Nome | Bari | |
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Luogo | Bari | |
Status amministrativo | Comune capoluogo di regione e di provincia, capuologo della provincia storica di Terra di Bari | |
Estensione del territorio comunale | 117 kmq | |
Popolazione | 326.344 (gennaio 2016) | |
Musei | Museo archeologico provinciale; Pinacoteca provinciale; Museo della Cattedrale | |
Archivi | Archivio di Stato; Archivio della Biblioteca provinciale De Gemmis | |
Biblioteche | Biblioteca nazionale Sagarriga Visconti-Volpi; Biblioteca provinciale De Gemmis | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Citta/27 |
Nomi antichi e medievali | Barion (greco), Barium (latino). | |
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Fondazione (data, modalità) | Il centro peuceta di lingua e cultura greca (Baldassarre 1966, 30-32) dovette entrare nell'obita di Roma almeno a partire dalla guerra tarantina, quando si presume divenne città federata (Petrignani, Porsia 1982, 5-6). La prima attestazione della configurazione giuridica di Bari come municipium Apuliae è piuttosto tarda e risale a Tacito (Ann., XVI, 9), ma deve essere avvenuta dopo la guerra sociale. Tra il V e il IX secolo la città attraversò una profonda crisi demografica ed economica all’interno del gastaldato longobardo di Canosa (Carabellese 1905, 38, n. 2). La ripresa si verificò con la formazione dell’emirato, alla fine degli anni ’40 del IX secolo (Musca 1992, 84-85). In seguito alla morte del Malo (1166), che aveva distrutto la città, essa e l’episcopio conobbero una decisa ripresa sia nell’edilizia sia nel commercio con l’Oriente. | |
Distrettuazioni di appartenenza | Durante la prima epoca longobarda, Bari faceva parte del gastaldato di Canosa. Dopo la conquista franca, divenne capitale del Tema di Longobardia e sede dello stratego o baiulo prima, e poi, dalla fine del X secolo, del catapano (von Falkenhausen 1978, 46-51). Dopo l’altalenante periodo di crisi e di ripresa negli anni normanni, nella distrettuazione sveva, la città torna ad essere capitale della nuova circoscrizione di Terra di Bari. | |
Demografia | 1532: fuochi 1557 1545: fuochi 2338 (aumento dovuto all’inurbamento di mercanti lombardi) 1561: fuochi 2165 1590: fuochi 2926 1595: fuochi 2935 | |
Sito, idrografia, viabilità | La città è sita lungo la costa Adriatica, allo sbocco di una piana nota come Conca di Bari; il nucleo più antico dell'insediamento sorse sulla penisoletta occupata dal centro storico (Bari Vecchia). La piana presenta evidenti segni di solchi erosivi murgiani, testimonianza di una idrografia preistorica di cui non c’è più traccia in superficie, ad eccezione dei torrenti Lamasinata e Picone. Una delle teorie etimologiche del nome Bari farebbe, infatti, riferimento alla presenza di un corso d’acqua a carattere torrentizio la cui foce delimitava a SW il centro antico (Petrignani, Porsia 1982, 5-6). Orazio (Sat. I, 5, 96-97) descrive la città murata e raggiungibile da Ruvo mediante un asse viario secondario; si tratta evidentemente del tracciato sul quale sarebbe stata poi condotta la variante della via Traiana che conduceva da Bitonto a Bari (Ashby, Gardner 1916, 104-171; Biancofiore 1962, 240). | |
Schedatore | Veronica Mele | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Geografia Storica/25 |
Profilo storico | Dopo la dominazione bizantina, a partire dall'ultimo quarto del IX secolo, anche Bari fu interessata dalla conquista normanna nel 1071. Dopo che per due volte, e per brevissimo tempo, i baresi tentarono di darsi dapprima a Lotario (1137) e poi ai bizantini (1155), la città fu rasa al suolo da Guglielmo il Malo (1156), subendo il divieto di abitare per quarant’anni (Kinnamos [ed. 1836], 140; Romualdus Salernitanus [ed. 1935], 240). La ripresa della città avvenne a partire dalla morte del Malo, avvenuta nel 1166. | |
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Cronotassi | 1432: Giacomo Caldora 1440: Giovanni Antonio Orsini del Balzo, conquistata dal Caldora insieme a Conversano 1465: Maria Sforza, insieme a Palo e Modugno 1479: Ludovico Maria Sforza (dal 1487 ottiene anche Rossano, Borrello, Rosarno, Longobucco) 1494: Alfonso II confisca gli stati di Ludovico Maria Sforza 1495: Ludovico Maria Sforza recupera Bari 1499: Isabella d’Aragona, come risarcimento vedovile della dote 1524: Bona Sforza, contestata da Francesco di Ludovico Maria Sforza 1558: Filippo II | |
