Oggetto | Sorrento, Duomo | |
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Luogo | Sorrento | |
Tipologia | chiesa cattedrale (esistente) | |
Nome attuale | Santa Maria Assunta e Santi Filippo e Giacomo | |
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Nomi antichi | Santi Filippo e Giacomo | |
Cronologia | XI-XII secolo: edificazione. 1390-1410 ca.: costruzione del coro al centro della navata. 1478: costruzione porta laterale. 1492: lo scultore architetto Tommaso Malvito da Como esegue un progetto per la cattedrale. 1509: il pittore Stefano Sparano da Cajazzo realizza una cona per la cappella gentilizia dell’abate Tommaso Sersale nel duomo di Sorrento (Filangieri di Satriano 1883-1891, V, p. 464). 1501-1512: ampliamento della chiesa per volere dell’arcivescovo Francesco Remolines. 1522: realizzazione tabernacolo eucaristico della cappella Brancia. 1558-71: l’arcivescovo Giulio Pavesi ricostruisce il palazzo arcivescovile devastato dal sacco Saraceno della città e amplia la chiesa. A lui si deve l’eliminazione del coro dal centro della navata e lo spostamento della cappella Brancaccio. 1572: l’arcivescovo Lelio Brancaccio prosegue il rinnovamento interno della chiesa e ricostruisce il portale maggiore. 1608: costruzione sagrestia. 1617: costruzione della cappella poi intitolata a san Carlo Borromeo. XVII secolo: rifacimenti. 1688: conclusione dei lavori di rifacimento. 1711: sotto la direzione dell’architetto Francesco Francareccio si dipinge la facciata del duomo. XIX secolo: altri interventi di restauro. 1924: rifacimento del prospetto principale. | |
Autore | ||
Committente | ||
Famiglie e persone | Tommaso Malvito, scultore e architetto, realizza nel 1492 un modello per la chiesa. Giacomo De Santis, arcivescovo di Sorrento commissiona la porta laterale nel 1478 Francesco Remolines, arcivescovo di Sorrento dal 1501 al 1512 amplia la chiesa Arcivescovo Brancaccio (riforma l’arredo liturgico interno) Famiglia Brancia possiede cappella (su di lui cfr. Capasso 1854, pp.72-73 e appendice XXIV; Pansa, II, 69) Arcidiacono giovanni Amone si fa costruire cappelle nel 1573 Possedevano il patronato di cappelle le famiglie: Donnorso, Brancia, Angrisano, Ammone, Sersale, Guardati, Falangola, Rocco, Anfora, Teodoro | |
Descrizione | L’edificio fa parte di un complesso composto dal duomo, da un sagrato quadrangolare – forse avanzo di un primitivo quadriportico – dal palazzo episcopale e dalla torre campanaria, che sorge staccata dal duomo e addossata a un portico a ridosso del prospetto laterale del palazzo. La chiesa ha impianto a tre navate con transetto, con cappelle laterali comunicanti. L’interno presenta una facies prevalentemente settecentesca, ma sono ancora osservabili, benché non nella posizione originaria, spolia archeologiche e oggetti artististici medievali, quattro e cinquecenteschi. La torre campanaria, rifatta nel Settecento, conserva in parte la struttura a arco quadrifronte del livello inferiore (anche se due delle aperture sono state tamponate) nel quale appaiono incastonate colonne e capitelli antichi, nonché altri spolia archeologici. | |
Iscrizioni | A parte le iscrizioni antiche (per le quali cfr. Elementi antichi di reimpiego), nella cattedrale erano moltissime iscrizioni: alcune sono ancora in loco, altre sono tramandate da Capasso 1854.
