OggettoNola, Palazzo Orsini
LuogoNola
Tipologiapalazzo
Nome attualeTribunale di Nola
Immagine
Nomi antichi

Reggia

Convento della Compagnia di Gesù

Real Conservatorio dei Poveri

Caserma della Cavalleria

Distretto Militare di Nola (n. 80)

Tribunale di Nola

Cronologia

1470 c.: costruzione voluta da Orso Orsini.

1559: donazione da parte di Maria Sanseverino, ultima contessa di Nola, alla Compagnia di Gesù, che utilizzò il palazzo come convento (Bösel, 1995).

1767: il palazzo passa al Demanio, diventando il Real Conservatorio dei Poveri.

XIX secolo: è Caserma della Cavalleria.

XX secolo: subito dopo la Secondo Guerra Mondiale è Distretto Militare di Nola e poi deposito di armi.

1980: viene dismesso come deposito e ristrutturato.

1994: diventa sede del Tribunale di Nola.

Autore
Committente

Orso Orsini

Famiglie e persone

Orso Orsini

Enrico Orsini

Maria Sanseverino

Luigi Tansillo

Descrizione

Costruito a partire da un precedente palazzo di famiglia, il palazzo è situato nell'attuale Piazza Giordano Bruno. L’elemento di maggiore interesse è la facciata composta da un grandi blocchi lisci: anche se Ambrogio Leone (De Nola 1514) dice che la facciata è realizzata “ex marmore quadrato” sappiamo che si tratta di un calcare locale. Il muro è a doppia cortina, esterna in marmo, interna in tufo (Stefanile 1996, p. 51) Secondo Leone, Orso inizialmente voleva costruire il palazzo con tufo locale piuttosto che in marmo ma le quantità di travertino rese disponibili dalla dismissione dell’antico anfiteatro romano rendevano possibile il rivestimento dell’intera facciata. Summonte indica come fonte antica dei blocchi “la fabrica dove si crede sia lo palazzo nel quale morse Augusto". La pietra in sé antica, lo stile con cui sono tagliati i conci di pietra e la disposizione regolare dei filari riproduce l'opus isodomum vitruviano anticipando di circa vent’anni il Palazzo della Cancelleria di Raffaele Riario a Roma. Il bugnato liscio non presenta partizioni verticali; è  percorso da due lunghi tori, uno alla base e un altro tra il pianterreno e il primo piano,  al di sotto della quale di trova una lunga iscrizione in monumentali capitali all’antica che corre su due righe lungo tutta la facciata del palazzo; l’iscrizione monumentale anticipa quella di una sola riga della Cancelleria e rivela l’intento antiquario non solo nell’aspetto ma anche nel contenuto: disposta su due righe l’iscrizione riferisce di un Ursus Alus che era governatore, soldato, difensore e restauratore della propria città e delle leggi e include una lode a Vituria e un riferimento ai molti figli. Per rivendicare Ursus Alus come antenato Orso non crea un’iscrizione ex novo ma copia due diverse iscrizioni funerarie distinte (una di Ursus Alus e una di Vituria) conservate all’epoca in uno dei tre palazzi della famiglia Orsini a Roma. Ritenute false nel Seicento, nel Quattrocento venivano reputate antiche e si pensava che Ursus Alus fosse un soldato Orsini del V o VI secolo che aveva fondato la dinastia Orsini, dimostrandone così l’antichità: ci troviamo dunque di fronte a un chiaro caso di fabbricazione di antiche iscrizioni per supportare le rivendicazioni di una famiglia rinascimentale, ripreso in maniera originale da Orso Orsini per legittimare la sua posizione di figlio naturale (Clarke 1996). Abbiamo un’ulteriore iscrizione, in capitali romane di piccole dimensioni posta sotto la nicchia al centro della facciata sopra il toro marcapiano, dove il “Romano Orso” dichiara di aver costruito la dimora nel 1470. La nicchia conchigliata ospitava in origine il busto del committente; una nicchia analoga sormontava il portale del Palazzo di Giulio De Scortiatis a Napoli (c. 1470) e ospitava il busto di Ferrante (il precedente è il palazzo di Diomede Carafa con nicchia a conchiglia che ospitava una Venere antica). Il portale architravato al centro della facciata presenta una cornice che poggia su due piccoli piedistalli con la raffigurazione araldica di due orsi di profilo; le rose negli stipiti sono un ulteriore richiamo alla famiglia Orsini. Nel timpano ricurvo del portale ci sono due leoni (altro elemento delle armi di Orso) che reggono un tondo, che forse in origine conteneva lo stemma Orsini. All’interno, il vestibolo coperto a botte, è delimitato da un arco ribassato su pilastri polistili con capitello vegetale. All’interno il palazzo si sviluppa intorno a una corte quadrangolare, con il corpo di scala principale a sinistra entrando, come a Palazzo Medici e a Palazzo Carafa. La scala presenta un portale architravata con mensolette vegetali negli angoli e decorato sull’architrave con lo stemma e imprese di Orso; così pure le finestre della scala. Il lato verso la strada includeva la Gran Sala al primo piano. Mentre questo lato è a tre piani, il lato interno opposto verso il giardino è a un solo piano. Il muro di cinta che delimitava il giardino verso orinete è scandito da grate marmoree con motivi “catalani”, tipo rosone di Castel Nuovo. Il palazzo includeva una cappella, che potrebbe corrispondere con l’attuale Aula d’Assise (Stefanile 1996, p. 51) nell’ala meridionale del palazzo. 

