OggettoTroia, Cattedrale
LuogoTroia
Tipologiachiesa cattedrale (esistente)
Nome attualeSanta Maria Assunta
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1093-1106: il vescovo Girardo da Piacenza (1093-1097) avvia la costruzione, poi portata avanti lentamente dal suo successore Guglielmo I (1098-1106). Probabilmente la nuova cattedrale si imposta sul sito di quella precedente.

1105: vengono traslate da Roma a Troia le reliquie dei santi Ponziano, Eleuterio e Anastasio.

1107: diventa vescovo Gugliemo II, che dà nuovo impulso ai lavori della cattedrale, che è portata a una fase molto avanzata prima della posa in opera della porta bronzea in facciata. Bertaux 1904, 644 attribuisce a questa fase la realizzazione della parte alta della facciata e il santuario della chiesa.

1108: il vescovo Gugliemo II dona alla chiesa di Troia una serie di preziosi codici fatti portare da Roma; altri libri vengono donati negli anni seguenti fino al 1137 (Carabellese 1905, 528-531). 

1119: realizzazione della portea bronzea del portale principale.

1122: probabile data di costruzione del transetto. Schulz 1860, I, 185 nota 3 osserva che in questo anno il Chronici Trojani fragmentum (ed. Pelliccia 1782), 131 attribuisce al vescovo Guglielmo la fondazione del "titulus" di Santa Maria, termine ambiguo che indica allo stesso tempo la parrocchia e il transetto.

1127: realizzazione della porta bronzea del portale laterale.

1169: viene realizzato il pulpito.

XII-XIII secolo: il vescovo Gualteri costruisce il capocroce, il braccio sinistro del transetto e la decorazione esterna dell'abside.

1504: il vescovo Giannozzo Pandolfini fa ornare la cappella maggiore con una decorazione musiva (Rosso [ed. Beccia 1904-1907], XXI, 155-156, nota 4). Il mosaico è andato perduta con il rifacimento seicentesco del coro.

1522: Basilio de Pazzi commissiona un altare nel presbiterio.

1532: Ettore de Pazzis commissiona un altro altare nella cattedrale di Troia.

1535: costruzione della cappella Pellenegra, poi smantellata e il cui arco d'ingresso è adesso al Museo diocesano.

1573: restauro della porta bronzea della facciata principale a opera del maestro Donato Mascella, su commissione del cardinale Scipione Rebiba, all'epoca vescovo di Troia.

1607-1622: il vescovo De Ponte ricostruisce il presbiterio della cattedrale.

1691: l'arcivescovo Antonio De Sangro fa restaurare il transetto della chiesa e  alcune formelle dei battenti bronzei del portale principale.

1857: restauri condotti dall'architetto Travaglini. I due altari della famiglia de Pazzis vengono smontati, e saranno poi rimontati insieme, come unico altare maggiore nella chiesa di San Giovanni.

Autore
Committente

La costruzione è avviata dal vescovo Girardo, portata avanti  dal suo successore Guglielmo I e infine conclusa sotto l'episcopato di Guglielmo II. 

Famiglie e persone

Giannozzo Pandolfini

Basilio de Pazzi

famiglia Pellenegra (Giacomo Filippo, Tommaso)

Descrizione

La chiesa ha un impianto a tre navate, con transetto sporgente e santuario con abside. Le navate sono separate da colonne (molte delle quali antiche in marmo) e sostengono una copertura lignea.

L'esterno presenta una articolazione con archetti ciechi su pilastrini al livello inferiore e con colonnine a quello superiore. Eccezionale nel contesto locale è l'ampio uso della policromia nei parati esterni, riconducibile probabilmente  a un consapevole riferimento all'architettura antica, del resto denunciata anche dalla raffinata esecuzione di capitelli composito dell'interno (Aceto 2002).

Iscrizioni

All'esterno del transetto sinistro:

"FELIX ANTISTES / DOMNVS / GVUILLALMVS / SECVNDVS / FECIT HANC AEDE[M] D[E]O. / AC BEATAE MARIAE / VOBISQVE FIDELIBVS / FELICES TROIANI".

 

Altra iscrizione:

"+Diriximus reli/quias sanctorum undecim / et Sergi et Bachi / et beati Sebasti/ani a sancta Romana Aeclesia. Ita ut nulle / sedi subiaceat ni/si sancte Romane Ecclesiae / hec troiana pleps / et directe a domino Iohanne papa XVIIII / per manum Angeli episcopi / nostri dilecti fili. Sigillatum / cum sigilllo plumbeo" (Schulz 1860, I, 184; Antonucci 1942, 156).

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Il retro della fabbrica presenta una forte concentrazione di elementi di spoglio: una coppia di capitelli corinzi chiude la quinta architettonica, in alto, negli spigoli più esterni mentre la parte posteriore dell'abside è segnata da due ordini di quattro colonne antiche: tutte in granito, eccetto una in bigio, che risulta completata da un troncone in calcare (Pensabene 1990, 39).  Le basi in marmo bianco del primo ordine sono antiche: due sono di tipo attico (marmo proconnesio), le restanti, quadrangolari (in proconnesio), sono forse basi di pilastro o piedistalli tagliati (Pensabene 1990, 39, figg. 53-56).

