Oggetto | Santa Maria Capua Vetere, Santa Maria Maggiore | |
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Luogo | Santa Maria Capua Vetere | |
Tipologia | chiesa | |
Nome attuale | Santa Maria | |
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Nomi antichi | ||
Cronologia | IV sec.: erezione della prima chiesa, che probabilmente servì da aula per il Concilio provinciale mariano del 391 (Bova 2000, p. 224) 410: Alarico saccheggia la città e probabilmente in quella occasione anche la chiesa viene danneggiata. 432: viene restaurata dal vescovo Simmaco, che in questa occasione fa eseguire il mosaico dell’abside (distrutto nel 1743). Probabilmente è in questa epoca che Santa Maria diviene stabilmente la sede del vescovo in luogo della Basilica Apostolorum fondata da Costantino. 787: il principe longobardo di Benevento, Arechi II stipula nella chiesa un trattato di pace con Carlo Magno (Westerbergh 1956). 788: Arechi II amplia il tempio portandolo da tre a cinque navate (Pasquale 1666, pp. 86-87) IX secolo: è attestata la presenza di un Capitolo. 964: trasferimento della sede episcopale nella nuova città di Capua. La chiesa di Santa Maria Maggiore rimane comunque concattedrale e l’attiguo palazzo utilizzato come sede estiva degli arcivescovi. 1277: nella chiesa viene battezzato Roberto d'Angiò, futuro re di Napoli (Registri angioini, 1315, lit. B, fol. 176; cit. in Pasquale 1666, p. 103) 1593: con la morte del primicerio dell'epoca si estingue l'uso fino allora in vigore di celebrare coram populo, ovvero con le spalle all'abside e lo sguardo verso i fedeli (Pasquale 1666, p. 107). 1611: Roberto Bellarmino, arcivescovo di Capua, promuove il rinnovamento degli arredi liturgici: fa rimuovere il coro chiuso dal centro della navata e fa imbiancare la chiesa ricoprendo i vecchi affreschi medievali (Pasquale 1666, pp. 100, 105). 1742-1786: ampi lavori di rifacimento che portano alla situazione attuale e alla perdita degli affreschi dell’abside. Architetto della prima fase è Ignazio De Blasio, poi sostituito dal 1749 da Luca Vecchione. | |
Autore | ||
Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Descrizione | L'interno si struttura in un impianto basilicale a cinque navate suddivise da colonne e da pilastri alternati. Oltre le navate estreme si aprono cappelle di epoca e forma differenti. Secondo la descrizione di Pasquale (1666) l'edificio era preceduto da un ampio quadriportico (Pasquale 1666, p. 108) le pareti della navata erano affrescate con storie del Vecchio e del Nuovo Testamento (ivi, pp. 99-100), e vi erano un "coro chiuso formato nel mezzo della Chiesa al modo antico" (ivi, p. 104) e un ciborio sostenuto da quattro colonne sopra l'altare maggiore (ivi, p. 90): tutto questo sparisce con il rinnovamento voluto da Bellarmino. | |
Iscrizioni | All’ingresso della chiesa era un’epigrafe (cit. da Bova 200, p. 231): QVICVMQVE VENERIT AD HANC ECCLESIAM CVM DEVOTIONE A PRIMO CANTV GALLI VSQVE ET PER TOTVM PRIMVM DIEM MENSIS AVGVSTI SIT MVNDVS AB OMNI PECCATO. PER OS DOMINI NOSTRI IESVY CHRISTI DICTVM EST. Sotto l'affresco dell'abside era la scitta: SANCTAE MARIAE SYMMACVUS EPISCOPVS | |
Stemmi o emblemi araldici | ||
Elementi antichi di reimpiego | Sono di reimpiego le colonne e i capitelli delle navate. | |
Opere d'arte medievali e moderne | ciborio del Santissimo Sacramento altare della Madonna delle Grazie Nell'abside era un mosaico raffigurante la Vergine in trono col bambino, commissionato dal vescovo Simmaco, che aveva celebrato l'opera con un'iscrizione (cfr. Muntz) | |
Storia e trasformazioni | La chiesa, che è stata costruita in età paleocristiana, ha subito numerosi rifacimenti. Ampliata da Arechi nell'VIII secolo, fu poi decorata con affreschi del Vecchio e del Nuovo Testamento, obliterati nel 1611 per ordine del cardinale Roberto Bellarmino, che contemporaneamente promuove anche un generale riassetto dell'arredo ligturgico facendo spostare il coro dal centro della navata all'abside. La facies attuale è quella risalente ai restauri settecenteschi. | |
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Piante e rilievi | Pianta in Casiello 1980. | |
Fonti/Documenti | ||
Bibliografia | Adello 1978: Francesco Adello, La basilica di Santa Maria Maggiore di Capua Vetere, Santa Maria Capua Vetere 1978.
