NomeSessa Aurunca
LuogoSessa Aurunca
Status amministrativoComune
Estensione del territorio comunale162 kmq c.a
Popolazione21.840 (ISTAT 2015)
MuseiMuseo civico archeologico; Museo capitolare
ArchiviArchivio storico del comune; Archivio storico diocesano
BibliotecheBiblioteca Comunale; Biblioteca Diocesana
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Nomi antichi e medievali

Il nome antico e medievale era Suessa. L'attributo Aurunca fu aggiunto al nome nel 1864, per distinguere Sessa dalla omonima città in Provincia di Salerno (Sessa Cilento).

Fondazione (data, modalità)

Centro politico degli Aurunci, l’antica Suessa fu fondata probabilmente nel 337 a.C., dopo la distruzione di Aurunca ad opera dei Sidicini. Nel 313 divenne una colonia di diritto latino e nel 90 a.C. fu eretta a Municipium, con diritto alla cittadinanza romana e fu ascritta alla tribù degli Amelia. Augusto vi dedusse una colonia che fu detta “Colonia Julia Felix Classica Suessa”.

Con la Divisio Ducatus dell’849, la città si trovò inserita nel Principato di Salerno per poi rientrare nel X secolo nella giurisdizione del Principato di Capua. In età normanna, per effetto della divisione del Regno di Sicilia in giustizierati, fu inglobata nel Giustizierato di Terra di Lavoro. 

Distrettuazioni di appartenenza

Terra di Lavoro

Demografia

Sessa era la terza città più grande del Giustizierato di Terra di Lavoro, dopo Aversa e Capua, per ricchezza e popolazione (Filangieri 1985, 77, 82).

Dalle Rationes decimarum si evince che nel 1268 la città di Sessa fu tassata per 253 fuochi (Cancelleria Angioina 1951, II, 219). Per avere dei dati precisi sul numero di abitanti presenti a Sessa e nei suoi casali, bisogna aspettare la numerazione dei fuochi che si effettuò tra il 12 e il 21 luglio 1447, a seguito della riforma tributaria voluta da Alfonso I d’Aragona. La rilevazione venne fatta in maniera distinta tra la città con i suoi due borghi, non ancora inglobati dalle mura, e i suoi 47 casali.

Nelle sei collette in cui era divisa l’università di Sessa furono rilevati 706 fuochi che corrispondevano, usando il moltiplicatore 6, accettabile per il XV, a 4.236 abitanti (De Sanctis 1938, 248-250).

I fuochi erano distribuiti nelle seguenti collette:

Bulgi Inferioris: 39 fuochi : 234 ab.;

Bulgi Superioris: 52 fuochi : 912 ab.;

Castillionis: 107 fuochi : 642 ab.;

Episcopati: 162 fuochi : 972 ab.;

Porte Sarracinorum: 127 fuochi : 762 ab.;

S. Matteo: 119 fuochi  : 714 ab.

Per i secoli XVI e XVII, le numerazioni dei fuochi non sono calcolate in maniera distinta tra la città di Sessa e i suoi casali, pertanto i dati demografici, relativi all'intero territorio di Sessa, sono i seguenti (Giustiniani 1975 [1805], 34):

1532: 1.399 fuochi, ca. 6.300 ab.;

1545: 1.557 fuochi, ca. 7.000 ab.;

1561: 1.976 fuochi, ca. 8.900 ab.;

1595: 1.803 fuochi, ca. 8.100 ab.;

1648: 1.803 fuochi, ca. 8.100 ab.;

1669: 1.840 fuochi, ca. 8.300 ab.

Sito, idrografia, viabilità

La città è posta a 203 m. sul l.d.m., sul pendio di tufo vulcanico, in posizione Sud-Ovest del vulcano spento di Roccamonfina e a breve distanza dalla catena del Massico. Il centro cittadino è lambito da un affluente del fiume Garigliano.

Tra il I e il II secolo d.C., Sessa fu collegata alla via Appia e ai centri limitrofi attraverso un allacciamento viario e la costruzione del Ponte Ronaco.

Ad attenersi all’odierno assetto urbanistico, risulta evidente, anche a vista d’occhio, che la città medievale subì un ridimensionamento rispetto a quella antica. I luoghi pubblici che ne denotavano l’antico splendore furono completamente abbandonati, perché posti in una posizione poco difendibile, per cui la città, pur mantenendo il suo sito originario, si concentrò nella zona sud-orientale, difesa in parte dalle antiche mura. 

Schedatore

Salvatore Marino

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Profilo storico

La città fu nel regio demanio a periodi alterni. Nel 976 divenne sede comitale, anche se lo era verosimilmente già da qualche anno (Cilento 1966, 35). Il gastaldato di Sessa fu considerato dai capuani un avamposto per sottoporre alla loro giurisdizione le terre dislocate lungo la sponda destra del Garigliano, che riuscirono ad ottenere solo per un breve periodo, dal 1032 al 1038 (Vendemia 2007, 2). La città fu concessa in feudo, a partire almeno dal 1105, con il titolo di conte, a Riccardo dell’Aquila, già duca di Gaeta (Ménager 1975, 340), e i cui discendenti la tennero fino al 1129, quando il re Ruggero II la demanializzò (De Masi 1761, 96). Fu città demaniale a metà del XII secolo, giacché non risulta registrata nel Catalogus Baronum, mentre vi figurano i suoi casali (Catalogus 1972, 166-169). Nel 1190, Tancredi confermò la demanialità, a testimonianza del favore regio verso i Sessani e del ruolo strategico-militare della città contro le incursioni di Enico VI, il quale nel 1195 la concesse a Riccardo II dell’Aquila (De Masi 1761, 99-100).

Nel 1211 l’esercito di Ottone IV di Brunswick si accampò nel casale di Marzuli e pose l’assedio alla città (Böhmer 1892, V, 128). In quella circostanza, Riccardo II dell’Aquila fu destituito, ma suo figlio Ruggero, accordandosi con l’imperatore Federico II, riuscì a ottenere in feudo, oltre a Sessa, Teano, Mondragone, Traetto, Maranola e Suio (Chronicon, 52). Il medesimo Ruggero dell’Aquila, nel 1215, giurò fedeltà a Federico II, ma nel 1220 dovette restituire all’imperatore parte dei suoi feudi, tra cui Sessa, essendo la città «il punto nodale della strada da Gaeta verso Capua» (Sthamer 1995 [1914], 5). Nel maggio 1229, mentre Federico II era impegnato in Oriente, Sessa fu occupata dall’esercito papale; poco dopo, tuttavia, Sessa ritornò sotto il dominio di Federico II, grazie all’intervento di Taddeo da Sessa, che ne era uno dei feudatari più potenti. Negli accordi stipulati tra il pontefice e Federico II, tra il luglio e l’agosto del 1230, si stabilì che il castello di Sessa, insieme con i castelli di Caiazzo, Maddaloni e Capua fossero affidati a Landone, vescovo di Reggio Calabria, a garanzia della restituzione dei territori occupati dall’esercito imperiale nel Patrimonio di San Pietro (Vendemia 2007, 3). In seguito alla morte di Federico II († 1250), Sessa subì l'occupazione dei Capuani, ma tornò presto nel regio demanio. Fu tra quelle città che, approfittando del clima di confusione seguito alla morte dell’imperatore, si ribellò per avanzare pretese autonomistiche. Nel 1252 fu riconquistata da Corrado IV, cui i Sessani avevano provveduto ad inviare, mediante loro ambasciatori, le chiavi della città. Nel maggio del 1255 la città fu occupata per tutto il mese da papa Alessandro IV (Chronicon, 53-54).

