Nome | Altamura | |
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Luogo | Altamura | |
Status amministrativo | Comune, in provincia di Bari | |
Estensione del territorio comunale | 428 kmq. | |
Popolazione | 70.406 (marzo 2016) | |
Musei | Museo nazionale archeologico; Museo della civiltà rurale; Museo etnografico dell'Alta Murgia | |
Archivi | . | |
Biblioteche | Archivio Biblioteca museo civico; Biblioteca del Capitolo della Cattedrale palatina; Biblioteca del Centro regionale servizi educativi e culturali; Biblioteca del monastero di Santa Chiara; Biblioteca del Museo statale | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Citta/24 |
Nomi antichi e medievali | La tradizione locale di epoca medievale individuava in Altilia il nome antico di Altamura. Lo stesso toponimo, Altilia, riusulta utilizzato, inoltre, in altri contesti regionali per indicare in maniera sistematica città distrutte dagli invasori, fossero questi Unni, Ungari, Goti o anche Saraceni (Ruta 1994, 87). Dagli atti processuali del 1299, pordotti in occasione della vertenza giurisdizionale tra il vescovo di Gravina e l’arciprete altamurano, si evince che uno dei teste, Sire Mundea, affermava che Altamura quando era luogo saraceno aveva avuto nome Altilia, come udito dai suoi avi (Giannuzzi 1935, n. 89). Il nome di Petelia, attribuito invece alla fase antica di questo centro da una tradizione sviluppatasi in età umanistica e rinascimentale, sembra lasciare maggiori dubbi: Tito Livio, trattando della guerra annibalica, poneva infatti Petelia in area calabrese, mentre Strabone, di contro, cita Petelia come città dei Lucani (cfr. Letteratura antiquaria). Altamura risulta dunque il toponimo medievale in qualche modo connesso con la fondazione federiciana. Negli stessi atti processuali del 1299, infatti, un teste ricordava che in onore di Federico II essa fu chiamata inizialmente Altaugusta, denominazione che poi ben presto mutò in Altamura (Giannuzzi 1935, n. 89). | |
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Fondazione (data, modalità) | I rinvenimenti e le campagne recenti di scavo, portate avanti nel corso di tutto il Novecento, hanno evidenziato l’esistenza di un centro non poco rilevante nell’antichità, già a partire dal neolitico, quando sono attestati i primi villaggi di capanne e sino al periodo romano. Una fase di grande splendore è stata vissuta dalla città nel corso del IV secolo a.C., momento al quale, molto probabilmente, si deve riportare la costruzione dell’imponente doppia cinta muraria (Del Monte 2014, 162; Ruta 1994, 85 e 90). Fortemente contratto dal tardoantico, nel corso dell’epoca alto-medievale, poi, l’abitato di Altamura dovette decadere completamente ed essere preda delle scorrerie dei vari invasori (Ruta 1994, 90). Soltanto in epoca federiciana, nel secolo XIII, la città fu protagonista di una rifondazione, o anche di una “riparazione” ad opera di Federico II, come testimoniato da due diplomi esistenti: l’uno datato al settembre del 1232, l’altro al febbraio del 1243 (Giannuzzi 1935, 3-7, nn. 1, 2). Con il primo l’imperatore nominava Riccardo da Brindisi arciprete della chiesa altamurana, de novo fondata. Con il secondo lo stesso imperatore incaricava due suoi sottoposti di delimitare i confini del territorio di Altamura rispetto a quello di Gravina. Più in generale la prima metà del Duecento ha rappresentato per il centro dell’Alta Murgia un momento di ripresa e rifioritura, sotto l’impulso dell’azione federiciana. | |
Distrettuazioni di appartenenza | 1447: 414 fuochi 1532: 1501 fuochi 1545: 1877 fuochi 1561: 2121 fuochi 1595: 2689 fuochi | |
Demografia | Era parte del Ducato di Puglia in epoca normanna. Più avanti, con la nuova sistemazione amministrativa operata da Federico II, entrò nel contesto territoriale della provincia di Terra di Bari. | |
