Nomi antichi e medievali | Nereton, nome greco (Pignatelli [ed.Gaballo 2001], 17). Neritum, nome latino (Bianchi 1907, 273-276; Plin., N. H., III 105: Neretini). | |
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Fondazione (data, modalità) | Il centro messapico divenne municipio romano probabilmente in seguito alla guerra sociale, ad oggi i ritrovamenti archeologici sono piuttosto scarsi. Si rimanda per ulteriori approfondimenti sulle fonti antiche reltive alla fondazione e sulla loro ricezione in epoca moderna alle voci "Storiografia locale e cronache" e "Letteratura antiquaria" della presente scheda città. | |
Distrettuazioni di appartenenza | La città era parte del Ducato di Puglia in epoca normanna. Più avanti, con la nuova sistemazione amministrativa operata da Federico II, entrò nel contesto territoriale della provincia di Terra d’Otranto. | |
Demografia | Da Giustiniani 1804: 1532: 988 fuochi 1545: 1131 fuochi 1561: 1468 fuochi 1595: 1696 fuochi | |
Sito, idrografia, viabilità | La città è sita in posizione subcostiera, sulla linea di costa compresa tra Taranto a nord (a circa 80 Km di distanza) e Gallipoli a sud (a 20 km di distanza) ed è circondata da una vasta pianura, ad eccezione della parte che volge verso il mare e Gallipoli, che è collinosa. Nelle stagioni piovose la distesa pianeggiante era di solito soggetta, prima delle bonifiche del secolo scorso, a impaludamento; le fonti locali ricordano spesso questo fenomeno sottolineandone anche i vantaggi che ne derivavano alla produzione agricola che poteva giorvarsi di un terreno ingrassato dal limo (Pignatelli [ed. Gaballo 2001], 18). Un rete stradale locale collegava Nardò con Taranto e dunque con l'asse viario principale rappresentato dall'Appia. | |
Schedatore | Federico Lattanzio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Geografia Storica/48 |
Profilo storico | L'assenza di un corpus di privilegi e diplomi, a differenza dei Libri Rossi di molte altre città pugliesi e del Mezzogiorno tutto, pone per Nardò un problema di reperimento delle fonti primarie su cui costruire un profilo storico coerente e argomentabile. Anche le sintesi più recenti, ad esempio Gaballo 2001, si fondano in minor parte su documenti d’archivio, quali le carte dei Registri della Cancelleria Angioina (Filangieri et al. 1950-2010) o quelle del Codice Aragonese (Trinchera 1866-1874), appoggiandosi con più facilità alle narrazioni delle storie erudite locali. È evidente che una ricostruzione di tal genere porta con sé ampi margini di errore e sarebbe necessario un lavoro sulle fonti documentarie molto più approfondito, che richiederebbe tuttavia un tempo non ben definibile, considerata la dislocazione in centri diversi dei fondi utili. In questa sezione si tenta di fornire informazioni che la storiografia ritiene certe, senza che tuttavia sia stato già possibile avviare un lavoro puntuale sulla documentazione. | |
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Cronotassi | 1383: Carlo Ruffo 1386, o poco dopo: Raimondello Orsini del Balzo, con conferma ufficiale regia dal 1399 1406: Dominio di re Ladislao 1415: Luigi Sanseverino 1435: Tommaso Sanseverino 1438: Giovanni Antonio Orsini del Balzo 1463: Demanio regio aragonese 1495, pochi mesi: Dominio di Carlo VIII di Francia 1495: Demanio regio aragonese 1497: Belisario Acquaviva, ducato prima e poi marchesato dal 1516 1528: Demanio vicereale spagnolo 1532: Giovan Bernardino Acquaviva 1541: Francesco Acquaviva 1559: Giovan Bernardino II 1596: Belisario II | |
Corpus normativo | Non si è a conoscenza di un corpus di privilegi per la città di Nardò raccolti in un manoscritto, come nel caso di numerosi altri centri pugliesi e, più in generale, di tutto il Mezzogiorno italiano. Per poter ricostruire la situazione normativa locale sarebbe necessario scandagliare le diverse serie documentarie all’interno delle quali è possibile riscontrare informazioni sul contesto neritino. | |
