Oggetto | Rapolla, Cattedrale | |
---|---|---|
Luogo | Rapolla | |
Tipologia | chiesa cattedrale (esistente) | |
Nome attuale | San Michele Arcangelo, concattedrale della sede di Melfi-Rapolla-Venosa | |
Immagine | ![]() | |
Nomi antichi | ||
Cronologia | 1037: prima attestazione documentaria della sede vescovile, retta dal vescovo Nando. 1068: la diocesi di Rapolla è sottoposta direttamente alla Sede Apostolica. 1183: città distrutta dagli abitanti della vicina Melfi. 1209: il vescovo Riccardo fa costruire il campanile per opera di Sarolo da Muro Lucano. 1253: il vescovo Giovanni porta a termine la copertura dell’edificio per opera di Melchiorre da Montalbano. 1255: città distrutta dal feudatario Galvano Lancia. 1284: terremoto danneggia l’abitato (si presumono danni all’edificio). 1300 c.: il vescovo Pietro di Catalogna promuove l’ampliamento della chiesa con la costruzione del coro. 1381: città distrutta dal conte Lando. 1456: un terremoto danneggia la chiesa, restaurata dal vescovo Troilo Carafa (1488-1497). 1527: Clemente VII accorpa la sede episcopale a quella di Melfi. 1528: saccheggio della città da parte di Lautrec. 1664: il terremoto dell’8 settembre determina il crollo del campanile e provoca danni all’edificio. 1694: un terremoto distrugge la chiesa a eccezione del portale. XVII secolo: costruzione della cupola. 1851: un terremoto distrugge la chiesa e provoca il crollo della cupola. 1930: il terremoto del 23 e 24 luglio provoca gravi danni alla chiesa e al campanile. 1959: completata la ricostruzione post terremoto del 1930 per opera del Genio Civile. 1981: sede di Melfi-Rapolla accorpata a quella di Venosa. | |
Autore | Sarolo da Muro Lucano Melchiorre | |
Committente | Vescovo Riccardo Vescovo Giovanni Vescovo Pietro di Catalogna (Pietro Scarrier) Vescovo Troilo Carafa | |
Famiglie e persone | ||
Descrizione | L’edificio sorge nel punto più alto del centro abitato. Più volte distrutto dai terremoti, l’attuale configurazione è frutto di un restauro terminato nel 1954. La facciata, interamente ricostruita a eccezione del portale originale, è rivestita di conci di diversi materiali che le conferiscono una suggestiva policromia. Il portale strombato, datato 1253, è opera dello scultore Melchiorre, erroneamente identificato con un chierico di Montalbano, presso Anglona, per un'errata interpretazione dell'iscrizione nel portale di Rapolla, in cui l'espressione "clericus Anglonis Albano Monte nutritus" è da riferire al vescovo Giovanni, committente dell'opera. Di probabile formazione federiciana, Melchiorre sigla nel 1271 anche il pulpito di Santa Maria a Teggiano. Gli archi a tutto sesto della strombatura poggiano su colonnine alternate a pilastri con eleganti capitelli a crochets. Nella lunetta sono rilievi a motivi floreali, ritenuti non pertinenti alla decorazione originaria (Pellini 2004). Nell’architrave corre un fregio a intreccio vegetale che si origina da una protome leonina sulla sinistra. Sopra e sotto il fregio corre l’iscrizione dedicatoria in quattro righe, di cui quelle superiori sono a rilievo e quelle inferiori incise. Ai lati del portale, da due incavi nella muratura emerge parte dei pilastri interni addossati alla controfacciata, suggerendo che l’edificio originario fosse più lungo. L’interno è diviso in tre navate con volte a crociera (di restauro) a sesto acuto, che poggiano su pilastri di diversa fattura. I primi quattro, inclusi quelli inglobati in facciata, hanno forma ottagonale. I due pilastri centrali e i due semipilastri corrispondenti nelle navate laterali sono polistili con otto colonnine incassate. I capitelli con protomi umane e animali sono attribuiti a Melchiorre, che l’iscrizione nel portale ricorda come il responsabile delle parti alte della chiesa e quindi presumibilmente della copertura a volte e dei relativi sostegni. Le ultime campate sono delimitate da pilastri cruciformi a superficie piatta. La navata centrale e la navata sinistra hanno terminazione absidale; quella di destra è interrotta verso est dal corpo di fabbrica del campanile, opera di Sarolo di Muro Lucano come attesta l’iscrizione malamente ricomposta sul prospetto meridionale sotto il rilievo con l’Annunciazione, e termina in una cappella con volta a crociera costolonata. Nella navata laterale sinistra, all’altezza della prima campata si apre una cappella laterale, forse pertinente in origine al palazzo episcopale (Derosa 1991). Nelle foto d’archivio la navata centrale presenta archi trasversi ora non più esistenti. Nel campanile, oltre a un busto funerario maschile, sono reimpiegati rilievi provenienti da altre parti dell'edificio, che mostrano affinità sia con quelli del portale, sia con gli elementi architettonici riutilizzati nella cornice con l'Annunciazione nel fianco sud, in cui compaiono una ghiera a motivi fitomorfi, una colonnina poggiante su un leone stiloforo acefalo - entrambi pertinenti alla fase tardomedievale dell'edificio - e una mensola all'antica, forse da ascrivere all'intervento di resaturo patrocinato dal vescovo Troilo Carafa, successivo al terremoto del 1456. | |
Iscrizioni | Fianco sud, sotto il rilievo dell’Annunciazione:
A(N)NI SU(N)T M(ONI)TI NUMERA(N)TIS MILLE DUCE(N)TI / ATQU(E) NOVE(M) PRIMO CUM ME FU(N)DAVIT AB IMO / P(RE)SUL RICCARDUS NEC OPE(M) NEC OPES DARE TARD(US) / A(N)NUS COLLATU(M) POST ILLI PO(N)TIFICATU(M) / T(ER)CIUS EX(TREMU)M LAPIDE(M) POSUIT M(IH)I PRIM(US) / POSTQUE(M) DEVOTA GE(N)S ASTITIT AD PIA VOTA / ILLE MAGIST(ER) ERAT, SI Q(UI)S DE NOMINE QUERAT / MURANI SAROLI CUI CURA FUIT DATA SOLI.