Corpus normativo | Consuetudines civitatis Bari, attribuite ad un giudice Andrea e ad un giudice Sparano, entrambi baresi, e vissuti nella seconda metà del XIII secolo. Le Consuetudini baresi anticiperebbero così, di alcuni decenni, anche le Consuetudines Neapolitanae, fatte mettere per iscritto da Carlo II solo nel 1306. Il testo delle Consuetudines, che sarebbero state approvate da re Ruggero il 23 giugno 1132, è tramandato dalle due compilazioni che ne fecero Andrea, che le raccolse dandole l’ordine del Codice Giustinianeo, e Sparano, che le ordinò secondo le leggi longobarde. | |
Schedatore | Veronica Mele, Federico Lattanzio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni/32 |
Distrettuazioni interne | A partire dalla metà del XIV secolo il disegno urbano appare polarizzato attorno alle tre entità socio-politiche che definiscono l’identità barese: la Cattedrale, la basilica di San Nicola e l’Universitas. Gli spazi universali si organizzano attorno alla ruga pannorum, che nel 1359 è descritta nei pressi della platea rerum venalium civitatis, lungo la fascia sudorientale (CDB XVIII, n. 67, a. 1358). Dalla piazza pubblica partiva la ruga francigena che conduceva alla basilica. L’isolato, indicato come vicinio Castri, era segnato dalle presenze architettoniche di San Benedetto, San Pietro, Santa Pelagia, San Clemente, San Nicola del Porto, San Teodoro, San Marco, San Tommaso e Santa Caterina (CDB XVIII, n. 120, a. 1375). In vicinia di Santa Pelagia era situato il cambio e la platea puplica rerum venalium, dove agiva il banditore pubblico per i casi di incanto e dove affacciava la Beccheria e il Fondaco cittadino (CDB XVI, n. 56, a. 1321; n. 94, a. 1332; n. 96, a. 1332; n. 105, a. 1336; CDB XIII, n. 148, a. 1306; CDB XVIII, n. 106, a. 1372). | |
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Centri demici minori | Dalle controversie sulla delimitazione dei confini e sulle competenze fiscali si ha notizia che tra i casali di Bari erano compresi: Cammarata, Modugno, Balsignano, Bitritto, Loseto, Valenzano, Triggiano, Ceglie, Casabattula, Carbonara, Capurso, Cassano, Montrone, Canneto, Noicattaro, Canale (Carabellese 1908, 153). I contrasti tra Bari e i suoi casali, già sorti in epoca angioina a causa del fenomeno dell’infeudamento, emersero più violenti all’indomani della fine del dominio sforzesco. Nei capitoli presentati a re Federico nel 1499, Bari chiese che i casali collettassero insieme ai cittadini e che il capitano ripristinasse la propria giurisdizione su tutto il tenimento barese, sia per consuetudine sia per sentenza emessa al tempo del principe di Taranto; nel passaggio dal breve periodo demaniale al ducato sforzesco, infatti, molti casali ne approfittarono per sottrarsi alla giurisdizione e ai pagamenti fiscali di Bari (Carabellese 1908, 154). | |
Schedatore | Veronica Mele | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Territorio/41 |
Diocesi | Sede vescovile almeno dal IV secolo, quando il vescovo Gervasio intervenne al Concilio del 347, nel 530 è elevata ad arcidiocesi dal patriarca di Costantinopoli Epifanio (Beatillo 1637, 9; Ughelli 1721, 593). In quell’anno è attestato il primo arcivescovo, Pietro. Nel IX secolo, con la distruzione di Canosa, anche questa mensa, insieme alle reliquie di San Sabino, viene incorporata nell’arcidiocesi barese (Lombardi 1697, I, 3-4). | |
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Distrettuazioni interne | La metropolia barese comprende le seguenti diocesi suffraganee: Bitetto, Bitonto, Canne, Cattaro, Canosa, Conversano, Giovinazzo, Lavello, Minervino, Molfetta, Polignano, Rutigliano, Ruvo, Salpi, Terlizzi, e le abbazie di S. Benedetto a Bari, S. Angelo di Ciglio, S. Maria Maggiore, S. Nicola di Ciglio. | |
Cattedrale o chiesa matrice | ||
Enti religiosi |
Monastero di S. Benedetto, fondato nel 978-979, sito sul lato orientale della base della penisola su cui insiste la città.