Sito, idrografia, viabilità | Posta in collina, tra i 400 e i 500 metri sopra il livello del mare, si inserisce nell’ambito dell’area della Murgia a sud-ovest di Bari. Altamura, sia in età romana che in età medievale, aveva il suo principale asse di comunicazione nella via Appia che collegava Roma con Brindisi passando per Taranto. | |
Schedatore | Federico Lattanzio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Geografia Storica/42 |
Profilo storico | Molti furono i passaggi da una signoria all’altra, nel corso dell’epoca basso medievale e della prima età moderna. | |
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Cronotassi | 1232-1268: dominio degli Svevi 1268-1271: dominio degli Angioini 1271-1274: Ludovico di Belloioco 1274-1284: regio demanio 1284-1285: Riccardo di Montmorency 1285-1294: Sparano di Bari 1294-1306: Giovanni di Sparano, e suoi eredi 1306-1315: Enrico de Roheriis 1315-1331: Caterina, vedova di Enrico, e suo marito Guido di Monteaureo 1331-1350: Simone de Sangro 1350-1357: Giovanni Pipino 1358-1373: Roberto e Filippo II, principi di Taranto 1373-1374: regio demanio 1374-1386: Giacomo Arcuccio da Capri 1386-1392: Francesco Prignano 1392-1406: Raimondello Orsini del Balzo 1406-1420: regio demanio 1420-1463: Giovanni Antonio Orsini del Balzo 1463-1482: regio demanio 1482-1487: Pirro del Balzo 1487-1495: Federico d’Aragona 1495, poche settimane: Pietro de Rohan, maresciallo di Francia 1495, pochi mesi: Luigi di Lussemburgo 1495-1496: Federico d’Aragona 1497-1501: Giovanna IV 1502-1503: Ludovico di Lussemburgo 1503-1505: regio demanio 1505-1528: Onorato Gaetani 1528-1531: regio demanio 1531-1536: Lucrezia di Montalto 1536-1542: regio demanio 1542-1551: Ottavio Farnese 1551-1556: regio demanio 1556-1562: Felicia di Sanseverino, duchessa di Gravina 1562-1586: Ottavio Farnese 1623-1715: Caetani: Francesco Caetani, nipote di Luigi, riottiene Altamura in cambio della rinuncia a Traetto. Altamura resterà dei Caetani fino al 1715, quando Nicola la vendette, ottenendo di permutare il titolo principesco su Piedimonte | |
Corpus normativo | Fino al 1527 non si hanno notizie certe di redazioni complete di un corpus normativo altamurano. Un manoscritto di fine Seicento, studiato ed edito da Gennaro de Gemmis alla metà del Novecento, riporta la copia di una statuizione locale risalente proprio a quell’anno, contenente in particolare regolamentazioni sull’economia agricola e pastorale della città. Una prima parte si divide in sette capitoli: I forni; L’uva e il vino; La mercancia; Il dazio del mobile; Le bestie a mano; La gabella delle planche; La piazza. Una seconda parte, parsa quale aggiunta compilata nel 1688 sotto il sindacato del notaio Lo Izzo e trascritta nel 1716 dal nuovo sindaco Ippolito Filo, si concentra sui cosiddetti “danni illati”, dunque su un ambito più prettamente giuridico (de Gemmis 1954, 5-43). 25 ottobre 1471: Statuti del duca Alfonso ante 4.XII.1487: diploma di Federico, principe d’Altamura, scriptum ad modum libri, che conferma il privilegio di Pirro del Balzo del 15 giugno 1483, che a sua volta aveva confermato i privilegi dei re precedenti, tra cui quelli di Ferrante del 10 dicembre 1463, 22 gennaio 1464, 19 aprile 1467, 1 gennaio 1480. 4 dicembre 1487: Capitoli di Federico d'Aragona 29 gennaio 1488: il nobile Antonello di Agostino de Spignato, sindaco di Altamura, e magister Leonus de Iannello de Altamura, menescalcus in sua arte prothomagister (era stato maniscalco di G.A.) fanno esemplare diversi privilegi dell’Università: il primo è il diploma di Ferrante del 22 gennaio 1464 | |
Schedatore | Federico Lattanzio, Veronica Mele | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni/31 |
Distrettuazioni interne | Il territorio della città era suddiviso in varie contrade. Quelle di Acquafredda, Casaglia, Serraladuca, Fontanelle, Gargano, Gremone, Parisi, Lamadifiglia, Gurgolamanna e Spiriti confinavano con il territorio di Gravina. | |
