NomeGiovinazzo
LuogoGiovinazzo
Status amministrativoComune della città metropolitana di Bari
Estensione del territorio comunale44 kmq
Popolazione20.575 (ISTAT dicembre 2015)
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Nomi antichi e medievali

Iuvenatium, volgare Giovenazzo. Negli studi archeologici più recenti la città di Giovinazzo viene generalmente identificata con Natiolum, stazione posta sulla via costiera tra Turenum (Trani) e Barium (Bari) dalla Tabula Peutingeriana, che ad oggi costituisce la fonte più antica relativa al toponimo (Silevstrini 2005, 102). Mancano, inoltre, altre evidenze materiali di età romana sicuramente riferibili a questo centro, ad eccezione del sarcofago di Petilia Secundina, ritrovato nel XVI secolo (Silvestrini 1991).

Fondazione (data, modalità)

L’approdo costiero sul quale poi si svilupperà la città medievale conosce una prima occupazione nell’età del bronzo, come documentano recenti ritrovamenti sulla penisoletta (Radina 1998); invece sono silenti le fonti e la documentazione materiale per l’età storica fino al III secolo d.C.: sono praticamente assenti resti materiali e testimonianze epigrafiche che possano riferirsi  con sicurezza all’antica Natiolum/Giovinazzo. 
Il centro doveva essere compreso nel territorio del municipium di Butuntum del quale sarebbe stato lo scalo sull’Adriatico, probabilmente sin dall’età preromana (Fioriello 2007, 22).
Solo in una fase più tarda, da collocarsi tra il III e il IV secolo d.C., documentata appunto dalla comparsa del toponimo nella Tabula Peutingeriana, il vicus costiero avrebbe acquistato una certa importanza (Silvestrini 1991, Volpe 1996, 154-155). D’altra parte, una traccia di una autonomia amministrativa più antica è stata individuata nella possibilità di collegare al toponimo Natiolum i Natini, menzionati da Plinio nell’elenco dei popoli apuli (N.h. III 105), passo che resta, però, di tradizione molto dubbia (Silvestrini 2005, 102 nota 5).

La prima traccia del toponimo Iuvenatium nelle fonti documentarie medievali si ritrova in un diploma della metà del X secolo (951/952) con cui l’arcivescovo di Bari Giovanni III concedeva a Pandone l’esenzione per la chiesa locale di San Felice.

Distrettuazioni di appartenenza

Era parte del Ducato di Puglia in epoca normanna. Più avanti, con la nuova sistemazione amministrativa operata da Federico II, entrò nel contesto territoriale della provincia di Terra di Bari.

Demografia

1320: 2243 fuochi

1447: 260 fuochi

1532: 467 fuochi

1545: 630 fuochi

1561: 587 fuochi

1595: 731 fuochi

Sito, idrografia, viabilità

La città di Giovinazzo è compresa tra Bari ad Est e Molfetta ad Ovest, mentre a Sud confina con il territorio di Bitonto. In epoca romana il principale asse stradale di riferimento doveva essere la via Traiana, che passava attraverso i centri limitrofi di Rubi e Butuntum; l'approdo costiero apparteneva appunto alla compagine territoriale di quest'ultimo municipio del quale doveva costituire il porto sull'Adriatico.

