Oggetto | Siponto, San Leonardo | |
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Luogo | Siponto | |
Tipologia | chiesa | |
Nome attuale | ||
Immagine | ![]() | |
Nomi antichi | ||
Cronologia | 1127: il priore Vito riceve donazioni pro anima a favore dell’abbazia, che esisteva dunque prima di questa data. 1137: breve di esenzione di Innocenzo III, che sottrae chiesa e ospizio alla giurisdizione dell’episcopato sipontino, sottoponendoli direttamente alla Santa Sede. 1152: è priore Riccardo, in rapporto con i papi Adriano IV e Alessandro III. 1155: Guglielmo I devasta Siponto risparmiando la chiesa e le strutture annesse. 1167: privilegio di Guglielmo II emanato in Barletta. 1167-1223: si succedono tre priori di nome Pietro che portano a compimento la fabbrica. 1260: bolla di concessione all’ordine teutonico. 1309: l’abbazia è sede del Magnus praeceptor dei teutonici di Puglia. 1327: Iohannes de Argentina promuove lavori di restauro al complesso degli edifici. 1466: l’abbazia è incorporata nel Procuratorato dell’ordine teutonico a Roma e data in commenda. 1690: l’edificio è affidato ai frati minori osservanti. 1786: Ferdinando IV di Borbone dona l’abbazia al regio ordine costantiniano. 1809: soppressione dell’ordine costantiniano e affidamento delle strutture all’ospedale civile di Foggia. | |
Autore | ||
Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Descrizione | L’edificio sorge lungo la strada che conduce al santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo, probabilmente poco fuori la cinta muraria della distrutta città di Siponto, a ovest dell’odierna Manfredonia. Risalente in massima parte al XII secolo, costituisce un raro esempio superstite delle numerose fondazioni destinate nel Medioevo al culto e all’accoglienza dei pellegrini, a valle del frequentato santuario garganico. Di pianta irregolare, si presenta all’esterno come un parallelepipedo dal semplice paramento murario in pietra calcarea, movimentato da sottili paraste collegate ad archetti ciechi, sia sul fianco nord, rivolto verso la via dei pellegrini e dotato di un accesso privilegiato attraverso un elegante portale romanico, sia sulla facciata occidentale, nella quale si apre un più modesto accesso. Sul prospetto orientale si innalzano tre absidi di dimensioni diverse, mentre quello meridionale è inglobato nelle strutture del monastero e dell’ospizio. Due tiburi di diversa fattura mascherano all’esterno le cupole costruite in asse con l’ingresso e con il presbiterio. L’interno è suddiviso in due navate. Una potenziale terza navata sul lato meridionale è incorporata nelle strutture del monastero. Solo la campata orientale, con la relativa abside, è inclusa nella pianta della chiesa, che dunque presenta un’inconsueta forma a L. Tale anomalia (denunciata anche in facciata, dove il solo lato sinistro è coperto a spiovente) si attribuiva a lavori di trasformazione condotti dopo il 1260, anno in cui la chiesa fu concessa all’ordine teutonico, subentrato ai canonici agostiniani che la reggevano almeno dal 1127. Come appurato in corso di restauro, però, l’assenza della terza navata è coerente con le strutture della chiesa primitiva e deve quindi ritenersi esclusa sin dall’origine. Ispirata al modello delle chiese con cupole in asse, molto diffuso in area pugliese tra VIII e XII secolo, presenta tre campate in ciascuna navata, oltre all’unica campata aggiunta nell’angolo sud-orientale. La prima e la terza campata della navata maggiore sono coperte a cupola con base quadrata; quella centrale è voltata a botte con sesto ribassato. La navatella e l’unica campata del lato meridionale sono coperte da volte a quarto di cerchio (come di consueto nelle chiese con cupole ad asse di ambito pugliese), impostate su archi a sesto rialzato. Le campate della navatella sono invece scandite da archi trasversali a sesto acuto, palesemente realizzati in un secondo tempo. Due alti pilastri di struttura diseguale suddividono le navate. Quello adiacente all’area presbiteriale presenta lesene addossate alla struttura cruciforme ed è privo di decorazioni plastiche; l’altro, che si eleva su un alto plinto, è dotato di semicolonne che sostengono un capitello continuo, scolpito a foglie di acanto verso l’ingresso settentrionale con un rilievo raffigurante l’uccisione del maiale – un riferimento al mese di novembre in cui ricade la festa del santo titolare, secondo Luisa Derosa – e a semplici foglie ad acqua sui lati interni. | |
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Elementi antichi di reimpiego | ||
Opere d'arte medievali e moderne | Portale romanico di XII secolo con protiro di XIII. Crocifisso ligneo di XIII secolo, ora nella cattedrale di Manfredonia. | |