Monastero femminile benedettino di S. Scolastica, il più cospicuo per rendite e per lasciti testamentari.
Convento di S. Francesco, fondato tra il 1220 e il 1266 lungo la fascia occidentale della murazione.
Chiesa di S. Leonardo dei Domenicani, sita sulla strada verso Bitritto, Loseto e Ceglie. Nel 1286, il priore ottenne di permutare i beni immobili extramurari del convento con la chiesa dei SS. Simone e Giuda intra moenia, situata in ruga hospitiorum, presso la dogana (CDB XIII, n. 11, a. 1269). La chiesa con i relativi beni appartenevano all’abbazia benedettina d’Ognissanti di Cuti, presso Valenzano, che otteneva in permuta i beni extraurbani dei Domenicani di Bari (Sada 1974, 257-360).
Monastero femminile benedettino di S. Giacomo, fondato all’inizio del XIV secolo, diede il nome ad un vicinium (CDB II, n. 62, a. 1306).
Convento francescano dell’Osservanza, fondato nei primi decenni del XV secolo da un pisano o un pesarese, Baldovino Carrettono, che lo unì al monastero di S. Pietro Maggiore (Beatillo 1637, 165).
Monastero femminile di Clarisse, fondato nel 1492 occupando la chiesa di S. Maria dei Teutonici, la cui proprietà era stata fino ad allora dell’abbazia di S. Leonardo della Matina nella diocesi di Siponto, sotto la cui giurisdizione rimasero le monache baresi (Beatillo 1637, 181-182). | |
Vescovi (sec. XV-XVI) |
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Schedatore | Veronica Mele | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni Ecclesiastiche/24 |
Attività economiche | La vocazione marinara e commerciale di Bari si consolidò a partire dal periodo angioino, incentivata dalla presenza di colonie veneziane, fiorentine, pisane, provenzali, francesi, e dalla spinta politica e imperiale verso l’Oriente dei primi sovrani angioini. L’economia barese si stabilizzò soprattutto nell’esportazione di derrate agricole, in particolare olio. | |
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Esenzioni e franchigie | 24 giugno 1322: Carlo l’Illustre, duca di Calabria e vicario generale del Regno, decreta che i cittadini di Bari e suo distretto per cause civili e criminali non siano astretti in altro tribunale. Il privilegio è confermato da Ferrante il 28 maggio 1466. 25 agosto 1414: Giovanna II concede che la città di Bari e suo distretto possano imporre dazi e gabelle, more solito. 23 gennaio 1464: re Ferrante concede all’Università di Bari che i baroni dei luoghi situati in tenimento e distretto di Bari non possano esigere la piazza né altra gabella dai cittadini baresi. Nei medesimi 69 Capitoli presentati nel novembre 1463, l’Università chiede che i cittadini baresi vengano trattati alla stessa maniera dei mercanti veneti per l’esenzione della nuova gabella dell1%. | |
Mercati e fiere | Federico II istituì una prima fiera mercantile (Masellis 1977, 193-194). Dalle Consuetudines si ricava che nel 1292 furono istituite le due fiere legate alla traslazione (6 maggio) e alla morte (6 dicembre) di San Nicola. Una terza fiera, anch’essa della durata di otto giorni come le due principali, iniziava il 28 settembre (Petrignani, Porsia 1982, 39-40). | |
Schedatore | Veronica Mele, Federico Lattanzio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Economia/23 |
Famiglie | Nel 1318, l’Università compilò un quaderno di apprezzo super facultatibus nobilium singulorum, in cui censiva i vigneti e gli oliveti posseduti dall’aristocrazia barese e dagli enti religiosi (CDB XVI, n. 43, a. 1318; CDB XVIII, n. 7, a. 1343). Si ha notizia di altri due quinterni appretii bonorum nobilium, compilati nel 1536 e nel 1563, in cui si elencano dettagliatamente tutti i nobili baresi con i rispettivi beni (Massilla [ed. Bonazzi 1881], docc. III e IV). Nel 1570, invece, a seguito della Capitolazione della città di Bari compilata dal regio commissario Livio Margarita, venne stilato l’elenco ufficiale, trascritto nel Libro Rosso della città, detto il Messaletto, degli ascritti alle due piazze, che potevano godere di tutti gli onori e i benefici relativi (Massilla [ed. Bonazzi 1881], doc. VI). Sulla base di questi censimenti, il giurista Vincenzo Massilla, Uditore collaterale di Bona Sforza ed egli stesso aggregato alla nobiltà di Bari nel 1530, nel 1567 scrisse la Cronaca