Nome | Lecce | |
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Luogo | Lecce | |
Status amministrativo | Comune capoluogo di provincia | |
Estensione del territorio comunale | 238.39 Kmq | |
Popolazione | 94.766 (ISTAT gennaio 2016) | |
Musei | Museo storico-archeologico dell'Università del Salento; Museo archeologico provinciale | |
Archivi | Archivio di Stato di Lecce; Archivio storico comunale | |
Biblioteche | Biblioteca provinciale | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Citta/46 |
Nomi antichi e medievali | Le fonti antiche (Strab. VI, 3.5-6), riportate anche da Galateo (1558, 14, 1), riferiscono dei due centri messapici denominati Lupiae e Rudiae. La statio militare, divenuta poi municipium romano, continuò a riportare il toponimo Lupiae, con le varianti Lytium e Lycium (Plin. 3, 101). Lo stesso Galateo offre una rassegna delle varianti toponomastiche: Lupie, Lypie, Lopie, Lupio, Lispia, Lypia, Alezio, Licio, Lictio, Licea. Le copie ottocentesche e primonovecentesche del Libro Rosso riportano la denominazione “Universitas Lippiensis” nel titolo, e "Civitas Luppiensis”, nella lettera introduttiva esplicativa di Giovan Battista Ferro, mentre nei testi dei documenti è riportata la denominazione “Civitas” o “Universitas Licii". Il nome volgarizzato è invece Leze. Nel corso del XVI secolo si attesta la forma Lyciensis/Litiensis: si veda il Psalterium Lyciense ex antiquo Ecclesiae ritu nuper correctum et reformatum, stampato a Venezia nel 1526, e la lapide commemorativa delle opere di ristrutturazione urbanistica volute da Carlo V, apposta dall’Ordo Populusque Litiensis probabilmente sulla Porta Napoli e ora murata sul fianco destro della chiesa di Santa Maria della Porta. | |
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Fondazione (data, modalità) | Lupiae, centro iapigio, era collocata negli itinerari antichi a 25 miglia da Brindisi. Le notizie dei geografi antichi, tuttavia, risultano discordanti, collocandola Strabone nell’entroterra e Plinio, Mela e Tolomeo sul mare, probabilmente riferendosi al suo approdo che è stato identificato nell’odierna baia di San Catalado. Galateo, citando Strabone, riportava la fondazione, da parte del mitico re Mallenio, di due città gemelle, Rhudiae e Lupiae, collegate da un tunnel sotterraneo, e identificava Rhudiae come la patria del poeta latino Quinto Ennio (Galateo 1558, 14, 1). Vinta dai Romani durante la guerra contro Pirro, fu costituita come statio militum Lupiae (Plin. 3, 101, che riporta anche le varianti toponomastiche di Lytium e Lycium) e poi municipium iscritto nella tribù Camilia. | |
Distrettuazioni di appartenenza | Durante il dominio bizantino di fine X secolo, fu compresa nel Tema d’Italia, sotto il governo del catapano di Bari. Conquistata dai Normanni, fu dapprima aggregata alla Contea di Puglia, poi eretta a contea a sé nella seconda metà dell’XI secolo e, infine, inglobata nella circoscrizione amministrativa sveva di Terra d’Otranto. | |
Demografia | Da Giustiniani 1802 e Sakellariou 2012: 1320: 2065 fuochi 1447: 1323 fuochi 1508: 1995 fuochi 1532: 3711 fuochi 1545: 5342 fuochi 1561: 6167 fuochi 1595: 6529 fuochi | |
Sito, idrografia, viabilità | Lecce si situa nella parte centro-settentrionale della pianura salentina, un bassopiano compreso tra i rialti terrazzati delle Murge, a nord, e le serre salentine, a sud, ovvero anche tra la costa adriatica e quella ionica. Lecce è dunque posta in una vasta pianura caratterizzata da un sottosuolo calcareo di argilla magnesiaca, con tracce di silice e ferro, noto come pietra leccese, importante materiale sia nell'architettura che nella scultura. Caratteristiche del territorio sono anche gli strati di terra rossa e l’assenza di corsi d’acqua in superficie, con una presenza, di contro, di falde freatiche nel sottosuolo. A livello di viabilità non era collocata lungo il corso delle antiche grandi vie romane, l’Appia e la Traiana, ma si trovava alcuni chilometri più a sud rispetto alle ultime località raggiunte da quelle strade. | |