Schedatore | Federico Lattanzio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni/55 |
Distrettuazioni interne | La suddivisione delle zone interne alla cinta muraria è stata costruita, dagli eruditi, sulla base delle porte cittadine: la porta Viridaria, posta “a scirocco”, dove si trova l’antico castello; più a levante la porta San Paolo, così denominata perché nelle vicinanze di una cappella intitolata a quel Santo; la porta San Francesco, nei pressi della quale era sito l’antico convento francescano; la porta Vaccarella, da cui ci si dirige verso Gallipoli e verso le marine di Nardò (Tafuri 1848, 341-351; Gaballo 2001, 19-20). | |
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Centri demici minori | Nardò era ricca di casali, alcuni dei quali furono via via danneggiati nel corso dei secoli dalle incursioni dei mori, restando disabitati. Si tratta di oltre venti località, eccone di seguito un elenco: Agnano, Carignano, Feudonegro, Feudospezzato, Lucugnano, Ogliastro, Pompigliano, Puzzovivo, S. Niccolò d’Arneo, S. Niccolò di Cilliano, Uggiarica, Feudo di Castri, Feudo di Cassopi, Feudo di Flangiano, Feudo della Gegna, Feudo di Melegnano, Feudo del Pallio, Feudo di Pescaria, Feudo di Persano, Feudo di Plautò, Feudo di Sant’Andrea, Feudo di Santa Barbara, Feudo di San Teodoro, Feudo di Santa Venerdia (Gaballo 2001, 17). | |
Schedatore | Federico Lattanzio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Territorio/62 |
Diocesi | Si è supposta una esistenza della diocesi di Nardò già in età paleocristiana (Mazzarella 1972, 27-28), senza tuttavia prove a suffragio, così come unica attestazione di un presule in terra neritina nell’Alto Medioevo risale al 761, quando papa Paolo I ordinò al clero e al popolo di Nardò, dal momento che si era resa vacante la sede vescovile, di non procedere alla consueta nomina del nuovo vescovo bensì di affidare la totale giurisdizione ecclesiastica all’archimandrita dei monaci basiliani. Alcuni di questi ultimi, infatti, erano sfuggiti dall’iconoclastia orientale ed erano migrati, stabilendosi anche nella città neritina (Mazzarella 1972, 28-29). | |
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Distrettuazioni interne | Nel momento in cui fu ripristinata l’antica sede vescovile di Nardò, nel 1413, la diocesi era estesa su numerosi centri: Alliste, Aradeo, Casale del feudo di S. Nicola d’Arneo, Casale di Lucugnano, Casale di S. Nicola di Cigliano, Casarano grande, Casarano piccolo, Copertino, Felline, Fulcignano, Galatone, Matino, Melissano, Neviano, Noha, Parabita, Pozzovivo, Racale, Seclì, Tabelle e Taviano. Altri feudi e località minori sotto il controllo spirituale della diocesi neritina erano Agnano, Agiano, Carignano, Castro, Cersano, Collemeto, Melignano, Mollone, Olivastro, Penta, Pompiliano, Puggiano, S. Andrea, S. Barbara, S. Cosimo, S. Teodoro, Specchia, Tecentano, Tuglie, Uccitino e Uggiano (Mazzarella 1972, 34-35). | |
Cattedrale o chiesa matrice | ||
Enti religiosi | Monastero di S. Chiara: fondato nel XIII secolo, comunità di clarisse che soprattutto tra XIV e XV secolo ottenne tutta una serie di donazioni, le quali forniscono la misura della crescita del suo peso economico locale e la rilevanza dell’ente signorile (Codice Diplomatico Pugliese, XXV, 1981). Chiesa e convento francescano dell’Immacolata Chiesa e convento di San Domenico Chiesa e complesso monastico del Carmine Chiesa e convento di Sant’Antonio da Padova Chiesa dei Ss. Cosma e Damiano: nucleo originario della seconda metà del secolo XVI. Chiesa dell’Incoronata: datata al 1599, progetto attribuito a Giovanni Tarantino. Al presule di Nardò erano soggette anche le seguenti abbazie situate nei dintorni della città: S. Anastasia, S. Angelo della Salute, S. Eleuterio, S. Elia, S. Giovanni di Collemeto, S. Maria dell’Alto in Felline, S. Maria dell’Alto in Nardò, S. Maria de Civo, S. Maria delle tagliate, S. Maria di Cesarea, S. Nicola di Macugno, S. Nicola di Scugno, S. Nicola in pergoleto, S. Stefano di Curano (Mazzarella 1972, 35-36). | |