Bova 1990: Giancarlo Bova, “Cenni storici sul Capitolo della Collegiata di S. Maria Capua Vetere da un ms. del canonico Pasquale Vastano (1881-1961)”, Capys, 23, 1990, 3-42.
Bova 1991: Giancarlo Bova, La basilica simmachiana in S. Maria C.V. Cenni storici, Santa Maria Capua Vetere 1991.
Bova 2000: Giancarlo Bova, “Per una storia della fondazione delle basiliche paleocristiane di Capua antica: SS. Apostoli, S. Maria Maggiore, S. Pietro in Corpo”, Benedictina, 47, 2000, 221-232.
Bova 2000/a: Giancarlo Bova, “L’apostolicità della sede vescovile di Capua: una vexata quaestio”, Benedictina, 47, 2000, 559-570.
Bova 2001: Giancarlo Bova, “Per una storia di Capua cristiana sotterranea: i cimiteri paleocristiani”, Benedictina, 48, 2001, 439-446.
Bovini 1967: Giuseppe Bovini, Mosaici paleocristiani scomparsi di S. Maria Capua Vetere e di S. Prisco, in Il contributo dell'archidiocesi di Capua alla vita religiosa e culturale del Meridione, atti del Convegno Nazionale di Studi Storici, promosso dalla Società di Storia Patria di Terra di Lavoro (26-31 ottobre 1966 ; Capua, Caserta, S. Maria C.V.), Roma 1967, 51-64.
Cappelletti 1866: Giuseppe Cappelletti, “Capua”, in Chiese d’Italia, tomo 20, Venezia 1866, 4-116.
Casiello 1980: Stella Casiello, Santa Maria Capua Vetere: architettura e ambiente urbano, Napoli 1980.
Granata 1766: Francesco Granata, Storia sacra della Chiesa metropolitana di Capua, 3 voll., Napoli 1766 [tomo I; tomo II]. Korol 1994: Dieter Korol, “Zum fruehchristlichen Apsismosaik der Bischofskirche von Capua Vetere (SS. Stefano e Agata) und zu zwei weiteren Apsidenbildern dieser Stadt (S. Pietro in Corpo und S. Maria Maggiore)”, Boreas. Muenstersche beitraege zur Archaeologie, 17, 1994, 121-148.
Krautheimer 1965: Richard Krautheimer, Architettura paleocristiana e bizantina, (1965) Torino 1986, pp. 223-224.
Mazzocchi 1755: Alessio Simmaco Mazzocchi, Commentarii in marmoreum Neapol. Kalendarium, Napoli 1755, III, 705-706.
Monaco 1630: Michele Monaco, Sanctuarium Capuanum, opus in quo sacrae res Capuae et per occasionem plura, tam ad diuersas ciuitates regni pertinentia, quam per se curiosa continentur. Collectore Michaele Monacho, Neapoli, apud Octavium Beltranum, MDCXXX.
Müntz 1891: Eugène Müntz, “Notes sur les mosaïques chrétiennes de l'Italie. IX”, Revue Archéologique, Paris 1891.
Pasquale 1666: Giovanni Pietro Pasquale, Historia della prima Chiesa di Capua overo di S. Maria Maggiore, in Napoli, per Lucantonio di Fusco, 1666.
Pezone 2009:Maria Gabriella Pezone, "Trasformazioni tardo barocche nelle cattedrali di Santa Maria Capua Vetere, Capua, Teano e Calvi", in Lungo l’Appia Scritti su Capua antica e dintorni, a cura di a cura di M.L.Chirico, R. Cioffi, S. Quilici Gigli, G. Pignatelli, Napoli 2009, 121-132.
Ughelli 1720: Ferdinando Ughelli, "Capuana Metropolis", in Italia sacra, cura et studio Nicola Coleti, tomo VI, Venetiis 1720, coll. 292-366.
Venditti 1967: Arnaldo Venditti, Architettura bizantina nell’Italia meridionale, Napoli 1967, 547.
Barbara Visentin, “Strategie politiche nella Capua longobarda: la difficile divisione della sede vescovile”, Nuova Rivista Storica, 91, 2007, 447-458.
Westerbergh 1956: Ulla Westerbergh, Chronicon Salernitanum. A critical edition with Studies on Literary and Historical Sources and on Language, Stockholm 1956. | |
Link esterni | ||
Schedatore | Fulvio Lenzo | |
Data di compilazione | 01/06/2012 08:50:39 | |
Data ultima revisione | 22/11/2016 13:23:02 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/54 |