Schedatore

Federico Lattanzio

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Profilo storico

Nel periodo basso medievale, e ancora nella prima età moderna, la città vide lo sviluppo di una forte conflittualità interna. All’inizio del XIII secolo, quando Federico II era sotto la tutela di papa Innocenzo III, Ottone IV discese verso Roma per essere incoronato imperatore, e nel 1211 tentò l’impresa della conquista del Meridione riuscendo a soggiogare anche Giovinazzo, tenendola per un breve periodo. Manfredi, successore di Federico, volle premiare suo cugino Giordano Lancia di Anagni per i servigi offertigli, donandogli Giovinazzo con il titolo di contado nel 1257. Il suo signoraggio durò tuttavia pochi anni, poiché nel 1265 egli venne sconfitto dalle truppe angioine chiamate dal papa per porre fine alla dominazione sveva.
A partire dal dominio angioino in città si accesero le lotte di fazione. Durante la fase angioina la casata giovinazzese degli Spinelli fu molto osteggiata in patria, essendo fortemente legata al potere centrale, soprattutto per gli incarichi di prestigio ai quali i suoi appartenenti furono chiamati di frequente dal centro (si pensi alla rilevanza di un personaggio come Niccolò Spinelli; Romano 1902). Questo legame li rafforzò notevolmente in patria, e accrebbe l'inimicizia delle gran parte delle altre famiglie, che li aveva connessi alla rete del guelfismo italiano. Giovanni Spinelli si trovava, ad esempio, come giudice a Firenze nel 1326 per soccorrere i guelfi fiorentini. Costui, nel medesimo periodo, vedeva crescere il proprio potere, diventando reggente di Vicaria. La casata era diventata fortissima a livello politico, e godeva di ampi possedimenti in tutta l’area vicina alla città, vessando non poco gli altri cittadini (Lupis [ed. De Ninno 1880], 40-41; Paglia 1738, 132-136). Bisanzio Lupis nella sua cronaca racconta alcuni episodi di questi scontri interni, ad esempio la sollevazione di Cola Piccoli e dei suoi seguaci al tempo di re Roberto, alla quale gli Spinelli risposero con astuzia approntando una specie di trappola per gli insorti, riuscendo ad avere la meglio. Cola Piccoli morì nel conflitto (Lupis [ed. De Ninno 1880], 40-42).
In seguito all’incoronazione di Giovanna I nel 1352, il fratello del re di Francia Luigi d’Angiò, Roberto, principe di Taranto, fu investito del dominio di Giovinazzo (1354): non si sa bene con quale titolo, ma probabilmente con quello di conte. La sua signoria durò una decina di anni. Il tramonto della famiglia Spinelli a Giovinazzo si ebbe a partire dalle lotte di fazione dell’ultimo ventennio del Trecento: prima dopo gli scontri tra Carlo di Durazzo, futuro Carlo III, e Luigi II d’Angiò re di Francia; poi col trionfo di Carlo nel 1384, che determinò un duro colpo per tutto il fronte filoangioino, nel quale militavano gli Spinelli. Le lotte in città tuttavia continuarono: nel 1394 fu necessario giungere ad alcuni capitoli di pacificazione interna per i contrasti sorti tra nobili e popolari (Volpicella 1880, 708-709; Paglia 1738, 160-163). Con la vittoria definitiva di Ladislao su Luigi II d’Angiò, agli Spinelli vennero addirittura confiscati i beni e dovettero abbandonare Giovinazzo.
Giovanna II, nuova sovrana, inizialmente aveva dato alla città la condizione demaniale; successivamente l’aveva concessa a Manfredi da Barbiano, un lombardo, conte di Conversano. Tuttavia la fortificazione che egli fece del castello locale, comprensiva del rafforzamento dei soldati di presidio, alimentò nella popolazione la convinzione che il suo regime fosse tirannico. Ne conseguì una rivolta, nel luglio del 1416, guidata da Bisanzio Mazza, che spinse la regina a togliere a Manfredi qualunque privilegio sulla città e a dare avvio alla politica mirata a vietare l’edificazione di nuovi castelli in loco. Lo stesso Bisanzio Mazza iniziò però a tiranneggiare, favorito da Giovanna, anche con privilegi di natura economica, sintomo che ormai le lotte intestine in Giovinazzo stavano diventando endemiche (Lupis [ed. De Ninno 1880], 44-45; Paglia 1738, 168-169). Una vicenda, questa, per la quale non sono ancora stati riscontrati contributi storiografici moderni e che nel racconto fattone dagli eruditi risulta spesso aneddotica.
Nel 1436 Alfonso d’Aragona, tramite privilegio, inseriva Giovinazzo nel demanio regio. Dopo essere divenuto ufficialmente re di Napoli, costui concesse privilegi anche ad alcune famiglie giovinazzesi, come ad esempio quella dei Frammarino, per i servigi prestatigli nel corso dei conflitti dinastici (Lupis [ed. De Ninno 1880], 45-46). Durante la guerra per la successione di Ferrante al trono aragonese il principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini assediò la città per tre volte, tra 1460 e 1462. Solo dopo il terzo assedio essa si arrese. Per diciotto mesi il principe la tenne nelle sue mani, fino alla morte, che la riportò nel demanio del re, al quale, nonostante le dolorose devastazioni subite, era sempre rimasta fedele. Nel 1464, pertanto, Ferrante concesse a Giovinazzo un privilegio di rara rilevanza, donandole i proventi dell’ufficio della Dogana locale (che fu unito al Balivo); inoltre, concesse immunità e franchigie economiche nell’intero Regno e favori fiscali (Paglia 1738, 217 e 281-311; Daconto 1926, 170-177), mostrando riconoscenza verso le famiglie che maggiormente avevano prestato servizio alla Corona, ad esempio i Turcoli. In seguito, tra il 1474 e il 1475, si verificarono altri dissidi interni tra le fazioni. In particolare Cola e Pietro Turcoli, insieme ad Angelo Rizzo, si scontrarono ancora con Silvestro Perrese, riuscendo a rilevare il suo potere in città ma determinando una serie di squilibri nel governo locale, tanto che Ferrante, per sedare le discordie, inviò in loco Francesco de Arenis, arcivescovo di Brindisi e priore di San Nicola di Bari, grazie al cui operato la comunità tornò a respirare (Lupis [ed. De Ninno 1880], 47-48; Paglia 1738, 224-225).
Le fazioni tornarono a contrapporsi durante le Guerre d’Italia, nel 1501, con la casata Saraceni, appoggiata da Antonio Rizzo, opposta alla casata Zurlo. Lupis narra che, in occasione del ritorno dei francesi in Italia, il Duca di Calabria, inviato dal padre Federico d’Aragona a Taranto, passando per Giovinazzo si vide venire incontro gli armati delle due parti in causa; tuttavia riuscì a sedare la “baruffa”. Partito il duca, il contrasto riprese e la vittoria della parte zurlesca determinò l’esilio di non pochi avversari, richiamati poi dopo un nuovo successo spagnolo di Federico sui francesi di Luigi XII. Appena rientrati, i fuoriusciti si schierarono con il governatore di Giovinazzo e Molfetta. Gli avversari si sollevarono: ne nacque un ulteriore tumulto rapidamente sedato. I facinorosi vennero ancora esiliati; tra questi vi fu proprio il cronachista Bisanzio Lupis. Più avanti, riaccesosi il conflitto franco-spagnolo, furono gli Zurlo ad esser cacciati. Nel 1503 la città versava in difficili condizioni per via delle continue lotte intestine e degli assalti francesi nell’area pugliese. La morte di Bisanzio Saraceni e di Francesco Zurlo pose fine, per un periodo, a tali contrasti (Lupis [ed. De Ninno 1880], 48-52).
I successi di Ferdinando il Cattolico riportarono stabilità nel Regno di Napoli e Giovinazzo fu assegnata alla sorella Giovanna di Trastámara dal 1507, già moglie di Ferrante. Alla morte di lei, nel 1517, il dominio sulla città passò a sua figlia, anch’ella di nome Giovanna, la quale era zia di Ferdinando il Cattolico e ne fu anche moglie, ma che tuttavia visse solo fino al 1518. La terra giovinazzese tornò così ad essere demanio regio, per vivere un periodo di pace nella prima fase dell’impero di Carlo V. Le guerre tra spagnoli e francesi non cessarono, così l’imperatore pian piano dismise alcuni possedimenti del Suditalia, cedendo ad esempio Giovinazzo nel 1521 a Ferrante di Capua, duca di Termoli, che morì nel 1523. La città andò quindi alla figlia Isabella. La forte ripresa delle ostilità tra Carlo V e Francesco I di Francia portò anche in quest’area gravi danni, tanto che vi fu inviato come capitano di guerra un altro Ferrante di Capua, parente del precedente, il quale capitolò sotto gli attacchi francesi nel luglio del 1529. Gran parte del patriziato locale si spostò in luoghi più sicuri, mentre il popolo rimase per lo più in città, vedendosi vessare e dominare dai vincitori per diverso tempo (Paglia 1738, 277-278). Con la pacificazione tra i due sovrani Giovinazzo tornò tra le mani degli spagnoli alla fine del 1529, e si inaugurò un periodo di stabilità di circa un secolo. Nel 1531, infatti, la già menzionata Isabella di Capua sposò il principe Ferrante Gonzaga, portando Giovinazzo in dote ai Gonzaga di Guastalla.
Per tutto il Cinquecento e il Seicento la città si distinse spesso nelle battaglie contro i turchi, attraverso l’invio di contingenti e con un continuo rafforzamento delle architetture difensive, in particolare delle mura. Nel Settecento, il progressivo venire meno della minaccia ottomana determinò anche per Giovinazzo un lento ma inesorabile abbandono delle strutture difensive (De Gaetano 1995, 131-140).