Vescovi (sec. XV-XVI) | Elenco dei vescovi di Nardò a partire da quando la città fu nuovamente elevata a sede episcopale nel 1413: Giovanni De Epifanis (1413-1422) Bartolomeo Sabatino, vicario capitolare (1422-1423) Giovanni Barella (1423-1436) Stefano De Pendinelli (1436-1451) Ludovico De Pennis (1451-1484) Ludovico De Giustinis (1484-1491) Gabriele Setari (1491-1507) Antonio De Caris (1507-1517) Luigi d’Aragona (1517-1519) Marco Cornaro (1519-1521) Giacomo Antonio Acquaviva (1521-1532) Giovanni Domenico De Cupis (1532-1536) Giovanni Battista Acquaviva (1536-1569) Ambrogio Salvio (1569-1577) Cesare Bovio (1577-1583) Fabio Fornari (1583-1596) Lelio Landi (1596-1611) | |
Schedatore | Federico Lattanzio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni Ecclesiastiche/48 |
Attività economiche | Il territorio che circonda Nardò rappresentava una fonte di ricchezza per la città nel settore agricolo. Frumento, legumi, olio, vino, frutta, bambagia ed erbe medicinali sono i prodotti che maggiormente venivano coltivati, tanto che la terra neritina venne denominata "il Magazzino della Provincia" (Giustiniani 1804, 5). Molto sviluppate erano anche le attività legate alla pastorizia, nonché la relativa produzione di formaggi acquistati soprattutto nelle vicinanze, come a Gallipoli, ma anche a Napoli (Giustiniani 1804, 6). | |
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Esenzioni e franchigie | Risulta complicato individuare eventuali esenzioni e franchigie di cui Nardò possa aver goduto, proprio a causa della grossa difficoltà di reperimento dei diplomi regi relativi alla città. Quello che certamente si può affermare è che Ferrante I, nel novembre del 1484, firmò un privilegio con cui concesse ai neritini sgravi fiscali, per far sì che Nardò potesse rialzarsi economicamente in seguito all'assedio subito dai veneziani (Gaballo 2001, 76). | |
Mercati e fiere | Non si è a conoscenza di fiere rilevanti che si tenessero nella città di Nardò. Già Giustiniani, nel suo Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, a cavallo tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, non ne menzionava alcuna per il centro neritino. Tale quadro è confermato in Sakellariou (2012). | |
Schedatore | Federico Lattanzio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Economia/46 |
Famiglie | Acquaviva: duchi/marchesi di Nardò dal 1497 ai primi dell’Ottocento. Tafuri: letterati e storici eruditi di Nardò che dal secolo XVI al secolo XVIII secolo produssero importanti scritti letterari e sulla storia della città. Per quanto riguarda le famiglie dell'élite cittadina di Nardò risulta più complicato proporne un elenco, sempre a causa delle difficoltà legate al reperimento e all'analisi delle fonti documentarie locali e non. I nomi dei personaggi coinvolti nel complotto filofrancese del 1528 possono dare soltanto un'idea di quali potessero essere i "cognimina" di alcune famiglie tra le principali: Pietro delli Falconi, Baldassare de Carignano, Chimonico de Merato e Pietro Vetrano (ASL, Schede del notaio Nociglia per l’a. 1596, n. 104; Panareo 1942, 169-171). | |
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Personaggi illustri |
Angelo Tafuri: autore de La guerra de’ Veneziani del 1484 contro le città di Gallipoli e Nardò ed altri luoghi di Terra d’Otranto, pubblicata a cura di Michele Tafuri in Napoli nel 1848. Giovanni Bernardino Tafuri: autore de Dell’origine, sito, ed antichità della città di Nardò, pubblicata a cura di Michele Tafuri in Napoli nel 1848. | |
Colonie mercantili e minoranze | ||
Confraternite | ||
Corporazioni | ||
Istituzioni di Beneficenza | ||