Nel 1266 la città giurò fedeltà a Carlo I d'Angiò nella cattedrale. Il passaggio alla nuova dominazione non fu traumatico. Solo alcuni feudi, sottratti ai signori che avevano parteggiato per Corradino, furono concessi a militi francesi (Di Marco 1995, 39-42). Nel 1309 Sessa venne concessa per breve tempo con il titolo di conte a Pietro d’Angiò, fratello minore di re Roberto, poi fu riconfermata in regio demanio, nello stesso anno. Nel 1313 Roberto la dona a sua moglie Sancia di Maiorca, pertanto non perse lo stato di città regia (Tommasino 1997, 36). Nel 1343 Giovanna I confermò la città nel regio demanio, poi, nel 1345, la donò a Ludovico di Taranto. Nel 1360 Giovanna I vendette Sessa, con il titolo di duca, a Francesco del Balzo, per poi rivenderla nel 1362 a Goffredo di Marzano, che la comprò per il figlio Roberto per 25.000 ducati. A Roberto Marzano, nominato da Giovanna I grande ammiraglio del Regno, succese nel 1380 Giacomo, investito anch’egli della stessa carica, che, pur avendo dimostrato nei fatti la sua adesione alla causa durazzesca, non seppe resistere alle lusinghe di Luigi I d’Angiò, il quale chiese in moglie per suo figlio Luigi II d’Angiò, la figlia del duca di Sessa, Maria (Vendemia 2007, 4). A causa del tradimento di Giacomo Marzano, Ladislao assediò alcuni casali del territorio di Sessa. Fu solo grazie all’intervento di Bonifacio IX che si giunse a una tregua, cui seguì la ripresa delle armi da parte di Giacomo contro Ladislao, che nel 1396 assediò Sessa per cinque mesi. Il papa, mediante suo fratello Giovanni Tomacelli, fu costretto a intervenire nuovamente, ma questa volta ottenne una pace definitiva, facendo reintegrare i Marzano nel possesso dei territori occupati. Nel 1404, il re, non avendo abbandonato l’idea della vendetta, imprigionò l’erede di Giacomo, Giovanni Antonio, che era sottoposto alla tutela dello zio Goffredo, conte di Alife. A Sessa venne così concesso, ancora una volta, lo stato di città regia. Dopo la scarcerazione, Ladislao restituì a Giovanni Antonio Marzano parte dei suoi beni, che il barone recupererà in toto nel 1416, grazie all’intervento di Giovanna II (Tommasino 1997, 16-39, 180-191).

Nelle lotte per la successione al trono a seguito della morte di Giovanna II, i Marzano parteggiarono per Alfonso d’Aragona; solidarietà che la città pagò con un assedio a opera di Giacomo Caldora, dopo la sconfitta dell’aragonese a Ponza (Tommasino 1997, 52). La fedeltà dei Marzano fu ampiamente ripagata da Alfonso, che concesse loro il merum et mixtum imperium. Nel 1453 a Giovanni Antonio Marzano successe il figlio Marino, il quale, il 20 febbraio 1442, aveva sposato Eleonora, figlia naturale di Alfonso. Con l'ascesa di Ferrante I, Marino cambiò orientamento e diventò uno dei principali sostenitori del contrasto tra i feudatari e il sovrano, chiamando alla conquista del regno Giovanni d'Angiò. Alla rinuncia di quest'ultimo, i tentativi di Marino di ritornare alla vecchia fede fallirono, cosicché egli finì con l'essere arrestato e rinchiuso in Castelnuovo, con il figlio Giovanni Battista. Fu così che Sessa ritornò al demanio regio nel 1464 (Tommasino 1997, 54-55). La città rimase demaniale finché, nel 1495, non fu concessa da Carlo VIII, con il titolo di arciduca, a Gilberto di Montpensier. Lo restò fino alla riconquista del regno da parte di Ferrandino, che la concesse a Giovanni Borgia, duca di Candia. Nel 1507, con l’arrivo degli Spagnoli, Sessa venne concessa al Gran Capitano Consalvo Fernandez de Cordova con il titolo di duca (Di Marco 1995, 62-65). La linea discendente di Gonzalo proseguì fino a Gonzalo II, morto senza eredi, finché nel 1582 la figlia Francesca rinunciò al ducato in favore del nipote Antonio Cardona (Di Marco 1995, 62-65).

Cronotassi
  • 1105-1129: Riccardo dell'Aquila, conte di Sessa e duca di Gaeta.
  • 1129-1195: la città è nel regio demanio.
  • 1195-1215: Riccardo II dell'Aquila, conte di Sessa.
  • 1220: la città viene restituita all'imperatore Federico II.
  • 1229: papa Gregorio IX pone la città sotto la protezione della Chiesa.
  • 1230: torna ad essere città regia.
  • 1250: i capuani s'impossessano della città.
  • 1252: la città è riconquistata da Corrado IV e ritorna nel regio demanio.
  • 1255: nel mese di maggio Sessa è occupata dall'esercito di papa Alessandro IV.
  • 1266: la città giura fedeltà a Carlo I d'Angiò e rientra nel  regio demanio.
  • 1309: Sessa è donata a Pietro d'Angiò, col titolo di duca, ma nello stesso anno torna ad essere demaniale.
  • 1313: Roberto d'Angiò dona la città a sua moglie Sancia di Maiorca, pertanto resta nel regio demanio.
  • 1343: Giovanna I d'Angiò conferma Sessa nel regio demanio.
  • 1345: Sessa viene donata dalla regina a Ludovico di Taranto.
  • 1360: la città è venduta a Francesco del Balzo.
  • 1362: Sessa viene venduta a Goffredo Marzano, il quale la cede al figlio Roberto. Ha così inizio il dominio dei Marzano sulla città di Sessa.
  • 1380: Giacomo Marzano duca di Sessa.
  • 1396: Ladislao assedia la città per cinque mesi.
  • 1402: Sessa torna sotto la signoria dei Marzano con Giovanni Antonio.
  • 1404: Ladislao imprigiona Giovanni Antonio Marzano e la città torna nel regio demanio.
  • 1416: Giovanni Antonio Marzano recupera in toto il feudo di Sessa.
  • 1453: A Giovanni Antonio succede Marino Marzano.
  • 1464: Ferrante I pone la città nel regio demanio.
  • 1495: Carlo VIII concede Sessa, col titolo di arciduca, a Gilberto di Montpensier.
  • 1507: Sessa è concessa, col titolo di duca, al Gran Capitano Gonzalo Fernández de Córdoba, al quale succede Gonzalo II.
  • 1582: La figlia di Gonzalo II Fernández de Córdoba, Francesca, rinuncia al ducato di Sessa in favore del nipote Antonio Cardona.

 

Corpus normativo

Nel maggio del 1229, mentre Federico II era impegnato in Oriente, Sessa fu occupata dall’esercito papale; papa Gregorio IX pose la città sotto la protezione della Chiesa, confermando ai Sessani le loro consuetudini e quelle concesse dal suo legato Pelagio, vescovo di Albano. Accordò inoltre alla città la facoltà di darsi propri rettori al pari delle altre città della Campania. Nel 1317 Roberto d’Angiò, dietro supplica dei cittadini, concesse alla città la facoltà di eleggere ogni semestre sei cittadini deputati all’amministrazione dell’università (Faraglia 1883, 99-100).

Nel 1464, dopo aver riportato la città nel demanio regio, Ferrante concesse alla città gli statuti, confermando, inoltre, i privilegi di cui già godeva in precedenza. Sessa restò nel demanio solo per trent’anni, ma la normativa sessana fu poi più volte ampliata, anche a seguito di suppliche rivolte dai cittadini al re. I duchi spagnoli ratificarono le norme precedenti e vi apportarono nuove aggiunte per tutto il XVI secolo. Le “Grazie, Capitoli e Statuti della città di Sessa” sono stati pubblicati a fine Ottocento (Broccoli 1889, I, 243-244; Tommasino 1997, 73-102).