Fianco sud, nella cornice del rilievo con il Peccato originale:
ANNO MCC NONO FRAUDE SUA COLUBER POMUM DECEPIT EVAM, DATQUE VIRO MULIER MORTEM SIMUL ET IVI SEVAM EVE DAMNA PIA REPARAVIT VIRGO MARIA DUM REGEM PEPERIT QUI FUIT EST ET ERIT
Fianco sud, nella cornice del rilievo con l’Annunciazione:
AVE MARIA GRACIA PLENA D(OMI)N(U)S TECUM
Portale:
CUM QUINA DECIES SUNT MCC ET TRES COMPLETI POST PARTUM VIRGINIS ALME / PRESUL ISTUD OPUS PEREGIT CUM CURA IOHANNIS QUI RAPOLLANUS EST HIIS ANTISTES IN ANNIS PARTIBUS / ECCLESIE CUNCTIS EST ALTIOR ILLA DICTUM QUAM CEPIT SUPEREDIFICARE JOHANNES MUNERE PON / TIFICIS JAM PER TRIA LUSTRA POTITUS CLERICUS ANGLONIS ALBANO MONTE NUTRITUS MELCHIOR EST FABER OPERIS LAUDABILIS HUJUS.
Facciata, lato sud:
HOC OPUS FIERI FECIT CU(M) TOTO CHORO / PULPITO D(OMI)N(U)S FRAT(ER) PETRUS D(E) CATALONIA VE(NERABILIS) HE(PISCOPUS) / RAPOLL(ENSIS) MITISSIM(US) Q(UOQUE) PI(US) ANNO D(OMINI) MCCC...
Facciata, lato nord:
SACRO S(AN)C(T)E CRUCI AGNEO / SACRE VIRGINIS ROFFREDUS EP(ISCOPU)S / DE SU(M)PTU PECULIARI PRESULATUS SUI A(NNO) XIIII. | |
Stemmi o emblemi araldici | ||
Elementi antichi di reimpiego | Busto funerario nel campanile | |
Opere d'arte medievali e moderne | Rilievi di Sarolo da Muro con il Peccato originale e l’Annunciazione (1209) Portale di Melchiorre da Montalbano (1253) Crocifisso ligneo (XIV secolo) Tela con l’Assunzione della Vergine di Cristiano Danona (1589) | |
Storia e trasformazioni | Un’iscrizione funeraria, ritrovata nel 1930 ma andata dispersa, menzionava un vescovo Agnus nel 603, ed è stato quindi ipotizzato che potesse provenire da un edificio preesistente. Si suppone che una chiesa di dimensioni inferiori a quella attuale esistesse in ogni caso prima del 1209, giacché la torre campanaria, eretta in quell’anno da Sarolo da Muro su committenza del vescovo Riccardo, invade lo spazio della navata destra (Derosa 1991). Come attesta l’iscrizione nel portale, entro il 1253 il vescovo Giovanni portò a compimento la costruzione della nuova fabbrica fino alle parti sommitali per opera di Melchiorre. Il corpo orientale è invece frutto dell’intervento del vescovo Pietro di Catalogna (Pietro Scarrier, francescano vicino a Roberto d'Angiò al tempo della cattività catalana, poi suo confessore e familiare), come si ricava da una delle due iscrizioni in facciata che gli attribuisce la costruzione del coro. Un’altra iscrizione murata nella facciata fa invece riferimento a un intervento del vescovo Roffredo, di cui s’ignora tuttavia l’epoca. Più volte distrutta dai terremoti e più volte ricostruita (con l’aggiunta di una cupola nel XVIII secolo, poi crollata nel 1851), l’edificio fu quasi completamente raso al suolo dal terremoto del 1930. La ricostruzione, condotta dal Genio Civile, si protrasse fino al 1959. | |
Note | Sebbene profondamente alterato da trasformazioni e restauri, l’edificio mostra legami con la cultura architettonica romanica e protogotica d’area lucana, in particolare con la cattedrale di Melfi e con la chiesa incompiuta della Trinità di Venosa, almeno per quanto attiene allo stile dei pilastri a fascio, in cui Renate Wagner Rieger (1957) vide un collegamento diretto con la plastica transalpina, mediato invece dall’esempio venosino secondo Luisa Derosa (1991). Quest’ultima sottrae a Melchiorre da Montalbano i rilievi dei capitelli con soggetti mostruosi e allegorici, estranei alla più avanzata cultura gotica del suo autore, debitore di esperienze federiciane. La fattura rozza dei rilievi potrebbe tuttavia giustificarsi con la loro posizione elevata e con la perdita della rifinitura pittorica originaria. | |