Nella prima cappella a destra epigrafe di Roberto Brancia (+1423), arcivescovo di Sorrento dal 1390 al 1410 e poi trasferito alla cattedra di Amalfi: QVEM NON EVEHIT AD AETHERA VIRTVS? / EN. ROBERTVS BRANCIA CVM SVRRENT. DIOECESIS/ ANTISTES PRAESSET AMALPHIAE CLERVS SVM. / PONTIFICEM EXORAVIT VT SIBI CVM IN PRAESIDEM / CONCESSISSET /NAP EIVS VIRTVTIS GLORIA / ET VITAE PROBITAS MVLTO EFFLOREBAT) HVIC / VOTO MAX. PASTOR ADQVIEVIT SACELLVM HOC / IN INGRESSV CHORI ETIAM AB EO EXTRVCTI / EREXIT INDE A R[everendissi]MO IVLIO PAVESIO ARCHIEPISCOPO / SVRR. MAIORIS ECCLESIAE DECORIS CAVSA FVIT EVVLSVM HIC MODO AD HEREDIBVS EX EADEM / FAMILIA ITERVM VNANIMITER ERECTVM.
Altra sepoltura è quella dell’arcivescvo Francesco Falangola (+1470), trascritta da Capasso 1854, p. 77: HIC IACET CORPVS R.MI IN CHRISTO / PATRIS ET DOMINO DOMITII ARC. / SVRRENTINI FILII QVONDAM DOM. / FRANCISCI FALAGOLA DE SVRRENTO / MILITIS QVI OBIIT ANNO DMI / MCCCCLXX DIE VIII MENS. / JANVARII TERT. INDICT.
Giacomo de Santis commissiona la porta laterale (1478): HOC OPVS FIERI FECIT DOMINVS IACOBVS ARCHIEPISCOPVS SVRRENTI/NVS SVB ANNO DOM[in]I MCCCCLXXVIII DIE 3 MENSIS AVGVSTI XI INDISCIONIS.
Il rifacimento del palazzo da parte di Giulio Pavesi, arcivescovo di Sorrento dal 1558 al 1571 è attestato da iscrizione: JULIO PAVESIUS BRIXIANUS ARCHIEPISCOPUS SURRENTINUS PAULO / POST MISERRIMA DIREPTIONEM HUIC PRAECLARAE URBI CUM UNIVERSAE / CIVITATIS VEL INTERNECIONE VEL CAPTIVITATE A TUR/CIS ILLATAM HASCE AEDES EODEM EXITIO INCENSAS / ERUTA ET SOLO AEQUATAS SUO AERE SUAQUE / SPONTE AD PUBLICA COMODA PIE NON MINUS QUAM BENIGNE A / FUNDAMENTIS INSTAURAVIT ATQUE EX AE/DIFICAVIT MDLIX
Il rifacimento del portale principale nel 1572 a opera dell’arcivescovo Lelio Brancaccio era attestato da epigrafe (in Capasso 1854, p. 90): LAELIVS BRANCATIVS ARCHIEPISCOPVS SVRRENTINVS/ TEMPLVM AVXIT ET FORES EREXIT MDCLXXII.
Cappella (1573) dell’arcidiacono Giovanni Ammone, sotto il pulpito: IOANNES AMMONIVS / OMNES BVIVSCE TEMPLI FERE DIGNITATES ADEPTVS/ JAMDIVM ARAM A SVIS EXTRVCTAM / ORNATIOREM REDDIDIT MDLXXIII.
Nel 1608 l’arcivescovo Gerolamo Provenzale costruisce la sacrestia: HIERONYMVS PROVENZALIS NEAPOLITANVS / ARCHIEP. SVRR. SACRARIVM CVM RELIQVIARIO / CONSTRVXTIT A.D. MDCVIII.
L’arcivescovo Giovanni Antonio Angrisano costruisce nel 1617 la cappella di San Carlo Borromeo
Nello spazio fra la cattedra vescovile e il pulpito è la sepoltura dell’arcivescovo Del Pezzo: ANTONIVS DE PETIO / ARCHIEPISCOPVS SVRRENTINVS / PRIMO SVI PONTIFICATVS / ANNO POSTREMI MEMOR DIEI / SIBI ET SVCCESSORIBVS / P. ANNO DOMINI / MDLXLII.