 

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Salvatore Marino

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Distrettuazioni interne

La città medievale, nonostante sia impostata sull’antico assetto viario di età antica, costituito dal cardo massimo, che corrisponde all’attuale corso Lucilio, non ha inglobato il cuore della città antica. La bolla di Atenulfo conferma che i luoghi pubblici della città antica erano completamente rimasti fuori dal tracciato murario altomedievale (Granata 1994 [1763], 35-38). Con la costruzione della nuova cattedrale in età normanna, la città assunse l’assetto bipolare incentrato sul castello e sulla sede vescovile (Vultaggio 1999, 21-23). In età angioina furono costruiti due nuovi borghi, uno inferiore e l’altro superiore. Nel primo si addensarono le fabbriche di monasteri e di conventi; nel borgo superiore, invece, nel 1276 fu costruito, per volontà di Carlo d’Angiò, un piccolo castello, di cui resta solo una torre nota come “Torre di San Biagio” (Villucci 1995, 48). I due borghi furono poi inglobati dalle mura in età aragonese durante il ducato di Giovanni Antonio Marzano (1402-1404; 1416-1453), quando furono aggiunte altre due porte (Porta dei Cappuccini a Sud, Porta di San Biagio o dei Ferreri a Nord), che ancora oggi rappresentano, a nord e a sud, i principali punti di accesso alla città (Di Marco 1995, 57). Presso il borgo superiore sono attestati, in età medievale, i seguenti toponimi: Bassora o Trivio del Sole, Beczaria, Berlengeri e Laurella. Presso il borgo inferiore, invece, è attestata la località di San Giovanni del Borgo. Sono infine attestati altri due borghi, entrambi localizzati fuori la porta del Macello: borgo Airella e borgo San Leno (Vendemia 2007, 17).

Centri demici minori

Nelle pertinenze e nella città di Sessa sono documentati, per l'età medievale, i seguenti toponimi e centri demici minori: Bassora; “Baticella”; Berlengeri; Castelluccio; “Fleicta”; “Fontana de lu Dellassu”; “Frastarola”; “la Beczaria”; “la Gualana”; “Laurella”; “Limate de Sancto Urbano”; “Limate de Derole”; “lu Finele”; “lu Vignale”; “Piscara”; “Ponte de Ronicha”; “Posterola”; “Primus Portus”; “Sallitula”; San Cesareo; San Giovanni del Borgo; San Terenziano; “Selce de magistro Terenziano”; “Terlaczi”; “Thoro de Petra”; Urzolone (Vendemia 2007, 16-17). 

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Salvatore Marino

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Diocesi

Sessa è antichissima sede vescovile. Le prime attestazioni della diocesi, infatti, si hanno tra la fine del V e gli inizi del VI secolo, quando Fortunato, vescovo di Sessa, prese parte alle sessioni di lavoro del sinodo indetto da re Teodorico per legittimare, in via definitiva, papa Simmaco. Fino al X secolo non vi è più traccia della diocesi, quando nel 966, probabilmente, la diocesi rientrò tra i vescovati suffraganei della novella Chiesa metropolitana di Capua (Vendemia 2002, 7-9). A tal proposito, due documenti fondamentali per lo studio della diocesi sono: il privilegio del 1032, con il quale l’arcivescovo Atenolfo II confermò la diocesi suffraganea della metropolia di Capua al vescovo Benedetto; l'altro documento è il privilegio di Alessandro III, del 1174, nel quale si fa menzione, per la prima volta, dei vescovati dipendenti dalla chiesa metropolitana di Capua (Vultaggio 1993,  41). Il documento, inoltre, permette di fissare i confini della diocesi di Sessa, che, se si escludono le chiese al di là del Garigliano, rimasero inalterati fino al 1818 (Granata 1994 [1763], 35). Nel 1071 Alessandro II nominò Milone, monaco cassinese, vescovo della diocesi Suessana (Italia Pontificia 1935, 269), e ancora un benedettino era presule della città, quando, nel 1103, si pose mano alla costruzione della cattedrale monumentale (Diamare 1993 [1906-1907], 65). Dai rendiconti delle decime versate alla Camera Apostolica nel 1326 risulta che vi erano diciannove chiese in città e sessantanove nell’ambito diocesano (Rationes 1942, 107-110 nn. 1324-1409). La Chiesa di Sessa attuò subito le norme del concilio tridentino, grazie al fatto che il suo vescovo Galeazzo Florimonte, a capo della diocesi dal 1552 al 1566, fu uno dei quattro giudici del concilio (Parolino-Di Marco 1997, 160-162). Per effetto del Concordato di Terracina, nel 1818 la diocesi di Sessa inglobò la soppressa diocesi di Carinola (Diamare 1993 [1906-1907], 159). 

Distrettuazioni interne

La diocesi di Sessa comprende cinque comuni della provincia di Caserta: Carinola, Cellole, Falciano del Massico, Mondragone e la stessa Sessa Aurunca. Il territorio della diocesi confina a nord con l'arcidiocesi di Gaeta, a sud con quella di Capua, a est con la diocesi di Teano-Calvi e si affaccia a ovest sul Mar Tirreno. Il territorio della diocesi sessana è suddiviso in quattro vicariati foranei (Carinola, Cellole, Mondragone e Sessa) che raggruppano oltre quaranta istituzioni ecclesiastiche.

Nel 1032 la diocesi di Sessa aveva giurisdizione su ben cinquantotto chiese (Granata 1994 [1763], 36). Ai confini della città vi erano otto chiese (Santa Maria e San Pietro, sede del vescovo; San Giovanni ante portam; San Nicola detta alla Posterla; Santa Maria in Castellone; Sant’Angelo; Sant’Eustachio; San Nicola; San Silvestro), andate distrutte (Diamare 1993 [1906-1907], 54-54). All’interno della città vi erano due prepositure cassinesi, vale a dire la chiesa parrocchiale di San Benedetto e la chiesa abbaziale di San Leone (Bloch 1986, vol. II, 732-733 nn. 120-121).

 

Cattedrale o chiesa matrice

Al 1103 si fa risalire l’inizio dei lavori per la costruzione della Cattedrale di Sessa, dedicata ai santi Maria e Pietro. In quell'anno era vescovo di Sessa un benedettino (Giacomo, 1100-1113), così come era a capo della diocesi un monaco cassinese l’anno della sua consacrazione (Giovanni II, 1113-1126).

Enti religiosi

La posizione geografica della città lungo il tratto di percorrenza che da Roma portava a Capua e da lì in Terra Santa ha fatto sì che tutti gli ordini religiosi di lunga tradizione e nuova costituzione ambissero ad aprirvi un proprio istituto (Vendemia 2007,  7).

Si riporta qui di seguito l'elenco delle istituzioni ecclesiastiche esistenti nella città di Sessa. Di esse è indicato tra parentesi l'anno o il secolo di fondazione. 

 

- chiesa e convento di S. Anna (sec. XV)

La chiesa, con l'annesso convento delle terziarie francescane, fu costruita nel 1400 per volere della famiglia Marzano. Ampliata nel 1571.

 

- chiesa e convento di S. Domenico (1425)

Il complesso religioso fu costruito nel 1425 nel borgo inferiore, su un luogo concesso ai frati domenicani da Giovanni Antonio Marzano; tuttavia, la presenza domenicana a Sessa si fa risalire alla fine del XIII secolo, quando i frati possedevano un altro convento attiguo al castello (Di Marco 2000, 17, 19).

 

- chiesa e convento di S. Agostino (1433)

Al 1433 risalgono la costruzione della chiesa di Sant’Agostino e il convento della SS. Trinità su un palazzo di proprietà della famiglia Marzano, poi donato ai padri Agostiniani (Villucci 1995, 33, 91, 96).