delle famiglie nobili baresi. Il giurista principia dalle otto nobili famiglie greche le cui origini risalivano alla dominazione bizantina, e di cui solo le prime quattro erano ancora esistenti al tempo dello scrittore: Dottula, Effrem, Elia o Chiurlia, Gizzinosi, Giannaci, Sergii, Carofigli, Amorosi. Queste famiglie spesso facevano precedere al proprio nome o a quello di famiglia la parola greca Kyri, per sottolineare la propria nobiltà. La famiglia di cui si hanno più antiche memorie è quella dei Dottula, la cui prima attestazione in Puglia risalirebbe al VII secolo. Tra XIII e XV secolo era feudataria di Monterone e Valenzano; membri della famiglia furono nell’Ordine Gerosolimitano. La famiglia Abenante, di origine calabrese, ebbe dimora a Bari con Pietro Antonio Abenante che soggiornò dal 1555 al 1557 presso la corte di Bona Sforza della quale era stato governatore generale e dalla quale era stato inviato nel 1552 a Rossano con 300 uomini per difendere la città dalle incursioni dei pirati, fortificandola con artiglierie e munizioni. Abenante aveva fatto porre un'iscrizione sulla Porta Melissa che, restaurata, aveva cambiato nome in Porta Bona in onore della regina di Polonia e principessa di Rossano. Tuttavia, negli anni Sessanta del XVI secolo dopo la morte di Bona Sforza, Pietro Antonio, insieme ai figli Ottavio, Lelio e Marzio, fu accusato di eresia e la denuncia al Sant’Uffizio con il relativo procedimento inquisitoriale segnò irrimediabilmente il destino di questo ramo della famiglia. La famiglia Chiurlia fu detentrice dell’ufficio di Gran Protonotario e feudataria di Modugno, Montenato, Bitetto. Un ramo si staccò trasferendosi a Giovinazzo: possedeva i feudi di Cellino, Lizzano, Lizzaniello, Roccaforzata. Il ramo di Bari si estinse alla fine del XVI secolo. La famiglia Carofigli, imparentata con i Bozzuto di Napoli, possedeva dei palazzi nel Largo del Castello. Un Franco lasciò un legato testamentario per l’ospedale di San Tommaso, e per la costruzione di una chiesa dedicata a Santa Caterina, che Giosuè Ruggero, su concessione di Isabella d’Aragona, avrebbe poi fatto abbattere per costruire un palazzo passato poi in possesso dell’Univeristà. La famiglia Giannaci patrocinò, invece, la costruzione di una chiesa intitolata a Santa Maria de Kyri Jannace. Le altre famiglie nobili descritte da Massilla sono: Casamassima, De Rossi, Marsilia, Lamberti, Affatati, Carducci, Arcamoni, Gerondi, Tresca, Taurisani, Charis, Gliri, Carettoni, Pascalini, Ventura, Reina, Boccapianola, Opula e Massilla. La famiglia Lamberti, di origine bolognese, ebbe tra i suoi membri l’abate Cola, che alla metà del XV secolo fu nominato priore della basilica di San Nicola. Giovan Giacomo Affatati fu, invece, tesoriere di Bona Sforza; venuto in contrasto con Ludovico de Alifio, luogotenente di Bona in Italia, fu da questi catturato e imprigionato in Lituania. La famiglia Carducci giunse a Bari da Firenze alla metà del XV secolo, e si imparentò con i Giannaci. Gli Aracamone, nobili napoletani del Seggio di Montagna, giunsero a Bari alla fine del XIV secolo, quando furono investiti da Carlo di Durazzo di Bitetto, Balzano e Ceglie. I Girondi sarebbero stati di origine francese; si impiantarono dapprima a Squillace, e da lì si spostarono a Monopoli e, infine, a Bari quando acquisirono il casale di Canneto e si imparentarono con i Dottula. Un membro dei Charis fu tra i marinai che trasportarono a Bari il corpo di San Nicola. Un Antonio, invece, fu vescovo di Castellaneta e Nardò, e cappellano di re Ferrante. Un Cola Maria fu musico e sopracuoco di Bona Sforza. La famiglia Ventura, originaria di Salerno, si trapiantò in Terra d’Otranto avendo ricevuto da Giovanna II i feudi di Morice e Palmerice. Più tardi si diramò in Modugno, Bari, Taranto e Trani, ascrivendosi ai seggi nobili di tutte le città. Spinetta Ventura fu uomo d’arme dell’esercito di Fabrizio Colonna e cortigiano di Alfonso II. I Reina giunsero a Bari dalla Lombardia al seguito di Isabella d’Aragona, imparentandosi con i Marsilia e i Tresca. Dai capitoli presentati a re Ferrante nel novembre 1463 emergono, altresì, i nomi di altri cittadini, probabilmente appartenenti al popolo, inclusi nelle grazie e privilegi particolari: lo spectabile Ambrogio Perrense di Ruvo, l’egregio notar Giacomo di Castellaneta, doganieri; Roberto Perillo, che era stato al servizio di Giovanni Antonio Orsini Del Balzo per ventitré anni; Signorino di Bari, detentore del feudo Contessa di Vico; Leone di Bacco, cittadino di Trani ma abitante a Bari; i figli di Brigobisso Plumbarolo di Venosa; Damiano de Alemagna (per la famiglia cfr. scheda Alemagna). | |