Nel 1688 l’arcivescovo Diego Petra (1680-1699) costruisce il seminario e porta a termine i restauri della cattedrale avviati dai suoi predecessori: DIDACVS PETRA DE BARONIBVS CASTRI SANGRI / VASTI GIRARDI, OLIM EPISCOPVS MARSICANVS / NVNC ARCHIEPISCOPVS SVRRENTINVS CONCVRREN/TIBVS LEGATO SEXCENTORVM SCVTORVM / ILLVSTRISSIMI DOMINI PAVLI SVARDI SVI PRAEDECESSORIS ET ALIO MAIORI HVIC FIDELISSI/MAE CIVITATIS SVBSIDIO TEMPLVM HOC / JAM JAM RVITVTVM EXCITAVIT HINC / INDE DVOBVS LATERIBVS STABILIVIT ANNO / DOMINI MDCLXXXVIII. | |
Stemmi o emblemi araldici | Numerosi sono all'interno stemmi dei vari arcivescovi che sono intervenuti nella struttura e delle famiglie che godevano del patgronato delle cappelle. Sull'architrave del portale laterale sono i tre stemmi dell'arcivescovo Giacomo De Santis, del pontefice Sisto IV della Rovere e di Ferrante d'Aragona. | |
Elementi antichi di reimpiego | Sono di spolio le quattro colonne in marmo poste all’ingresso del campanile, così come le corrispondenti basi e capitelli. Sempre nel campanile si trovano elementi decorativi antichi, una mensola medievale con iscrizione e tre cippi romani. Altre iscrizioni, documentate fino al XVIII secolo nel campanile (CIL, X, 677; 679; 689) e nel duomo (CIL, X, 678; CIL, X, 686; CIL, X, 727; CIL, X, 740; CIL, X, 747) sono state in seguito trasferite e si trovano adesso al Museo Correale; sempre presso lo stesso museo è il fronte di sarcofago con iscrizione CIL, X, 720, mentre risulta dispersa l’iscrizione CIL, X, 719, già segnalata da Capaccio nel duomo. Cfr. infra, Note Nel sagrato antistante la cattedrale era un sarcofago a ghirlande con iscrizione CIL, X, 723 reimpiegato come fontana, poi trasferito davanti alla cheisa dei Santi Felice e Bacolo e oggi al Museo Correale. Davanti alla cattedrale è attestata anche la colonna con iscrizione in greco adesso al Museo Correale. | |
Opere d'arte medievali e moderne | Elementi scultorei medievali provenienti dal duomo sono adesso al Museo Correale e sulle scale del palazzo arcivescovile. In cattedrale si conserva un frammento di rilievo decorativo medievale reimpiegato nel XVI secolo come lastra sepolcrale. Le sculture già facenti parte della Cappella Brancia, risalenti al XV secolo, sono state rimontate nella cappella battesimale (la prima sulla destra entrando). Sulla parete di fondo della cappella Brancia è piccolo tabernacolo eucaristico in marmo datato 1522 (TIBI SALUTIS HUMANAE HOSTIA / EXIGUAM SEDEM HANC / MARIANUS BRANCIA DEDICAT / UT SIBI AD CAELI REGIAM SIS VIATICUM / AN. MDXXII).Presso la cappella era anche la botola tombale della cappella (1523), oggi conservata nel Museo Correale. Il pulpito, addossato alle arcate che separano la navata principale da quella laterale destra, è datato 1573 e ospita sotto le colonne la cappella Ammone. Sulla mensa d’altare della cappella Ammone: pala con la Vergine fra i santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, di Silvestro Buono junior (XVI sec.). Risale sempre al 1573 il baldacchino del trono vescovile che sorge esattamente di fronte al pulpito. Nella cappella del Sacramento pala raffigurante la Deposizione, attribuita ad Andrea da Salerno. | |
Storia e trasformazioni | La prima cattedrale di Sorrento sorgeva fuori del circuito murario, nell’area dell’attuale cimitero. La sede vescovile fu poi trasferita nella chiesa dei Santi Felice e Bacolo e quindi spostata nella chiesa attuale nel frattempo costruita sull’area di un antico tempio pagano. L’edificio ha subito numerosi rifacimenti. Nel 1476 venne rifatta la porta laterale. Un importante rifacimento della Cattedrale ha luogo tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo. In un documento del 1 giugno 1492 l'arcivescovo di Sorrento Nardo Mormile prende accordi con le maestranze per il rifacimento della Cattedrale "secundo lo modello facto per mastro Thomase marmoraro" (Filangieri di Satriano 1883-1891, IV, p. 37, nota 2). L'identificazione con il