Nome | Teggiano | |
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Luogo | Teggiano | |
Status amministrativo | Comune in provincia di Salerno | |
Estensione del territorio comunale | 62 Kmq c.a | |
Popolazione | 7984 (ISTAT 2015) | |
Musei | Museo diocesano di Teggiano; Museo delle erbe; Museo degli usi e delle tradizioni | |
Archivi | Archivio storico diocesano di Teggiano; Archivio privato della famiglia Carrano | |
Biblioteche | Biblioteca del Seminario Pio XII | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Citta/19 |
Nomi antichi e medievali | Tegeanum, Tegianum, Diano. In età medievale e moderna si chiamò Diano; nel 1862 fu ripristinato l'antico nome di Teggiano. | |
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Fondazione (data, modalità) | Città lucana, Tegianum molto probabilmente divenne municipio dopo la guerra sociale. Nell’alto Medioevo è attestata per la prima volta, col nome di Diano, agli inizi del X secolo. In età angioina furono costruite la cinta muraria e il castello. | |
Distrettuazioni di appartenenza | Principato Citra. | |
Demografia | Nel Trecento la città, assieme ai casali di San Giacomo, San Rufo, San Pietro al Tanagro e Sassano, era tassata per circa 48 once, cui potrebbero corrispondere 485 fuochi (considerando una quota media di 3 tarì per fuoco, Sakellariou 2012, 93), cioè circa 2.425 abitanti. Intorno al 1445 i fuochi erano 556; nel 1474 salirono a 586, fino a raggiungere la cifra di 925 fuochi nell’ultimo decennio del XV secolo, cioè tra i 4 e i 5.000 abitanti (Vitolo 1982, 62-63). Agli inizi del Cinquecento il numero prima scese a 899 fuochi (nel 1508), poi salì a 1.223 (nel 1532), fino a raggiungere la cifra di 1.456 fuochi (nel 1561), cioè circa 7.000 abitanti, distribuiti tra la città e i suoi casali (Giustiniani 1802, IV, 212).
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Sito, idrografia, viabilità | La città sorge su una collina di 635 m., al centro del Vallo di Diano, solcato dal fiume Tanagro. La posizione era vantaggiosa non solo per ragioni commerciali e strategiche (la via romana Capua-Reggio, utilizzata per tutto il Medioevo, correva nel fondovalle, Vultaggio 1982), ma anche perché il fiume era soggetto ad impaludamento (Vitolo 1982, 55-57). | |
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Geografia Storica/14 |
Profilo storico | A partire dal 272 a.C. i lucani entrarono in qualità di alleati nella sfera di influenza di Roma; questa alleanza fu rotta nel 216 con l’arrivo di Annibale. E in conseguenza della guerra annibalica la città lucana di Tegianum, insieme a quelle di Volcei, Atina, Cosilinum, perse il proprio territorio e molto probabilmente anche l’autonomia amministrativa (Fraschetti 1981). L’abitato antico di Tegianum sorgeva nel medesimo sito dove poi si è sviluppata la Diano medievale, come testimoniano i lacerti della fortificazione del IV secolo a.C. (Greco 1981, 144-146) ancora visibili sul versante meridionale della città. Molto probabilmente Tegianum fu municipio dopo la guerra sociale e, come attestato da un’iscrizione pompeiana, colonia a partire dall’età neroniana (CIL IV 3235). Si ricordano per l’età tetrarchica e costantiniana le dediche di statue agli imperatori Flavio Severo, Galerio e Costantino, che documentano ancora una certa vitalità del centro lucano (Gualtieri 2003, 86). Con l’invasione longobarda, Teggiano venne a far parte del ducato di Benevento (570) e, dopo la divisione di quest’ultimo, del ducato, poi principato di Salerno (849). Sotto il dominio normanno fu parte della contea di Principato, creata da Guglielmo d’Altavilla (1053 circa). Dalla metà del XII secolo fece parte della contea di Marsico, il cui titolo fu concesso prima a due membri della famiglia di Ragusa (1150-1194), poi ai Guarna (1195-1239). In età normanna Teggiano forniva all’esercito del regno di Sicilia 14 del 36 milites dell’intera contea di Marsico (CB 1982, 108). Nel 1239 Teggiano fu assegnata in feudo ai Sanseverino, che, divenuti principi di Salerno nel 1462, la tennero fino al 1552. Occasionalmente fu incorporata nel demanio