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Centri demici minori | La definizione dei confini e dell’ampiezza del territorio di Altamura fu un processo lungo e complesso. Diversi contrasti con i centri limitrofi si verificarono nel corso soprattutto della prima fase della rifioritura cittadina, in seguito all’opera federiciana, che aveva assegnato ex novo una serie di spazi territoriali alla nuova città togliendoli, di fatto, a quei centri vicini. Alcuni documenti, a partire dalla metà del Duecento e ancora fino alla prima parte del Trecento, permettono di ricostruire taluni momenti di tali controversie. Ad esempio al febbraio del 1243 risale la prima delimitazione dei confini altamurani rispetto a Gravina, Matera, Binetto e Bitetto, su mandato imperiale (Giannuzzi 1935, n. 2). Oppure al 1309 è datato l’ordine da parte di Roberto d’Angiò al reggente della Gran Corte di procedere a nuove delimitazioni poiché si erano creati dissidi proprio tra Altamura e le località sopra elencate (Giannuzzi 1935, n. 118). Uno strascico della questione si avvertì anche sotto re Ferrante il quale, nel 1467, ordinava ad Antonio Guidano di recarsi in loco per verificare i confini e configgere nei luoghi correttamente individuati le pietre di confine (Giannuzzi 1935, n. 310). | |
Schedatore | Federico Lattanzio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Territorio/56 |
Diocesi | Altamura non essendo sede vescovile, era parte della diocesi di Gravina. Il diploma del 1232 rappresentò il momento di avvio dell’arcipretura altamurana. Con esso Federico II nominava Riccardo da Brindisi arciprete, concedendogli la chiesa libera ed esente dalla giurisdizione episcopale e direttamente dipendente dal papa e dall’imperatore (Giannuzzi 1935, n. 1). | |
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Distrettuazioni interne | ||
Cattedrale o chiesa matrice | ||
Enti religiosi | ||
Vescovi (sec. XV-XVI) | Di seguito una serie (non continua) dei principali arcipreti di Altamura, in un periodo compreso tra la rifondazione della chiesa da parte di Federico II e il contrasto con il vescovato di Gravina della prima fase del secolo XVII. Riccardo da Brindisi: primo arciprete della nuova Altamura, dal 1232. Nicola de Quatemara: in carica dal 1269. Pietro de Lusarciis: in carica dal 1281. Giovanni: nel 1284 rifiutò di obbedire al vescovo di Gravina, giunto in visita presso Altamura. Dionisio Iupardo de Cenomanis: prima menzione in un documento del 1294, rinunciò nel 1296. Pietro de Angeriaco: tesoriere di S. Nicola di Bari nel momento in cui Carlo II d’Angiò unì a tale tesoreria l’arcipretura di Altamura, nel 1298; protagonista nel 1301 degli accordi con il vescovato di Gravina, restò in carica fino al 1313. Giovanni de Verreriis: in carica dal 1313. Rostayno Caudole arcivescovo Neopatense: prima menzione in un documento del 1316. Sicuramente presente fino a tutto il 1324. Pietro de Moreriis: menzionato in un documento del 1328, nel quale si afferma che essendo costui impegnato in servizi regi si affidava la gestione temporanea dell’arcipretura altamurana all’abate Giovanni de Ponziaco e al prete Nicola de Montecolicola. Bertrando Perpignano detto de Moreriis: in carica dal 1335, subito dopo Pietro promosso al priorato di S. Nicola di Bari. Eduardo Maczula di Capri: in carica nel 1381. Pietro di Matteo de Ansilia di Minervino: in carica dal 1394, cioè da quando Ladislao distaccò nuovamente l’arcipretura di Altamura dalla tesoreria di S. Nicola di Bari. Andrea della Rotta di Ruvo: in carica dal 1420, ancora come tesoriere di S. Nicola di Bari. Giovanni de Gargano di Bari: in carica dal 1442, in nome di suo figlio l’abate Petruccio. Antonio de Agello di Taranto: in carica dal 1454. Re Ferrante, nel 1464, gli confermava l'ufficio di arciprete. Antonio de Pirro di Bari: in carica dal 1473, ultimo degli arcipreti non