Cronotassi

1211-1212: Ottone IV

1212-1257: Dominio svevo

1257-1265: Giordano Lancia di Anagni, cugino di Manfredi, con il titolo di contado

1265-1354: Dominio angioino

1354-1364: Roberto di Taranto, fratello di Luigi d’Angiò re di Francia

1364-1384: Dominio angioino

1384-1416: Dominio degli Angiò-Durazzo

1416: Manfredi da Barbiano, conte di Conversano, al quale la regina Giovanna II aveva concesso Giovinazzo (la data della concessione non si conosce), subisce la rivolta della popolazione locale guidata da Bisanzio Mazza

1416-1435: Dominio degli Angiò-Durazzo (con Bisanzio Mazza a predominare in città)

1436-1462: Demanio regio aragonese, per volontà di Alfonso il Magnanimo

1462-1463: Giovanni Antonio Orsini, principe di Taranto

1464-1507: Demanio regio aragonese, per volontà di Ferrante

1507-1517: Camera reginale di Giovanna di Trastámara, sorella di Ferdinando il Cattolico e già moglie di Ferrante

1517-1518: Giovanna d’Aragona, figlia di Giovanna di Trastámara, zia ma anche moglie di Ferdinando il Cattolico

1518-1521: Demanio regio, anche sotto Carlo V imperatore

1521-1523: Ferrante di Capua, duca di Termoli

1523-1529: Ufficialmente Isabella di Capua, figlia di Ferrante duca di Termoli. Durante questi anni, tuttavia, gli scontri tra spagnoli e francesi portarono Giovinazzo nelle mani dei secondi per non poco tempo

1529-1531: Isabella di Capua

1531: Isabella di Capua la portò in dote al principe Ferrante Gonzaga e ai Gonzaga di Guastalla, ai quali rimase per circa un secolo

1557: Cesare Gonzaga

1575: Ferrante II Gonzaga

1630: Cesare II Gonzaga

Corpus normativo

Verso la fine del XIV secolo la città era governata dalla Universitas dei nobili e da quella del popolo, ben distinte. Con il termine Universitas, a quell’altezza cronologica, si intendeva generalmente un gruppo sociale, un gruppo di individui accomunati da alcuni interessi. Ad esempio si utilizzava anche per indicare la comunità tutta di un determinato centro urbano. In tal caso si trattava  di un gruppo ristretto di uomini alla guida di un ceto più allargato. Di fatto, tuttavia, il potere era nelle mani della prima, poiché i nobili, dall'alto della loro netta maggior forza economica e sociale, facevano e disfacevano a loro piacimento, spesso inviando deputati al sovrano in nome dell'intera cittadinanza. Con la pacificazione del 16 novembre 1394 ci fu la possibilità di osservare nella capitolazione un quadro dell'ordinamento normativo e amministrativo locale, con la menzione dei principali ufficiali; compariva ancora il capitano. Un quadro, comunque, che poneva in evidenza la separazione tra le due università, le quali da quel momento avrebbero però dovuto possedere ugual peso nelle decisioni (Volpicella 1880, 708-709; Paglia 1738, 160-163).
Le voraci lotte di fazione, nel corso del Quattrocento, determinarono la necessità tra 1474 e 1475 di una riforma del governo e delle modalità di elezione dei pubblici ufficiali. Se ne occupò Francesco de Arenis, priore di San Nicola di Bari, inviato in loco da re Ferrante. Pare che il testo del nuovo statuto sia andato smarrito, ma se ne hanno tracce nella cronachistica e negli studi eruditi (Lupis [ed. De Ninno 1880], 47-48; Paglia 1738, 224-225).
Un'ulteriore riforma fu affidata dai giovinezzesi al vescovo Luciano de' Rossi e promulgata il 26 febbraio 1584. La normativa risultante rimase operativa fino al 1743, quando per l’estinzione della maggior parte delle famiglie nobili e popolari si dovette procedere ad altre modifiche. Lo statuto del 1584 è riportato in toto nel contributo di Luigi Volpicella del 1880, nella rivista Archivio storico per le province napoletane (alle pagine 719-725). Ne emerge un ordinamento composto principalmente dai sindaci, dal mastro giurato, da altri ufficiali come gli erari e i razionali, e poi da una serie di consiglieri (il tutto sotto l’egida del governatore locale, rappresentate di un potere centrale cresciuto nella forza di controllo nel corso dei secoli; Spagnoletti 2007, 112).

Schedatore

Federico Lattanzio

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Distrettuazioni interne
Centri demici minori

Sulla base di quanto indicato nelle Istorie di L. Paglia, il quale si riferiva alla situazione dell’epoca immediatamente a sé vicina, quella cioè cinquecentesca, un elenco dei centri demici minori afferenti alla diocesi di Giovinazzo può essere il seguente:

Arvecce, Balena, Borgo S. Agostino, Borgo S. Caterina, Borgo S. Giacomo, Borgo S. Marta, Casamassima, Castello Saracino, Cigliano, Circitano, Circolo, Corsignano, Dubolo, Fergulazzo, Furlazzo, Guarassano, Guardiola, Lago Meridiano o degli Antichi, Mappasano, Mazzarico, Milo, Numino, Padula, Paterno, Primignano, Puzzillo, Rufoli, Saida, S. Agata, S. Andrea, S. Chirico, Ss. Cosma e Damiano, S. Demetrio, S. Eugenia, S. Leucio, S. Maria della Lana, S. Maria in Silva, S. Martino nel Piano, S. Nicolò di Lapidizzo, S. Pietro de Castelle, S. Salvatore, S. Silvestro, Ss. Simone e Giuda, Saulano, Selice, Soverito, Specchia Ferrara, Terlizzi, Torre Salvannara, Villa, Villula, Vrassano.