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Personaggi illustri | Giovanni Antonio Orsini Del Balzo Ludovico Maria Sforza | |
Colonie mercantili e minoranze | La colonia mercantile fiorentina ebbe la facoltà di eleggere un console a Bari prima del 1345, anno in cui la concessione fu rinnovata (Vitale 1912, 37). Come nelle altre città pugliesi, stabile e potente era la colonia veneziana, affiancata, nel corso del XV secolo da quella milanese, impiantata già prima del dominio sforzesco. Nei capitoli, presentati a Ferrante nel 1463, i mercanti veneti e milanesi vengono salvaguardati nel saldo dei loro crediti accesi nei confronti del defunto principe di Taranto. Nei capitoli presentati a Sforza Maria Sforza, nel 1466, gli stessi diritti goduti dai veneziani vengono richiesti anche per Genovesi e Ragusei, oltre naturalmente che per i milanesi (Pepe 1900, 13-14; Carabellese 1908, 177-178; Ferorelli 1914, 389-468). I Lombardi si rafforzarono soprattutto durante il governatorato di Isabella d’Aragona. S’insediarono nella rua francigena, eleggevano regolarmente un console, ed ottennero la chiesa di Santa Pelagia, ristrutturata entro il 1508, anche con finanziamenti dell’Università, ridedicata a Sant'Ambrogio e affidata agli Eremitani (Beatillo 1637, 193, 290-291). A Veneziani, Fiorentini, Pistoiesi, Milanesi, Veronesi viene riconosciuto il diritto di cittadinanza, secondo le Consuetudines, in quanto habitatores Bari stanziali; le loro attività spaziano dal commercio di olio e mandarle, a quello dei panni di Perpignan e di Bergamo o dei metalli e del legname. Possessori di case, magazzini e botteghe (nel 1467, un Bonomo degli Alamanni di Firenze possiede case e magazzini nel vicinium di San Nicola al Porto, cfr. Carabellese 1908, 191), spesso, come denunciano i cittadini baresi nei capitoli del 1463, sono detentori di benefici ecclesiastici. Altra colonia e minoranza presente in tutte le città commerciali del regno è quella degli ebrei, che compaiono non solo come prestatori e mutuatori in imprese commerciali, ma anche come venditori di panni e di mantelli, esportatori all’ingrosso di pesce salato, oltre che nella professione medica. Nei capitoli del 1463, evidentemente per iniziativa regia, venne chiesta la protezione regia, che fu accordata purché indossassero contrassegni sugli abiti e vivessero in un unico quartiere; due anni dopo lo stesso sovrano impose un prestito forzoso di 610 ducati alle giudecche di Terra di Bari (CDB XV, n. 317, a. 1465). | |
Confraternite | Nel 1542 fu fondata la confraternita al Santissimo Corpo di Cristo. | |
Corporazioni | ||
Istituzioni di Beneficenza | Un ospizio per poveri, intitolato a San Tommaso, annesso alla chiesa di Santa Caterina, prope ecclesiam Sancti Thome, è attestato nel 1375 nelle volontà testamentarie del protontino Antonio Carofiglio (CDB XVIII, n. 120, a. 1375). Nel 1374 la chiesa risulta curata dai Celestini (CDB XXIII, n. 96, a. 1409; CDB XV, n. 230, a. 1423). Un’altra chiesa di Santa Caterina, extra moenia, era grancia dell’ordine di San Giovanni Gerosolimitano (CDB XV, n. 217, a. 1414; CDB XV, n. 598, a. 1599). | |
Schedatore | Veronica Mele | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Societa/22 |
Repertoriazioni | ||
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Archivi storici | Archivio del Duomo di Bari: Archivio di S. Nicola: | |
Raccolte e miscellanee | ||
Strumenti di corredo | ||
Schedatore | Federico Lattanzio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Fonti documentarie/28 |