Schedatore | Federico Lattanzio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Societa/44 |
Repertoriazioni | ||
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Archivi storici | ||
Raccolte e miscellanee | ||
Strumenti di corredo | ||
Schedatore | ||
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Fonti documentarie/27 |
Architetti, ingegneri e tavolari attivi in città | Giovanni Maria Tarantino I maestri Donato, Marco Antonio e Allegranzio Bruno e Tommaso Riccio sono attivi nel 1577 presso l'Immacolata. | |
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Mura e porte urbiche | ||
Strade e piazze | ||
Infrastrutture urbane | ||
Strutture assistenziali | ||
Castelli e fortezze | ||
Palazzo signorile | ||
Edifici pubblici | ||
Palazzi privati | ||
Edifici religiosi | ||
Apparati effimeri | ||
Schedatore | Antonio Milone | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Architettura/33 |
Artisti attivi in città | Stefano da Putignano | |
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Opere d'arte medievali e moderne | Duomo: affresco con San Bernardino da Siena Duomo: affresco con Madonna del melograno Duomo: affresco con Madonna e Santi Carmine: Annunciazione Sant'Antonio, mausoleo di Giovan Bernardino e Belisario Acquaviva d'Aragona Sant'Antonio da Padova: statua di Sant'Antonio da Padova (Stefano da Putignano, 1514) Sant'Antonio da Padova: statua di San Francesco d'Assisi (attr. Stefano da Putignano) | |
Collezioni | ||
Schedatore | Antonio Milone | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Produzione Artistica/15 |
Letterati che nascono, vivono o operano in città | Luigi Sanseverino di Bisignano
Francesco Securo da Nardò
Roberto Caracciolo da Lecce
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Stampatori e produzione libraria cittadina | ||
Biblioteche pubbliche e private |
Grazie alla presenza di una scuola di copisti greci, e in generale grazie all'impulso alle lettere che Nardò ricevette nel ventennio in cui fu retta da Luigi Sanseverino (1415-1435), la città dovette registrare la presenza di numerose collezioni librarie, di cui tuttavia mancano testimonianze specifiche. Al cap. 18.26 del De situ Iapygiae, infatti, Galateo menziona l’antica scuola di calligrafi greci che esisteva a Nardò, in grado di produrre uno stile scrittorio eccellente, al punto che ‘neritine’ divenne un modo per definire le grafie pregevoli e ben fatte. In seguito alla progressiva de-grecizzazione, si continuarono a studiare con profitto la cultura e la letteratura greca (Galateo elogia molto il ruolo dei Sanseverino). All’epoca del padre di Galateo, Nardò aveva la scuola più importante del Salento, alla quale accorrevano giovani da vari luoghi, inclusi i due teologi Francesco Securo e Roberto da Lecce (18.27).
Per la seconda metà del Quattrocento, grazie alla sopravvivevnza di un inventario, è ben nota la consistenza della biblioteca personale, custodita in Nardò, di Angilberto del Balzo., che si era arricchita con lasciti proveniente dall'eredità di Giovanni Antonio Orsini. In essa si osserva una certa prevalenza di opere in volgare, e l'assenza di opere in greco.
Certamente doveva trovarsi a Nardò la biblioteca personale di Belisario Acquaviva. | |
Accademie |
Il duca Belisario Acquaviva fondò a Nardò l'Accademia del Lauro, sul modello dell'Accademia Pontaniana di Napoli | |
Committenze di opere letterarie relative alla città | ||
Dedicatari di opere letterarie |
Belisario Acquaviva è dedicatario di numerose epistole letterarie di Antonio de Ferrariis Galateo. | |
Storie di famiglie | ||
Corografia e geografia |
Nell'opera di Pietro Ranzano (Annales XIV, ix, 40),si dedica a Nardò una breve menzione, in quanto città antica e dotata di un ricco territorio. Da domenicano qual era, Ranzano coglie l'occasione per tessere un breve elogio di Francesco da Nardò.