 

- chiesa della SS. Annunziata (1489)

La costruzione della maestosa chiesa della SS. Annunziata fu voluta dalle arti dei conciatori di pelle e dei calzolai nel 1489. Completamente ricostruita nel XVIII secolo.

 

- chiesa e convento di San Giovanni Battista (1246)

Edificato con la chiesa nel 1246, sul sito di un precedente monastero dedicato allo stesso santo, il convento passò dai benedettini ai francescani conventuali (Villucci 1995, 25);

 

Monasteri femminili:

  • San Germano (1200);
  • Santo Stefano (1240).

 

Altri Conventi, in ordine di fondazione:

  • SS. Trinità dei frati agostiniani di San Giovanni a Carbonara (1433);
  • San Francesco dei frati minori Osservanti (1433);
  • Spirito Santo o Sessa Vecchio dei frati Cappuccini (1537);
  • convento dei Carmelitani (1590), ora ospedale civile (Di Marco 2000, p. 148);
  • Crociferi (sec. XVII).

 

Altre chiese, in ordine di fondazione:

  • S. Benedetto (sec. XI);
  • Visitazione (sec. XI);
  • S. Casto (secc. XI-XII);
  • S. Giovanni a Piazza (sec. XII);
  • S. Leone (sec. XII);
  • S. Matteo o dell’Addolorata (sec. XII);
  • S. Germano (sec. XII);
  • S. Stefano (sec. XIII);
  • S. Lucia (sec. XIII);
  • S. Giovanni a Villa (sec. XIV);
  • S. Leonardo (1308-1310);
  • S. Francesco o dell’Immacolata (1433);
  • S. Giacomo (1478);
  • Carmine (1590);
  • S. Maria Regina Coeli o dei Cappuccini (1593);
  • S. Alfonso o delle Crocelle (1614);
  • S. Carlo (sec. XVII);
  • S. Biagio (1639). 
Vescovi (sec. XV-XVI)

1392-1402: Antonio, dell'ordine cistercense;

1402-1417: Domenico;

1418-1425: Gentile Maccafani;

1425-1426: Giovanni di Tagliacozzo;

1426-1462: Giacomo Martini;

1462-1486: Angelo Gerardini;

1486-1492: Pietro Ajossa;

1493-1499: Giovanni Furacapra;

1499-1505: Martino Zapata;

1505-1507: Francesco Sinibaldi;

1507-1543: Francesco Guastaferro;

1543-1546: Tiberio Crispo;

1546-1552: Bartolomeo Albani;

1552-1565: Galeazzo Florimonte;

1565-1566: Tiberio Crispo;

1566-1591: Giovanni Placido;

1591-1604: Alessandro Riccardi.

Schedatore

Salvatore Marino

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Attività economiche

Nel corso del XV secolo è documentata, nel Mezzogiorno continentale, la crescita di numerose corporazioni, non solo interessate ai propri commerci, ma anche a presentare della loro arte un'immagine sociale impegnata. Sessa era inserita in questo contesto essendo sede di un'importante corporazione dell'arte della conceria, che divenne per la città una lavorazione così tradizionale da continuare ad essere presente con numerose botteghe artigiane che si concentravano soprattutto nella piazza attigua sia al castello che alla chiesa della SS. Annunziata (Paletta 2002, 43). 

Esenzioni e franchigie

Ladislao d'Angiò Durazzo, dopo aver imprigionato nel 1404 l’erede di Giacomo Marzano, Giovanni Antonio, concesse a Sessa lo stato di città regia e accordò alla stessa importanti concessioni, tra cui una remissione delle collette, come aveva già fatto Giovanna I, e l’eliminazione della gabella gravante sulle merci vendute o acquistate dagli operatori forestieri ed extraregnicoli (Tommasino 1997, 180-183). 

 

Mercati e fiere

Nel 1482 Ferrante accolse le "Supplicationi et gratie" avanzate dai cittadini sessani e concesse, tra le altre cose, che i mercati di San Pietro e dell'Annunziata fossero esenti dalle nuove imposte e restassero franchi come per il passato. Si trattava di due antiche e imponenti fiere che si tenevano ancora fino al secolo scorso (Tommasino 1997, 149).

Sempre in età aragonese è documentata una fiera in Sessa che aveva inizio il 26 maggio (Grohmann 1969, 305).

Schedatore

Salvatore Marino

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Famiglie

Le principali famiglie sessane sono (Aldimari 1675, 37):

 

- A - Abenaiuoli; Albito; Anna; Aranni; Atti; Asprelli.

- B - Baccari.

- C - Cesaruoli; Cosci.

- D - Damiano.

- F - Fiascone; Florimonti; di Francesco; Funni;

- G - Gallucci; Gattoli; di Geronimo; di Giove; Gaudio; Guindazzo.

- L - Landi; Liguori; Lorenzo; Love della Vaga.

- M - Marra; Mercadanti; Monforte; Montaquili.

- N - Nifi.

- P - di Paolo; Papa; Pascali; Pestitelli; Pippi; Piscitelli.

- R - Ratta; Ricca; Rosa; Rossi;

- S - da Sessa; Suessani;

- T - Tagliacozzo; di Tara; Testa; Tomasi; Toraldio; Transo.

- V - Valls; Vitale; Vulcano.

 

Famiglia Marzano.

Protagonista della storia di Sessa e del Regno di Napoli in età medievale, la potente famiglia Marzano venne, secondo la tradizione, con i Normanni. Già notevole al tempo degli Svevi, coi quali poi si inimicò nel 1241, tornò in auge con gli Angioini, sotto i quali ebbe quasi per diritto ereditario le cariche di grande ammiraglio del regno e di camerario, e feudi, come il ducato di Sessa e il comitato di Alife. Passò poi con Giovanni Antonio agli Aragonesi, mantenendosi in auge fino a Marino principe di Rossano che, per aver congiurato contro il cognato re Ferrante d'Aragona, rimase in carcere per 35 anni. Da allora decadde e non ebbe più importanza nella storia del Mezzogiorno.

Esponenti di spicco della famiglia Marzano furono:

  • Giacomo Marzano, nato intorno alla metà del XIV sec. e morto nel 1402 (Sardina 2008);
  • Goffredo Marzano, nato intorno alla metà del XIV sec. e morto agli inizi del XV sec. (Sardina 2008);
  • Giovanni Antonio Marzano, nato nell'ultimo decennio del XIV sec. e morto nel 1453 (Sardina 2008);
  • Marino Marzano, nato agli inizi del XV sec. e morto nel 1489 (Sardina 2008);
  • Giovan Battista Marzano, nato nel 1459 e morto nel 1508 (Santoro 2008).
Personaggi illustri

Taddeo da Sessa, giureconsulto, nacque a Sessa tra il 1190 e il 1200. Gran giustiziere della curia imperiale, giurista eminente, tenuto in gran conto alla corte di Federico II, che gli affidò (1243) ambascerie per Innocenzo IV, al Concilio di Lione (1243) difese la causa dell'imperatore contro le gravi accuse del pontefice. Morì nell'assedio di Parma nel 1247. Nel castello di Capua la sua statua era accanto a quelle dell'imperatore e di Pier delle Vigne.

 

Giovanni Antonio Marzano

 

Marino Marzano

 

Gonzalo Fernández de Córdoba

 

Gonzalo Fernández de Córdoba II

 

Galeazzo Florimonte, vescovo della città dal 1552 al 1565.

Colonie mercantili e minoranze

La presenza di una comunità ebraica è attestata dal Chronicon Suessanum nella colletta dell'Episcopio. Un cimitero ebraico viene costruito fuori città nel 1539 (De Masi Del Pezzo 1761, 315; Di Marco, Parolino 2000, 207).