regio. A seguito della ribellione di Antonello Sanseverino, fu assediata nel 1497 da re Federico d’Aragona (Didier 2003, 289-304; Figliuolo-Trapani 2010, 9-80; Macchiaroli 1868, 131, 175-178; Ingrosso 2007, 469-470; De Cunzo 1989, 15-29; Manzo 2009, 210-236). Nel 1555, dopo essere stata avocata al demanio per la ribellione di Ferrante Sanseverino, fu concessa ai Colonna, principi di Stigliano (Giustiniani 1802, IV, 212-213). Non sappiamo come fosse organizzata l’universitas urbana nei secoli XIV-XV. I registri delle deliberazioni, oggi nell’Archivio Carrano, risalgono al 1582-967 e 1652-98. Non abbiamo dati per conoscere la funzione effettiva del seggio, costruito nel 1472 (Lenzo 2014, 193). Certamente, l’universitas era parte attiva nella gestione del territorio e nella difesa dei beni comuni: nel 1306 le università della valle, per ordine di Tommaso Sanseverino, concorsero alla rimozione del materiale alluvionale nel canale detto “il Fossato“, nel 1335 Francesco Sanseverino reintegrò Teggiano di una parte del suo territorio, vietando lavori edilizi e idraulici. (Vitolo 1982, 55-56). | |
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Cronotassi | A partire dal 1239 i Sanseverino furono signori di Diano, secondo l’elenco cronologico che segue. - Tommaso I Sanseverino (1239-1246) - Ruggero II Sanseverino (1266-1285) - Tommaso II Sanseverino (1285-1324) - Tommaso III Sanseverino (1324-1358) - Antonio Sanseverino (1359-1383) - Tommaso IV Sanseverino (1383-1387) - Bertrando Sanseverino (1387-1395) - Luigi Sanseverino (1395-1402) - Tommaso V Sanseverino (1402-1432) - Giovanni Sanseverino (1432-1445) - Luigi Sanseverino (1445) - Roberto Sanseverino (1445-1474) - Antonello Sanseverino (1474-1487; 1495-1497) - Roberto II Sanseverino (1502-1508). - Ferrante Sanseverino (1508-1552) | |
Corpus normativo | Ci è pervenuta una versione cinquecentesca degli statuti della città, conservata nell’Archivio Carrano. Il testo rinvia a una redazione precedente a opera del giudice Marino di Diano (morto nel 1342), il quale a sua volta avrebbe utilizzato un testo ancora più risalente (Macchiaroli 1868, 187-233; Ebner 1979, 156-207; Didier 2002, 181-191). Una buona parte delle norme riguardano l’allevamento (macellazione e vendita delle carni, vendita di derivati del latte, Vitolo 1982, 57). | |
Schedatore | Salvatore Marino, Francesco Senatore | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni/24 |
Distrettuazioni interne | Il territorio di Teggiano comprendeva i seguenti casali, tutti risalenti ai secoli XI-XII: Sant’Arsenio San Marzano (scomparso nel XIV secolo) San Pietro (oggi San Pietro al Tanagro) San Rufo San Giacomo (oggi Monte San Giacomo) Sassano | |
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Centri demici minori | La fragilità idrografica del Vallo e le travagliate vicende politiche ed economiche provocarono nel XIV secolo la scomparsa di Casalvetere e Calvanello (di cui in verità non sappiamo quasi nulla, essendo attestati da una fonte seicentesca) e di San Marzano. Anche altre località ebbero breve vita, come S. Maria de Matuniano presso Teggiano, di cui si dice nel 1115 che era stata distrutta dai Saraceni (Vitolo 1982, 45, 49, 52). | |
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Territorio/35 |
Diocesi | Diano medievale e moderna non fu mai sede di diocesi. Nell’alto Medioevo la città si trovò inserita, assieme al resto del vallo, nella diocesi di Marcelliano-Consilino, di cui non si hanno più notizie dopo il 559. Nel 967 Diano faceva parte della vasta diocesi di Paestum-Capaccio, all’intero della quale costituiva una pieve, con sede nella chiesa di S. Maria Maggiore; alla chiesa matrice, retta da un arciprete, dipendevano numerose cappelle cittadine, che col tempo acquisirono titolo parrocchiale. Nel corso dei secoli XIV e XV si sviluppò in città una rete di insediamenti monastici e conventuali, piuttosto fitta in rapporto alla sua estensione. Divenne sede vescovile solo nel 1850, in seguito allo smembramento dell’antica diocesi di Paestum-Capaccio (Ebner 1982, 13-75; Ambrogi 2007, 115-130).