Reliquie - culti -processioni | A seguito della distruzione di Canosa ad opera dei Saraceni, a metà del IX secolo, le ossa del santo vescovo Sabino vennero trasportate dal vescovo Angelario nella cripta della cattedrale antica di Bari per preservarle dal saccheggio. Il ritrovamento delle reliquie, nel 1091, da parte dell’arcivescovo Elia, determinò la reintitolazione della chiesa cattedrale (Lombardi 1697, 3-5). I resti del santo, dopo essere stati temporaneamente depositati nel porto, di competenza del monastero di S. Benedetto, vennero immediatamente conservati presso la corte catapanale per decisione unanime della cittadinanza, sottraendoli, così, fin da subito al controllo del capitolo cattedrale (Nitti di Vito 1937, 297-411; Pertusi 1978, 6-56). La prima processione che portò le reliquie dal porto alla curte domnica evitò accuratamente di passare per la cattedrale, definendo subito non solo il conflitto secolare che avrebbe opposto i due capitoli, ma anche l’identità cittadina che si riconosceva nel nuovo santo protettore. Nei capitoli concessi nel 1463, la città, chiese, infatti, che il sovrano accogliesse sotto la sua protezione sia la chiesa cattedrale che la basilica di S. Nicola. | |
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Cerimonie e rituali civici | Ogni anno, il giorno di San Bartolomeo, il 24 agosto, si tenevano le elezioni per il rinnovo delle cariche universali: i due sindaci, il baglivo e tre giudici baiulari, trenta decurioni, il comandante delle guardie notturne e il mastrogiurato, entrambi alternativamente dei nobili e del popolo, otto catapani (Massilla 1550). | |
Ingressi trionfali, allestimenti e rappresentazioni | ||
Schedatore | Veronica Mele | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Riti e Cerimonie/22 |
Oggetti archeologici di reimpiego | Capitelli di importazione (corinizio-asiatici) e colonne antiche nei matronei di San Nicola e della Cattedrale - Cattedrale, gruppo di capitelli di tipo corinzio asiatico - Cattedrale, capitello di tipo corinzio asiatico - San Nicola, gruppo di capitelli di tipo corinzio asiatico - San Nicola, gruppo di capitelli di tipo corinzio asiatico - San Nicola, capitello a calice - San Nicola, capitello di tipo corinzio asiatico
In San Nicola la fronte di un sarcofago in marmo docimeno con rappresentazione di filosofi è stata riutilizzata nella tomba dell'abate Elia.
Nella Piazza Mercantile un leone funerario, già rilavorato in età medievale, fungeva da gogna in associazione con una colonna antica sormontata da una palla di cannone (colonna della giustizia).
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Edifici antichi | ||
Collezioni di antichità, scavi e scoperte archeologiche di età moderna | La prima notizia di scoperte archeologiche nella città di Bari risale al Beatillo che documenta il ritrovamento, nel 1625, di una tomba di guerriero sotto la porta più antica della città, nei pressi del Castello (Beatillo 1637, 2). Significativa è l’identificazione del defunto con il mitico fondatore Barione; gli eruditi locali, infatti, almeno dal XVII secolo, secondo un processo piuttosto comune, avevano fatto derivare dal nome antico del centro peuceta (la forma al genitivo Barinon compariva come legenda sulle monete battute dalla città nel III secolo a.C., cfr. la carta di Vincenzo La Pegna) un eroe eponimo chiamato Barione che, quasi ricalcando la vicenda del tarantino Falanto, avrebbe rifondato, o portato a un rinnovato sviluppo, la città dopo la prima fondazione realizzata da Iapige, mitico figlio di Dedalo (Andreassi 1988, 174). | |
Schedatore | Stefania Tuccinardi | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Antichita/26 |
Architetti, ingegneri e tavolari attivi in città | XVI secolo Domenico Fontana. Propone un progetto per il porto e presenta una relazione sulle condizioni statiche del campanile meridionale della cattedrale. XVIII secolo Domenico Antonio Vaccaro. | |
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Mura e porte urbiche |
Rifacimenti delle mura sono attestati in età angioina, durazzesca e aragonese. Nel 1359 viene concessa una riduzione di 25 once sui fiscali affinché la città impieghi la somma nella riparazione del molo e del fortino di Sant'Antonio, che risultano danneggiati. Nel 1412 la regina Giovanna II concede che la colletta dovutale venga impiegata nella riparazione delle mura della città, che risultano rovinate. Nel 1464 re Ferrante concede che la città possa usare le pietre della demolita torre di Sant'Antonio per la riparazione delle mura e del molo.
