | ||
Piante e rilievi | ||
Fonti/Documenti | ||
Bibliografia | Borretti 1964: Mario Borretti, Documenti per la storia delle arti in provincia di Cosenza durante il Viceregno (1503-1734), in Atti del terzo congresso storico calabrese, (19-26 maggio 1963), Napoli 1964, 503-520.
Cavalcanti 2009: Silvio Umberto Cavalcanti, Si chiamavano Cavalcanti, s.l., 2009.
Fazio, Chinigò 2010: Anna Maria Letizia Fazio, Lucia Chinigò, “Committenze e maestranze tra il XVI e il XX secolo attraverso le fonti dell'Archivio di Stato di Cosenza”, Esperide, 2010, 5-6, 182-206.
Frugali (ed. Galli 1934): Pietro Antonio Frugali, Notamento di alcune cose che sono state, e avendole raccolte da diverse parti non sono poste ad ordine ma confuse, edizione in Edoardo Galli, Cosenza seicentesca nella Cronaca del Frugali, Tivoli 1934.
Galli 1934: Edoardo Galli, "Il sarcofago del duomo di Cosenza", Bollettino d'Arte, 8, 1934, 356-363.
Gattuso 2011: Caterina Gattuso, “Per la tutela del duomo di Cosenza”, Arkos, n.s., 26, 2011, 6-16.
Hoby (ed. Powell 1902): Thomas Hoby, The travels and life of sir Thomas Hoby written by himself 1547-1564, edizione a cura di Edgar Powell, London 1902.
Leone 2000: Giorgio Leone, “Grandi Tesori d'arte. Percorsi critici per una storia dell'arte nella città di Cosenza”, in Cosenza nel secondo millennio, Atti del corso di storia popolare, Cosenza 2000, 105-184.
Licursi 2013: Esterpaola Licursi, Le pergamene dell’Archivio capitolare di Cosenza, Cosenza 2013.
Minicucci 1933: Cesare Minicucci, Cosenza sacra. Notizie storiche sulle chiese e confraternite, sui conventi e monasteri della città di Cosenza. Cronaca dei vescovi ed arcivescovi della chiesa cosentina, Cosenza 1933, 5-48.
Palmieri 1999: Luigi Palmieri, Cosenza e le sue famiglie, attraverso testi, atti e manoscritti, Cosenza 1999.
Paolino 1995: Francesca Paolino, “Contributo per la storia di architetture di età federiciana a Cosenza”, Quaderni del Dipartimento Patrimonio Architettonico e Urbanistico [PAU], Università degli Studi di Reggio Calabria, 5, 1995, 9, 141-154.
Rubino, Teti 1997: Gregorio E. Rubino, Adelaide Teti, Cosenza, Roma-Bari 1997, 30-40.
Santagata 1983: Giuseppe Santagata, Il duomo di Cosenza, Cosenza 1983.
Terzi 2014: Fulvio Terzi, Cosenza. Medioevo e Rinascimento, Pellegrini, Cosenza 2014, 407-428.
Tucci 2002: Vincenzo Antonio Tucci, "Gli antichi sedili dei governanti nel duomo di Cosenza attraverso un documento del XVIII secolo", Rivista storica calabrese, n.s., 23, 2002, 303-322.
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Link esterni | ||
Schedatore | Antonio Milone | |
Data di compilazione | 05/10/2014 19:09:02 | |
Data ultima revisione | 20/03/2017 12:08:50 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/815 |