Confraternite

Le confraternite attestate sul territorio sessano erano le seguenti: S. Biagio (1513); Misericordia (1536); Ss. Sacramento (1541); Ss. Concezione, aggregata alla confraternita di S. Lorenzo in Damaso nel 1579; Rosario (XVI sec.); S. Carlo (1615);  Fratelli e Sorelle di S. Michele, confraternita ecclesiastica (1665); Rifugio, gli statuti della quale vengono approvati nel 1762; Santa Maria Assunta (1912).

Alcune confraternite gestivano gli ospedali della città, quali quello dell'Annunziata (sec. XIV) e di San Giacomo (sec. XV). L’ospedale dell’Annunziata, secondo la tradizione storiografica locale, sarebbe stato fondato nel 1363 dall’arte dei conciatori. Nel 1482 si decise che l'ospedale dell'Annunziata dovesse essere amministrato da otto procuratori, di cui quattro appartenenti all'arte della conceria, quattro eletti fra i gentiluomini della città (Tommasino 1997, 153).

Corporazioni

Nel XV secolo è attestata la presenza nella città di Sessa di due corporazioni, quella dei calzolai e quella delle arti dei conciatori di pelle, entrambe promotrici della costruzione della chiesa e dell'ospedale dell'Annunziata (Paletta 2002, 43).

Istituzioni di Beneficenza
Schedatore

Salvatore Marino

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Repertoriazioni

Una delle fonti archivistiche utili per lo studio dell’università locale è il cosiddetto “Codice municipale sessano”. Si tratta di un manoscritto cartaceo, dei primi anni del sec. XVII, della consistenza di 77 pagine numerate e scritte, più altre 29 bianche. Sul frontespizio si legge: «Copia di tutti li capituli, et gratie concesse alla città di Sessa, per la felice memoria della Maestà di Re Ferrante et anco dall'illustrissimi et eccellentissimi signori duchi di detta città». Il manoscritto era conservato nell’Archivio Comunale di Sessa e fu trascritto, direttamente dall’originale, nel 1607 da Giovanni Pietro de Tutnojs, probabilmente cancelliere, segretario, notaio e procuratore dell’Università di Sessa per presentarlo alla “Scrivania della Razione”, in allegato all’istanza inoltrata dalla città di essere riconosciuta come “Camera Riservata” (Broccoli 1889,  243-244).


Archivi storici

Nella città di Sessa sono presenti due archivi storici: 

1. Archivio storico del Comune, conservato presso il Municipio, ma non accessibile al pubblico. La documentazione superstite dell'archivio del Comune di Sessa, scampata all'incendio del 1943, è conservata presso il Municipio, ma non è consentito l'accesso al pubblico. Sin dal tardo Medioevo, l'università di Sessa fissò una sede in cui conservare i propri documenti e privilegi e stabilì che ogni decisione presa dalla comunità dovesse essere verbalizzata per iscritto dai “Quaternieri e Credenziari”. Il sigillo o timbro della città era custodito in una cassa posta nella sagrestia della chiesa madre; ciascuno dei tre sindaci possedeva una chiave (Tommasino 1997, 144, 151-153). I capitoli concessi alla città da Ferrante (1476, 1484 e 1491) fanno riferimento al contenuto di due casse (come a Capua): quella del sigillo (con «apprezzi, cedularii, spartimenti di sale, catasti») e quella dell’«imbussolamento» e «annotamento» (Senatore 2009, 469).

2. Archivio storico della Diocesi, intitolato al letterato e teologo napoletano Giovanni Maria Diamare, vescovo della città dal 1888 al 1914. Esso conserva documentazione risalente al XIII. Sono parte integrante dell’Archivio le 196 pergamene relative al lungo arco di tempo compreso tra il 1244 e il 1883. La parte più corposa è costituita dalle cinque serie delle "Visite Pastorali", raccolte in tredici volumi (1591-1905). In seguito al concordato di Terracina del 1818, la diocesi di Carinola fu accorpata a quella di Sessa, pertanto il suo archivio fu trasferito nell’archivio diocesano di Sessa (Vendemia 2002, 13-21). L'archivio storico diocesano è ubicato nel palazzo della Curia vescovile; è aperto al pubblico dal 2000. 

Raccolte e miscellanee
Strumenti di corredo
Schedatore

Salvatore Marino

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Reliquie - culti -processioni

Il santo patrono di Sessa è San Leone IX papa, che, secondo una tradizione, non supportata da alcuna fonte, si sarebbe fermato a Sessa di ritorno da Benevento, dimorando presso le mura della città, nella zona detta “Sessa Vecchia” (Londrino 1998, 19-20). Fino al Settecento, tuttavia, nella cattedrale fu custodita una reliquia che si credeva fosse del santo (Granata 1994 [1763], 21). La presenza della reliquia può spiegare la nascita del culto di Leone IX e il conseguente abbandono del culto di San Casto, le cui spoglie, nel X secolo, furono traslate a Gaeta con quelle di San Secondino, vescovo di Sinuessa (Diamare 1993 [1906-1907], 23). 

 

Cerimonie e rituali civici
Ingressi trionfali, allestimenti e rappresentazioni

Il 10 giugno 1549, in occasione della visita del duca di Sessa in città, si ordinò che si allestisse un «archo triumpfale alla polita, iunto le poteche de lo illustrissimo signore ducha et la scola de la terra»; per l’allestimento dell’arco furono addetti messere Giovan Francesco Russo, «el medicho de Sessa», e messere Giovanni Grasso (Fuscolillo 2008, 108).

Schedatore

Salvatore Marino

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Architetti, ingegneri e tavolari attivi in città

 

Nel 1473 sono attestati a Sessa gli architetti Forsimaya e Antonio Grorini, al cui linguaggio è stato avvicinato il palazzo De Cordoba.

Nel 1478: mastro Francisco di Filippo de Roccamonfina lavora alla chiesa di San Domenico.

1489-1495: Fra Giocondo visita Sessa e trascrive alcune epigrafi.

Domenico Antonio Vaccaro è incaricato di redigere un progetto per la ricostruzione della chiesa dell'Annunziata.

Giuseppe Astarita ricostruisce la chiesa dell'Annunziata. 

Mura e porte urbiche

Porta dei Cappuccini (XV secolo)

Porta San Domenico

Porta della Maddalena

Porta del Trofeo (rifatta 1558)

Strade e piazze
Infrastrutture urbane
Strutture assistenziali

Alla fine del XVI secolo risultano presenti tre ospedali (Di Marco, Parolino 2000, p. 86):

Ospedale di San Giacomo (per i pellegrini);

Ospedale dell'Annunziata (principalmente per gli orfani):

Ospedale della Maddalena (per i mendicanti).

Castelli e fortezze

Castello 

Torre di San Biagio (1276)

Palazzo signorile

Castello

Edifici pubblici

Seggio dei nobili o di San Matteo

Seggio dei mediani o Seggitiello di Piazza

Seggio del popolo o dell'Apolita

Palazzi privati

 

Torre Transo 

Palazzo in via Delio 24

Palazzo in via Ferranzio

Palazzo in via Spina 18

Palazzo in via Spina 3

Casa torre aragonese

Palazzo De Cordoba

Palazzo in via Scanzati 13

Palazzetto durazzesco in via Scanzati

Palazzo in via Marconi (a)

Palazzo in via Ugolino 12

Palazzo in via Marconi 18

Palazzo in via Marconi (b)

Palazzetto con loggia in via Delio

Palazzo in via Ugolino 16

Palazzo Rossolillo

Palazzo di Transo

Palazzo con portale bugnato in corso Lucilio

Edifici religiosi

Cattedrale (1103)

San Pietro a Castello, domenicani (costruita 1289, distrutta 1425)

San Domenico, domenicani (1425)

San Francesco, francescani (1433)

Sant'Anna (1400)

San Germano, benedettine (1200)

San Benedetto (996)

San Giovanni in Villa, benedettini e poi francescani (1032)

San Giovanni a Piazza (XIII secolo, ricostuita nel XVIII)

San Matteo (XII secolo)

San Carlo Borromeo (1615)

Santa Maria del Piano (1250)

Santa Maria Regina Coeli, cappuccini (1539)

San Giacomo (1497)

Sant'Agostino, agostiniani (1363)

Santa Maria in Castellone (1032)

Santo Stefano, clarisse (1233)

Annunziata (1363, ricostruita XVIII secolo)

Apparati effimeri

1541: presso la chiesa di San Domenico si mette in scena un teatro sacro rappresentante la creazione di Adamo ed Eva (Fuscolillo 2008, p. 79).