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Distrettuazioni interne | La diocesi di Diano fu eretta nel 1850, sottraendo alla diocesi di Capaccio una parte del suo territorio. Nel 1980 il vescovo di Teggiano fu nominato anche vescovo di Policastro, unendo così, in persona episcopi, le due diocesi. Nel 1986 l’unione divenne piena, pertanto l’attuale nome della diocesi è Teggiano-Policastro. Oggi la diocesi comprende oltre quaranta comuni della provincia di Salerno. A Teggiano si trova la cattedrale di Santa Maria Maggiore, mentre a Policastro si trova la concattedrale di Santa Maria Assunta. | |
Cattedrale o chiesa matrice | Pieve di Santa Maria Maggiore (cattedrale di Teggiano dal 1850). | |
Enti religiosi | Le principali chiese di Teggiano, di fondazione medievale, sono: - S. Agostino - S. Angelo - S. Antonio dei Carboni - S. Croce - S. Eustachio - S. Francesco - S. Salvatore Altre chiese e cappelle fondate nei secoli XIV e XV sono, in ordine cronologico: S. Nicola Vecchio, S. Maria de Castro, S. Lorenzo, S. Maria de Taberna, S. Vito a Bucana, S. Maria Maddalena, S. Giovanni dell’Ospedale, S. Caterina, S. Nicola, S. Barbara, S. Giorgio, S. Salvatore, S. Martino, S. Matteo, S. Giovanni de Aqua, S. Lucia, S. Vito al Monte, S. Maria della Misericordia, S. Biagio, S. Silvestro, S. Sebastiano. I monasteri medievali sono: S. Benedetto, femminile (1341) e S. Maria Annunziata dei Celestini (1402). I conventi sono: S. Spirito degli Ospedalieri (1310), S. Francesco (1322), S. Agostino (1369). | |
Vescovi (sec. XV-XVI) | Si riporta la cronotassi dei vescovi di Capaccio, secondo l’ordine proposto da Eubel (1913-1923) segnalando le variazioni nelle ricostruzioni di Gams (1931) - Giovanni de Pannella, già arcivescovo di Durazzo, 16.V.1399 - 13.IV.1405, traslato alla sede di Muro Lucano; - Guglielmo, già vescovo di Muro Lucano, 13.IV.1405 - 10.IX.1410, deceduto; - Baldassarre de Giudice, 16.VIII.1412 - 1418, deceduto; - Giovanni Caracciolo, 1418 - 19.III.1418, vescovo eletto, traslato alla sede di Anglona [omesso in Gams]; - Tommaso de Beringari, 9.III.1418 - 1422, deceduto; - Berardo Caracciolo, 18.XII.1422 - 3.VIII.1425, traslato alla sede arcivescovile di Cosenza; - Francesco Tomacelli, già arcivescovo di Cosenza, 3.VIII.1425 - 1439, deceduto; - Bartolomeo, già vescovo di Cavillon, 25.IX.1439 settembre - 1441, deceduto; - Masello Mirto, 15.II.1441 - 1462, deceduto; - Francesco di Segni, 28.II.1463 - 1471, deceduto; - Francesco Bertini, già vescovo di Andria, 18.IX.1471 - 1476, deceduto; - Louis Fenollet, già arcivescovo di Nicosia, 22.III.1476 - 1476, deceduto; - Ausias Despuig, arcivescovo di Monreale, cardinale del titolo prima di San Vitale e poi di Santa Sabina, 9.VIII.1476 - 7.IX.1483, amministratore apostolico, deceduto; - Ludovico Podocataro, 14.XI.1483 - 20.I.1503, traslato alla sede arcivescovile di Benevento; - Luigi d’Aragona, cardinale del titolo di Santa Maria in Cosmedin, 20.I.1503 - 22.III.1514, amministratore apostolico, dimesso; - Vincenzo Galeota, vescovo di Squillace, 22.III.1514 - 10.IX.1522, amministratore apostolico, deceduto [differentemente Gams riporta la notizia delle sue dimissioni]; - Lorenzo Pucci, cardinale del titolo dei Santi Quattro Coronati, 10.IX.1522 - 12.VI.1523, amministratore apostolico, dimesso [omesso in Gams]; - Tommaso Caracciolo, vescovo di Trivento, 12.VI.1523 - 18.XII.1531, amministratore apostolico, dimesso; - Enrico Loffredo, 18.XII.1531 - I.1547, deceduto; - Francesco