OggettoCapua, San Benedetto
LuogoCapua
Tipologiachiesa (esistente) con annesso convento (trasformato)
Nome attualeSan Benedetto
Immagine
Nomi antichi

Immacolata, San Benedetto, Santi Ignazio e Francesco Saverio (dal 1620), Chiesa e collegio del Gesù

Cronologia

879: in questo anno esisteva già in Capua un cenobio benedettino.

1084: Desiderio da Montecassino ricostruisce la chiesa e il monastero.

1087-1105: la chiesa risulta compiuta sotto il governo dell’abate Oderisio (1087-1105).

1108: consacrazione della nuova chiesa da parte di papa Pasquale II, esule a Capua.

1504: Giovan Battista De Angelis ricostruisce integralmente il quadriportico di ingresso alla chiesa.

1519: papa Leone X, con bolla del 13 maggio 1519 concede l'abbadia e la chiesa in juspatronato alla famiglia De Angelis.

1585-1592: intervento di ampliamento diretto da Benvenuto Tortelli.

1611: la chiesa viene concessa ai gesuiti e il collegio viene istituito per volere del cardinale Roberto Bellarmino, arcivescovo di Capua, utilizzando l’antico convento dei benedettini e ampliandolo con l’acquisto del palazzo dei principi Capua della Riccia.

1620: dopo la canonizzazione di Ignazio di Loyola e Francesco Saverio, i gesuiti intitolano la chiesa ai nuovi santi.

1767: espulsione dei gesuiti dal regno di Napoli. La chiesa passa a un rettore.

1799: la chiesa viene chiusa al culto.

1819: la chiesa viene spogliata di gran parte dei suoi arredi sacri, dispersi per le altre chiese di Capua.

1812-1866: il collegio viene quasi integralmente ricostruito per adattarlo alla nuova funzione di ospedale militare.

1905: la chiesa viene riaperta al culto e intitolata all'Immacolata.

Autore

1585-1592, convento: Benvenuto Tortelli

Committente

Desiderio da Montecassino

Famiglie e persone

Desiderio da Montecassino

Fra Giocondo

Benvenuto Tortelli

Roberto Bellarmino

Descrizione

La chiesa, preceduta da un ampio spiazzo un tempo occupato da un quadriportico, ha il tipico impianto cassinate a tre navate separate da colonne antiche in marmo. Attualmente presenta una copertura a finta volta a incannucciato. Nel presbiterio sono lacerti della originaria pavimentazione in opus tassellatum marmoreo.

Iscrizioni

Iscrizione attestante il rifacimento da parte di Desiderio da Montecassino correva al di sotto dei mosaici absidali:

HOC DESIDERIVS, QVI VICTOR PRAESVL ET ABBAS COEPIT OPVS, QVOD ODERESIVS OPTIMVS ABBAS COMPLEVIT, BENEDICTE TVVM DECORANS AD HONOREM (da Monaco 1630, p. 165).

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Sono di reimpiego le colonne che dividono la chiesa in tre navate, e i frammenti marmorei reimpiegati nel pavimento cosmatesco, di cui oggi sopravvivono lacerti soltanto nel presbiterio. Parte del pavimento fu trasportato nel XIX secolo nella chiesa di Sant'Angelo in Formis.

Nella chiesa erano inoltre numerosissime epigrafi antiche. Buona parte di esse, stando alle testimonianze di Fra Giocondo e di Agostino Tyferno, fra XV e XVI secolo erano reimpiegate nel pavimento o murate nel campanile: CIL, X, 3800; CIL, X, 3895; CIL, X, 3908; CIL, X, 3967; CIL, X, 3976; CIL, X, 3982; CIL, X, 4004; CIL, X, 4011; CIL, X, 4047; CIL, X, 4064; CIL, X, 4084; CIL, X, 4106; CIL, X, 4142; CIL, X, 4199; CIL, X, 4274; CIL, X, 4313; CIL, X, 4388; CIL, X, 4407; CIL, X, 4409; CIL, X, 4441; CIL, X, 4518; CIL, X, 4531

Opere d'arte medievali e moderne

Pavimento marmoreo del presbiterio (cfr. supra: Elementi antichi di reimpiego).

Lacerti di affreschi medievali lungo le pareti delle navate laterali.

Perduti i mosaici desideriani che fino almeno al 1630 decoravano l'abside maggiore, che rappresentavano Cristo fra Pietro e Paolo.

Si trovava originariamente in San Benedetto l'altare della Natività, smembrato in epoca napoleonica e poi trasferito al palazzo arcivescovile.

Storia e trasformazioni

Di fondazione molto antica, la chiesa viene ricostruita integralmente sotto Desiderio da Montecassino nel XI secolo. Altre modifiche avvengono all'inizio del XVI, quando viene ricostruito il quadriportico. Dopo l'arrivo dei gesuiti le antiche pitture della chiesa vengono imbiancate (Pasquale 1666, pp. 99-101), e si provvede alla riorganizzazione degli arredi liturgici smantellando il coro esistente al centro della navata. Dopo l'epulsione dei gesuiti (1767) fino all'inizio del XX secolo la chiesa subisce un depauperamento del suo patrimonio artistico e un lento declino. I restauri moderni hano riportato alla luce alcuni frammenti di affreschi e gelosie in stucco di finestre, rinconducibili alla facies medievale dell'edificio. 

