OggettoSalerno, acquedotto medievale
LuogoSalerno
Tipologiainfrastruttura
Nome attualeAcquedotto medievale
Immagine
Nomi antichi

Ponte dei diavoli

Cronologia

sec. XII costruzione dell'acquedotto

1865 abbattimento di alcune arcate per migliorare la viabilità cittadina

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

L'acquedotto, scavato lungo il versante montano e alimentato dal torrente Rafastia nel tratto finale in prossimità del centro cittadino, in presenza di una forte pendenza venne completato con una lunga serie di arcate a partire dalla località Arce che prende il nome dall'articolato complesso dei due condotti che in quel punto della città, a ridosso del limite dell'espansione urbana medievale, corrono paralleli e si unificano in un ponte-canale a doppia arcata provenendo un tratto dalla collina settentrionale e l'altro da est. Il condotto, coronato dallo speco a cielo aperto, è lungo circa 100 metri con ventitrè arcate e rappresenta una notevole opera architettonica di età medievale, imitando i piloni e le arcate degli acquedotti dell'antica Roma. Il percorso prosegue per tratti, a volte paralleli con caratteristiche formali analoghe ma con evidenti rifacimenti in molti punti. Il condotto ha varie destinazioni: la principale doveva essere il convento di San Benedetto, probabile promotore della costruzione, e, a seguire, residenze private e giardini all'interno o a ridosso del tessuto urbano. Il materiale impiegato: pietra viva e malta; la forma delle arcate, il reimpiego di frammenti antichi e medievali fa ritenere che si tratti di una costruzione non anteriore ai secc. XII-XIII, che ha subito comunque rifacimenti e integrazioni nei secoli successivi fino agli abbattimenti a partire dall'Ottocento.

Iscrizioni

In uno dei pilastri, un frammento di epigrafe (secc. XI-XII)

...S ISTUD OPUS TRIBUIT...

...M UT CHORUS ANGELICU[S]...

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

L'acquedotto, alimentato dal torrente Rafastia, venne eretto per approvvigionare giardini e residenze del centro cittadino e, in particolare, il monastero di San Benedetto giungendo, nella parte bassa della città, fino al monastero della Pietà o di Piantanova. Il manufatto, notevole opera con due condotti per larghi tratti paralleli e costruito in momenti non molto distanti cronologicamente tra loro, è un raro esempio di ingegneria idraulica medievale nella regione e si conserva, sia pure con decurtazioni, modifiche, rifacimenti e distruzioni, per buona parte, sia pure inglobato ora nel tessuto urbano della città moderna ma ancora, nel secolo XIX, in un'area disabitata all'ingresso della città per chi proveniva da nord e oggetto di numerose vedute di quella parte di Salerno. L'interesse per il manufatto era anche dovuto all'associazione, frequente nel medioevo, di associare opere grandiose come ponti, strade o acquedotti, sia antichi che medievali, all'opera del diavolo e, nel caso salernitano, per il tramite del leggendario Pietro Barliario.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Ausiello 1999: Gigliola Ausiello, Architettura medievale in Campania: tecniche costruttive, Napoli 1999, 118-121

 

Castelluccio 1950 = Ersilio Castelluccio, “Le mura ad oriente di Salerno e gli acquedotti di via Arce”, in Rassegna storica salernitana, 11, 1950, 38-67; 13, 1952, 60-79

 

De Angelis 1935: Michele De Angelis, L'acquedotto normanno di Via Arce in Salerno, Salerno 1935

 

Schiavo 1935: Armando Schiavo, Acquedotti romani e medioevali, Napoli 1935, 33-67

 

Schulz 1860: Heinrich Wilhelm Schulz, Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in UnterItalien, voll. 4, Dresden 1860, 2, 203

Link esterni
SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione11/12/2012 15:03:21
Data ultima revisione20/11/2016 12:22:27
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/274