Sfondrati, già arcivescovo di Amalfi, cardinale del titolo prima dei Santi Nereo e Achilleo e poi di Sant’Anastasia, 23.III.1547 - 9.XI.1549, con titolo personale di arcivescovo, traslato alla sede vescovile di Cremona; - Girolamo Verallo, cardinale del titolo prima di San Martino ai Monti e poi di San Marcello, 9.XI.1549 - 1.III.1553, dimesso; - Paolo Emilio Verallo, già vescovo di Rossano, 1.III.1553 - 1574, dimesso; - Lorenzo Belo, 26.V.1574 - 1586, deceduto [Eubel riporta la data del 22.V.1584]; - Lelio Morelli, 16.VI.1586 - 1609, deceduto. | |
Schedatore | Salvatore Marino, Antonio Milone | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni Ecclesiastiche/15 |
Attività economiche | ||
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Esenzioni e franchigie | ||
Mercati e fiere | In età angioina alla città fu concesso di tenere una fiera annuale, documentata anche in età aragonese (Camera 1860, II, 373; Grohmann 1969, 209 e 221). La fiera, della durata di otto giorni, doveva tenersi nel mese di agosto, giacché era intitolata all’Assunzione (Giustiniani 1802, IV, 212).
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Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Economia/14 |
Famiglie | Le famiglie nobili che tennero Diano in feudo furono, in ordine di tempo: - Di Ragusa (sec. XII) - Guarna (secc. XII-XIII) - Sanseverino (sec. XIII-XVI) - Colonna, principi di Stigliano (sec. XVI) - Gomez de Sylva (sec. XVI) - Grimaldi (sec. XVI) - Caracciolo di Brienza (secc. XVI-XVII) - Villano (sec. XVII) Altre famiglie nobili, attestate nel XV secolo, furono i de Eustasio e i Malavolta, dei cui esponenti si conservano tombe funebri nella chiesa di Santa Maria Maggiore. Una famiglia antica e importante nella vita civile e religiosa di Teggiano e del Vallo di Diano fu quella dei Carrano, di cui si conserva l’antico archivio privato. | |
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Personaggi illustri | Giulio Pomponio Leto, umanista italiano, nato a Teggiano nel 1428, figlio illegittimo di Giovanni Sanseverino, principe di Salerno. Il cognome “Pomponius Laetus”, pertanto, sarebbe uno pseudonimo umanistico. Nel 1450 si trasferì a Roma, dove fu allievo di Lorenzo Valla. Fu un profondo conoscitore di Roma antica, sulla quale produsse numerosi scritti. Insegnò presso l’Università di Roma, città in cui morì nel 1498 (Abbamonte 2010, 187-195; Osmond 2010, 169-182). | |
Colonie mercantili e minoranze | ||
Confraternite | Nel Medioevo sono attestate a Teggiano le confraternite dei Battenti (1375), di S. Maria (1400), di Santa Maria Annunziata (1323), di S. Nicola (1446), di S. Giovanni (1498). Alcune confraternite si dedicarono alla cura degli ospedali locali, che nel Medioevo non furono pochi: quello dell’Annunziata, di S. Antonio di Vienne, di S. Giovanni e quello di S. Spirito, fondato agli inizi del Trecento e dipendente dall’omonimo ospedale in Roma. Anche a Teggiano, come in numerosi altri centri del Mezzogiorno medievale, si sviluppò un’Annunziata, documentata a partire dal 1443, cioè un istituto costituito da una chiesa e un ospedale, amministrati da una o più fraternite, come i Battenti o quella dell’Annunziata (Didier 2003, 14-125; Marino 2015, 28, Vitolo 1982, 98-99). | |
Corporazioni | ||
Istituzioni di Beneficenza | ||
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Societa/13 |
Repertoriazioni | Statuti della città, in versione cinquecentesca, editi da Macchiaroli 1868, 187-233; Ebner 1979, 156-207.