Iscrizioni

Nel fregio corre l'iscrizione di Ursus Alus

Iscrizione sotto nicchia sulla facciata: URSUS URSINO GENERE ROMANUS / DUX ASCULI SUANE NOLE TRIPALLEQ(UE) / COMES HAS EDES FECIT MCCCCLXX

Motto personale di Orso che si trova su porte e finestre: TEMPUS PRO NUMERUS ET MENSURA

Stemmi o emblemi araldici

Stemma della famiglia Orsini rappresentante una rosa si trova nel portale e nelle finestre trabeate del piano nobile.

lmpresa del collare spinato e del compasso si alternano nel fregio delle finestre della gran sala in facciata e della scala all'interno del cortile. 

L’impresa personale di Orso del compasso è accompagnato spesso daldal motto TEMPUS ORDO NUMERUS ET MENSURA.

Elementi antichi di reimpiego

Facciata costruita con blocchi di travertino antico provenienti dall'antico teatro, allora considerato anfiteatro (Leone, 1514)

Cippo con epigrafe all'interno del filare inferiore di blocchi antichi della facciata.

Fonti risalenti alla trasformazione del palazzo in convento della Compagnia di Gesù attestano una cornice di coronamento fatta di pezzi antichi, andati persi con l'abbattimento dell'ultimo piano del palazzo nella seconda metà del Cinquecento.

Opere d'arte medievali e moderne

Stando ad Ambrogio Leone, nella nicchia conchigliata posta al di sopra del portale principale c'era un busto ritratto di Orso Orsini (Leone, 1514).

Storia e trasformazioni

Con il passaggio del palazzo alla Compagnia di Gesù l'edificio è stato privato dell'ultimo piano e del cornicione terminale, probabilmente realizzato con pezzi di reimpiego. Inoltre la Gran sala è stata utilizzata come cappella principale del Convento.Trasformazioni ulteriori risalgono al momento in cui il palazzo fu riutilizzato come caserma militare a partire dall metà del XVIII secolo.

Note

La facciata viene ricordata da Pontano nel trattato De magnificentia come esempio di magnificenza, e la liberalità di Orso nei confronti di coloro che lavorarono al palazzo è ricordata nel De liberalitate.

Pietro Summonte (Niccolini 1926) lo mette in relazione con il Palazzo di Carlo Carafa conte di Airola (ora Monte di Pietà) a Napoli.

In contemporanea al palazzo di Nola, Orso Orsini realizza un palazzo sulla strada principale del centro antico di Napoli, su Via de' Tribunali, a pochi passi da Castel Capuano, residenza del Duca di Calabria. Il palazzo fu trasformato nella chiesa di Santa Maria del Rifugio. Nel fregio del portale corre la seguente iscrizione: "HEC ROSA MAGNANIMI DEFENDITUR UNGUIBUS URSI – HINC GENUS URSINUM ROMA VETUSTA TRAMIT. ANNO DOMINI MCCCCLXXI"

Fonti iconografiche

Tavola della Nola presens in Leone 1514

 

Piante e rilievi

Manzi 1970; Stefanile 1996, pp. 48-49; Cirillo 2002.

Fonti/Documenti
Bibliografia

Bösel 1995: R. Bösel, Jesuitenarchitektur in Italien. 1540-1773, 2 voll., Wien 1995.

 

Cirillo 2002: A. Cirillo, Palazzo Orsini di Nola: dalla Reggia al Tribunale, Napoli 2002.

 

Clarke 1996: G. Clarke, «The Palazzo Orsini in Nola: a Renaissance Relationship with Antiquity», Apollo, 144, 1996, 44-50

 

Manzi 1970: P. Manzi, La reggia degli Orsini di Nola (1470-1970), Roma 1970.

 

Pieri 1933: P. Pieri, «Il Governo et exercitio de la militia di Orso degli Orsini e i Memoriali di Diomede Carafa», Archivio Storico per le Province Napoletane, 19, 1933, 101-103

 

Stefanile 1996: G. Stefanile, «La "reggia" Orsini e l'architettura del Rinascimento nell'Italia meridionale», in Nola e il suo territorio dalla fine del Medio Evo al XVII secolo: momenti di storia culturale e artistica, a cura di T. Toscano, Nola 1996, 45-74.

 

Vincenti 1897: G. Vincenti, La contea di Nola dal secolo XIII al XVI, Napoli 1897.

Link esterni
SchedatoreBianca de Divitiis
Data di compilazione01/06/2012 09:33:30
Data ultima revisione30/12/2018 22:17:23
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