Nardò è trattata nell'opera del Galateo De situ Iapygiae, cap. 18 dell'ed. Defilippis: Galateo si sofferma sulla feracità del territorio attorno a Nardò, soffermandosi a lungo sul fenomeno delle acque sotterranee (parr. 2-9). I paragrafi 10-25 sono occupati da un lungo excursus sui fenomeni naturali che generano superstizione negli incolti: la casistica è varia e prende spunto, per poi allontanarsene, da alcune visioni che si verificavano nelle paludi vicino Nardò. Come già in un passo precedente relativo alle tarantole (cap. 3.9), anche qui Galateo si diffonde (per confutarle) nella descrizione di credenze mostruose, dalle streghe ai non-morti. Sorprende, d'altro canto, come Galateo non dedichi alcuno spazio all'aspetto urbano della città, e non menzioni né chiese né monumenti di sorta.
Leandro Alberti (Alberti 1550), si sofferma a sua volta piuttosto brevemente sulla città, prima di inserire un breve elogio di Francesco da Nardò, come già aveva fatto Ranzano: “Et da Gallatina rivolgendosi a man sinistra, dopo tre miglia si vede la città di Nardo molt’antica, da Tolomeo, detta Nertitum, la qual è molto civile, ricca, et di popolo ben piena. Tiene un bello, vago, et abbondante territorio, ornato d’Aranci, limoni, et di gran selve d’olivi, et di belle vigne. | |
Storiografia locale e cronache | Plinio (N.H., III, 105) menziona i “Neretini” tra gli abitanti del Salento, come anche Nereto è ricordata da Tolomeo (3, 1, 76); nelle Metamorfosi di Ovidio (XV, 51) si ricorda “Sallentinumque Veretum”. Galateo cita un'iscrizione nella quale compaiono menzionati “Lupienses, Hudrentini et Neritini” per Mommsen apocrifa nella versione presentata dai fratelli Tafuri (CIL IX, 13*). In un testo sulla presa della città da parte dei veneziani (1484) di Angelo Tafuri, testimone oculare dell'evento, che proviene dalla dubbia fucina degli eruditi Tafuri del Settecento (ma accolta nel vol. XXIV delle RR.II.SS.), viene detto che la città sia stata “fabricata di certi popoli che se ne fuggirono dall'isola di Lecatia, pe la grande penuria d'acqua” (Tafuri 1848, 8). In nota, il curatore Giuseppe Tafuri ritiene verosimile l'ipotesi che greci di Leucadia o dalla Itaca di Ulisse si siano trasferiti in Salento e cita a riprova Scipione Puzzovivo (rianimatore dell'accademia cittadina per ordine del vescovo del 1577), autore di una descrizione di Nardò, che scrive che ebbe “i popoli coni per suoi fondatori” e le Antichità di Leuca (1693) di Tasselli (Lettera al lettore s.i.p., 214-217). Giacomo Perganteo, autore di una Istoria della provincia salentina manoscritta, afferma, a detta di Geronimo Marciano (autore di un'opera di argomento analogo nel 1656: Marciano 1855, 481-482 e Marciano 1996, p. 482), che fondatori siano stati i Cilici o gli Egizi nel 3559 (Tafuri 1848, 338-339). Agostino Merodio, nella Istoria tarantina, ricorda la città “edificata dalli popoli egizii, che furono i primi abitatori dell'Italia”. Nelle Antichità di Leuca l'autore trae da un manoscritto: “fundata dagli Egitj o da' Neretini 500 anni in circa, dopo fu Italo re in provincia, et accresciuta in città vi fecero dall'Egitto arrivare li maestri della sua eruditissima Menfi” (Tasselli 1693, Lettera al lettore s.i.p., 214-217). Tra le opere manoscritte sulla storia di Nardò, recentemente è stato individuato un testo di Geronimo de Falconibus (1643) ai tempi del vescovo Fabio Chigi (poi papa Alessandro VII), nel quale si racconta della mitica fondazione da parte di un tale Tullio de Beccolini (pubblicata su Neretum da Giancarlo De Pascalis). Dell'origine della città discorre anche padre Bonventura da Lama 1723, 194-199, ricapitolando le varie ipotesi al riguardo. Il nome Nerito viene associato da Giovanni Bernardino Tafuri, autore di una storia di Nardò (1735), ad una località greca presso il monte Itaca menzionata nell'Iliade e da Virgilio nell'Eneide (III, 271) (Tafuri 1848, 339-340). Nel testo dell'assedio del 1484 viene poi riferito che la città ha avuto “parecche guerre dalli romani, che la diruparono affatto et dopoi dallo imperatore Ottavio di nuovo fabricata”. A testimonianza si cita di nuovo Tasselli 1693, 284-285 (che richiama Perganteo) e si riporta un'iscrizione romana frammentaria che “anticamente si leggeva in città” (anch'essa ritenuta falsa CIL IX 3*). | |
Letteratura antiquaria |
Ranzano (l. XIV, ix, 40) si sofferma sulla forma del nome Neritum, chiedendosi come mai essa si fosse trasformata in Neritonum col passare del tempo.