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Archivi storici | - Biblioteca del Seminario vescovile, che contiene il fondo pergamenaceo della chiesa matrice (poi duomo) di Teggiano (consultabile on-line sul sito monasterium.net) - Archivio Carrano (consultabile on-line sul sito monasterium.net) | |
Raccolte e miscellanee | ||
Strumenti di corredo | ||
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Fonti documentarie/10 |
Reliquie - culti -processioni | Il santo patrono di Diano è S. Cono (3 giugno), originario di Diano, vissuto tra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo, oggetto di culto subito dopo la morte ma canonizzato soltanto nel 1871. Nel 1261 le sue spoglie furono trafugate dall’abbazia di Cadossa, nel Vallo, e portate nella chiesa di Santa Maria Maggiore (Galdi 2010, 107-125). | |
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Cerimonie e rituali civici | ||
Ingressi trionfali, allestimenti e rappresentazioni | ||
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Riti e Cerimonie/11 |
Oggetti archeologici di reimpiego | Il reimpiego di materiali antichi, tutti di provenienza locale, costituisce un fenomeno ampiamente presente nell'edilizia religiosa e civile della città medievale e rinascimentale, con un’importante e significativa concentrazione di antichità nei luoghi di valore nevralgico nella vita cittadina.
Le fonti antiquarie (Mannelli, Lucania; Macchiaroli 1868) consentono di ricostruire una concentrazione di antichità esposte intorno alla piazza e sulla facciata medievale della chiesa madre di Santa Maria, prospettante appunto sul foro, dove dovevano essere incastonate le stele che ora si vedono murate sul lato posteriore della costruzione ottocentesca, realizzata dopo il sisma del 1857; inoltre altre stele e iscrizioni erano murate nella torre campanaria, mentre altari iscritti e una base con dedica imperiale erano conservati nel portico della stessa chiesa, che, da quanto si deduce dalla testimonianza del Mannelli (Mannelli, Lucania, 283), doveva essere stato usato come luogo di riunione del corpo civico prima della costruzione del seggio nel XV secolo. Nella piazza cittadina era conservata una base con dedica imperiale sulla quale, almeno fino al XIX secolo, era esposta la statua di un telamone, mentre in prossimità di queste doveva essere collocata una mensa ponderaria. Rilevante è la concentrazione di antichità nel portico antistante la Chiesa di Sant’Andrea sul quale si innesta l’arco passante che sta alla base del relativo campanile; anche in questo caso si annoverano antichità reimpiegate nelle muratura ma anche più semplicemente "esposte" all’interno del passaggio voltato. Si segnala, inoltre, il reimpiego settecentesco sulla facciata del palazzo de Honestis, fenomeno più tardo, che si inseriva però in una diffusa consuetudine locale all'esposizione di antichità.
- Antichità reimpiegate in Sant'Andrea: colonna in granito egiziano; capitello corinzio italico figurato; In prossimità della chiesa sull’altro lato del portico un blocco decorato con ghirlande e bucefalo.
- Antichità nella chiesa di Santa Maria: Nella torre campanaria era in origine murata l’iscrizione CIL X 290. Sul lato posteriore, rimontate con la ricostruzione ottocentesca della Chiesa, ma in origine in facciata: Nel portico che si apriva verso la piazza cittadina: altare funerario con CIL X 317 (ora in via Castello) base con CIL X 288 (ora in via Castello).