altamurani poiché due anni dopo Ferrante stabiliva che da lì in avanti tale titolo sarebbe dovuto appartenere ad un cittadino di Altamura. Francesco Rossi: 1477-1527, primo arciprete mitrato. Nicola Sapio: in carica nel momento in cui Altamura si dava a Ottavio Farnese, nel 1542. Vincenzo d’Avila di Salazar: in carica ufficialmente dal 1549, alla conclusione del processo regio iniziato nove anni prima, per la decisione sull'affidamento dell'arcipretura a Vincenzo o al già operativo Nicola Sapio. Rimase in carica fino alla morte nel 1557. Vincenzo Palagano di Trani: in carica dal 1557 alla morte. Gian Geronimo de Mari: in carica dal 1585, dopo alcuni anni di vacanza dell'arcipretura. Fu protagonista della nuova infuocata controversia con il vescovato di Gravina, che portò nel 1606 al l'interdetto lanciato dal vescovo Vincenzo Giustiniani. Il de Mari, esiliato per anni da Altamura già dal 1601 a causa della scomunica ricevuta dallo stesso Giustiniani, poté tornare solo nel 1622 alla fine della controversia, morendo tuttavia pochi mesi dopo. | |
Schedatore | Federico Lattanzio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni Ecclesiastiche/43 |
Attività economiche | L’agricoltura rappresentava senz’altro una delle principali attività, assieme all’allevamento del bestiame. Frumento, orzo e vigenti erano le coltivazioni più importanti delle terre di Altamura. In età sveva la città doveva alla corte regia un canone annuo pari alla metà della semina di orzo e frumento e pari ad un quarto di salma di vino per ogni vigna quinquagenale (cioè di 50 ordini). Quest’ultimo tributo alla fine del secolo XIV, quando Altamura era feudo del principe di Taranto, ammontava inizialmente a 10 grani annui per ogni rasula di vigna (che equivaleva a un terreno di 625 viti), poi a una somma compresa tra le 12 e le 15 once all’anno. Inoltre nel 1474 due rasule di vigne avevano il prezzo di vendita di 27 tarì (Licinio 1981, 210, 215 e 246). Tutto ciò a testimonianza dell’importanza che la produzione vinicola avesse a quei tempi in quell’area. Più avanti, nel corso del Cinquecento, in generale tutta la Terra di Bari, compresa dunque anche la zona altamurana, abbondava di grano, olio, zafferano, bambagia, vino, salnitro, sale e mandorle. | |
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Esenzioni e franchigie | I primi interessanti provvedimenti favorevoli alla fiscalità di Altamura provengono dal regno di Giovanna I. Al marzo del 1374 risale un condono di 15 delle 60 once dovute annualmente alla Regia Curia, pensato in considerazione dei danni sofferti dalla città per le guerre, la peste e il brigantaggio (Giannuzzi 1935, n. 210). All’ottobre dello stesso anno è datato un ulteriore atto con cui la regina condonava tutti i residui di collette e imposizioni precedenti sino al passato anno (Giannuzzi 1935, n. 212). Ancora Giovanna, nel febbraio del 1375, confermava un diploma di Filippo di Taranto, di circa sei anni prima, con cui costui aveva concesso ad Altamura il godimento di acqua, erba e semina nel territorio di Matera (Giannuzzi 1935, n. 213). | |
Mercati e fiere | Giustiniani menziona una fiera per la città di Altamura che si teneva il giorno 21 aprile di ogni anno (Giustiniani, I, 1797, 136). Sakellariou ne cita una della durata di sette giorni a partire dal 25 aprile, intitolata a San Marco (Sakellariou 2012, 476). | |
Schedatore | Federico Lattanzio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Economia/41 |
Famiglie | Per una ricostruzione della fisionomia delle più eminenti famiglie di Altamura nel secolo XVI risulta di grande utilità lo studio compiuto da Gérard Delille, incentrato soprattutto sulla figura dei sindaci cittadini in epoca cinquecentesca. Delille, piuttosto che sulla scarsa documentazione dell’Archivio Comunale antico, si è basato in particolare su una fonte sicuramente peculiare: l’abbondante corrispondenza indirizzata dai membri più eminenti del ceto dirigente locale ai Farnese, duchi di Parma e principi di Altamura, o ai loro rappresentanti per gli affari napoletani (Delille 2004, 33-57). Campanile Corcoli Filo De Angelis De Laura De Nuczo De Renzo Melodia | |