Fonti iconografiche | Veduta urbana di Rapolla pubblicata in Pacicchelli 1703. Una veduta della facciata della cattedrale, crollata dopo il terremoto del 1851, è pubblicata in Giacomo Maria Paci, Relazione dei tremuoti di Basilicata del 1851, Napoli 1853, tav. V. | |
Piante e rilievi | ||
Fonti/Documenti | ||
Bibliografia | Aceto 2007: Francesco Aceto, “Apocrifi duecentesci: Melchiorre e il pulpito in Santa Maria Maggiore a Teggiano", in Immagine e ideologia. Studi in onore di Carlo Arturo Quintavalle, a cura di Arturo Calzona, Roberto Campari, Massimo Mussini, Milano 2007, 318-326, in part. 319-320.
Bertaux 1897: Émile Bertaux, I monumenti medievali della regione del Vulture, supplemento a Napoli Nobilissima, 6, 1897, X-XII. Bertaux 1904: Emile Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, de la fin de l'Empire romain à la Conquête de Charles d'Anjou, V, Paris 1904, 765-766. Catalano 2015: "Portali scolpiti nella Basilicata normanno-sveva", Il potere dell'arte nel Medioevo. Studi in onore di Mario D'Onofrio, a cura di Manuela Gianandrea, Francesco Gangemi, Carlo Costantini, Roma 2015, 193-206. Derosa 1991: Luisa Derosa, “La cattedrale di Rapolla”, Basilicata Regione. Notizie, 2, 1999, 87-94.
Derosa 2001: La Basilicata e i terremoti: il fortuito caso della Cattedrale di Rapolla, Rionero 2001.
Derosa 2006: "Edilizia religiosa e civile dell'età angioina e aragonese", Storia della Basilicata, II, Il Medioevo, a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Roma 2006, 673-674.
D'Onofrio 2006: "Il panorama artistico tra XI e XIV secolo: architettura e scultura", Storia della Basilicata, II, Il Medioevo, a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Roma 2006, 639-641.
Galli 1932: Edardo Galli, “Danni e restauri a monumenti nella zona del Vulture”, Bollettino d’arte, 26, 1932-33, 321-341, in part. pp. 331-333.
Pellettieri 1995: Antonella Pellettieri, “Rapolla”, in Cattedrali di Basilicata, a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Avigliano 1995, 81-86.
Pellini 2004: Giorgia Pellini, “Osservazioni sulla figura di Melchiorre da Montalbano e alcune testimonianze della scultura medievale a Teggiano”, RolSa. Rivista on line di storia dell’arte, 1, 2004, 1-15.
Pellini 2009: Giorgia Pellini, “Melchiorre (Melchiorre da Montalbano)", in Dizionario biografico degli italiani, vol. 81, Roma 2009, s.v.
Raspi Serra 1978: Joselita Raspi Serra, in L’art dans l’Italie méridionale. Aggiornamento dell’opera di Émile Bertaux, a cura di Adriano Prandi, V, Roma 1978, 967-968.
Rescio 1994: Pierfrancesco Rescio, “Storia, archeologia e survey sul monte Vulture: nuove ricerche su Rapolla medievale”, Radici, 14, 1994, 83-89.
Schulz 1860: Heinrich Wilhelm Schulz, Denkmmäler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, I, Dresden 1860, 333.
Wagner-Rieger 1957: Renate Wagner-Rieger, Die italienische Baukunst der Gotik, II, Süd- und Mittelitalien, Graz-Köln 1957, 124-125. | |
Link esterni | ||
Schedatore | Stefano D'Ovidio | |
Data di compilazione | 15/04/2013 16:51:37 | |
Data ultima revisione | 26/01/2017 20:01:40 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/389 |