Storia e trasformazioni | La ricca documentazione d’archivio, regestata nel XVIII secolo, poi confluita nell’Archivio di Stato di Napoli e quindi distrutta nel 1943, non offre informazioni utili a ricostruire la cronologia della fabbrica. L’analisi delle strutture e l’esame dello stile, combinati all’interpretazione dei dati storici, hanno indotto la critica a proporre una scansione attendibile delle diverse fasi costruttive. I lavori si ritengono intrapresi intorno alla metà del XII secolo, al tempo del priore Riccardo (1152-1167), definito “celeberrimo” in un documento del 1164. È presumibile che la costruzione sia iniziata dalla zona absidale. L’absidiola meridionale s’innesta forzatamente nella parete di testata ed è probabile che sia stata edificata quando era stato ormai abbandonato il progetto di esecuzione della terza navata. La fabbrica dovette quindi subire un rallentamento dopo la morte di Riccardo, come dimostrano alcune anomalie esaminate da Luisa Derosa, per poi riprendere intorno agli anni Ottanta, sotto il priore Pietro II (1184-1196). A quest’epoca si data su basi stilistiche il portale aperto sul fianco nord, accesso principale per i pellegrini provenienti dalla strada diretta al santuario garganico. Questo lato assunse così la fisionomia di una facciata turrita per la presenza dei due tiburi. I lavori si sarebbero conclusi con il priore Pietro III (1197-1223), sotto il cui governo l’abbazia raggiunse particolare floridezza. A questo periodo può farsi risalire la costruzione dell’abside di sinistra, necessaria a conferire uniformità al prospetto meridionale, e la decorazione di quella centrale con l’apertura di una grande finestra. Lo sforzo economico sostenuto da Pietro sembrerebbe comprovato dai documenti, che attestano anche il ricorso a prestiti usurai. Forse danneggiata dal violento terremoto del 1223 che rase al suolo buona parte dell’abitato di Siponto, l’abbazia subì un lungo declino contrassegnato dal malgoverno dei canonici. Ormai ridotta quasi a una “spelunca latronum”, fu quindi concessa all’ordine teutonico nel 1260. Ai nuovi titolari si attribuiscono lavori di restauro, tra cui la ricostruzione del tiburio occidentale senza rapporto strutturale con la cupola sottostante, e nel quale furono riutilizzate mensole scolpite preesistenti. Modifiche si registrano anche alle strutture dell’ospizio e del monastero e, ormai all’età angioina, risale la costruzione di una cappella esagonale addossata alla parete settentrionale, abbattuta nel 1945 in seguito all’improvvido brillamento di bombe nascoste in un campo nei pressi dell’abbazia (la struttura è documentata da foto d’archivio e da una pianta eseguita nel 1937, oltre che da descrizioni a stampa anteriori all’evento bellico). L’intitolazione a San Leonardo sembra confermare la destinazione del sacello a cappella maggiore, attestata in età moderna, e l’uso esclusivo dell’area absidale alla devozione dei teutonici. Il commendatario dell'ordine teutonico gerosolimitano Stefano Gruben, percettore e commendatario dal 1466 della domus di San Leonardo di Siponto che sarà poi vescovo di Troia (1474-1480), fece realizzare un hospitiuma a Troia come ricorda una epigrafe (1471) e introdusse la consuetudine della processione dei cittadini di Troia alla chiesa di San Leonardo, consuetudine che attirò le critiche e l'ostilità della città Manfredonia, per cui si rischiò più volte lo scontro tra le due comunità. Successive trasformazioni condotte in età moderna sono state in parte cancellate dai restauri novecenteschi che hanno inteso recuperare le primitive strutture medievali. | |
Note | L’edificio presenta molte varianti rispetto al modello di chiesa con cupole ad asse cui è ispirato, da attribuire secondo Luisa Derosa a un cambiamento del progetto originario attuato in corso d’opera. Oltre alla mancata realizzazione della navata meridionale e al diverso sistema di copertura della campata centrale, si segnala difformità nella struttura delle cupole: a calotta con cornice d’imposta raccordata da pennacchi, quella sul presbiterio; a cono con imposta non evidenziata l’altra, adiacente alla facciata. All’esterno, nel prospetto orientale, è inoltre evidente lo sfalsamento delle aperture e delle lesene rispetto alla suddivisione interna; in quello settentrionale, le finestre sono tutte diverse tra loro e l’unica non strombata, mascherata da una transenna marmorea, è frutto di un restauro moderno. | |
Fonti iconografiche | ||
Piante e rilievi | Pianta e veduta interna in Bertaux 1904. | |
Fonti/Documenti | ||
Bibliografia | Belli D’Elia 1987: Pina Belli D’Elia, La Puglia, Milano 1987, 363-376.