- Antichità in San Michele: Fusto e base di una colonna nel loggiato esterno; Due fusti in marmo posti a sostegno della cantoria in controfacciata; le colonne (basi e fusti) e i capitelli della Cripta di Santa Venera.
- Antichità in San Pietro La chiesa è stata costruita sfruttando l’impianto di un tempio italico il cui podio e la relativa modanatura di chiusura sono ancora visibili. Nella torre campanaria: Reimpiegati nella muratura esterna: capitello medievale
Antichità nella piazza cittadina - base CIL X 486 sormontata fino al XIX secolo dalla scultura di un telamone - mensa ponderaria (cd. misurelli)
- Sulla facciata del palazzo de Honestis: ritratto imperiale (Todisco 1991); frammento di soffitto con rosetta centrale pertinente a un’edicola funeraria.
Altri materialie reimpiegati: stele con coppia di defunti presso Sant'Andrea - sulla fronte di un'abitaizone privata: stele con defunto e stele con defunta | |
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Edifici antichi | ||
Collezioni di antichità, scavi e scoperte archeologiche di età moderna | ||
Schedatore | Stefania Tuccinardi | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Antichita/21 |
Architetti, ingegneri e tavolari attivi in città | Giovanni di Rapolla, autore del portale di facciata di San Francesco (1307) Iacobello de Babino, architetto del Seggio (1472) e, con il figlio Giovanni, della Pietà (1476 circa) Angelo de Mingo (artefice della Pietà: 1476 circa) | |
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Mura e porte urbiche | Porta dell'Annunziata | |
Strade e piazze | ||
Infrastrutture urbane | ||
Strutture assistenziali | ||
Castelli e fortezze | ||
Palazzo signorile | ||
Edifici pubblici | ||
Palazzi privati | ||
Edifici religiosi | Chiesa matrice (poi duomo) di S. Maria Maggiore Chiesa e monastero della Pietà
La cappella privata di S. Giacomo fu voluta dal medico di Teggiano Urbano Paisi, autore di un trattato medico sull'alimentazione dei certosini, come rivela l'epigrafe incisa sull'architrave del portale d'ingresso, unico frammento della struttura oggi conservato nel giardino del seminario: HOC DIVI IERONIMI SACELLUM P(RO) SE POSTERISQUE SUIS P(ROPRI)O SU(M)PTU/ URBANUS PAISIUS PH(YSICU)S MEDICUSQUE DOCTO(R) DIANENSIS ST.../ ERIGIQUE CURAVIT A(NNO) D(OMINI) 1485. | |
Apparati effimeri | ||
Schedatore | Antonio Milone | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Architettura/47 |
Letterati che nascono, vivono o operano in città | Orso Malavolta
Pomponio Leto
Urbano Paisi o Paysi | |
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Stampatori e produzione libraria cittadina |
Non attestati per l'epoca in esame. | |
Biblioteche pubbliche e private | Un fondo librario, accanto all'ampio fondo documentario (per il quale si veda l'archivio virtuale in Monasterium), doveva essere conservato presso la chiesa di Santa Maria Maggiore. Raccolte di libri dovevano essere presenti nelle dimore urbane dell'élite colta, come nel caso delle famiglie Malavolta, Carrano, ecc. Difficile dire in che misura fossero presenti in città libri di proprietà dei Sanseverino. Su una biblioteca baronale dei Grimaldi, a partire dal secondo Cinquecento, parimenti non si hanno notizie. | |
Accademie | Non attestate per l'epoca in esame. | |
Committenze di opere letterarie relative alla città | ||
Dedicatari di opere letterarie | ||
Storie di famiglie | Non attestate per l'epoca in esame, benché, sotto certi rispetti, la lunga epigrafe funeraria di Orso Malavolta abbia un forte carattere biografico, con l'elogio delle azioni compiute in vita dal defunto e con l'esaltazione della propria famiglia. | |
Corografia e geografia | Ranzano (ed. Di Lorenzo et alii) 2007, libro XIV, cap. VII, par. 16, p. 183: Ranzano racchiude la descrizione dell'intero Vallo in poco più di una frase, definendo Diano nobile oppidum, metropoli della subregione.