All'interno: le prime quattro colonne delle sei che scandiscono entrambi i lati della navata principale sono state realizzate mediante l'assemblaggio di rocchi antichi in granito (come pure la tredicesima colonna che affianca la prima di destra). Significativamente anche le rispettive basi attiche sono state ottenute mediante l'assemblaggio di più elementi tra loro coerenti per tipologia (utilizzando talvolta anche marmi differenti, cfr. Calia et al. 2012).

Analisi petrografiche sui marmi bianchi hanno dimostrato la provenienza della maggior parte dei campioni dalle cave di Proconneso e di Paros (Calia et al. 2012), attestando l'uso di marmi antichi anche per alcune delle colonnine dei rosoni, per le colonne binate su leoni stilofori che inquadrano il rosone sulla fronte, tra le quali spicca un esemplare in porfido, mentre i relativi capitelli sono in marmo pario.

Blocchi antichi di marmo proconnesio figurano riutilizzati come stipiti nel portale principale e messi in opera su  plinti modanati in marmo bianco a grandi cristalli, ugualmente di spoglio (blocchi di riuso sono presenti nel portale laterale destro che è stato rimaneggiato però in fasi molto recenti).

Sono state reimpiegate alcune lastre antiche iscritte, la cui collocazione pare attestare un riuso meramente funzionale (cinque titoli in totale, assenti in CIL IX, e censiti da ultimo in Castrianni 2008, 98-102).

Occorre ricordare, infine, che colonne in verde antico dovevano decorare l'esterno del transetto ed essere inglobate nel rivestimento dell'abside, da dove furono rimosse nel XVIII secolo; una parte di queste fu utilizzata per decorare le nicchie della cappella dei Santi, mentre un secondo lotto fu trasportato alla Reggia di Caserta (Belli d'Elia 1987, 417-418). Sempre in verde antico era in origine realizzato l'architrave del portale laterale, sostituito nel XVIII secolo con un altro lavorato all'antica (Belli D'Elia 2002).

È stato spesso proposto di riconoscere nei fusti granitici le colonne sottratte a Bari dal Guiscardo nel 1073 e trionfalmente condotte a Troia, dove furono donate, insieme a porte di ferro, alla Ecclesia Sanctae Dei Genitricis et Verginis Mariae, che doveva sorgere sullo stesso sito occupato poi dalla fabbrica del vescovo Girardo (Belli D'Elia 1987, 411; Pensabene 1990, 42); inoltre al celebre bottino trionfale del Guiscardo potrebbero essere riferite anche le perdute colonne in verde antico. D'altra parte, però, la presenza di numerosi rocchi di granito riutilizzati nel centro urbano non consente di escluderne una provenienza locale. 

Era esposto probabilmente all'interno della Cattedrale, presso la cappella maggiore, il fronte di sarcofago rilavorato.

Opere d'arte medievali e moderne

Porta bronzea della facciata principale di Oderisio da Benevento (1119)

Porta bronzea della facciata laterale sinistra di Oderisio da Benevento (1127)

Pulpito interno (1169)

Affresco della Dormitio Virginis

Provengono dalla cattedrale i frammenti di due altari della famiglia de Pazzis rimontati come altare maggiore nella chiesa di San Giovanni Battista.

In cattedrale era anche la cappella della famiglia Pellenegra, il cui arco d'accesso è adesso al Museo diocesano.

Arca sepolcrale di Ferdinando Lombardo (1594: già nella cappella di famiglia, ora nel Museo diocesano).

Coppia di capitelli con teste angolari (sec. XIII) (capitello nel secolo XVIII presso il campanile, ora nel Museo diocesano; altro esemplare ora a New York).

Storia e trasformazioni

Bertaux e Schulz hanno individuato come parti primitive dell'edificio il corpo longitudinale delle navate e la parte bassa dei prospetti esterni. Risalirebbero a una fase successiva le porzioni superiori dell'esterno, il transetto e il presbiterio. In particolare è stato sottolineato coem la prima fase si manifesti come un unicum nel panorama architettonico pugliese, mostrando invece stringenti similitudini con la coeva architettura pisana. Secondo Bertaux il primo progetto della cattedrale doveva avere un impianto simile a quello della chiesa di San Basilio nella stessa città di Troia. 

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Pianta in Schulz 1860.

Fonti/Documenti

Chronici Trojani fragmentum (ed. Pelliccia 1782): “Chronici Trojani fragmentum”, in Raccolta di Varie Croniche, Diarj, ed altri opuscoli così italiani, come latini appartenenti alla storia del Regno di Napoli, tomo V, Napoli, presso Bernardo Perger, 1782, 129-140.

Bibliografia

Aceto 2002: Francesco Aceto, "I capitelli romanici della cattedrale di Troia", in Medioevo: i modelli, a cura di Arturo Carlo Quintavalle, Milano 2002, 309-318.