Schedatore

Federico Lattanzio

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Diocesi

Ughelli attribuisce le origini della diocesi cittadina al diploma, che data 951, con cui l’arcivescovo di Bari Giovanni III concedeva a Pandone l’esenzione per la chiesa di S. Felice (Ughelli 1721, 721-722).  Successivamente, nuovi contributi hanno corretto, per calcoli indizionali, la data al 952 (Garruba 1844, 89-91) e, nel contempo, non hanno ritenuto il documento prova inoppugnabile dell'esistenza della sede vescovile in città, in particolare perché l’esenzione protagonista dell’istrumento mostra piuttosto la vacanza, in quel periodo, della cattedra giovinazzese. D'Avino, inoltre, asserisce che Pandone non appare nelle vesti di vescovo ma di semplice chierico (D'Avino 1848, 264). Per Eubel, inoltre, la serie di vescovi parte dalla fine del XII secolo.
Su un altro versante, Marziani indica più precisamente il 530 come anno di inizio della serie dei presuli, per via di un diploma di Epifanio patriarca di Costantinopoli che in accordo con papa Felice IV concedeva a Pietro il titolo di arcivescovo barese, con tanto di privilegio di consacrare dodici vescovi suffraganei per la Puglia, tra cui anche quello per Giovinazzo (Marziani 1878, 79). Ma Giannone, un secolo prima, riteneva erronea la datazione e discutibile la veridicità del documento, dal momento che quelle aree territoriali non si trovavano allora sotto il dominio bizantino (Giannone 1723, Tomo I, 279).
Nel secolo XVII, Ludovico Paglia ha anche paventato l’ipotesi di origini ancora più antiche, per la presenza, presso il portale della Cattedrale di una iscrizione del 402 che attesterebbe la presenza di un presule già a quell’epoca (Paglia 1700, 7). Ma Samarelli, a metà del Novecento, ha ridimensionato il portato dell'epigrafe ricostruendone in primo luogo il testo in maniera più corretta e riconoscendo nel Felix Venusinus praesul menzionato il vescovo di Venosa e non di Giovinazzo (Samarelli 1951, 3-11). De Cillis ha ulteriormente argomentato sostenendo che la vicenda appare frutto della volontà cittadina di recuperare testimonianze dell’antichità di Giovinazzo, come già per il reimpiego dei miliari nelle colonne dell’arco di Traiano. Inoltre lo studioso ha ricordato il rinvenimento (1961) di un frammento del più antico architrave con riferimenti storici a papa Innocenzo III, ovvero all’epoca del completamento della cattedrale romanica (De Cillis 1989, 336-337), per cui cadrebbe anche il riferimento all'età paleocristiana.

Distrettuazioni interne
Cattedrale o chiesa matrice

Santa Maria

Enti religiosi

Chiese, conventi e monasteri:

S. Felice (chiesa, eretta nei primi tempi del cristianesimo)

S. Maria, poi Ss. Giovanni e Paolo, poi S. Giovanni delle monache (chiesa, eretta nei primi tempi del cristianesimo)

S. Pietro in piazza (chiesa, eretta nei primi tempi del cristianesimo)

S. Tommaso Apostolo, poi S. Agostino (prima chiesa, eretta in tempi antichi, poi convento agostiniano)

S. Andrea, poi S. Carlo (chiesa, eretta in tempi antichi)

S. Bartolomeo, poi annessa a S. Andrea (chiesa, eretta in tempi antichi)

S. Giovanni Apostolo, poi annessa a S. Giacomo (chiesa, eretta in tempi antichi)

S. Giacomo entro e fuori le mura (due chiese con stesso titolo, erette in tempi antichi)

S. Paolo al borgo e sul Piano (due chiese con stesso titolo, erette in tempi antichi)

S. Marco entro e fuori le mura (due chiese con stesso titolo, erette in tempi antichi)

S. Matteo sulla via di Bari (chiesa, eretta in tempi antichi)

Ss. Simone e Giuda sulla via di Modugno (chiesa, eretta in tempi antichi)

S. Luca sulla via di Bitonto (chiesa, eretta in tempi antichi)

Ss. Apostoli (chiesa, eretta in tempi antichi)

S. Salvatore (chiesa, eretta in tempi antichi)

S. Angelo de’ Greci, poi S. Maria del Carmine

S. Maria de Iudice Maraldo, poi S. Francesco (prima chiesa, eretta in tempi antichi, poi convento francescano)

S. Eustachio, poi S. Maria delle Grazie (chiesa fuori città, eretta in tempi antichi)

S. Lucia in Marasco o Marsico S. Eustachio, poi S. Maria delle Grazie (chiesa fuori città, eretta in tempi antichi)

S. Maria di Banza, poi S. Marco (monastero benedettino altomedievale)

S. Nicola in Muricino (chiesa, eretta nel XII secolo)

S. Maria degli Angeli, o dello Muro

S. Caterina (chiesa, eretta a cavallo tra XI e XII secolo)

S. Marta (chiesa, eretta a cavallo tra XI e XII secolo)

S. Maria Maddalena (chiesa, eretta a cavallo tra XI e XII secolo, dove vi era anche un monastero delle Suore di S. Chiara)

S. Lorenzo

S. Croce (chiesa fuori città, eretta nel XIV secolo)

S. Maria la Nova sulla via di Molfetta (chiesa, eretta nel XIV secolo)

Spirito Santo

S. Rocco in piazza, poi S. Maria di Costantinopoli

S. Maria della Misericordia sulla via di Bitonto (chiesa, eretta nel XVII secolo)

S. Maria degli Angeli dei padri Cappuccini sulla via di Terlizzi (convento cappuccino, eretto nel XVII secolo)

S. Maria del Carminello sulla via di Bari (chiesa, eretta nel XVII secolo)

Vescovi (sec. XV-XVI)

Antonio Cipolloni  (1380-1386)

Niccolò (1386-1390)

Francesco Rolandino   (1390-1395)

Grimaldo de Turcolis   (1395-1433)

Pietro (Oliveto?) de Urbeveteri   (1433-1454)

Antonio de la Cerda   (commendatario 1455-1458)

Ettore Galgano   (1458-1462)

Marino Morola   (1462-1472)

Pietro di Recanati   (1472-1496)

Giustino Planca   (1496-1517)

Lorenzo Pucci   (pochi mesi del 1517)

Giacomo Frammarino   (pochi giorni del 1517)

Marcello Planca   (1517-1528)

Ludovico Forconio   (1528-1549)

Giovanni Antonilez Bricianos de la Ribera   (1549-1574)

Bernardino Gadaleta   (poche settimane del 1574)

Sebastiano Barnaba   (1574-1581)

Luciano de Rossi   (1581-1589)

Giovanni Antonio Viperano   (1589-1610)

Schedatore

Federico Lattanzio

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Attività economiche

Tra XIII e XVI secolo nel territorio da Barletta a Giovinazzo gli interessi della piccola e grande proprietà rurale, che trovava maggiormente proficua l'arboricoltura specializzata, furono decisivi per impedire lo sviluppo forte sia della cerealicoltura sia dell'allevamento. Gravitarono piuttosto in quest’area i grandi mercanti stranieri e quei mercatores che acquistavano frumento e orzo dalla Capitanata per rivenderli nelle città costiere, sprovviste di una sufficiente produzione locale ma importanti scali commerciali di granaglie.
Dal punto di vista agricolo vigneti e oliveti rappresentavano le maggiori produzioni locali. La maggior parte delle chiesette locali rurali poste anche attorno a Giovinazzo erano molto probabilmente spesso collegate proprio a vigneti e oliveti. Si trattava, peraltro, di una zona specializzata nella mandorlicoltura. Negli orti, infine, erano raccolti in particolare meloni, cavoli, cipolle e leguminose. Le cipolle divennero addirittura parte dei canoni misti, in natura e denaro, in alcuni contratti di locazione a scopo migliorativo: ad esempio, quando il vescovo concesse in fitto, nel 1261, un terreno di due vigne e mezza a Santo Spirito, specificò come l'affittuario dovesse corrispondere un canone annuo di 3 tarì e 15 grani e dieci sporte di cipolle (Licinio 1981, 206-226).
Per fornire un’idea del volume della ricchezza del vescovato di Giovinazzo è interessante rifarsi ai dati estrapolabili dagli atti della visita pastorale del 1552 effettuata dal vescovo Briciano nell’ambito della sua diocesi. Un vescovato non certo tra i più ricchi della Puglia, tantomeno del Regno. Gli introiti in denaro, in olio, grano e vettovaglie ammontavano a circa 500 ducati, ovvero meno della metà di quelli ad esempio di Trani; una città più grande come Brindisi, per fare un confronto, si attestava su introiti pari a sei volte (Palumbo 1975, 113-114).