Secondo la testimonianza di Beatillo (1637), Isabella d’Aragona aveva avviato un grandioso progetto per la realizzazione di un canale che costeggiando il tratto sud-occidentale delle mura riducesse la città in isola. I lavori vennero cominciati, ma mai portati a termine. | |
Strade e piazze | ||
Infrastrutture urbane | ||
Strutture assistenziali | ||
Castelli e fortezze | ||
Palazzo signorile | ||
Edifici pubblici | ||
Palazzi privati |
XIV secolo Palazzo presso Santa Teresa dei Maschi
XV secolo Palazzo in via Palazzo di Città 38
XVI secolo | |
Edifici religiosi | ||
Apparati effimeri | ||
Schedatore | Antonio Milone | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Architettura/20 |
Letterati che nascono, vivono o operano in città |
Amedeo Cornale
Pomponio Nenna, musicista
Antonio Beatillo
Marcello Ferdinandi detto il Barino, olivetano
Francesco Lombardi | |
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Stampatori e produzione libraria cittadina |
Il primo libro stampato a Bari sono le Operette di Partenopeo Suavio, pseudonomo di Colantonio Carmignano, per i tipi dello stampatore francese Gilbert Nehou, che operò, secondo quanto scritto nel colophon, nelle "case de Santo Nicola", dunque nel comprensorio del santuario (Suavio [Carmignano] 1535). Nel corso del Cinquecento non risulta altra produzione tipografica, che riprende invece con vigore nel corso del XVII secolo (Caterino 1961; Frattarolo 1976). | |
Biblioteche pubbliche e private | ||
Accademie | Isabella d'Aragona promosse a Bari le attività dell'Accademia degli Incogniti, che probabilmente si riuniva nel castello (Sorrenti 1965, 17-20). | |
Committenze di opere letterarie relative alla città | ||
Dedicatari di opere letterarie | Isabella d'Aragona e la figlia Bona Sforza sono dedicatarie di numerose opere letterarie. | |
Storie di famiglie | La più antica attestata è quella di Vincenzo Massilla, scritta nel 1567 ed edita da F. Bonazzi nel 1881 (Massilla 1567[1881]).
Cf. le opere di Francesco Lombardi (XVII-XVIII sec) ancora inedite, relative agli uomini illustri di Bari, con vari riferimenti alle famiglie, conservate nei mss. BNN XV E 37; XV E 38.
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Corografia e geografia | L'assenza di tutta a provincia di Terra di Bari dall'Italia illustrata di Biondo Flavio rende la testimonianza del domenicano Pietro Ranzano particolarmente importante. Questo (Annales, XIV, Apulia, 4 e 15), sulla scia di Plinio (III 102) e Strabone (VI 3, 2), riporta la leggenda dei Paediculi, nove giovani provenienti dall'Etolia, che colonizzarono l'Apulia. Poi Ranzano inserisce il riferimento ad uno di questi giovani, Barion, che ingrandì una città (Bari) prima chiamata Iapyx: "Eorum unus Barion oppidum ampliavit Iapyx ante appellatum a Daedali filio". Mentre la menzione di Iapyx è una parafrasi del testo incorretto di Plinio (cf. Porsia 2010), il riferimento a Barion non è nelle fonti classiche e deve derivare da fonti medievali, difficilmente databili, che possono risalire tanto al tardo Quattrocento quanto, molto prima, ai secoli XII-XIII, come per esempio nel caso dell'eroe eponimo Tyrenus relativo a Trani e attestato nelle iscrizioni medievali. Nel resto della descrizione (paragrafo 15) Ranzano di Bari sottolinea, oltre alla feracità del suolo circostante, la preminenza politica nella regione, la presenza di una diocesi di grande importanza, e la presenza del santuario di Nicola di Mira, dove si recano numerosi pellegrini da ogni dove.
Nel suo De situ Iapygiae, Antonio Galateo fa un rapido cenno a Bari, nel descrivere le denominazioni invalse per le varie aree della Puglia. Rifacendosi a un passo in realtà corrotto di Plinio (III 102, v. sopra) afferma infatti che l’antico nome di Bari era Iapige (Galateo 2005, cap. 9.9: “Barium ante Iapyx appellatum fuerit a Dedali filio, quem nomen Iapygiae dedisse auctor est Plinius”).