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Personaggi illustri | Sparano di Bari: signore di Altamura dal 1285 al 1294 Francesco Rossi: arciprete di Altamura dal 1477 al 1527, primo arciprete mitrato Onorato Gaetani: principe di Altamura dal 1505 al 1528 | |
Colonie mercantili e minoranze | ||
Confraternite | ||
Corporazioni | ||
Istituzioni di Beneficenza | ||
Schedatore | Federico Lattanzio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Societa/39 |
Oggetti archeologici di reimpiego | Il reimpiego di materiali antichi è un fenomeno del tutto marginale nell’architettura medievale e rinascimentale di Altamura se si esclude il caso straordinario del riuso del tracciato più interno dell’antica cinta muraria, sul quale furono impiantate le fortificazioni medievali; tale riuso presumibilmente deve aver riguardato anche i blocchi calcarei che costituivano le mura peucete. Di recente è stata individuata un’iscrizione reimpiegata in palazzo De Mari (Baldini, Dambrosio 2012-2013). | |
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Edifici antichi | ||
Collezioni di antichità, scavi e scoperte archeologiche di età moderna | ||
Schedatore | ||
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Antichita/33 |
Architetti, ingegneri e tavolari attivi in città | ||
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Mura e porte urbiche | ||
Strade e piazze | La piazza principale risulta ampliata da Federico d'Aragona nel 1494 (Orlandi 1770, I, p. 401). | |
Infrastrutture urbane | ||
Strutture assistenziali | ||
Castelli e fortezze | ||
Palazzo signorile | ||
Edifici pubblici | ||
Palazzi privati | ||
Edifici religiosi | ||
Apparati effimeri | ||
Schedatore | Fulvio Lenzo, Antonio Milone | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Architettura/17 |
Artisti attivi in città | Antonio da Andria (doc. 1533-1534) Paolo da Cassano (doc. 1533-1534) | |
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Opere d'arte medievali e moderne | Cattedrale: portale centrale di facciata con leoni stilofori Cattedrale: statua della Vergine di Paolo da Cassano Bari, Pinacoteca provinciale (già Altamura), tavole di polittico | |
Collezioni | ||
Schedatore | Antonio Milone | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Produzione Artistica/16 |
Letterati che nascono, vivono o operano in città |
Leone d’Altamura
Aloisio Barbantano
Antonio Scaragio, teologo francescano | |
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Stampatori e produzione libraria cittadina |
Non attestata per l'epoca in esame. | |
Biblioteche pubbliche e private | ||
Accademie |
Non attestate. | |
Committenze di opere letterarie relative alla città | ||
Dedicatari di opere letterarie | ||
Storie di famiglie | ||
Corografia e geografia | Ranzano 2007 (XIV, x, Apulia, cap. 25): la menzione di Altamura è cursoria. Ranzano si limita ad affermare che la sua chiesa non è sottoposta a un vescovo ma a un arciprete locale con funzione di vescovo.
Maffei 1506: cf. sotto, Letteratura antiquaria.
Alberti 1550, 202v: la chiama Altavilla, e si sofferma a lungo sul problema della falsa identificazione del sito con Petilia (v. sotto, Letteratura antiquaria). Poi afferma: "Egli è questo castello ornato della dignità del Prencipato, del quale ora è Signore il Duca di Tragetto della nobile famiglia de i Gaetani napolitani. Et benché non sia città, non è però la Chiesa di quello soggetta ad alcun vescovo, ma solamente è alla Chiesa romana, e al sua Arciprete. Ha questo nobile castello buono e fertile territorio, del quale io ne parlerò nella Puglia Peucetia, o sia Terra di Barri."