Esenzioni e franchigie

Nel 1429 la regina Giovanna II concesse esenzione dai pagamenti doganali che i cittadini di Giovinazzo dovevano al territorio di Terlizzi quando vi transitavano per tornare dalla fiera di San Leone di Bitonto (Paglia 1738, 170).
Nel 1461 re Ferrante, per ovviare al crollo demografico scaturito dagli attacchi mossi dal principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini e alla rovina della mura difensive, concesse a Giovinazzo per vent’anni che i diritti di dogana e gabella dovuti al fisco regio fossero esentati, al fine di usare quei risparmi per la riparazione delle mura medesime (De Gaetano 1995, 131-140).
Nel gennaio del 1464 re Ferrante concesse a Giovinazzo un privilegio di altissimo livello, come ricompensa per la tenacia mostrata nell’essere rimasta fedele agli aragonesi durante le devastazioni subite nel corso dei tre assedi perpetrati proprio dal Pincipe di Taranto. Ferrante donò a Giovinazzo i proventi dell’Ufficio della Dogana locale, unendo tale ufficio a quello del Balivo, ma soprattutto immunità, franchigie economiche e favori fiscali (Paglia 1738, 217 e 281-311; Daconto 1926, 170-177).

Mercati e fiere

Si è a conoscenza della conferma, da parte della regina Giovanna II, nel 1428, della fiera di San Luca, che per otto giorni si teneva annualmente nel mese di ottobre, a partire dal 18, presso Giovinazzo (Paglia 1738, 170). Non è nota, di contro, la data della sua prima istituzione.
Da Sakellariou, tuttavia, è possibile avere notizia di un'altra fiera cittadina, che si svolgeva il 15 di agosto e che era stata istituita nel corso del XIV secolo. Questa fiera si mantenne anche tra Quattrocento e Cinquecento (Sakellariou 2012, 476-478).

Schedatore

Federico Lattanzio

Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Economia/34
Famiglie

Celentano

Chiurlia

Coletta

De Riso

De Turcolis

Frammarino

Grasso

Griffi

Isolani

Lupis

Magronibus

Mazza

Morola

Paglia

Planca

Preclosis

Rizzo

Rufolo

Sagarriga

Saraceni

Sasso

Sindolfi

Spinelli

Tresca

Vallone

Vernice

Volpicella

Zurlo

Personaggi illustri

Giovanni Celentano:   consigliere di Federico II di Svevia.

Pavone Griffi:   molto legato a papa Bonifacio IX, uno dei principali referendari di questo pontefice e legato apostolico in Ungheria nel 1384.

Paolo Planca:   nominato protonotario apostolico da papa Martino V e da costui adibito a diverse legazioni.

Francesco Volpicella:   illustre giurisperito, ebbe un ruolo importante nella pacificazione interna a Giovinazzo del 1394 e fu auditore generale per il principe di Taranto.

Mario Preclosis:   tenuto in grande considerazione dalla regina Giovanna II per diversi affari di stato, ambasciatore presso Alfonso il Magnanimo nella fase della successione dinastica.

Paolo Coletta:   intercedette presso il principe di Taranto, durante il secondo dei tre assedi subiti da Giovinazzo tra 1460 e 1462, per fare in modo che la città fosse risparmiata.

Nicola de Turcolis:   uomo diplomatico e politico di cui si servì spesso re Ferrante.

Angelo Rizzo

Giovanni Vallone:   insigne filosofo ed oratore del XVI secolo, dell’ordine dei frati Minori Conventuali di S. Francesco, nominato commissario generale dell’Ordine nel 1535.

Bisanzio Lupis

Giovanni Antonio Paglia

Lupone e Pavone Lupis:   famiglia Lupis

Niccolò, Angelo e Ludovico Paglia:   famiglia Paglia

Filippo, Bisanzio e Antonio Saraceni:   famiglia Saraceni

Leone, Melgiaca e Giovannello Sasso:   famiglia Sasso

Matteo, Giovanni e Niccolò Spinelli:   famiglia Spinelli

Francesco, Lorenzo, Giacomo e Girolamo Zurlo:   famiglia Zurlo

Colonie mercantili e minoranze
Confraternite
Corporazioni
Istituzioni di Beneficenza
Schedatore

Federico Lattanzio

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Repertoriazioni
Archivi storici

La città di Giovinazzo conservava le sue scritture principali, quali privilegi, diplomi, registri capitolari e contratti, all’interno dell’Archivio della Cattedrale. Nel 1899 i redattori del Codice Diplomatico Barese, Nitto De Rossi e Nitti, informavano dell’esistenza all’interno di tale sede di un grosso manoscritto, contenente l’enumerazione dei libri e dei registri capitolari, e il catalogo, composto nel 1655 da un ecclesiastico del Capitolo medesimo, delle pergamene e dei contratti in carta “bambacina”. Le pergamene catalogate ammontano a 1207. Tuttavia non datano, queste come pure i contratti, a prima del 1250 circa. Eppure gli studiosi e redattori di cui sopra hanno successivamente reperito qualche altra pergamena risalente anche al XII secolo, cosa che evidentemente non era riuscito a fare l’ecclesiastico suddetto. Nitti De Rossi e Nitti, poi, hanno anche sottolineato le grandi perdite subite dall’archivio medesimo a partire dal 1655, da quando cioè hanno preso piede gli spogli operati da numerosi studiosi.
L’Archivio del convento delle suore benedettine, soppresso nell’Ottocento, conteneva 215 carte di cui 3 appartenenti al periodo normanno e 212 datate a partire dal XIV secolo: carte poi passate alla chiesa cattedrale (Nitto De Rossi, Nitti, 1899, 166).
L’Archivio della collegiata dello Spirito Santo conserva una sola carta del 1155, mentre altre 114 datano a partire dall’anno di fondazione. Tuttavia presentano in gran parte uno stato di conservazione decisamente precario (Nitto De Rossi, Nitti, 1899, 166).