Schedatore | Veronica Mele | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Geografia Storica/34 |
Profilo storico | Conquistata due volte dai goti di Totila, Lecce fu coinvolta nelle guerre tra i longobardi di Benevento e l'Impero Romano d’Oriente. Invasa e saccheggiata da ungari, slavi e saraceni durante il X secolo, rientrò nei domini bizantini, all’interno del catapanato di Bari, fino alla conquista normanna. | |
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Cronotassi | 1201-1357: dinastia dei Brienne 1357-1393: dinastia d'Enghien 1357: Giovanni d'Enghien († 1380), figlio di Isabella di Brienne e Gualtieri d'Enghien, conte di Lecce e barone di Castro (= Sancia del Balzo, figlia di Bertrando e Beatrice d’Angiò) 1380: Pietro d’Enghien († 1384), figlio di Giovanni 1384: Maria d’Enghien (1367-1446), sorella d Pietro Dinastia Orsini del Balzo 1393: Raimondello Orsini del Balzo (marito di Maria d’Enghien) 1406: Ladislao di Durazzo, Re di Napoli, secondo marito di Maria d’Enghien 1415: Maria d’Enghien, contessa di Lecce 1446: Giovanni Antonio Orsini del Balzo, già principe di Taranto, erede della madre Maria d’Enghien 1463: Demanio 1485: Federico d’Aragona, principe di Taranto, conte di Lecce, principe di Altamura 1488: Demanio | |
Corpus normativo | Il Corpus normativo dell’Università di Lecce è contenuto in due codici del XV e XVI secolo, il cosiddetto Codice di Maria d’Enghien, e il vero e proprio Libro Rosso dell’Università. | |
Schedatore | Veronica Mele, Federico Lattanzio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni/43 |
Distrettuazioni interne | Il territorio cittadino era suddiviso in quattro pittaggi, che fungevano anche da circoscrizioni amministrative per la nomina degli eletti al Reggimento. Questi erano: il pictagium Sancti Iusti; il pictagium Sancti Martini; il pictagium Rudie, o Rugie; il pictagium Sancti Blasi (Vetere 1993, 128). | |
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Centri demici minori | La particolarità di Lecce stava nel fatto di aver acquisito e organizzato un districtus, ovvero un territorio al di fuori delle mura comunque soggetto alla giurisdizione amministrativa e fiscale della città, che comprendeva anche cinque casali, detti pertanto de corpore. All’inizio del secolo XV questi casali erano Squinzano, Surbo, Aurio, Dragoni e S. Pietro in Lama (Massaro 1993, 357-364). | |
Schedatore | Veronica Mele, Federico Lattanzio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Territorio/49 |
Diocesi | Le prime notizie sulla presenza di una sede vescovile a Lecce giungono dall’epoca di Gregorio Magno. In una lettera risalente all’anno 595, il pontefice esortava i visitatori apostolici – per Lecce il vescovo di Otranto Pietro – affinché spingessero il clero e la popolazione locali a non continuare a indugiare nella designazione del loro presule, in quel momento vacante (MGH [Monumenta Germaniae Historica], EE., I 1887, lib. VI, ep. 21, 599). | |
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Distrettuazioni interne | ||
Cattedrale o chiesa matrice | ||
Enti religiosi | Monastero benedettino di S. Giovanni Evangelista fuori le mura, fondato durante la signoria del conte Accardo.
Monastero benedettino dei SS. Niccolò e Cataldo, fondato da Tancredi conte di Lecce, come ex voto per uno scampato naufragio. Re Ferrante d’Aragona concesse, nel 1463, che la fiera istituita nel 1452 da Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, si tenesse dinanzi alla chiesa dal giorno 25 marzo e intitolata all’Annunziata. Alla salita al trono di Alfonso II, il complesso venne affidato ai monaci benedettini dell’ordine olivetano, cui il re aragonese era fortemente legato.
Convento francescano di S. Francesco della Scarpa, fondato nel 1330 grazie alla donazione della casa e delle terre della famiglia Guarini
Convento domenicano di S. Giovanni Battista, fondato nel 1388, e terminato nel 1408, da Giovanni d’Aymo, la cui improvvisa ricchezza è attribuita dalle cronache al ritrovamento di un tesoro e ad un assassinio.
