OggettoBari, San Nicola
LuogoBari
Tipologiachiesa
Nome attualeSan Nicola
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1087: le reliquie di san Nicola vengono portate da Mira a Bari.

1089: un santuario risulta già in costruzione.

1098: una parte dell'edificio è già completa, e papa Urbano II vi tiene il concilio di Bari.

1132: altra fase di lavori.

1196: consacrazione della chiesa.

1456: a seguito dei danni causato dal terremoto, l'architetto Antonio da San Pietro di Galatina costruisce il primo e il terzo degli arconi trasversali della navata centrale (Beatillo 1637, 170; Petroni 1857-1860, I, 485-486; cfr. infra, Iscrizioni).

1494: si costruisce un terzo arcone trasversale, intermedio ai due già esistenti.

Autore
Committente

Elia, abate di San Benedetto di Bari (1071-1105) e arcivescovo di Bari (1089-1105).

Famiglie e persone
Descrizione

La chiesa è stata costruita fin dall’inizio come centro di pellegrinaggio, dotata quindi di una grande cripta su colonne facilmente accessibile dalle navate. Una prima campagna di lavori deve essersi conclusa entro il 1098, quando papa Urbano II vi tiene il concilio di Bari. Una successiva fase sembra avere raggiunto una fine nel 1132, e quindi i lavori devono essere proseguiti ancora fino alla consacrazione del 1196.

La presenza di diverse fasi è evidente nelle differenze che contraddistinguono le due torri di facciata, una poggiata su un grande arco e con livello superiore scandito da archetti, l’altra solidamente ancorata su un possente basamento bugnato. Stretta fra le torri, la facciata è articolata in tre campate separate da snelle lesene, cui sono appoggiate, nella parte bassa, colonne antiche libere. L’elemento in cui si concentra l’attenzione è il portale marmoreo, con colonne antiche poggiate su buoi stilofori e intradossi dei due archi soprastanti segnati da raffinati cassettoni con rosette all’antica. La profonda familiarità con i temi classici è manifesta anche nella scena scolpita centro dell’arco superiore, raffigurante l’apoteosi di Alessandro Magno, e nella sfinge che corona il protiro.

All’interno la chiesa si struttura in tre navate, di cui le laterali voltate a crociera e la centrale con copertura lignea, seguite da un transetto non sporgente. Al di sopra delle navate laterali corrono due matronei simmetrici. Il corpo delle navate è sostanzialmente suddiviso in due area differenti: nella porzione più vicina alla facciata, la navata centrale è attraversata da archi che contraffortano la spinta delle volte delle navatelle, mentre nella seconda parte della navata, con una chiara linea di demarcazione segnata dal cambio della pilastratura, la parte centrale appare completamente sgombra, molto probabilmente perché in origine occupata dal coro dei monaci.

Il transetto è a sua volta separato dal corpo longitudinale da una transenna di colonne libere, e al suo interno trova posto il monumentale ciborio e la cattedra marmorea dell’abate Elia. Nel XVI secolo quest’area è stata modificata per consentire l’inserimento nell’abside del monumento funebre di Bona Sforza, regina di Polonia e duchessa di Bari.

Sono presenti lungo le pareti esterne della chiesa (ad esempio, su un concio del bugnato della torre sinistra di facciata o presso i portali di facciata) e nelle arcate laterali (come nell'ultima del fianco sinistro) varie iscrizioni che ricordano la presenza di depositi funerari (sarcofagi antichi o casse medievali) di personaggi baresi, di cui resta l'attestazione epigrafica e qualche frammento erratico nelle raccolte e nei depositi del complesso nicoliano. Molti dei personaggi sepolti, dislocati tra la facciata e il fianco Nord, risultano essere alcuni dei partecipanti alla traslazione del 1087 che ricevettero da Elia il diritto, per sé e per i familiari, di essere sepolti presso gli spalti della basilica del santo.

Iscrizioni

Sul primo arcone trasversale della navata:

"A[N]TONI[US] P[RO]TO M[AGISTER] S[ANCTI] PET[RI] GALATIN[A]E FECIT".

 

Sul terzo arcone trasversale della navata centrale:

"+A[N]TONI[US] P[RO]TO M[AGISTR]O S[ANCTI] PETRI GALATINA[E] S[TRUXIT] V[OT]O S[ANCTO] N[ICOLAO]".

 

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Sono di reimpiego i dodici fusti di granito, mentre i capitelli in associzione sono tutti medievali come pure le basi.

Nella cripta le colonne sono tutte di reimpiego, anche se ridotte per la nuova utilizzazione (i marmi sono vari dal granito al cipollino, breccia verde, breccia corallina, alabastro). I capitelli antichi sono nove, tutti databili tra il V e il VI secolo: capitelli bizantini a lira. Nei matronei  si registra la presenza di colonne antiche e capitelli di importazione, sono stati individuati sei  corinzio-asiatici di epoca imperiale: 

capitelli corinzio-asiatici;

capitelli asiatici;

e uno del tipo a  calice, rilavorato in età medievale

e uno del tipo asiatico.

La fronte di un sarcofago in marmo di Dokimion con rappresentazione di filosofi è stata riutilizzata nella tomba dell'abate Elia.

Il protiro presenta diversi elementi lavorati da marmi antichi e in particolare due blocchi di architrave riutilizzati come mensole.