Raccolte e miscellanee
Strumenti di corredo
Schedatore

Federico Lattanzio

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Architetti, ingegneri e tavolari attivi in città
Mura e porte urbiche

Mura

Arco Traiano

Strade e piazze
Infrastrutture urbane
Strutture assistenziali
Castelli e fortezze
Palazzo signorile

palazzo ducale

Edifici pubblici

Seggio dei nobili

palazzo del Governatore

Palazzi privati

Palazzo Lupis

Palazzo Paglia

Palazzo Zurlo in piazza Zurlo

Palazzo Zurlo in via Gelso

Palazzo Saraceno

Palazzo Grifi

Corte De Castiglia

palazzo Sasso

Palazzo Nicastri Giannone

Palazzo di Angelo Rizzo/De Ritiis, già degli Spinelli Il giureconsulto Angelo Rizzo, signore di Polignano, ricevette in dono da re Ferrante, di cui fu consigliere, i beni della famiglia Spinelli a Giovinazzo, tra cui un palazzo, nel quale Rizzo aveva ospitato il re nel suo passaggio per Giovinazzo e per onorarlo vi fece apporre lo stemma reale (ancora visibile ai tempi di Paglia) e vi fece dipingere le immagini al naturale della coppia reale, probabilmente cancellate ai tempi di Paglia (Paglia 1700, 220-221). L'edificio viene oggi identificato con una corte nei pressi della casa-torre Spinelli (poi proprietà Sagarriga).

Edifici religiosi

Cattedrale

San Lorenzo

Spirito Santo

Santa Maria di Costantinopoli

Santa Maria del Carmine (già Sant'Angelo dei Greci)

Santa Maria degli Angeli (già Santa Maria de lo Muro)

San Giuseppe

 

Apparati effimeri
Schedatore

Antonio Milone

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Artisti attivi in città

Si conserva nella chiesa di San Domenico ma proviene dalla distrutta chiesa di San Felice un dipinto di Lorenzo Lotto raffigurante San Felice, datato al 1542 (documentato; tavola trasportata su tela, cm 139 x 57). In origine la tavola faceva parte di un trittico insieme ai santi Antonio da Padova e Nicola da Tolentino (tagliati, sembra, con il restauro del 1913 dopo la rimozione dalla chiesa di San Felice, abbattuta) e, nella cimasa, un "Cristo passo" (recuperato di recente). 

Nel tesoro della Cattedrale si conserva una croce reliquiario del sec. XV. Un piedistallo cruciforme, i cui bracci sono raccordati da quattro lobi decorati con lo stemma a smalto (attribuibile agli Orsini: Raimondello Orsini del Balzo fu signore della città, come altri esponenti della famiglia Del Balzo, la quale deteneva la baronia di Giovinazzo nel sec. XV), sostiene un fusto di pregevole fattura che ricorda le fantastiche architetture gotiche. Trifore, bifore, nicchie dotate di graziose statuine, edicolette e figure varie in aggetto compongono il fusto, su cui è inserita una croce che tanto per lo stile quanto per l'esecuzione mostra la sua diversità da tutto il resto; probabilmente trattasi di un riadattamento postumo. Al centro della croce e sulle terminazioni dei bracci trilobati sono state inserite cinque piccole teche quadrangolari nelle quali vengono custodite reliquie di vari Santi.

Opere d'arte medievali e moderne

Cattedrale, Cristo risorto (tavola)

Cattedrale, fonte battesimale

Cattedrale, lastra sepolcrale di Felice Zurlo

San Domenico, San Felice in cattedra (dipinto)

Collezioni
Schedatore

Antonio Milone, Paola Coniglio

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Letterati che nascono, vivono o operano in città

Matteo Spinelli

 

Niccolò Paglia

 

Niccolò Spinelli

 

Grifo Saraceni

 

Bisanzio Lupis

 

Cesare I Gonzaga

 

Giovanni Antonio Paglia

 

Ludovico Paglia senior

 

Anonimo autore di una descrizione di Giovinazzo (XVI secolo)

 

Ludovico Paglia iunior

Stampatori e produzione libraria cittadina

Non è attestata alcuna attività nell'epoca in esame.

Biblioteche pubbliche e private

Non risultano biblioteche pubbliche, ma è necessario ipotizzare la presenza di biblioteche di famiglia, almeno per le famiglie Lupis, Saraceni e Paglia. La presenza di un archivio vescovile è invece testimoniata già da Giovanni Antonio Paglia nella sua Descrizione.

Accademie

Non risulta attestata la presenza di accademie.

Committenze di opere letterarie relative alla città

In quanto prive di epistola prefatoria, si ignora se le descrizioni di Giovinazzo di G.A. Paglia e dell'Anonimo avessero committenza pubblica. Volpicella 1874 ha ipotizzato in via del tutto congetturale che lo scritto dell'Anonimo fosse commissionato da Aldo Manuzio il giovane.

Dedicatari di opere letterarie

Secondo la testimonianza di Ludovico Paglia iunior (Paglia 1700, 13) la Descrizione di Giovinazzo di Giovanni Antonio Paglia era in origine dedicata a Cesare Gonzaga, benché della lettera prefatoria non vi sia più traccia.

 

La cronaca giovinazzese scritta da Bisanzio Lupis è dedicata dall'autore ai propri figli.

Storie di famiglie

Il proposito di tracciare una storia della propria famiglia, oltre che della storia di Giovinazzo, è forse rintracciabile nelle scarse notizie che si hanno su Grifo Saraceni, esponente di una delle famiglioe più in vista della città. Diversi spunti di memoria familiare sono nella descrizione o cronaca di Giovinazzo di Bisanzio Lupis.

Corografia e geografia

Giovinazzo è già menzionata nell'itinerario di Guidone (XIII sec.):

 

dehinc Natiolum quae nunc Iunatium vocatur, dictum autem antiquitus Iuvenatium, quasi Iovis navigatio. dum enim patrem Saturnum in gralatium fugam mercartem [sic, forse per intra Latium fugam parantem et sim.] a Creta navibus insequitur, vi tempestatis ibidem devolutus oppidum statuit.

 

Pietro Ranzano (XIV x, 16) la menziona ricordandola principalmente come la patria del beato Niccolò Paglia.

 

Leandro Alberti (1551, c. 199r) sulla scia di Ranzano ricorda Niccolò Paglia ed elogia la fertilità del suolo, adatto a ulivi e mandorli.