1564: presso la chiesa di San Domenico si mette in scna un teatro sacro rappresentante la storia di Tobia (Fuscolillo 2008, p. 82)

Schedatore

Fulvio Lenzo, Antonio Milone

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Artisti attivi in città
Opere d'arte medievali e moderne

Ambone e cero pasquale con rilievi di Giona

Croce dipinta sagomata

Lastra di Giovanni Antonio Marzano

Busto di Marco Romano

Lastra di Galeazzo Guindazzo

Lastra di Lope de Herrera

Tomba del vescovo Riccardo

Pala di Sant'Agata

Fontana di Ercole

Collezioni
Schedatore

Antonio Milone

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Letterati che nascono, vivono o operano in città

Angelo di Toraldo

 

Niccolò delle Ceste (de Cistis)

 

Bartolomeo delle Ceste (de Cistis)

 

Colantonio da Sessa

 

Giovanni Antonio Campano

 

Ciriaco d'Ancona (ospite dei Marzano)

 

Antonio Calcillo, o Calcidio

 

Gaspare Fuscolillo

 

Giovanni Bruno

 

Agostino Nifo

 

Francesco Peto

 

Antonio Sebastiano Minturno

 

Galeazzo Florimonte

Stampatori e produzione libraria cittadina

Non attestata fino alla fine del secolo XVIII.

Biblioteche pubbliche e private

La presenza di biblioteche private è ipotizzabile sulla base dei letterati attivi in città.

Accademie
Committenze di opere letterarie relative alla città
Dedicatari di opere letterarie

Agostino Nifo da Sessa è destinatario di un imprecisato numero di componimenti letterari. Un discorso analogo vale per i principali conti che si succedettero a Sessa: Marino Marzano, Consalvo di Cordova e suo figlio Consalvo II.

Storie di famiglie
Corografia e geografia

Biondo Flavio (Biondo 1531, 407) confonde la città di Sessa con Sessa Pometia, intrecciando fonti disomogenee e costruendo, su questo equivoco, una rete toponomastica errata, soprattutto in relazione ai nomi dei popoli locali. L'erronea identificazione tra i due centri vizierà pressoché tutta la cultura antiquaria fino al XVII secolo, incluso il sessano Sacco (1640), che pure raccoglie un numero cospicuo di fonti e testimonianze. Biondo non ha molte informazioni sulla città, che di fatto non descrive. Una discussione dei problemi relativi alla ricostruzione topografica di Biondo è in Castner 2010, 419-424.

Anche Pietro Ranzano (2007, XIV, vi, cap. 20), sulla scia di Biondo, dedica a Suessa una breve menzione confondendola con Suessa Pometia.

Leandro Alberti (1550, 144r-v) presegue sulla base dello stesso equivoco, aggiungendo però una breve notazione sulla Sessa dei suoi tempi. Dice infatti che oggi Sessa è "picciola città" nota per lo più per aver dato i natali ad Agostino Nifo.

 

Storiografia locale e cronache

Per il primo Quattrocento si veda il prezioso Chronicon Suessanum, nel quale i Marzano ricevono un trattamento decisamente favorevole e sembrerebbe l'unica traccia chiara del 'patronage' letterario di questa famiglia a Sessa.

 

Per le vicende della Sessa dellla prima metà del Cinquecento disponiamo della cronaca di Gaspare Fuscolillo (Fuscolillo 2008).

Letteratura antiquaria

Un'immagine di Sessa come città romana ricca di rovine è data cursoriamente da Francesco Peto nella sua Sylva dedicata al maestro Agostino Nifo, nella quale il filosofo è rappresentato mentre vive a Sessa e osserva le antiche rovine della città (cf. Miletti 2014; Miletti 2016. La Sylva è stampata in Nifo 1531, 2r).

Nel perduto dialogo sulla città di Sessa scritto da Galeazzo Florimonte è possibile che le antichità avessero un certo ruolo.

Poiché le fonti corografiche, da Biondo in poi, non descrivono le antichità sessane, una vera e propria letteratura antiquaria locale nasce solo nel Seicento, con la prima edizione dell'opera di Sacco (Sacco 1633, oggi molto rara), ristampata nel 1640.

A distanza di oltre un secolo fu stampata la pregevole opera antiquaria di De Masi del Pezzo 1761, che corregge ed integra quella di Sacco, chiarendo finalmente che Suessa Pometia e Suessa degli Aurunci erano de località distinte.

Letteratura ecclesiastica e religiosa

Si veda la produzione di Galeazzo Florimonte, vescovo della città.

Letteratura giuridica

De Masi del Pezzo (1761, 102-103) cita il giurista Angelo di Toraldo, la cui famiglia nel 1507 passò a Napoli, al seggio di Nido; costui sarebbe stato promotore e finanziatore della costruzione del seggio dei Nobili di Sessa, e nominato da Ladislao luogotenente della Regia Camera della Sommaria nell’anno 1400.

Letteratura scientifica

Niccolò delle Ceste (Nicolaus de Cistis, di cui oggi si conserva una splendida lastra tombale  nella cattedrale di Sessa, che lo ritrae assieme alla moglie) fu medico e filosofo naturale, che a quanto dicono scrisse varie opere senza che ne sia rimasta traccia (De Masi del Pezzo 1761, 103). Morelli (1825, 198), lo annovera tra i più importanti medici di corte dell’epoca angioina. Secondo Pelliccia (1780, ad loc.) il codice dal quale egli ha ricopiato il Chronicon Suessanum proveniva dalla biblioteca di Bartolomeo de Cistis, «celebre medico di Sessa», che fiorì intorno alla metà del XV secolo. Un certo Colantonio da Sessa insegnò a Bologna philosophia extraordinaria nell’anno 1448-1449 (cf. Lines 2001, 296).

 

Si veda l'attività dell'astronomo e medico Giovanni Bruno, che fece le sue ricerche a Sessa.

Poesia, prosa d'arte, altre forme letterarie

A Sessa è attestata la presenza, in gioventù, del poeta e teorico della poesia Antonio Sebastiano Minturno, al seguito del suo maestro Agostino Nifo.

Elogi di città e altri scritti encomiastici o apologetici

Carattere encomiastico doveva certamente avere lo scritto, oggi perduto, di Galeazzo Florimonte sulla città di Sessa.

Altro

Dalla Vita di Ciriaco d’Ancona ad opera di Francesco Scalamonti (Mitchell, Bodnar 1996, cc. 8-13), sappiamo che ad inizio Quattrocento i Marzano ospitarono Ciriaco adolescente col padre, e che Ciriaco divenne amico intimo di Giovanni Antonio, suo coetaneo, e che stette a lungo a Sessa, in regia (c. 13).

Schedatore

Lorenzo Miletti

Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Letteratura/8
Mappe territoriali

Sessa Aurunca vanta una delle più antiche rappresentazioni cartografiche della Campania nella mappa  contenuta nel codice Arcerianus (inizio VI sec.) della Herzog August Bibliothek di Wolfenbüttel.