Monastero della SS. Annunziata e S. Leonardo, fondato da Gualtiero VI di Brienne del 1352 e donato ai Celestini assieme alla chiesa di S. Croce. L’ente godette della protezione di sovrani e feudatari: re Ladislao donò ai monaci le reliquie di S. Irene, Maria d’Enghien fu tumulata nella chiesa in un sepolcro monumentale abbellito da statue allegoriche delle sette virtù; Giovanni Antonio concesse all’Ordine i casali di Carmiano e Magliano. I monaci vi restarono fino al 1559, quando, per Ordine di Carlo V, furono costretti a lasciare l’edificio, che fu abbattuto per iniziare la costruzione del nuovo castello. I monaci furono trasferiti nel nuovo monastero di S. Croce a ridosso delle nuove mura, progettato da Gabriele Riccardi.
Monastero di monache Chiariste, fondato nel 1410 da Tommaso Ammirato, vescovo di Lecce
Chiese di S. Maria della Luce e di S. Maria della Salvazione, fondate a suffragio della peste del 1466. A seguito della peste del 1481 fu invece edificata la chiesa di S. Irene «sotto li notari».
Convento di S. Maria degli Angeli dei padri della regola di S. Francesco di Paola, fondato nel 1524 da Giovannella Maremonti, nobildonna leccese, in adempienza al legato testamentario del defunto marito Bernardo Peruzzi fiorentino. Posta dapprima fuori le mura cittadina, fu poi abbattuta contestualmente ai lavori alle mura e al fossato, e ricostruita nel 1558 e compresa nella nuova murazione.
Monastero delle monache della regola di S. Francesco di Paola, fondato nel 1544 per donazione dei fratelli Antonio e Giampietro De Marco.
Convento di Carmelitani dell’Antica Osservanza, iniziato a costruire nel 1546.
Monastero di S. Teresa della Carmelitane Scalze, fondato nel 1562.
Convento di S. Antonio da Padova dei frati Minori Osservanti, fondato nel 1566 per donazione di Giacomo dell’Acaya.
Convento di S. Maria dell’Alto, fondato nel 1570 sotto la cura dei frati cappuccini, e situato fuori le mura a sud della città.
Collegium Lupiense dei padri Gesuiti. L’ingresso dei Gesuiti, avvenuto in seguito della vittoria di Lepanto, venne assecondato dal patriziato cittadino, in contrapposizione al ceto borghese. Dapprima interdetti dalla città, nel 1574 l’Università deliberò di stanziare 3000 ducati per la fondazione del Collegium, concedendo ai padri la chiesa di S. Niccolò dei Greci, costringendo il residuo clero di rito greco a trasferirsi nella chiesa di s. Giovanni del Malato. La costruzione del Collegium Lupiense iniziò nel 1579 con una donazione di 12000 ducati da parte del nobile Raffaele Staibano su disegno del gesuita comasco Giovanni De Rosis, e terminò su progetto di Giuseppe Valeriano nel 1592.
Collegio di S. Irene dei Padri Teatini. L’Ordine entrò in città nel 1586, come immediata reazione allo stanziarsi dei Gesuiti. La prima sede dei padri fu la casa della nobildonna Elena Staibano. Nel 1591 iniziarono i lavori per la nuova chiesa di S. Irene, che subentrò alla vecchia S. Irene «dei notari» come chiesa civica. Il complesso si ampliò grazie al legato testamentario del 1589 di Giovanni Andrea Baccona, e giunse ad estendersi sull’intera isola denominata della frasca, occupando anche gli edifici degli ebrei. La fabbrica, avviata a spese della città e per volontà del vescovo Annibale Saraceni, fu realizzata da Paduano Bacchisi, poi sostituito da Antonio Renzo. | |
Vescovi (sec. XV-XVI) | Antonio da Viterbo, O.F.M. † (17 dicembre 1389 - ? deceduto) Tommaso Morganti, O.Cist. † (1409 - 17 marzo 1419 nominato vescovo di Nocera Umbra) Curello Ciccaro † (19 dicembre 1419 - 1429 deceduto) Tommaso Ammirato, O.S.B. † (2 marzo 1429 - 1438 deceduto) Guido Giudano, O.F.M. † (6 agosto 1438 - 13 luglio 1453 nominato arcivescovo di Bari e Canosa) Antonio Ricci † (20 luglio 1453 - 24 dicembre 1483 deceduto) Antonio Ricci † (20 luglio 1453 - 24 dicembre 1483 deceduto) Roberto Caracciolo, O.F.M. † (8 marzo 1484 - 18 luglio 1485 nominato vescovo di Aquino) Antonio Tolomei † (18 luglio 1485 - 1498 deceduto) Luigi d'Aragona † (19 dicembre 1498 - 24 