Storiografia locale e cronache

Da ormai diverso tempo si considerano un falso cinquecentesco i Diurnali, una cronaca composta in un vernacolo meridionale e che pretenderebbe di datarsi all'età di Manfredi (in tal caso costituirebbe la più antica forma di storiografia in volgare italiano). Tale testo si firmerebbe ad opera di un personaggio fittizio, Matteo Spinelli di Giovinazzo. Benché il personaggio sia d'invenzione, resta oscuro perché il falsario abbia deciso di chiamare in causa la nobile famiglia giovinazzese degli Spinelli.

 

Le descrizioni di G.A. Paglia e dell'Anonimo tracciano solo per grandi linee lo sviluppo storico della città, soffermandosi essenzialmente sulle origini antiche; il testo di Bisanzio Lupis offre invece un resoconto cronistico della vita cittadina per la fine del XV e la prima metà del XVI secolo.

 

Una storia più sistematica della città è in Paglia 1700.

Letteratura antiquaria

L'opera antiquaria di riferimento è quella di Ludovico Paglia iunior (Paglia 1700), composta a metà del XVII secolo e stampata mezzo secolo dopo.

 

Spunti antiquari di grande importanza sono però già negli scritti di Bisanzio Lupis, di Giovanni Antonio Paglia e dell'Anonimo.

Letteratura ecclesiastica e religiosa
Letteratura giuridica
Letteratura scientifica
Poesia, prosa d'arte, altre forme letterarie

Bisanzio Lupis pubblicò un volume di componimenti poetici, oggi piuttosto raro (Lupis [1526-27]).

 

G. A. Paglia scrisse un volgarizzamento delle Bucoliche di Virgilio, rimasto in forma manoscritta e poi edito in De Ninno 1879.

 

Di recente è stato scoperto e pubblicato il canzoniere volgare di G. A. Paglia edito in Nuzzolese 2012.

Elogi di città e altri scritti encomiastici o apologetici

Benché non risultino orazioni di elogio della città in senso stretto, tutti gli scritti fin qui menzionati hanno anche un intento encomiastico, minimo nella Descrizione di G.A. Paglia, più evidente in quelle di Lupis e dell'Anonimo.

Altro
Schedatore

Lorenzo Miletti

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Mappe territoriali
Piante di città

Pianta dell'antica città di Giovinazzo (sec. XVI, fine; Roma, Biblioteca Angelica, fondo Rocca)

Vedute di città

Veduta della città (1581, firmata Pompeius Limpius; Roma, Archivio Generale Agostiniano, Carte Rocca)

Veduta della città (1703, incisione; Pacichelli 1703: Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, diviso in dodici provincie […], Parte seconda, in Napoli, nella Stamperia di Michele Luigi Mutio, 1703)

Veduta del porto e della città (1783, incisione; Saint-Non 1781-1786: Jean-Claude Richard de Saint-Non, Voyage pittoresque ou Description des royaumes de Naples et de Sicile, 4 voll., Paris, s.n., 1781-1786, III)

Apprezzi di tavolari
Schedatore

Antonio Milone

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Fonti manoscritte
Fonti a stampa






Bibliografia

Avena 1902: Adolfo Avena, I monumenti dell'Italia meridionale, Roma 1902.

 

Bandini 1752: Ang. Mar. Bandini I.V.D. publici bibliothecae Marucellianae praefecti... Collectio veterum aliquot monimentorum ad historiam praecipue litterariam pertinentium, Arreti, sumptibus Michaelis Bellotti imp. episc., 1752.

 

Beltrani 1884: Giovani Beltrani, Cesare Lambertini e la società famigliare in Puglia durante i secoli XV e XVI, Milano 1884.

 

Bernich 1901: Ettore Bernich, “I campanili della cattedrale di Giovinazzo”, Napoli Nobilissima, 10, 1901.

 

Bertaux 1904: Émile Bertaux, L’art dans l’Italie Méridionale, tome premier: De la fine de l’Empire Romain à la Conquête de Charles d’Anjou, Paris 1904.

 

Bronzini 1973: G. B. Bronzini, "Riflessi storici nella poesia popolare e popolareggiante della età del Viceregno", Lares, 39, 1973.

 

Bronzini 1976: G. B. Bronzini, "Strambotti e barzellette di Bizantio De Lupis rimatore pugliese del sec. XVI", Lares, 42.3-4, [1976].

 

Brunetti 2006: Oronzo Brunetti, L’ingegno delle mura. L’Atlante Lemos della Bibliothèque Nationale de France, Firenze 2006.

 

Carabellese 1905: Francesco Carabellese, “Le cattedrali di Molfetta e di Troia”, L’arte, 8, 1905.

 

Castellano 2004: Antonio Castellano, “La scultura a Bitonto nella seconda metà del Cinquecento”, in Scultura del Rinascimento in Puglia, Atti del Convegno Internazionale (Bitonto, palazzo Municipale, 21-22 marzo 2001), Bari 2004.

 

Codice Diplomatico Barese 1899: Le pergamene del Duomo di Bari (1266-1309 ), in Appendice: Le pergamene di Giovinazzo, Canosa e Putignano sino al 1266, Codice Diplomatico Barese, II, a cura di G. B. Nitto De Rossi e F. Nitti, Bari, 1899. 

 

Contarino 1990: Rosario Contarino, "De Lupis, Bizantio", in Dizionario Biografico degli Italiani 38, Roma 1990.

 

Corrado 1565: Q. Marii Corradi Epistolarum libri VIII. Index eorum, ad quos missae sunt epistolae, Venetiis, apud Ioannem Andream Valuassorem, 1565.

 

D'Avino 1848: Vincenzo D'Avino, Cenni storici sulle chiese arcivescovili, vescovili e prelatizie del Regno delle due Sicilie, Napoli, 1848, 264.

 

Daconto 1927: Saverio Daconto, Saggio storico sull’antica città di Giovinazzo, Giovinazzo 1927.

 

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De Cillis, Marcotrigiano 1958: Le pergamene dell’Archivio diocesano di Giovinazzo, a cura di E. De Cillis e L. Marcotrigiano, 1958.

 

De Gaetano 1995: Raffaele de Gaetano, La città di Giovinazzo piazzaforte marittima del XVI secolo, Bari, 1995.

 

De Gioia Gadaleta 2003: Caterina De Gioia Gadaleta, Isabella de Capua Gonzaga principessa di Molfetta, signora di Guastalla. Spunti e documenti per una biografia, Molfetta 2003.

 

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Fioriello 2007: Custode Silvio Fioriello, "Butuntum", in Supplementa Italica 23, Apulia et Calabria, Roma 2007, 11-44.

 

Garruba 1844: Michele Garruba, Serie critica de' sacri pastori baresi, Bari, 1844, 89-91.