La città compare nella mappa della Campania pubblicata da Camillo Pellegrino del 1651.

 

 

 

Piante di città
Vedute di città

1695 ca: Francesco Cassiano da Silva, Sessa, disegno, Vienna, Oesterreichische Nationalbibliotthek, On. Alb. 161 a

1703: Veduta di Sessa, in Pacichelli, Il regno di Napoli in Prospettiva, Napoli 1703.

1730-31: F. B. Werner, Sessa, incisione.

1759 ca.: Antonio Sarnelli, San Leone protegge Sessa, olio su tela.

Apprezzi di tavolari
Schedatore

Fulvio Lenzo

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Fonti manoscritte

Formia, archivio privato D'Ari: Libro dei privilegi della famiglia Nifo, ms. senza numerazione.

Napoli, Biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria: Gaspare Fuscolillo, Croniche, ms. XXVIII.D.10.

Sessa Aurunca, Archivio Diocesano: Gratie e Capitoli della città di Sessa, ms. senza numerazione.

Fonti a stampa

Almagiore 1675: Tobia Almagiore, Raccolta di varie notizie historiche…., Napoli 1675. (numerazione fuochi del 1670.


Böhmer 1892 : J. F. Böhmer, Regesta Imperii, vol. IV, Ältere Staufer, 3. Abt., Die Regesten des Kaissereichs unter Heinich VI. 1165 (1190)-1197, neuberb. v. G. Baaken, Köln-Wien 1972; vol. V, Jüngere Staufer, 4. Abt., Die Regesten des Kaisserreichs unter Philipp, Otto IV, Friedrich II, Conad IV, Heirich Raspe, Wilhelm und Richard, 1198-1272, hrsg. v. J. Ficker, E. Winkelmann, F. Wilhelm, Wien-Köln 1892


Cancelleria Angioina 1951: I Registri della Cancelleria Angioina ricostruiti da Riccardo Filangieri con la collaborazione degli archivisti napoletani, a cura di R. Filangieri, serie I, vol. II, (1265-1281), Napoli [1951]. 


Catalogus 1972: Catalogus Baronum, a cura di E. Jamison, I, “FISI”, 101, Istituto storico italiano per il Medioevo, Roma 1972.

 

Chronicon Suessanum ab an MCI ad ann. MCCCXLVIII, in Alessio Aurelio Pelliccia, Raccolta di varie croniche diarj, ed altri opuscoli... appartementi alla storia del regno di Napoli, 5 tomi, Napoli 1780-1782, tomo I, 51-80.

 

Cecere 1761: Nicola Cecere, Specimen quaestionum ex universa philosophia quae biennii curriculo absolvitur in Seminario Suessano, Napoli 1761.

 

Cluverius 1624: Philippi Cluveri Italia antiqua: opus post omnium curas elaboratissimum; tabulis geographicis aere expressis illustratum ... cum indice locupletissimo, Lugduni Batavorum, Ex officina Elseviriana, 1624, lib. IV, cap. XIV, 667.

 

De Masi Del Pezzo 1761: Tommaso de Masi del Pezzo, Memorie istoriche degli Aurunci antichissimi popoli dell'Italia e delle loro principali città Aurunca e Sessa, in Napoli, per Giuseppe Maria Severino Boezio, 1761.

 

Gagliardo 1814: Giovan Battista Gagliardo, Dell’agricoltura di Sessa: memoria, Napoli 1814.

 

Fuscolillo 2008: Gasparro Fuscolillo, Croniche, edizione critica e studio linguistico a cura di Nadia Ciampaglia, Arce 2008.

   

Granata 1757: Francesco Granata, Dei et Apostolicae Sedis Gratia Sanctae Suessanae Ecclesiae Episcopus: Capitulo, universo clero, senatui populoque suae Dioecesis, Romae 1757.

 

Granata 1763: Francesco Granata, Ragguaglio istorico della fedelissima città di Sessa dalla sua antica fondazione sino all'anno MDCCLXIII, [Napoli 1763], poi in Storia sacra della Chiesa metropolitana di Capua, Napoli 1766, II, 187-221.

 

Guidomanso 1647: Giuseppe Guidomanso, Facti, et iurium allegationes. Pro Fabio Sabucco. Cum Universitate et Deputatis Nobilium Civitatis Suessae, in Napoli 1647.


Italia Pontificia 1935: Italia Pontificia, VIII, Regnum Normannorum-Campania, curante P.F. Kehr, Berolini, 1935.

 

Pacichelli 1703: Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, diviso in dodici provincie […], Parte prima, in Napoli, nella Stamperia di Michele Luigi Mutio, 1703, 119-121.

 

Perrotta 1737: Girolamo Perrotta, La sede degli Aurunci, popoli antichissimi d’Italia. Storiografia della loro antichissima città Aurunca, Napoli 1737.

 

Rationes 1942: Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV. Campania, a cura di M. Inguanez, L. Mattei Cerasoli, P. Sella, Città del Vaticano 1942.

 

Sandorano 1618: Pietro Sandorano, Elenco contro il Boccalini nel quale si prova che Fernandez di Cordova meritatamente hebbe il titolo di Gran Capitano, Venetia 1618.

Bibliografia

Abita 1979: Salvatore Abita, Di un affresco campano-bizantino in S. Maria del Rifugio a Sessa Aurunca, in Studia Suessana, 1, 1979, 7-9.

 

Aceto 1999: Francesco Aceto, Montecassino e l'architettura romanica in Campania: Sant'Angelo in Formis e le cattedrali di Sessa Aurunca e di Caserta Vecchi, in Desiderio da Montecassino e le basiliche di Terra di Lavoro: il viaggio dei Normanni nel Mediterraneo, a cura di Felicio Corvese, Caserta 1999, 39-50.

 

Aldimari 1675: B. Aldimari, Raccolta di varie notizie historiche. Non meno appartenenti all'historia del Summonte che curiose [...] data in luce dal signor Tobia Almagiore, Napoli 1675.

 

Alisio 1971: Giancarlo Alisio, Il sedile di S. Matteo a Sessa Aurunca, in Scritti in onore di Roberto Pane, Napoli 1971, pp. 261-273.

 

Alonzi 2005: Flavio Alonzi, Palazzo Marzano a Sessa Aurunca (Ce), in Pietre tra le rocce: colloqui internazionali "Castelli e città fortificate", a cura di Federica Ribera, Firenze 2005, 72-78.

 

Amirante, Naldi 2007: Francesca Amirante, Riccardo Naldi, Con Paolo Giovio al servizio di don Gonzalo II de Cordoba, duca di Sessa, inGiovanni da Nola, Annibale Caccavello, Giovan Domenico D'Auria : sculture 'ritrovate' tra Napoli e Terra di Lavoro, 1545-1565, a cura di Riccardo Naldi, Napoli 2007, 61-94.

 

Arthur 1982: Paul Arthur, “Considerazioni su una probabile divisione agraria nell’agro di Sessa Aurunca”, in Archeologia classica, vol. 24, 1982.

 

Arthur 1987: Paul Arthur, Produzione Ceramica e Agro Falerno, in Storia economia ed architettura nell’Ager Falernus. Atti delle giornate di studi (febbario-marzo 1986), a cura di G. Guadagno, Marina di Minturno, Caramanica Editore, 1987, 59-68.

 

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Bloch 1986: H. Bloch, Monte Cassino in the Middle Ages, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1986. 

 

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Borrelli 1917: Nicola Borrelli, La nobiltà Sessana e le aggregazioni al Seggio di San Matteo, Maddaloni 1917.

 

Borrelli 1921: Nicola Borrelli, I monumenti della Campania abbandonata: il ponte Aurunco, Santa Maria Capua Vetere (CE) 1921.