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Storiografia locale e cronache | ||
Letteratura antiquaria |
Il dibattito locale sull’antichità di Altamura è testimoniato per epoche piuttosto alte. Da un lato il nome Altilia come denominazione di Altamura in età saracena (X-XI sec) figura in alcuni documenti editi da Giannuzzi nel Codice Diplomatico Barese, risalenti almeno al 1299 (cf. Ponzetti 1936, 426-428). Dall’altro, una enigmatica definizione degli abitanti di Altamura come Mirmidoni è testimoniata dall’iscrizione di S. Lorenzo, il cui carattere dotto e ‘antiquario’ è evidente. Nell’iscrizione, però, non si fa menzione di Altilia, il che farebbe pensare a un tentativo di ridefinire l’identità locale in un’ottica differente, stabilendo un non chiaro collegamento con il ciclo troiano, Achille e (ipoteticamente) la Tessaglia. Alla fine del Quattrocento, in ogni caso, ritroviamo la menzione di Altilia nell’epigramma di Aloisio Barbantano (v. sotto), il che lascia supporre che l’identificazione locale con il toponimo antico di Altilia non fosse mai venuto meno e avesse convissuto con la ‘proposta’ dell’identità tessala dei Mirmidoni. Raffaele Maffei, nel sesto libro dei suoi Commentarii, parlando del Bruzio, e in particolare della città di Petilia, oggi identificata con Strongoli, fa menzione della discordanza tra Strabone, che attribuisce Petilia ai Lucani, e Plinio, che la attribuisce al Bruzio, così come anche Livio, che la menziona parlando di vicende relative, appunto, al Bruzio, quando la città viene assediata e presa per fame dal cartaginese Imilcone (Liv. XXIII 20. 30). Poi, aggiunge maffei senz aindicare fonti, si dice che da essa derivasse la vicina città di Altamura: “ex huius occasu putatur vicinum oppidum Altamura aedificatum” (Maffei 1506, c. LXXXVI r.). La frase di Maffei è oscura, ma difficilmente l'umanista potrà aver pensato ad Altamura di Puglia; più probabilmente si tratta della ricezione, giusta o sbagliata, di un toponimo locale. Tuttavia la testimonianza è interessante, anche perché alcuni decenni più tardi Leandro Alberti riprese polemicamente questa affermazione di Maffei:
“Più avanti sei miglia appare sopra l’Apennino il nobil castello di Alta villa, del quale dice il Volaterrano nel 6° libro de i Comentari Urbani, essere opinione d’alcuni, che quivi fosse Petilia, e che questo castello fosse fatto per la roina di quella. Invero paiono a me esser in grand’errore questi tali, imperò che era Petilia sopra il territorio di Squilacci dal mar lontana otto miglia, come dimostra Tolomeo nella pittura, et eziandio si può conoscer dalle parole di Vergilio nel 3° libro della Eneida, annoverando le città e luoghi, che si doveano dimostrare ad Enea di questa Regione, et avendogli descritti, li rappresentò quelle di Calavria et de i Giapigi, avvertendolo che si dovesse piegare allo stretto canale di Sicilia; onde dapoi che ebbe nominato Locri incontinente nomina Petilia. Quivi chiaramente si conosce che Vergilio non descrive altro luogo del seno tarentino, eccetto che quelli c’erano intorno il golfo di Squilacci, i quali erano di riscontro de i Giapigî, imperò che quindi dovea passare. Et per tanto essendo questo luogo, ove è Altamura, molto lontano dall’antidetto golfo di Squilacci, non può esser che Petilia fosse quivi, et eziandio, perché ella è posta ne i Lucani da Strabone, i quali non arrivavano a questo luogo (com’è dimostrato), ma si ben al luogo ove l’ho descritta, vicino a Cosenza, che anche ella era annoverata fra i Lucani da Livio, come è detto (cf. Alberti 1550, 194v-195r). Similmente pare esser di tale opinione Plinio nel 9° capo del terzo libro, cioè che fosse la seconda che ho dimostrato” (Alberti 1550, 202v). Alberti, dunque, interpreta il passo di Maffei come se costui avesse sostenuto che Petelia era dove è oggi altamura, il che, come abbiamo visto, non è esatto.
Dunque, mentre i maggiori corografi italiani del primo Cinquecento, tra un equivoco e l'altro, 'creavano' ipotesi antiquarie che riconducevano Petilia/Petelia ad Altamura, a livello locale si registra interesse solo per il toponimo Altilia. Dopo il poeta Barbantano, nell’iscrizione di S. Liberatore, datata al 1527, la città è di nuovo chiamata Altilia.