Belli D’Elia 2003: Pina Belli D’Elia, Puglia Romanica, Milano 2003, 61-69.
Bertaux 1904: Émile Bertaux, L’ art dans l’Italie méridionale de la fin de l’Empire Romain à la conquête de Charles d’Anjou, II, Paris 1904, 640-641.
Calò Mariani 1984: Maria Stella Calò Mariani, L’arte del Duecento in Puglia, Torino 1984, 57-59.
Calò Mariani 1991: Maria Stella Calò Mariani, "L’arte medievale e il Gargano", in La Montagna Sacra. San Michele, Monte Sant’Angelo, il Gargano, a cura di Giovan Battista Bronzini, Galatina 1991, 56-72.
Camobreco 1913: Fortunato Camobreco, Regesto di San Leonardo di Siponto, Roma 1913.
D’Ardes 2000: Antonello D’Ardes, Interventi edilizi dei cavalieri teutonici nell’abbazia di San Leonardo, in Siponto e Manfredonia nella Daunia, atti del convegno (Manfredonia 1999), Manfredona 2000, 122-141.
Derosa 2001: Luisa Derosa, "Postille a San Leonardo di Siponto", in Medioevo. I modelli, atti del convegno (Parma 1999) a cura di Arturo Carlo Quintavalle, Milano 2001, 529-544.
Houben 2002: Hubert Houben, “Iuxta stratam peregrinorum: la canonica di San Leonardo di Siponto (1127-1260)", Rivista di Storia della Chiesa in Italia, 56, 2002, 323-348.
Houben 2006: San Loenardo di Siponto: cella monastica, canonica, “domus Theutonicorum”, atti del convegno (Manfredonia 2005) a cura di Houbert Houben, Galatina 2006.
Moastrobuoni 1959: Silvestro Mastrobuoni, San Leonardo di Siponto. Storia di un antico monastero della Puglia, Foggia 1959.
Prandi 1978: L’art dans l’Italie méridionale. Aggiornamento all’opera di Émile Bertaux, sotto la direzione di Adriano Prandi, V, Roma 1978, 381, 593-594, 610.
Rosso 1584 (ed. Beccia 1904-1907): Pietro Antonio Rosso, "Ristretto dell'istoria della città di Troja e sua diocesi dall' origine delle medesime al 1584... a cura di Nicola Beccia", Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere ed Arti, 21, 1904-1905, 100-109, 155-167, 222-235, 303-311, 367-373; 22, 1905-1906, 50-53, 89-107, 144-152, 228-237, 347-359; 23, 1906-1907,88-96, 205-226, 98-99.
Tomaiuoli 1999: Nunzio Tomaiuoli, "La chiesa di San Leonardo di Siponto: i restauri", in Castelli e Cattedrali di Puglia a cent’anni dall’Esposizione Nazionale di Torino, catalogo della mostra a cura di Clara Gelao - Gian Marco Jacobitti, Bari 1999, pp. 390-393.
Pensato 2000: Il Cabreo di San Leonardo di Siponto, 1634-1799, a cura di Guido Pensato, Napoli 2000. | |
Link esterni | ||
Schedatore | Stefano D'Ovidio, Antonio Milone | |
Data di compilazione | 28/09/2013 11:13:38 | |
Data ultima revisione | 06/03/2017 11:28:28 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/523 |