 

Borrelli 1940: Nicola Borrelli, “La moneta di Riccardo dell’Aquila conte di Sessa 1105-1111”, in Numismatica, anno 5, 1940, 143-145.

 

Borrelli 1976/a: Franco Borrelli, “Rappresentazioni sacre e profane a Sessa ed in Campania”, in Il Rinnovamento, n. 41, 21 marzo 1976.

 

Borrelli 1976: Franco Borrelli, Appunti di storiografia Aurunca, Sessa Aurunca 1976.

 

Broccoli 1889-1894: Angelo Broccoli, “Il codice municipale sessano. Copia di tutti li capituli e gratie concesse alla città di Sessa per la felice memoria della Maestà di Re Ferrante, et anco dalli Ill.mi et Ecc.mi Duchi di detta città”, Archivio Storico Campano, vol. I, 1889, fasc. 1, pp. 243-260; 1889-1890, fasc. 2-3, 251-280; 1891, 193-202; vol. II, parte I, fasc. 1-2, 1893, 221-240; vol. II, parte II, fasc. 3, 1893-1894, 595-608.

 

Broccoli 1900: Angelo Broccoli, “La successione del Gran Capitano e la città di Sessa fatta Camera riservata, con documenti inediti tratti dall’Archivio di Stato di Napoli, Archivio Storico Campano, vol. II, fasc. 4, parte II, 1900.

 

Capaccio 1607: Giulio Cesare Capaccio, “Formiae, Minturnae, Sinuessa, Suessa, Linternum”, in Historia Neapolitana, (Neapoli 1607) ed. Napoli, suntibus Joannis Gravier, 1771, II, 226-237.

 

Capasso 1876: Bartolomeo Capasso, “Note estratte dal libro II e III delle cronache di D. Gaspare Fuscolillo”, Archivio Storico per le Province Napoletane, I, 1876, 35-81, 533-564, 621-648.

  

Capomaccio 1988: Cosma Capomaccio, La basilica cattedrale di Sessa Aurunca, Gaeta 1988.

 

Capomaccio 1995: Cosma Capomaccio, “Monumentum resurrectionis: ambone e candelabro della cattedrale di Sessa Aurunca”, Civiltà Aurunca, 11, 1995, 32, 7-14.

 

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Tommasino 1986-1987: Attilia Tommasino, “La città di Sessa Aurunca nel secolo XV”, in Il Mensile Suessano, n. 41-53, novembre 1986-novembre 1987.

 

Tommasino 1997: Attilia Tommasino, Sessa Aurunca nel periodo aragonese, Ferrara, 1997.

 

Torrieri 1992: Giuseppina Torrieri, Riuso di elementi della cultura figurativa di tradizione arabo-islamica e problemi di restauro: la cattedrale di Sessa Aurunca e la Abbazia di S. Lorenzo in Aversa, in Atti del convegno sul tema: presenza araba e islamica in Campania, a cura di Agostino Cilardo, Napoli, 1992, 545-550.

 

Ughelli 1720: Ferdinando Ughelli, "Suessani episcopi", in Idem, Italia sacra, cura et studio Nicola Coleti, tomo VI, Venetiis 1720, coll. 531-547.

 

Valletrisco 1977: Anna Valletrisco, “Note sulla topografia di Sessa Aurunca”, in Rendiconti della Accademia di Archeologia Lettere e Belle Arti, n.s. LII (1977), 59-73.

 

Valletrisco 1980: Anna Valletrisco, “Note aggiuntive sulla topografia di Sessa Aurunca”, in Studia Suessana, 2, 1980, 39-44.

 

Vendemia 2001-2002: Maria Elisabetta Vendemia, Fonti scritte per lo studio del Sessano in età sveva e angioina, tesi di Laurea in Storia medievale del corso di laurea in Conservazione dei beni culturali della Seconda Università di Napoli S. Maria Capua Vetere 2002.

 

Vendemia Dizionario online: Maria Elisabetta Vendemia, "Sessa Aurunca", in Dizionario dei centri abitati della Campania medievalehttp://www.cittacampane.org/dizionario_citta.htm.

 

Venditti 1967: Arnaldo Venditti, La cattedrale di Sessa Aurunca, in Il contributo dell'archidiocesi di Capua alla vita religiosa e culturale del Meridione: atti del Convegno Nazionale di Studi Storici, promosso dalla Società di Storia Patria di Terra di Lavoro, Roma 1967, 219-233.

 

Venditti 1974: Arnaldo Venditti, “Presenze ed influenze catalane nell’architettura napoletana del Regno d’Aragona (1442-1503)”, inNapoli Nobilissima, XI, 1-3, 1972, 3-21.

 

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Villucci 1980: Antonio Marcello Villucci, I monumenti di Sessa Aurunca, Scauri 1980.

 

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Villucci 1980\b: Antonio Marcello Villucci, Di alcune nuove testimonianze archeologiche a Suessa Aurunca e nel suo territorio, Scauri 1980.

 

Villucci 1980\c: Antonio Marcello Villucci, Testimonianze del Gaudo nel territorio di Suessa Aurunca. Presenze orientalizzanti a Suessa Aurunca. Presenze romane nel territorio di Sinuessa e Suessa Aurunca, in I Convegno dei Gruppi Archeologici della Campania, (Pozzuoli, 12-20 aprile 1980), Roma 1982, 145-174.

 

Villucci 1982: Antonio Marcello Villucci, “Note sui materiali di spoglio reimpiegati nella cattedrale di Sessa Aurunca”, in Studia Suessana, 3, 1982, 23-30.

 

Villucci 1982\a: Antonio Marcello Villucci, “Di alcune sculture romane inedite a Suessa Aurunca e nel suo territorio”, in Studia Suessana, III, 1982, 23-29.

 

Villucci 1983: Antonio Marcello Villucci, La Cattedrale di Sessa Aurunca, Suessa Aurunca 1983.

 

Villucci 1984: Antonio Marcello Villucci, Di un’ara di marmo riutilizzata nella chiesa di Sant’Angelo di Lauro nel comune di Sessa Aurunca, Sessa 1984.

 

Villucci 1985: Antonio Marcello Villucci, “Materiali archeologici inediti da Sessa Aurunca”, in Civiltà Aurunca, I, 1, marzo 1985, 19-29.

 

Villucci 1986: Antonio Marcello Villucci, Gli affreschi della Grotta di S. Michele di Gualana a Fasani di Sessa Aurunca, Sessa Aurunca 1986.

 

Villucci 1994: Antonio Marcello Villucci, Testimonianze inedite d’arte sacra da Sessa Aurunca tra ‘500, ‘600 e ‘700, Sessa Aurunca 1986.

 

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Villucci 1997: Antonio Marcello Villucci, “Di un monumento funerario dal territorio di Sessa Aurunca”, in Civiltà Aurunca, 13,1997, 43-45.

 

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Villucci, D’Onofrio, Pace, Aceto 1983: Antonio Marcello Villucci, Mario D’Onofrio, Valentino Pace, Francesco Aceto, La Cattedrale di Sessa Aurunca, Marina di Minturno (Lt) 1983.

 

Villucci, Romano 1998: Antonio Marcello Villucci, Anna Maria Romano, Sessa Aurunca: un itinerario storico-artistico, Marina di Minturno (LT) 1998.

 

Volante 1993: M. Volante, Brevi note storico-artistiche sulla Chiesa di Sessa Aurunca tra XI e XIX secolo, in Lungo le tracce dell’Appia. Sessa Aurunca e Capua: due città di cultura, Marina di Minturno 1993, 169-182.

 

Vultaggio 1999: C. Vultaggio, "Civiltà cassinese e dominio normanno", in Desiderio di Montecassino e le basiliche di Terra di Lavoro, a cura di F. Corvese, Caserta 1999, 21-37.

 

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