marzo 1502 dimesso) (amministratore apostolico) Giacomo Piscicelli † (24 marzo 1502 - 1507 deceduto) Pietro Matteo d'Aquino † (18 febbraio 1508 - 1511 deceduto) Ugolino Martelli † (9 aprile 1511 - 18 maggio 1517 nominato vescovo di Narni) Giovanni Antonio Acquaviva d'Aragona † (18 maggio 1517 - 1525 deceduto) Consalvo di Sangro † (19 gennaio 1525 - 1530 deceduto) Alfonso di Sangro † (9 marzo 1530 - 20 aprile 1534 dimesso) Ippolito de' Medici † (20 aprile 1534 - 26 febbraio 1535 dimesso) (amministratore apostolico) Giovanni Battista Castromediano † (26 febbraio 1535 - 17 gennaio 1552 deceduto) Braccio Martelli † (12 febbraio 1552 - 17 agosto 1560 deceduto) Giovanni Michele Saraceni † (13 settembre 1560 - 29 novembre 1560) (amministratore apostolico) Annibale Saraceno † (29 novembre 1560 - 1591 dimesso) Scipione Spina † (10 maggio 1591 - 6 marzo 1639 deceduto) | |
Schedatore | Veronica Mele, Federico Lattanzio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni Ecclesiastiche/35 |
Attività economiche | Data la sua posizione geografica, l’economia leccese era essenzialmente fondata sull'agricoltura e sull'allevamento. Lo mostrano, ad esempio, già i due privilegi fiscali regi del 1309 e del 1359. L’economia agricola era basata soprattutto sull’olivo e sulla vite, ma dalla metà del XV secolo si diffuse anche la coltivazione intensiva di alberi da frutto. Il settore dell’allevamento si incentrava, in particolare, su ovini, caprini e suini (Andenna 1993, 205-214; Massaro 1993, 251-270). | |
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Esenzioni e franchigie | Dal Libro Rosso di Lecce (Palumbo 1997) è possibile trarre i seguenti diplomi contenti esenzioni e franchigie. 6 marzo 1437: Alfonso d’Aragona esentò i leccesi dal pagamento di qualsiasi tassa su merce e bestiame in tutto il Regno. 12 agosto 1447: Giovanni Antonio Orsini del Balzo permise ai cittadini di transitare per la foresta di Oria con animali per abbeverarli e pernottare in qualsiasi luogo delle sue terre, esenti dal pagamento di qualsiasi diritto. 26 novembre 1463: Ferrante I concesse il diritto delle prime cause; confermò il privilegio del 1437. 25 luglio 1466: Ferrante I concesse che la città non venisse mai data in feudo. 8 maggio 1466: altri privilegi economici da parte di Ferrante I. 1° settembre 1497: privilegi fiscali concessi da Federico d'Aragona, in seguito ai danni subiti da Lecce durante la discesa di Carlo VIII e le guerre conseguenti. | |
Mercati e fiere | All’inizio del XV secolo si tenevano a Lecce fiere annuali della durata di un giorno in occasione di festività religiose: la fiera di Pentecoste, quella del Vescovado la prima domenica d’agosto, la fiera di San Giovanni Battista il 24 giugno, di San Giacomo il 2 luglio (Libro Rosso [ed. Palumbo 1997], 17-18). | |
Schedatore | Veronica Mele, Federico Lattanzio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Economia/33 |
Famiglie | A partire dalla seconda metà del Trecento la presenza di una corte signorile e la stabilità politica, elementi garantiti prima dalla dinastia dei d’Enghien e poi dagli Orsini del Balzo, fecero di Lecce una comunità dinanimica in cui iniziarono ad emergere alcune categorie sociali. Il gruppo più rilevante era rappresentato dai baroni, feudatari dei casali del contado ma residenti in città. Queste le casate principali: Guarino, de Noha, Maramonte, Lubello, dell’Acaya, Francono. Esistevano anche feudatari minori, titolari di piccole porzioni dei casali. Era il caso dei della Barliera, dei Caracciolo e dei Prato (Massaro 1993, 298). | |
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Personaggi illustri |