Note
Fonti iconografiche

C. de Noyelle, planimetria (datata 11 dicembre 1681) del secondo piano del monastero di San Benedetto (Archivio di Stato di Napoli, Piante e disegni, cartella XVI, n. 11). Disegno a penna e acquerello (cm 53,3x48,3), con scala di 200 palmi napoletani.

E. Giovine, Primo piano terraneo del Collegio esistente nella Piazza di Capua che fu delli Gesuiti espulsi, con sua Chiesa, Sacrestia, Congregazioni Scuole, ed altre Officine, con suoi Confini e Case che appartenevano a’ Gesuiti affittate a’ Paesani, 10 maggio 1768, disegno a penna (cm 61,5x113), scala di 100 palmi napoletani, Napoli, Archivio di Stato, Piante e disegni, cart. XVI, n. 8 (riprodotto in Pane Filangieri 1990, II, p. 393).

E. Giovine, Secondo Piano del Collegio esistente nella Piazza di Capua che fu dei Gesuiti espulsi, disegno a penna (cm 54x57,7), scala di 100 palmi napoletani (Napoli, Archivio di Stato, Piante e disegni, cart. XVI, n. 9).

E. Giovine, Terzo Piano del Collegio esistente nella piazza di Capua, che fu dei Gesuiti espulsi, 10 maggio 1768, disegno a penna (cm. 47,4x42,5), scala di 100 palmi napoletani (Napoli, Archivio di Stato, Piante e disegni, cart. XVI, n. 10).

Pianterreno dell’antico collegio de chiesa oggi ospedale militare di Capua, disegno a penna (cm. 57,5x82,5), 1812, Napoli, Biblioteca Nazionale, Sala Manoscritti, busta 27 A(1 (riprodotto in Pane Filangieri 1990, II, p. 393).

Profilo per lungo dell’Ospedale militare di Capua presso la linea AB, disegno (cm 54x102, 25 settembre 1812, Napoli, Biblioteca Nazionale, Sala Manoscritti, busta 26(77 (riprodotto in Pane Filangieri 1990, II, p. 393).

Piante e rilievi

Pianta della chiesa in Pane Filangieri 1990, II, p. 385. Piante del piano terra e del primo piano dell'ex monastero, ivi, II, p. 392. Rilievo della chiesa in Speciale, Torriero Nardone 1997.

Fonti/Documenti

La Cronaca Cassinese descrive la ricostruzione della chiesa diruta da parte di Desiderio da Montecassino, fornendo indicazioni sull'importazione di maestranze sia per quanto riguarda le opere edilizie vere e proprie che per la lavorazione delle colonne e dei capitelli, precisando inoltre le dimensioni della chiesa costruita da Desiderio, che era lunga 98 cubiti, larga 52, con nove colonne per parte.

Monaco 1630, p. 164: "Desiderius autem post ita, Capuam pergens, et officinis monasterij Capuani in ruinis iam positas cernens, ad renovationem illius animum dedit. Diruta namque priori Ecclesia, iussit conduci artifices alios ad muros construendas, alios ad capitella columnarum miro opere facienda: evocasq. ad se Benedictu(m) eiusdem loci Praepositu(m), praecepit ut in eiusde(m) Ecclesiae renovatione, omnibus rebus postpositis, specialiter in vigilare studeret. Cuius ille imperio parens, Patris Benedicti basilicam, sicut nunc cernitur, pulcherrimam satis co(n)struxit: quae quidem Ecclesiae habet in longitudine cubitos octo et nonaginta; in latitudine duo set quinquaginta; in altitudine duo et quadraginta; columnas ab uno latere novem, et ab altero totidem”.

Bibliografia

Granata 1752-1756: Francesco Granata, Storia civile della fedelissima città di Capua, 3 voll., in Napoli, nella stamperia Muziana, 1752-1756 [vol. 1-2vol. 3], I, 262-266.

 

Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Roma-Bari 1985.

 

Casiello 1989: Stella Casiello, “L’opera di Benvenuto tortelli in centri della Campania”, in L’architettura a Roma e in Italia (1580-1621), Atti del XXIII Congresso di Storia dell’Architettura, (Roma, 24-26 marzo 1988), Roma 1989, II, 281-290.


Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, 365-442.


Monaco 1630: Michele Monaco, Sanctuarium Capuanum, opus in quo sacrae res Capuae et per occasionem plura, tam ad diuersas ciuitates regni pertinentia, quam per se curiosa continentur. Collectore Michaele Monacho, Neapoli, apud Octavium Beltranum, MDCXXX.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 384-394.

 

Pasquale 1666: Giovanni Pietro Pasquale, Historia della prima Chiesa di Capua overo di S. Maria Maggiore, in Napoli, per Lucantonio di Fusco, 1666.

 

Ruotolo 1983: Franco Ruotolo, “Il tempio di San Benedetto in Capua”, Capys, 16, 1983, 103-114.

 

Speciale,  Torriero Nardone 1997: Lucinia Speciale,  Giuseppina Torriero Nardone, “Sicut nunc cernitur satis pulcherrimam construxit: la basilica e gli affreschi desideri ani di S. Benedetto a Capua”, in Desiderio da Montecassino e l’arte della Riforma Gregoriana, a cura di Faustino Avagliano, Montecassino 1997, 147-188.

 

Visentin 2012: Barbara Visentin, La nuova Capua longobarda. Identità etnica e coscienza civica nel mezzogiorno altomedievale, Manduria-Bari-Roma 2012.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/09/2012 14:05:58
Data ultima revisione09/11/2016 17:15:47
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/124