Nel tratteggiare il suo profilo di Bari, Leandro Alberti si rifà principalmente a Ranzano, citandolo esplicitamente, ripetendo le informazioni sul mito di fondazione ma aggiungendo anche altre fonti classiche. Alberti celebra la bellezza e la ricchezza della città, che pure ha un litorale sabbioso e non è dotata di alcun porto naturale. Si sofferma a lungo sull’importanza della chiesa di San Nicola e delle spoglie del santo, citando anche il Dittamondo di Fazio degli Uberti come prova della diffusione del culto. Racconta poi un episodio autobiografico, risalente a quando, nel 1525, egli visitò la città: giunto in San Nicola, i sacerdoti gli mostrarono il baldacchino sotto il quale sono conservate le reliquie, dicendogli che gli ornamenti d’argento di cui questo era ricoperto furono confiscati da Ferrante d’Aragona per pagare le spese di guerra contro i Turchi che avevano occupato Otranto. Questo sacrilegio, secondo i sacerdoti, sarebbe la principale causa del declino del regno aragonese. Alberti prosegue menzionando gli Sforza, fino a Bona, per poi concludere elogiando la feracità del suolo circostante. | |
Storiografia locale e cronache | A Bari, che pure aveva conosciuto una florida produzione cronistica in età normanno-sveva, non risultano attestati cronisti per i secoli XV-XVI, e una vera e propria storia locale si ha nel XVII secolo con Beatillo (1637). | |
Letteratura antiquaria | Cf. anche sopra i riferimenti antiquari nella sezione Letteratura corografica e geografica. Come è stato di recente messo in luce (Porsia 2010), benché la prima opera barese di ambito esplicitamente antiquario sia quella di Antonio Beatillo (Beatillo 1637), alcuni riferimenti all'antichità di Bari si trovano in varie altre opere, tra cui il Nennio di Giovan Battista Nenna (Nenna 1542), e gli stessi Commentarii di Massilla (Massilla 1550). Si veda anche, per un'epoca successiva, Le disavventure di Bari di Fabrizio Veniero (Veniero 1658, per un'analisi si rinvia a Porsia 2010). | |
Letteratura ecclesiastica e religiosa | Per la prima metà del XVII secolo si veda la produzione dei teologi Marcello Ferdinando detto il Barino, e di Agostino Bezomo. | |
Letteratura giuridica | Di notevole interesse sono i Commentarii super consuetudinibus preclarae civitatis Bari di Vincenzo Massilla (Massilla 1550). | |
Letteratura scientifica | ||
Poesia, prosa d'arte, altre forme letterarie | Sotto Isabella d'Aragona, e in seguito sotto Bona, a Bari si ebbe una vivace presenza di letterati. Cf. la produzione dei già menzionati Nenna e Carmignano, o quella di Amedeo Cornale da Modugno, chiamato a corte da Isabella. | |
Elogi di città e altri scritti encomiastici o apologetici | ||
Altro | ||
Schedatore | Lorenzo Miletti | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Letteratura/18 |
Mappe territoriali | ||
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Piante di città | ||
Vedute di città |
Veduta della città (1783, in Saint-Non 1781-1786: Jean-Claude Richard de Saint-Non, Voyage pittoresque ou Description des royaumes de Naples et de Sicile, 4 voll., Paris, s.n., 1781-1786, vol. III) Veduta del porto e della città (1783, in Saint-Non 1781-1786: Jean-Claude Richard de Saint-Non, Voyage pittoresque ou Description des royaumes de Naples et de Sicile, 4 voll., Paris, s.n., 1781-1786, vol. III: consultabile on line) | |
Apprezzi di tavolari | ||
Schedatore | Antonio Milone | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Cartografia storica/13 |
Fonti manoscritte | ||
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Fonti a stampa | ||
Bibliografia | Aceto 2009: Francesco Aceto, “La cattedra dell'abate Elia: dalla memoria alla storia”, in Medioevo: immagine e memoria, Atti del convegno (Parma, 23-28 settembre 2008), a cura di Arturo Carlo Quintavalle, Milano 2009, 132-143.
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Suavio [Carmignano] 1535: Operette del Parthenopeo Suavio in varii tempi e per diversi subietti composte, et da Silvan Flammineo insiemi raccolte, et alla amorosa e moral sua calamita intitulate, Stampato in Bari, per mastro Gilliberto Nehou francese in le case de santo Nicola, 1535 a di 15 de ottobre.
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