Antonello Drimi, sindaco di Lecce nel 1507 e compilatore del Codice nel 1473 Giovanni d’Aymo, fonda l’ospedale dello Spirito Santo e il convento domenicano di San Giovanni Battista (la sua improvvisa ricchezza era attribuita al ritrovamento di un tesoro e ad un assassinio) Antonello dell’Acaya, ambasciatore di Giovanni Antonio Orsini Del Balzo presso Alfonso d’Aragona (Cantarelli 1885, 76) Alfonso e Gian Giacomo dell’Acaya Gabriele Barone, ambasciatore di Luigi XII a Venezia Raffaele Falconi, ambasciatore di Federico d’Aragona in Francia e Spagna Ferrante Loffredo Giovanni Del Tufo, governatore, commissiona il palazzo del governatore a Nicola Scancio Guido Guidano e Giovan Battista Castromediano, vescovi che ristrutturano il vescovado Iacopo Marescallo, ambasciatore di Innocenzo III presso Federico II Gugliemo Marescallo, ambasciatore gerosolimitano presso la corte turca Vittorio Priuli, antiquario Fulgenzio e Giovan Camillo Della Monica | |
Colonie mercantili e minoranze | Benché non fosse città marinara, Lecce, godendo dell’approdo di San Cataldo, e grazie alle iniziative politiche di Maria d’Enghien e del figlio Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, stabilì stretti rapporti commerciali con Venezia, i cui mercanti occupavano la zona intorno alla Piazza dei Mercanti, la cosiddetta Piazzella, luogo anche della residenza del console. | |
Confraternite | All’inizio del XVII secolo, la relazione pastorale del vescovo Scipione Spina enumerava 17 confraternite, qualche anno dopo Cesare Infantino (1634) ne contava 24. Quasi tutte erano legate al clero regolare, e segnatamente alle chiese dei Minori Conventuali, e dei Gesuiti, dei Domenicani (la confraternita del Rosario), e dei Carmelitani. Esse esercitavano un'incidenza sociale maggiore anche delle confraternite della Cattedrale, ad eccezione di quelle del SS. Sacramento e di Santa Maria del Popolo. | |
Corporazioni | ||
Istituzioni di Beneficenza | Ospedale dello Spirito Santo, fondato e sostenuto, alla fine del XIV secolo, con un legato testamentario da Giovanni d’Aymo, fondatore anche del convento domenicano. L’Ospedale era governato dall’Università e dagli stessi Domenicani. Lebbrosario annesso alla chiesa suburbana di San Lazzaro, ampliato introno al 1564. Conservatorio delle Pentite di San Sebastiano, istituito nel 1583 e diretto dalle monache Cappuccinelle. Ospedale della Trinità dei Pellegrini, fondato nel 1589. Ospedale di Santa Maria della Pace, fondato nel 1599, e appartenente all’Ordine di San Giovanni di Dio dei Fatebenefratelli. Conservatorio di San Leonardo per le «povere verginelle», istituito nel 1610. | |
Schedatore | Veronica Mele, Federico Lattanzio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Societa/31 |
Reliquie - culti -processioni | La città vantava la conservazione delle reliquie di S. Irene, donate ai padri Celestini di SS. Niccolò e Cataldo da parte di re Ladislao. In corrispondenza della Porta Reale fatta erigere da Ferrante Loffredo in onore di Carlo V sorgeva l’antica Porta di S. Giusto (poi Porta Napoli), al di sotto della quale, secondo la tradizione, riposavano le spoglie del santo. | |
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Cerimonie e rituali civici | In occasione della fiera di S. Giacomo del Parco, in epoca vicereale, il camerlengo della guarnigione spagnola sfilava con lo stendardo della città, mentre un barone reggeva lo stendardo reale ricevuto nel piazzale del castello dal castellano; entrambi, insieme al sindaco e ai 24 eletti del reggimento si recavano in corteo verso il Parco, dove gli stendardi venivano issati sulla torre (Fagiolo, Cazzato 1984, 78). | |
Ingressi trionfali, allestimenti e rappresentazioni | Il 6 maggio 1376, il conte Pietro d’Enghien entrò trionfalmente a Lecce accompagnato da Francesco Del Balzo, duca d’Andria, e dallo zio, Luigi d’Enghien, conte di Conversano, e «fo receputo con grande honore cum pallio de oro sopra velluto celestro», come ricorda la cronaca di Coniger (Cutolo 1977, 26). Il 16 marzo 1485, secondo la cronaca di Coniger, alla notizia della concessione in feudo di Nardò, declassata a casale, si allesterino fuochi e luminarie. Due giorni dopo la città di Lecce, rappresentata dal suo sindaco procedette alla presa di possesso di Nardò. La cerimonia, accompagnata da trombettieri, consistette nella destituzione degli ufficiali neretini, sostituiti da ufficiali leccesi, e nella deposizione dello stemma di Lecce nel Seggio della piazza pubblica di Nardò. Nel 1516, alla salita al trono di Carlo V e della madre Giovanna, si tennero solenni festeggiamenti a Lecce, durante i quali il sindaco sfilò con la bandiera regia, accompagnato dai nobili a cavallo e dai ministri del Tribunale. | |