 

Giannone 1723: Pietro Giannone, Dell'istoria civile del Regno di Napoli, tomo I, Napoli, 1723, 279. 

 

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Licinio 1981: R. Licinio, "L'organizzazione del territorio fra XIII e XV secolo", in La Puglia tra medioevo ed età moderna. Città e campagna, Milano 1981, 206-226.

 

Lupis 1522: Opera universale composta per el dignissimo misser Bizantio de Lupis gentilhomo apuliense de la città de Iuvenatio la qual tratta de molte dignissime cose Damore. Sonetti e dialoghi 176. Capitoli 13. Una forma de confessione. Uno testamento. Una biastema. Strambotti 174. Barzellette 11. Uno Pater noster & vna Ave Maria. Et molte altre cose degne de laude novamente stampate, [Venezia, non prima del 1522].

 

Lupis 1666: Il postiglione di Antonio Lupis, in Venetia, appresso Carlo Conzatti, 1666.

 

Lupis 1684: La valige smarrita di Antonio Lupis accademico incognito, in Venetia, per Iseppo Prodocimo, 1684.

 

Lupis (ed. De Ninno 1880): Bisanzio Lupis, Cronache di Giovinazzo, a cura di De Ninno, Giovinazzo 1880.

 

Lupis (ed. Bronzini 1977): Bizantio De Lupis. Rime, a cura di Giovanni Battista Bronzini, Matera 1977.

 

Marziani 1878: Luigi Marziani, Istorie della città di Giovinazzo, Bari 1878.

 

Mastrocinque 2010: Gianluca Mastrocinque, "La cultura figurativa", in La puglia Centrate dall'età del bronzo all'alto medioevo, a cura di Luigi Todisco, Roma 2010, 437-445.

 

Muratore, Munafò 1991: Nicoletta Muratore, Paola Munafò, Immagini di città raccolte da un frate agostiniano alla fine del XVI secolo, Roma 1991.

 

Pacichelli 1703: Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, diviso in dodici provincie […], in Napoli, nella Stamperia di Michele Luigi Mutio, 1703.

 

Paglia (ed. De Ninno 1879): Giovanni Antonio Paglia, La Buccolica di Virgilio nuovamente tradotta per Giovanni Antonio Paglia da Giovinazzo, ora per la prima volta pubblicata per cura di Giuseppe De Ninno, Napoli 1879.

 

Paglia (ed. Nuzzolese 2012): Giovanni Antonio Paglia, Rime, a cura di Cinzia Nuzzolese, Bari 2012.

 

Paglia 1700: Ludovico Paglia, Istorie della città di Giouenazzo del signore d. Ludouico Paglia ... Con vn raguaglio istorico del sig. d. Luigi Sagarriga ... drizzato al sig. Antonio Paglia nell'anno 1646. In cui breuemente si descriue la Vita del b. Nicolò Paglia; e si raccontano le memorie d'alcune famiglie nobili della stessa città. Date in luce dal signor d. Gaetano Frammarini, in Napoli, per Carlo Tronnojsi, l'anno santo 1700.

 

Paglia 1738: Ludovico Paglia, Istorie della città di Giovenazzo, Napoli 1738.

 

Palumbo 1975: Lorenzo Palumbo, "Notizie sulla proprietà fondiaria ecclesiastica a Giovinazzo nel XVI secolo", Archivio Storico Pugliese, 28, 1975, 113-123.

 

Radina 1998: Francesca Radina, “Giovinazzo centro storico”, in Documenti dell’età del Bronzo. Ricerche lungo il versante adriatico pugliese, a cura di Angela Cinquepalmi e Francesca Radina, Fasano di Brindisi 1998, 69-82. 

 

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Roscini 1974: F. Roscini, Bisanzio Lupis poeta e cronista nella Puglia cinquecentesca, Giovinazzo 1974.

 

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Ruscelii 1566: Le imprese illustri con espositioni, et discorsi del s.or Ieronimo Ruscelli, in Venetia, appresso Francesco Rampazetto, 1566.

 

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Samarelli 1951: Francesco Samarelli, “Contributo all’interpretazione dell’antica lapide di Giovinazzo del 402", Archivio Storico Pugliese, 4, 1951, 3-20.

 

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Signorotto 2009: Ferrante Gonzaga: il Mediterraneo, l’Impero, 1507-1557, Atti del convegno (Guastalla, 2007) a cura di Gianvittorio Signorotto, Roma 2009.

 

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Simone 1891: Sante Simone, “Una fugace visita a Giovinazzo”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere, ed Arti, 1891.

 

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Spagnoletti 2007: Angelantonio Spagnoletti, "L'Italia dei potentati", in Lo Stato moderno di Ancien régime, Atti del convegno di studi (San Marino, Antico Monastero di Santa Chiara, 6-8 dicembre 2004), a cura di Laura Barletta, Giuseppe Galasso, San Marino 2007, 112.

 

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Tafuri 1793: Giovan Battista Tafuri, Istoria degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1793.

 

Todisco 1989:  Luigi Todisco, "Il Sarcofago Meo Evoli ed altri a ghirlande di produzione apula", in Archeologia e territorio. L'area peuceta,  a cura di Angela Ciancio, Gioia del Colle 1989, 127-145.

 

Toppi 1678: Biblioteca napoletana, et apparato a gli huomini illustri in lettere di Napoli, e del regno delle famiglie, terre, città e religioni, che sono nello stesso regno. Dalle loro origini, per tutto l'anno 1678. Opera del dottor Nicolò Toppi patritio di Chieti, in Napoli, appresso Antonio Bulifon, 1678.

 

Ughelli 1721: Ferdinando Ughelli, “Juvenancenses episcopi”, in Italia Sacra sive de spiscopis Italiae et insularum adiacentium, ed. Coleti, tomo VII, Venetiis 1721, 721-722.

 

Villani 1904: Carlo Villani, Scrittori ed artisti pugliesi antichimoderni e contemporanei, Trani 1904.

 

Vinaccia 1915: Antonio Vinaccia, I monumenti medievali di Terra di Bari, vol. II, Bari 1915.

 

Volpicella 1874: Due discorsi del decimosesto secolo sopra la città di Giovenazzo, ora per la prima volta pubblicati per cura di Luigi Volpicella, Napoli 1874.

 

Volpicella 1874b: Luigi Volpicella, Degli scrittori della storia di Giovinazzo, Napoli 1874, ad voc.


Volpicella 1880: Luigi Volpicella, "Gli statuti per il governo municipale delle città di Bitonto e Giovinazzo", Archivio storico per le province napoletane, 5, 1880, 707-712, 719-725.

Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Fonti e bibliografia/36