 

Antonucci 1942: Giovanni Antonucci, “Il vescovato di Troia”, Samnium, 15.21, luglio-dicembre 1942, 155-160.

 

Belli D’Elia 1987: Pina Belli D’Elia, “Le porte della cattedrale di Troia”, in Le porte di bronzo dall'antichità al secolo XIII, a cura di S. Salomi, Roma 1990, 341-355.  

 

Belli D’Elia 1987: Pina Belli D’Elia, “S. Maria Assunta a Troia”, in Pina Belli D'Elia, La Puglia, Milano 1987, 405-430.

 

Belli D’Elia 1991: Pina Belli D’Elia, “Per la storia di Troia: dalla chiesa di S. Maria alla Cattedrale”, in Puglia paelocristiana e altomedievale, VI, a cura di Giuliano Volpe, Bari 1991, 227-242.

 

Belli d'Elia 2002: Pina Belli D'Elia, "Una scultura 'romanica' del Settecento nella cattedrale di Troia", in Hadriatica. Intorno a Venezia e al medioevo tra arti, storia e storiografia. Scritti in onore di Wladimiro Dorigo, a cura di Ennio Concina, Giovanna Trovabene, Michela Agazzi, Padova 2002, 71-77.

 

Bertaux 1904: Emile  Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, de la fin de l'Empire romain à la Conquête de Charles d'Anjou, Paris 1904.

 

Carabellese 1905: Francesco Carabellese, L'Apulia ed il suo comune nell'alto medioevo, Bari 1905.


Calia et al. 2012: Angela Calia, Maria Teresa Giannotta, Gianni Quarta, "A Contribution to the Study of re-used Architectural Marbles in Troia Cathedral (Foggia Province, Southern Italy), Identification and Determination of Provenance", in Leukos lithos : marbres et autres roches de la Méditerranée antique: études interdisciplinaires, Actes du VIIIe Colloque international de l’Association for the Study of Marble and Other Stones used in Antiquity (Aix-en-Provence 12 - 18 juin 2006), sous la direction de Philippe Jockey, Paris 2011, 739-758. 


Castrianni 2008: L. Castrianni, "Aecae-Troia: nota topografica preliminare", in G. Ceraudo, Sulle tracce della via Traiana. Indagini aerotopografiche da Aecae a Herdonia, Foggia 2008, 69-113.

 

Chronici Trojani fragmentum (ed. Pelliccia 1782): “Chronici Trojani fragmentum”, in Alessio Aurelio Pelliccia, Raccolta di Varie Croniche, Diarj, ed altri opuscoli così italiani, come latini appartenenti alla storia del Regno di Napoli, tomo V, Napoli, presso Bernardo Perger, 1782, 129-140.

 

De Lachenal 1995: Lucilla de Lachenal, Spolia. Uso e reimpiego dell'antico dal III al XIV secolo, Milano 1995.

 

De Santis 1958: Mario De Santis, L'anima eroica della Cattedrale di Troia, Foggia 1958.

 

De Santis 1976: Mario De Santis, La «Civitas Troiana» e la sua cattedrale, Foggia 1976.  

 

Fatigato 1983: Luigi Fatigato, La cattedrale di Troia, Napoli 1983.

 

Martin 1976: Jean Martin, Les Chartes de Troia. Edition et étude critique des plus anciens documents conservés à l'Archivio Capitolare (1024-1266), Bari 1976.

 

Mola, Pasculli Ferrara 2001: Stefania Mola, Mimma Pasculli Ferrara, “La cattedrale di Troia”, in Cattedrali di Puglia. Una storia lunga duemila anni, a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Bari 2001, 63-69.

 

Pace 2001: Valentino Pace, “Palinsesto troiano. Peccato, giudizio e condanna sulla facciata di una cattedrale pugliese”, in Opere e giorni. Studi su mille anni di arte europea dedicati a Max Seidel, a cura di Klaus Bergdolt e Giorgio Bonsanti, Venezia 2001, 67-72.


Pasculli Ferrara 1987: Mimma Pasculli Ferrara, “Troia”, in Arte napoletana in Puglia dal XVI al XVIII secolo , Fasano 1987, 71-72.

 

Pensabene 1990: Patrizio Pensabene, "Contributo per una ricerca sul reimpiego e il "recupero" dell'antico nel Medioevo. Il reimpiego nell'architettura normanna", Rivista dell'Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arte, 13, 1990, 5-138.

 

Rosso (ed. Beccia 1904-1907): Pietro Antonio Rosso, "Ristretto dell'istoria della città di Troja e sua diocesi dall'origine delle medesime al 1584", ed. a cura di Nicola Beccia, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere ed Arti, XXI, 1904-1905, 100-109, 155-167, 222-235, 303-311, 367-373; XXII, 1905-1906, 50-53, 89-107, 144-152, 228-237, 347-359; XXIII, 1906-1907, 88-96, 205-226.

 

Schulz 1860: Heinrich Wilhelm Schulz, Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresden 1860, I, 182-203.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo, Stefania Tuccinardi
Data di compilazione27/09/2013 15:33:20
Data ultima revisione06/03/2017 11:10:50
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/520