Schedatore | Veronica Mele | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Riti e Cerimonie/25 |
Oggetti archeologici di reimpiego | Un fenomeno molto significativo è il reimpiego di materiali leccesi nella Cattedrale di Otranto; grandi bacini di approvvigionamento per la fabbrica medievale otrantina dovevano essere stati gli edifici pubblici dell'antica Lupiae, in particolare, il complesso dell’anfiteatro che restò, almeno in parte, sempre fuori terra, e dal quale furono recuperati i capitelli a calice riutilizzati nella cripta, e un raffinato edificio di età augustea (forse una tholos, sul modello di quella dell’acropoli di Atene dalla quale riprende i moduli decorativi) al quale vanno attribuiti i capitelli ionici riutilizzati nelle due semicolonne addossate all’arco trionfale. A Lecce troviamo un capitello a calice del gruppo dell’anfiteatro reimpiegato nel vano-scala cinquecentesco di Palazzo Morisco, palazzo in cui erano stati riutilizzati inoltre, come paracarri ad incorniciare il portale principale, due capitelli ionici dello stesso tipo di quelli reimpiegati ad Otranto. | |
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Edifici antichi | ||
Collezioni di antichità, scavi e scoperte archeologiche di età moderna | Collezioni di antichità, talvolta definite come veri e propri musei privati all'interno dei palazzi, sono attestate nella città pugliese almeno dalla seconda metà del XVI secolo e ben documentate dalla ricca letteratura antiquaria che é stata prodotta negli stessi anni (Scardino 1607, Infantino 1634, Ferrari 1728; una prima sintesi sull’argomento in: Cazzato 2010). In particolare, Ottavio Scalfo viene celebrato da Pellegrino Scardino (1607, 12), come medico e filosofo eccellente, e possessore di un leggiadretto museo, che fu smembrato probabilmente dopo la sua morte, infatti, alcune delle iscrizioni di sua proprietà confluirono nella raccolta di Vittorio Priuli. Quest’ultimo fu un personaggio centrale nel rinascimento leccese e si distinse, in particolare, per i suoi interessi storici e antiquari e per l’importante collezione di antichità, ubicata in un vasto giardino annesso al palazzo; la raccolta poteva vantare non solo iscrizioni latine, messapiche e lapidi medievali, ma anche numerose statue antiche; pare inoltre che i materiali della collezione fossero talvolta illustrati da didascalie, come nel caso dell'iscrizione messapica (Marciano [Albanese 1855], 28). Negli stessi anni anche Lodovico Guarini collezionava antichità nel proprio palazzo; di queste si possono ancora individuare due epigrafi presso il Museo provinciale Castromediano (CIL IX 19; CIL IX 25). | |
Schedatore | Stefania Tuccinardi | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Antichita/34 |
Architetti, ingegneri e tavolari attivi in città | Gian Giacomo dell'Acaya Giuseppe de Rosis Gabriele Riccardi Francesco Grimaldi Giuseppe Zimbalo Antonio Rienzo e Giovan Battista Perulli "huomini di molto sapere" attivi nel cantiere della chiesa di Sant'Irene. | |
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Mura e porte urbiche | ||
Strade e piazze | ||
Infrastrutture urbane | ||
Strutture assistenziali | ||
Castelli e fortezze | ||
Palazzo signorile | ||
Edifici pubblici | ||
Palazzi privati |
Palazzo Dell'Antoglietta-Maremonte
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Edifici religiosi | Cattedrale di Santa Maria Assunta San Francesco della Scarpa e complesso conventuale Sant'Antonio da Padova e complesso conventuale osservante | |
Apparati effimeri | ||
Schedatore | Antonio Milone | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Architettura/50 |
