Oggetto | Capua, palazzo in via Pier delle Vigne | |
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Luogo | Capua | |
Tipologia | palazzo | |
Nome attuale | palazzo Verazzo | |
Immagine | ![]() | |
Nomi antichi | ||
Cronologia | fine XV secolo - inizio XVI secolo | |
Autore | L'attribuzione del palazzo è tuttora una questione aperta. L'impostazione della pianta e il lessico architettonico portano ad attribuire la paternità del progetto a un architetto fiorentino e finora il candidato principale è stato Giuliano da Maiano, attivo a Napoli e nel Regno tra il 1485 e il 1490 (Pane 1937; De Simone 2007). I dettagli architettonici e soprattutto l'uso dell'ordine dorico porterebbero a individuare l'autore in Giuliano da Sangallo che, soggiornando a Napoli nel 1488, potrebbe aver fornito il progetto, senza poi seguire la realizzazione dell'opera. E' anche possibile che il palazzo sia stato progettato da un architetto di provenienza fiorentino-sangallesco: in questo senso un candidato possibile potrebbe essere identificato in Romolo Balsimelli, giunto a Napoli forse al seguito di Andrea Ferrucci nel 1505. Nel Balsimelli si potrebbe identificare infatti quel "Romolo fiorentino" citato nei documenti della cancelleria di Capua per aver fornito nel 1518 una consulenza per l'acquedotto e le fontane di Capua. L'identificazione in Balsimelli come il possibile architetto del palazzo potrebbe essere supportata dal confronto con le opere che realizzò a Napoli. | |
Committente | ||
Famiglie e persone | Giuliano da Maiano Romolo Balsimelli | |
Descrizione | Il palazzo si presenta come un esempio di Rinascimento fiorentino trapiantato a Capua, per la regolarità e simmetria della pianta costruita intorno a un cortile quadrato e per il vocabolario architettonico. Inoltre la corrispondenza tra la scansione interna ed esterna e l'unitarietà del linguaggio indicano che il palazzo fu costruito sulla base di un unico progetto e in unico momento. Le due facciate, entrambe rimaste incompiute, presentano un alto e continuo basamento in piperno, con un sottile zoccolo di calcare antico. Il pianterreno è scandito da paraste slanciate in piperno con capitelli dorici, ad eccezione di uno decorato con panoplie. Le finestre a arco a tutto sesto riprendono quelle che si trovano nei palazzi fiorentini quattrocenteschi; in particolare ricordano le finestre di Palazzo Gondi o quelle di Palazzo Corsi-Horne. L'attuale portale è moderno, ma riprende la forma a tutto sesto che doveva avere quello originario, probabilmente realizzato in piperno, come il resto delle membrature del palazzo; è anche possibile ipotizzare che, seppur fiorentino nella forma, anche questo portale presentava stipiti realizzati con blocchi di calcare antico, come tutti gli altri portali capuani realizzati tra Quattrocento e inizio Cinquecento. Attraverso un androne voltato a botte si accede al cortile quadrato su cui si aprono quattro arcate a pieno centro, secondo una soluzione che ricorda gli interni delle cappelle rinascimentali. Il cortile è scandito da paraste piegate a 90° che ricordano quelle utilizzate nella cappella della chiesa di Santa Chiara a Firenze (1493-1500) attribuita a Giuliano da Sangallo. Questo tipo di paraste furono utilizzate per la prima volta a Napoli nella cappella dei Carafa di Santaseverina nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli (c. 1508) eseguita ai fiorentini Andrea Ferrucci e di Romolo Balsimelli. L'uso dell'ordine dorico richiama l'ambito sangallesco: in particolare i capitelli dorici con calato scanalato e rucentato sono simili a quelli disegnati da Giuliano per i due pilastri all'ingresso del portico della chiesa di Cestello a Firenze e nel palazzo Rovere a Savona. Sulle arcate e lesene poggia una trabeazione con un ampio fregio liscio e cornice a dentelli. Sulla trabeazione poggiano le finestre a tutto sesto e a fascia girata, come quelle dell'esterno. Se il disegno complessivo e in particolare l'uso del dorico indicano una possibile paternità di Sangallo, oppure di un architetto formatosi nell'ambito sangallesco. Un possibile candidato potrebbe essere forse l'architetto fiorentino Romolo Balsimelli, attestato a Capua nel 1518: il cortile del palazzo ricorda infatti la cappella dei Carafa di Santaseverina, che costruì insieme al suo maestro Andrea Ferrucci; inoltre il tipo di fiorentinità del palazzo si avvicina molto a quello della chiesa di Santa Caterina a Formiello a Napoli, di cui fu direttore dei lavori (1518). | |
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Elementi antichi di reimpiego | ||
Opere d'arte medievali e moderne | ||
Storia e trasformazioni | Il palazzo è stato riutilizzato nell'Ottocento come Gendarmeria | |
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Piante e rilievi | Rilievi in Pane 1937 (151-152) e Pane, Filangieri (1990), 1994 | |
Fonti/Documenti | ||
Bibliografia | Pane 1937: Roberto Pane, Architettura del Rinascimento in Napoli, Napoli 1937, 150-151.
De Simone 2007: Anna Luigia De Simone, "Capua, palazzo Verazzo", in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania, ricerche, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 2007, 147-149.
Fiore 1989: Francesco Paolo Fiore, “La fabbrica quattrocentesca del palazzo della Rovere a Savona,” in Sisto IV e Giulio II. Mecenati e promotori di cultura, Silvia Bottaro et al. (a cura), Savona, 1989), 261-276.
Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 509-512. | |
Link esterni | ||
Schedatore | Bianca de Divitiis | |
Data di compilazione | 01/06/2012 07:19:25 | |
Data ultima revisione | 09/11/2016 16:04:08 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/47 |