Alberti 1550, 178r: La descrizione di Diano è piuttosto rapida. La si dice antica, citata da Tolomeo, e ricca, munita di castello. Si ricorda che è sede della guarnigione imperiale comandata da Giovan Giacomo Marzecano agli ordini del Principe di Bisignano. Come gran parte delle terre del Vallo, continua Alberti, anche Diano è feudo del Principe di Salerno (Ferrante Sanseverino, che di lì a poco vedrà confiscati i suoi beni, inclusa Diano).
Descrizioni ad opera di studiosi locali sono attestate a partire dal secolo XVII: nell'Archivio Carrano è conservato un ms. seicentesco di Paolo Eterni, intitolato Descrizione della Valle di Diana, e Castelle ivi poste e loro Signori, edito in Bracco 1982. | |
Storiografia locale e cronache | Benché non si tratti di fonti dianesi, Teggiano, con la sua conformazione e le sue fortificazioni, suscitò gli interessi degli storiografi in relazione alla vicenda del lungo assedio portato dalle truppe regie di Federico d'Aragona nel 1497 alla città, nella quale si era asserragliato Antonello Sanseverino principe di Salerno, episodio che si concluse con la capitolazione e la resa del principe. Sulla vicenda e le sue fonti si vedano i saggi raccolti in Carlone 2010. | |
Letteratura antiquaria | I primi interessi antiquari locali risalgono alla metà del secolo XVII, con l'opera del dianese Luca Mandelli, rimasta manoscritta (Mandelli, Lucania). E' noto invece che il celebre umanista e antiquario Pomponio Leto, benché membro della famiglia Sanseverino e probabilmente nativo di Teggiano, non abbia fatto menzione della città nei suoi studi (sul rapporto tra Leto e la sua presunta terra d'origine cf. Osmond 2010). | |
Letteratura ecclesiastica e religiosa | In seguito al progressivo peso che la sede di Diano ricoprì nel corso del XVI secolo nell'ambito della diocesi di Capaccio, verso la fine del secolo si attesta una qualche produzione locale a carattere religioso. Oltre alla prima visita pastorale del 1587 compiuta dal vescovo Lelio Morello e poi ripetute con una certa continuità (cf. Volpe 1997, 483-485), si veda in particolare la rara cinquecentina cosentina che contiene la narrazione della traslazione delle reliquie di San Cono a Diano (Bonomi 1595). Di ispirazione fortemente religiosa è anche l'attività del medico Urbano Paisi (v. sotto, Letteratura scientifica). | |
Letteratura giuridica | ||
Letteratura scientifica | Si veda il De esu carnium del medicus et philosophus, come egli stesso si definisce, Urbano Paisi di Diano, datato al 1494 e contenuto nel ms. napoletano Branc. II A 11. Il testo è sostanzialmente un plagio del De esu carnium di Arnoldo da Villanova, nel quale si sostiene che i frati certosini malati possono guarire senza venir meno al divieto di cibarsi di carne, caratteristico dell'ordine. Nell'opera si alternano argomenti di natura fisiologica ad altri di natura teologico-dialettica. Il suo statuto di plagio toglie valore all'opera in sé, ma rende forse ancora più interessante il contesto e le finalità dell'operazione compiuta dal Paisi, che resta al momento da approfondire. | |
Poesia, prosa d'arte, altre forme letterarie | ||
Elogi di città e altri scritti encomiastici o apologetici | ||
Altro | Nella raccolta epistolare di Michele Giustiniani (Giustiniani 1667, 158-159) si trova la traduzione in volgare di una lettera di Federico d’Aragona (data a Castel Nuovo, Napoli, 29 aprile 1498) a Carlo Galliciano di Diano, reo di aver ucciso Paolo d’Amatore calzolaio di Salerno. Si concede a Galliciano e a suo fratello Antonio, in virtù dei meriti verso il defunto re Ferrandino, per averlo cioè seguito nell’esilio ed essergli rimasto vicino fino alla morte, e in conseguenza del perdono ottenuto dai parenti di Paolo d’Amatore, di poter circolare liberamente senza che alcuno abbia a rivalersi su di lui e su suo fratello per quanto accaduto. Dal momento, invece, che non si è trovato accordo con la vedova, i due fratelli hanno divieto di accesso nella città di Salerno, dove questa risiede. Subscriptiones di Pascasio Garlon e Vito Pisanello. | |
Schedatore | Lorenzo Miletti | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Letteratura/50 |
Mappe territoriali | ||
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Piante di città | Pianta della città (1884, ing. Nicola Severino; Roma, Ministero infrastrutture e trasporti, dip. Coordinamento dello Sviluppo del territorio, archivio dei Piani Regolatori) | |
Vedute di città | ||
Apprezzi di tavolari | ||
Schedatore | Antonio Milone | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Cartografia storica/31 |
Fonti manoscritte | Visita pastorale 1595: Sacra visitatio del vescovo Lelio Morello, Archivio Diocesano di Vallo della Lucania, Visite pastorali, 1595 (cf. Volpe 1997, 484-485).