Nel già citato cap. 18 del De situ Iapygiae, Galateo confuta l'attendibilità di ogni altra forma del nome che non sia Neritum, portando a testimonianza un'epigrafe romana da lui consultata a Lecce, nella quale si parla di " Lupienses, Hydruntinos et Neritinos" (18, 1); l'epigrafe nella versione riportata in Tafuri 1848 viene ritenuta apocrifa da Mommsen (CIL IX 13*). Non figurano in Galateo altri riferimenti all'antichità della città. La città viene menzionata nella Vita del Gran Capitano di Paolo Giovio (1526): discorrendo delle città in Terra d'Otranto, compare “Nardoum a Leucadiae Nerito condentibus Graecis ductum”: “Lezze, detta anticamente Lupia, e oltra ciò Calatana antichissima colonia de' tessali, la quale oggi si chiama San Pietro e Nardo cosidetta da Nerito Leucadia, la qual terra edificarono già i greci” (cito dal volgarizzamento di Ludovico Domenichi del 1547: Giovio 1931, 100). | |
Letteratura ecclesiastica e religiosa |
Cf. la ricca produzione teologica e filosofica di Francesco Securo (noto come Francesco da Nardò), il quale, secondo la già citata testimonianza del Galateo (De situ Iapygiae, 18.28), all'epoca di Luigi Sanseverino si formò nella natìa Nardò, come anche il teologo Roberto Caracciolo (Roberto da Lecce). | |
Letteratura giuridica | ||
Letteratura scientifica |
Cf. Galateo, De situ Iapygiae 18.2-25, la lunga spiegazione dei fenomeni carsici nell'area di Nardò e delle visioni (v. sopra). | |
Poesia, prosa d'arte, altre forme letterarie |
Cf. le opere prodotte da Belisario Acquaviva e quelle prodotte per suo impulso. | |
Elogi di città e altri scritti encomiastici o apologetici |
La sezione neritina del De situ Iapygiae di Galateo ha toni fortemente encomiastici: Nardò è la città dove egli si è formato da giovane. Poiché Nardò è l'ultima città affrontata nella descrizione del Salento, Galateo afferma enfaticamente:
Neque ero ingratus si ut initium descriptionis Tarento, sic et finem Nerito tribuero. Hoc exigit locorum ratio, et conviviorum magistri semper aliquid quod maxime delectet, in finem reservant: sit Neritum longae finis chartaeque viaeque.
"E non sarò irriconoscente se, come ho avviato la descrizione cominciando da Taranto, così la concluderò con Nardò. Lo esige l’ordine che ho seguito nella illustrazione delle località; e i direttori di sala che sovrintendono ai convivi riservano sempre per la fine qualcosa che piaccia moltissimo: sia dunque Nardò il termine della lunga scrittura e del cammino" (18.30, tr. Defilippis). | |
Altro | ||
Schedatore |
Lorenzo Miletti, Antonio Milone | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Letteratura/22 |
Mappe territoriali | ||
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Piante di città | ||
Vedute di città | Veduta della città Nardò Blaeu (1663; Blaeu 1663: Theatrum ciuitatum nec non admirandorum Neapolis et Siciliae regnorum, Amsterdam, Joan Blaeu, 1663; consultabile on line) | |
Apprezzi di tavolari | ||
Schedatore | Antonio Milone | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Cartografia storica/28 |
Fonti manoscritte | ASL, Nociglia: Archivio di Stato di Lecce, Notai, Schede del notaio Nociglia per l’anno 1596, n. 104.