Opere d'arte medievali e moderne

Mausoleo di Bona Sforza

Cattedra di Elia

Ciborio dell'altare maggiore

Porta bronzea di Barisano da Trani (perduta ma ancora attestata nel sec. XIX).

Lastra tombale del priore Pietro de Moreriis.

Monumento sepolcrale di Giacomo Bongiovanni.

Altare (o tomba) (sec. XVI).

Acquasantiera (sec. XVI).

Ancora nel Seicento era visibile il sepolcro di Roberto Chiurliagran protonotario del regno sotto Carlo I d’Angiò.

 

Storia e trasformazioni

Il grandioso edificio romanico, eretto a partire dall'arrivo del corpo del santo a Bari (1087), fu costruito nell'area della c.d. Corte del Catapano, centro del potere bizantino in città. La parte edificata per prima è l'area del coro, con la cripta sottostante dove furono deposte le ossa di San Nicola nel 1089 da parte di Urbano II che vi svolse il concilio nel 1098. Nel 1105, alla morte dell'abate e vescovo cittadino Elia, promotore della costruzione, la chiesa doveva essere a buon punto e il suo successore, Eustasio potè dedicarsi alla decorazione del presbiterio (cattedra dell'abate Elia, iconostasi, gradini del presbiterio, ciborio con placca con incoronazione di Ruggero II). Nel tempo, l'edificio ha subito trasformazioni, negli esterni, con la collocazione, tra XII e XIV, di numerose sepolture a cassa o capanna, sia in facciata che nelle profonde arcate dei fianchi (oggi restano le epigrafi [Cioffari 2003] e frammenti di sepolture nel museo e nei depositi dell'edificio); negli interni, con la realizzazione di altari, ornati con strutture lapidee e dipinti, e di sepolture, la più significativa delle quali è il monumento a Bona Sforza incastonato nell'abside centrale accanto alle testimonianze del passato medievale della chiesa (cattedra e ciborio). Dopo la metà del secolo XV si assiste ad un impegnativo intervento strutturale, con l'erezione di archi trasversi nella navata centrale, utili a sostenere le esili e alte pareti della navata centrale, che segneranno architettonicamente la percezione dell'edificio medievale. Gli arconi sono stati eretti in più tempi: il primo e il terzo, ad opera di maestranze provenienti da Galatina guidate da Antonio da San Pietro di Galatina, su commissione di Giovanni Antonio Del Balzo Orsini; il secondo, eretto da artefici baresi (Palmo Tartaglione e Bernardo Colella) al tempo del ducato di Ludovico il Moro. I restauri novecenteschi hanno cancellato le tracce delle numerose modificazioni cinque-settecentesche, con la realizzazione di cappelle familiari, i cui resti sono conservati nel Museo Nicoliano e nei depositi, lasciando in opera solo il monumento Sforza, privato del rilievo con la Resurrezione che lo completava al culmine.

Note
Fonti iconografiche

Veduta di Bari del 1770, al n. 26

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Aceto 2009:Francesco Aceto, "La cattedra dell'abate Elia: dalla memoria alla storia", in Medioevo: immagine e memoria, Atti del convegno (Parma, 23-28 settembre 2008) a cura di Arturo Carlo Quintavalle, Milano 2009, 132-143.


Beatillo 1637: Antonio Beatillo, Historia di Bari principal città della Puglia nel Regno di Napoli, Napoli 1637.


Belli D'Elia 1985: Pina Belli D'Elia, La basilica di San Nicola di Bari. Un monumento nel tempo, Lecce 1985.


Belli D'Elia 1987: Pina Belli D'Elia, Italia romanica. La Puglia, Milano 1987.

 

Belli D'Elia et alii 1990: Pina Belli D'Elia, Maria Stella Calò Mariani, Luigi Todisco, Architettura e arti figurative: dai bizantini agli svevi, in Storia di Bari. Dalla conquista normanna al ducato sforzesco, Bari 1990, 277-370.

 

Calò Mariani et alii 1990: Maria Stella Calò Mariani, Geatano Fano, Adriana Pepe, Architettura e arti figurative: dall'età degli Angioini all'età di Bona Sforza, in Storia di Bari. Dalla conquista normanna al ducato sforzesco, Bari 1990, 371-444.

 

Cioffari 2003: Gerardo Cioffari, "Le pietre raccontano", Nicholaus. Studi storici, 2003, 5-106.

 

Gambacorta 1971: Antonio Gambacorta, "Artisti salentini dei secc. XIV-XVIII in Terra di Bari", in Studi di storia pugliese in onore di Nicola Vacca, Galatina 1971, 203-244.

 

Iacobini 2010: Antonio Iacobini, “Barisanus me fecit: nuovi documenti sull'officina di Barisano da Trani, in Medioevo: le officine, Atti del convegno AISAME (Parma 2009) a cura di Arturo Carlo Quintavalle, Milano 2010, 190-206.

 

Petroni 1857-1860: Giulio Petroni, Della storia di Bari dagli antichi tempi sino all'anno 1856, 3 voll., Napoli 1857-1860.


Petrignani, Porsia 1982: Marcello Petrignani, Franco Porsia, Bari, Roma-Bari 1982.


Schulz 1860: Heinrich Wilhelm SchulzDenkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresden 1860, I, 31-51.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo, Antonio Milone
Data di compilazione24/10/2013 16:30:33
Data ultima revisione04/03/2017 13:33:51
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/557