Artisti attivi in città | Gabriele Riccardi | |
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Opere d'arte medievali e moderne | Bari, Pinacoteca provinciale (già Lecce), Tavola con Madonna col Bambino tra San Benedetto e Santa Scolastica Palazzo Giaconia, rilievo raffigurante Davide che scrive Museo provinciale Castromediano, rilievo raffigurante Davide che scrive San Giovanni Battista, busto di Antonio de Ferraris San Francesco della Scarpa, monumento funebre di Roberto Caracciolo Cattedrale, Presepe | |
Collezioni | ||
Schedatore | Paola Coniglio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Produzione Artistica/14 |
Letterati che nascono, vivono o operano in città | PAGINA IN COSTRUZIONE
Paolo Castromediano
Roberto Caracciolo
Niccolò D’Aymo
Antonello Coniger
Giacomantonio Ferrari
Antonio Castriota
Angelo Thio
Mariano Occhibranco (o Occhibianco)
Teseo Megha
Francesco Storella
Girolamo Balduino
Sabbatino de Ursis
Braccio Martelli
Scipione Ammirato
Pellegrino Scardino
Giulio Cesare Infantino | |
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Stampatori e produzione libraria cittadina | Assente fino al XVII secolo | |
Biblioteche pubbliche e private | Attestate varie biblioteche, sia di enti ecclesiastici che di privati (cf. Vergine 2001). | |
Accademie | Antonio Galateo fondò a Lecce una piccola accademia, modellata sull'esempio della Pontaniana di Napoli, ma ristretta a pochi membri. Tempo dopo, Scipione Ammirato fondò a Lecce nel 1558 l’Accademia dei Trasformati. | |
Committenze di opere letterarie relative alla città | ||
Dedicatari di opere letterarie | Numerose personalità leccesi sono dedicatari di epistole di Antonio Galateo: cf. in particolare i colti prelati Marco Antonio Tolomei e Ugolino Martelli, arcivescovi di Lecce, nonché Raffaele Maramonte, regio consigliere, e Luigi Paladini, politico leccese e giurisperito. | |
Storie di famiglie | ||
Corografia e geografia | ||
Storiografia locale e cronache | Restò inedita, e poi scomparve, la cronaca leccese di Giacomantonio Ferrari, risalente alla metà del XVI secolo, citata da vari e anche da Giovanni Antonio Summonte. | |
Letteratura antiquaria | ||
Letteratura ecclesiastica e religiosa | ||
Letteratura giuridica | ||
Letteratura scientifica | ||
Poesia, prosa d'arte, altre forme letterarie | ||
Elogi di città e altri scritti encomiastici o apologetici | ||
Altro | A Lecce, nel 1526, l'umanista e frate olivetano Costanzo Sebastiano copiò il commento di Proclo al Cratilo di Platone, oggi Vat. Barb. gr. 42. | |
Schedatore | ||
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Letteratura/26 |
Mappe territoriali | ||
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Piante di città | ||
Vedute di città | Veduta della città di Lecce (1527: xilografia sul frontespizio del Breviarium Liciense) | |
Apprezzi di tavolari | ||
Schedatore | Antonio Milone | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Cartografia storica/26 |
Fonti manoscritte | ||
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Fonti a stampa | ||
Bibliografia | Alessandrì 1999: Salvatore Alessandrì, "La documentazione epigrafica", in Lecce e il suo teatro, a cura di Francesco d'Andria, Lavello 1999, 131-14
Amici 1999: Carla Maria Amici, "L'anfiteatro romano di Lecce", in Lecce romana e il suo teatro, a cura di Francesco d'Andria, Lecce 1999, 95-103.
Ammirato 1595: Scipione Ammirato, Della famiglia de' Paladini di Lecce, Firenze, Marescotti, 1595.
Andenna 1993: Giancarlo Andenna, “Fiscalità e sviluppo socio-economico nell’Universitas di Lecce dall’età angioina all’inizio del dominio aragonese”, in Storia di Lecce dai Bizantini agli Aragonesi, a cura di Benedetto Vetere, Roma-Bari 1993, 197-250.
Arthur 2000: Paul Arthur, "L'archeologia di Lecce medievale", in Lecce. Frammenti di storia urbana. Tesori archeologici sotto la Banca d'Italia, a cura di Liliana Giardino, Paul Arthur, Gian-Paolo Ciongoli, Baria 2000, 33-40.
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