Mavito è desunta da Filangieri grazie al confronto con altro documento, relativo alla realizzazione di un monumento funebre in onore del fratello Berardino nella cheisa di Santa Maria in Cosmedin, nel quale l'autore, ndicato più chiaramente in Tommaso Malvito, è definito “magister tomasius de summo albito" (ivi, pp. 38-39, nota; cfr. anche Capasso 1854, p. 79). Il progetto di rifacimento prevedeva "che tutte le mura vecchie sonno intra dicta opera se debiano abbactere [...] et che se habia da mesurare tucto lo vacante de sei arcate che nce traseno da la prima preta de tallio che se pone in suso ... item che a le tre lamie la lamia grande con le doe lamie piczole debiano jectare lastrache". L’opera è presa a staglio dai maestri Marco di Concilio, di Sorrento, e Simonetto de Concilio di Cava (Filangieri di Satriano 1883-1891, IV, pp. 97, 135; V, p. 474), nonché l’intagliatore di pietre Martino de Baldassare di Vico (Filangieri di Satriano 1883-1891, V, p. 132), il maestro di muro Andrea Boi di Sorrento (ivi, vol. IV, p. 59). All’inizio del secolo successivo l’arcivescovo Francisco Remolines amplia l’edificio (Molegnano [1607] 1846, p. 17 precisa la data nel 1509). L’interno viene invece modificato a partire dal 1571 per opera dell’arcivescovo Giulio Pavesi, e poi proseguito a opera del successore Lelio Brancaccio, il quale, in ottemperanza ai nuovi dettami liturgici post-tridentini, fa smantellare il coro chiuso in mezzo alla navata, spostando verso le navate laterali il trono vescovile e il pulpito (entrambi rifatti nel 1573) e trasferendo la vecchia cappella della famiglia Brancia, che sorgeva addossata al recinto corale. Nuovi rifacimenti interessarono la Cattedrale nel XVIII e poi nel XIX secolo, mentre la facciata attuale è del 1924. | |
Note | Il progetto di rifacimento del Duomo da parte di Malvito è contemporaneo all'impegno dello stesso per la realizzazione di un monumento funebre per l'arcivescovo di Sorrento Nardo Mormile nella chiesa di Santa Maria in Cosmedin a Napoli, avviato nel 1491 e ultimato nel 1494 e poi trasferito in Santi Severino e Sossio (Filangieri di Satriano 1883-1891, IV, pp. 37-39; Pane 1975-1977, II, pp. 153, 172). Nel 1585 l’arcivescovo di Sorrento Giuseppe Donzelli proibisce l’estrazione e la vendita di marmi dalla cattedrale e dal palazzo (Capasso 1854, p. 93). Negli atti della sacra visita del 1610 è un elenco di marmi che allora si trovavano presso la cattedrale, non è chiaro tuttavia se si trattasse di marmi antichi o di materiale moderno proveniente dal cantiere della cattedrale: “Adsunt in foro prope januam praedictam (parvam) quatuor columnae marmoreae solo aequatae quarum una laborata ut dicitur ad canale, palmorum sex. Adsunt quoque ante fores majores dictae Cathedralis Ecclesiae nonnullae alias columnae marmorei lapides antiqui, columnae vero num. 23, connumerando integras ut medias. Quarum quidem materies et longitudo est infra, vidilicet: le quattro che stanno avanti la porta piccola in terra sono de marmo bianco palmorum 7 vel circa, et sei pezzi di marmo bianco grossi; sotto il Portico avante la porta del palazzo sono in terra quattro capitelli di marmo lavorati, una colonna lavorata ad canale, et vi è uno cantaro di pietra di Massa; nel cortile vi è ancor uno cantaro grande de pietra gentile di palmi 10 in circa rotto delle parti, sei capitelli di marmo, et varii de marmo et pietra de Massa” (Capasso 1854, p. 93). | |
Fonti iconografiche | La pianta del Duomo nel XIX secolo è disegnata dall'architetto francese François Debret. | |
Piante e rilievi | ||
Fonti/Documenti | Il contratto per il rifacimento del 1492, in Archivio di Stato di Napoli, protocolli di notaio Vinciguerra de Bongiorno, anno 1492, c. 54, è parzialmente trascritto in Filangieri di Satriano 1883-1891, IV, p. 37, nota 2). | |
Bibliografia | Anastasio 1731: Philippo Anastasio, Lucubrationes in Surrentinorum Ecclesiasticas civilesque antiquitates, pars prima, Romae 1731.