Cristoforo Scanello nella Cronica Universale della Fedelissima et antiqua regione di Magna Grecia, stampata nel 1575, ne attribuisce la fondazione ad Antello Iliese, eroe troiano, venuto in Italia al seguito di Enea, fornendo per il toponimo la paraetimologia di Nuova Ilio; secondo questa versione la città medievale, costruita dopo la distruzione del centro antico, avrebbe preso il nome di Altamura in omaggio alle rovine di Altilia (Scanello [ed. Russi, Carboni 2011], 82-83).
Nel 1619, Agostino Turroni inserì un breve profilo delle origini di Altamura nella sua opera dedicata alle città del mondo: "Altamura da Latini detta Petilia, nel Regno di Napoli, in quella parte che si dice la Magna Grecia, fu da medesmi Greci edificata, ma poi distrutta da Orlando" (Turroni 1619, 54-55). A questo proposito occorre notare che la menzione della distruzione ad opera di Rolando/Orlando e la successiva ricostruzione della città ad opera di Federico era registrata nel motto che compariva intorno allo stemma cittadino, la cui prima attestazione: "Orlandus me vicit Federicus a me reparavit", risale alla veduta della città nelle carte Rocca del 1584 circa (Muratore-Munafò 1991, 114-115). Inoltre, l'iscrizione nella formula: Rothlandus/Orlandus me destruxit, Federicus me reparavit era presente sulla Porta del Carmine, come attestano diverse fonti sei-settecentesche. A metà Seicento, in un'opera sulla storia degli insediamenti minoritici in Puglia (Bonaventura da Fasano 1656, 28-29) e, quindi, in ambito locale, si registra una nuova (e probabilmente molto recente) teoria antiquaria sulla fondazione della città, che essa cioè fosse opera dell’eroina etolica Altea (Althaea), madre di Meleagro, passata poi in occidente (un dato, quest'ultimo, non riportato da alcuna fonte classica). Bonaventura si dilunga anche sulla teoria Petelia / Altilia, citando Alberti. A fine Seicento, l’erudito locale Domenico Santoro torna sulla vicenda di Altea, sommandola a tutte le altre leggende già menzionate (Berloco 1991-1992, 58-59). | |
Letteratura ecclesiastica e religiosa |
Cf. l'opera del teologo francescano Antonio Scaragio di Altamura (Scaragio 1557). | |
Letteratura giuridica | ||
Letteratura scientifica | ||
Poesia, prosa d'arte, altre forme letterarie |
Secondo la testimonianza di Orlandi (da Orlandi 1770, pp. 440-441), Aloisio Barbantano “celebre poeta latino”, scrive un componimento per celebrare l’ampliamento della piazza maggiore nel 1494 da parte di Federico d’Aragona: IN FORUM ALTAMURAE PER FEDERICUM ARAGONEUM PRINCIPEM EXORNATUM Quale decus rerum? Qualis gratia formae Coelicoli venit gratios Altilia? Oh redimito Foro nulli candore secundo iam pictate nites, moribus ipsa novis. Caesareum pulchris iam cederet amphiteatrum stratis, nimirum vincitur illud opus. Designe magnarum, primordia desine rerum mirari quisquis moenia tanta subis. Plura dabunt: adsit superi Regnator Olimpi orbe nec in toto pulchrior Altilia. Haec, Federice, tibi debetur gloria Princeps, qui structas urbes, qua decet arte paras. | |
Elogi di città e altri scritti encomiastici o apologetici | ||
Altro | ||
Schedatore | Lorenzo Miletti, Antonio Milone, Stefania Tuccinardi | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Letteratura/23 |
Mappe territoriali | ||
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Piante di città | ||
Vedute di città | Veduta di Altamura del 1586 | |
Apprezzi di tavolari | ||
Schedatore | ||
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Cartografia storica/14 |
Fonti manoscritte | ||
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Fonti a stampa |
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Bibliografia | Attolico, Fiore 1997: Alessandro Attolico, Nicola Giovanni Fiore, “Verifica di stabilità strutturale sulle configurazioni storiche della Cattedrale di Altamura”, Altamura, XXVIII, 1997, 149-162.
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Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Fonti e bibliografia/33 |