BPA, Pollidori: Biblioteca Provinciale di Avellino, Fondo Tozzoli, ms. 9, Giovanni Battista Pollidori, In scriptum abbatis, capituli et monachorum Neritonorum de statu veteri atque recenti neritonensis ecclesiae ad Joannem XXIII pontificem maximum notationes Johannis Baptistae Pollidori frentani, sec. XVIII. | |
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Fonti a stampa | ||
Bibliografia |
Bianchi 1907: Luigi Bianchi, “Antica etnografia dei Salentini e Calabri”, Rivista Storica Salentina, 4, 1907, 273-276.
Biscozzi (ed. Vacca 1936): Giovanni Battista Biscozzi, “Libro d’annali de’ successi accatuti nella città di Nardò” [1632-1656], in Nicola Vacca, "Giovanni Battista Biscozzi e il suo Libro d'Annali", Rinascenza salentina, 4, 1936, 1-44.
Blaeu 1663: Joan Blaeu, Theatrum civitatum nec non admirandorum Neapolis et Siciliae Regnorum, Amsterdam 1663.
Bocchino 1992: Francesco Bocchino, “Il restauro ottocentesco della Cattedrale di Nardò”, in Restauro tra metamorfosi e teorie, a cura di Stella Casiello, Napoli 1992, 143-172.
Boito 1898: Camillo Boito, La Cattedrale di Nardò. La Cascina Pozzobonello in Milano. Rilievi e studi eseguiti dall’architetto Pier Olinto Armanini, Milano 1898.
Bonaventura da Lama 1723-1724: padre Bonaventura da Lama, Cronaca de’ minori osservanti della provincia di San Nicola, voll. 2, Lecce 1723-1724, II, 194-201, 227-234.
Bove Balestra 1999: Santino Bove Balestra (a cura di), Il monastero di S. Chiara di Nardò: miscellanea di studi nell’VIII centenario della nascita di Santa Chiara d’Assisi, Galatina 1999.
Cassiano 2006: Antonio Cassiano, “L’arte al tempo dei principi”, in Dal Giglio all’Orso. I Principi D’Angiò e Orsini del Balzo nel Salento, a cura di Antonio Cassiano e Benedetto Vetere, Galatina 2006, 269-270.
Cazzato 1993: Mario Cazzato, “Il sedile di Galatone e i sedili salentini”, in Galatone nella seconda metà del Cinquecento, Atti del Convegno (Galatone, 10-11 novembre 1990) a cura di Vittorio Zacchino, Galatina 1993, 15-24.
Chronicon (ed. Tafuri 1738): Chronicon Neritinum, edizione a cura di Giovanni Bernardino Tafuri, in Rerum Italicarum Scriptores, vol. XXIV, Milano 1738, coll. 883-910. Coniglio 1951: Giuseppe Coniglio, Il Regno di Napoli al tempo di Carlo V, Napoli 1951.
Cosi 1992: Giovanni Cosi, “La casa dell’università o palazzo di città”, in Il notaio e la pandetta. Microstoria attraverso gli atti notarili (secc. XVI-XVIII), a cura di Mario Cazzato, Galatina 1992, 75-78.
De Epifaniis (ed. Coleti 1717): Giovanni de Epifaniis, “Relatio de statu veteri et recenti Neritinae Ecclesiae et Diocesis facta a Joanne de Epiphaniis abbate, capitulo et monachorum conventu ad Joannem XXIII pontificem maximum anno Domini 1412”, in Ughelli, Italia Sacra, ed. Coleti, I, Venetiis 1717, coll. 1038-1045.
De Lorenzis et al. 2014: Sancta Maria de Nerito. Arte e devozione nella Cattedrale di Nardò, a cura di Daniela De Lorenzis, Marcello Gaballo, Paolo Giuri, Galatina 2014.
De Pascalis 1999: Donato Giancarlo De Pascalis, Nardò. Il centro storico, Nardò 1999.
Duval Arnould, Jacob 1982-1983: Louis Duval-Arnould, André Jacob, “La description du diocese de Nardò en 1412 de Jean de Epiphaniis est elle authentique?”, Bullettino dell’Istituto Storico per il Medioevo e Archivio Muratoriano, 90, 1982-1983, 331-353.
Falla Castelfranchi 1986: Marina Falla Castelfranchi, “I monumenti di Nardò dal XIII al XVIII secolo”, in Città e monastero. I segni urbani di Nardò (secc. XI-XV), a cura di Benedetto Vetere, Galatina 1986, 242-276.
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Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Fonti e bibliografia/35 |