Capaccio 1607: Giulio Cesare Capaccio, "Surrentum", in Historia Neapolitana, (Neapoli 1607) ed. Napoli, suntibus Joannis Gravier, 1771, II, 128-160.
Capasso 1846: Bartolommeo Capasso, Topografia storico-archeologica della penisola sorrentina e raccolta di antiche iscrizioni edite ed inedite appartenenti alla medesima, Napoli 1846.
Capasso 1854: Bartolommeo Capasso, Memorie storiche della Chiesa Sorrentina, Napoli 1854.
Capasso 1866: Bartolommeo Capasso, Il Tasso e la sua famiglia a Sorrento. Ricerche e narrazioni storiche, Napoli 1866.
Cuomo, Ferrajuolo 1992: Antonino Cuomo, Pasquale Ferrajuolo, La cattedrale di Sorrento, Napoli 1992.
Donnorso 1740: Vincenzo Donnorso, Memorie istoriche della fedelissima ed antica città di Sorrento, in Napoli nella stamperia di Domenico Roselli 1740.
Fasulo 1906: Manfredi Fasulo, La penisola Sorrentina, Napoli 1906.
Filiangieri di Satriano 1883-1981: Gaetano Filangieri di Satriano, Documenti per la Storia, le Arti e le Industrie delle Provincie Napoletane, Napoli 1883-1891.
Molegnano (1607) 1846: Cesare Molegnano, Descrittione dell’origine, sito, e famiglie antiche della città di Sorrento del signor Cesare Molegnano, posta in luce ad istanza del dottor Tommaso Cavarretta Napolitano, (in Chieti appresso Isidoro Facii e Barthol. Gobetti 1607) e di nuovo Napoli 1846.
Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Surrentum”, in Inscriptiones Bruttiorum, Lucaniae, Campaniae, Siciliae, Sardiniae latinae. Pars I, Inscriptiones Bruttiorum Lucaniae Campanie, Berolini 1883, 76-83.
Pane 1955: Roberto Pane, Sorrento e la costa, Napoli 1955.
Pane 1975-1977: Roberto Pane, Il rinascimento in Italia meridionale, 2 volumi, Milano 1975-1977.
Ughelli 1720: Ferdinando Ughelli, “Surrentina metropolis”, in Idem, Italia sacra, cura et studio Nicola Coleti, tomo VI, Venetiis 1720, coll. 591-630.
Venditti 2007: Mauro Venditti, “Sorrento, chiesa cattedrale dei santi Filippo e Giacomo”, in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania. Ricerche, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 2007, 274-276. | |
Link esterni | Pianta disegnata da François Debret online sul sito INHA: | |
Schedatore | Fulvio Lenzo | |
Data di compilazione | 10/10/2012 15:51:33 | |
Data ultima revisione | 02/01/2019 15:14:44 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/137 |