Mannelli, Lucania: Luca Mannelli, Lucania sconosciuta, 2 voll., Napoli, Biblioteca Nazionale, mss. X.D.1, X.D.2. (ante 1672). | |
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Fonti a stampa | Camera 1860: Matteo Camera, Annali delle Due Sicilie, II, Napoli 1860.
CB 1982: Catalogus baronum, a cura di E. Jamison, Roma 1972.
Didier 2003: Arturo Didier, Regesti delle pergamene di Teggiano (1197-1805), Salerno 2003. RDI 1942: Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV. Campania, a cura di M. Inguanez, L. Mattei Cerasoli, Città del Vaticano 1042. | |
Bibliografia | Abbamonte 2010: Giancarlo Abbamonte, “Il ruolo socratico di Pomponio Leto nella vita culturale alla fine del Quattrocento”, in Diano e l’assedio del 1497, atti del Convegno di Studi (Teggiano, 8-9 settembre 2007), a cura di Carmine Carlone, Salerno, Laveglia 2009, 183-195.
Alberti 1550: Leandro Alberti, Descrittione di tutta Italia, in Bologna, per Anselmo Giaccarelli, 1550.
Ambrogi 2007: Marco Ambrogi, "Monachesimo, fondazioni ecclesiastiche e sviluppo urbano nella Diano medioevale", Salternum, 19 (2007), 115-130.
Ascheri 2010: Mario Ascheri. “Dai Malavolti ai Malavolta: una grande famiglia da Siena a Teggiano”, in Diano e l’assedio del 1497, atti del Convegno di Studi (Teggiano, 8-9 settembre 2007), a cura di Carmine Carlone, Salerno, Laveglia 2009, 197-210.
Bonomi 1595: Vita beati coni Dianensis, eiusque corporis mira ad matricem ecclesiam Diani translatio. Habet adiunctum breve Sixti V super residentiae et aliorum episcopalium translatione ad eandem ecclesiam reverendissimi domini, Fabii de Bonohomine, Cosentiae, apud Leonardum Angrisanum, 1595.
Braca 2010: Antonio Braca, "Fondazione e patrimonio artistico del convento della SS. Pietà di Teggiano fra XV e XVI secolo", in Diano e l'assedio del 1497, a cura di Carmine Carlone, Salerno, Laveglia 2010, 157-174.
Bracco 1974: Vittorio Bracco, Inscriptiones Italiae. Volumen III, Roma 1974
Bracco 1982: La descrizione seicentesca della Valle di Diana di Paolo Eterni; a cura di Vittorio Bracco, Napoli 1982.
Carlone 2010: Diano e l’assedio del 1497, atti del Convegno di Studi (Teggiano, 8-9 settembre 2007), a cura di Carmine Carlone, Salerno, Laveglia 2009.
Carrano 2010: Paolo Carrano, “Gli atti di notar Giacomo Carrano”, in Diano e l’assedio del 1497, atti del Convegno di Studi (Teggiano, 8-9 settembre 2007), a cura di Carmine Carlone, Salerno, Laveglia 2009, 159-169).
Cilento 1982: Storia del Vallo di Diano, a cura di N. Cilento, vol. 2, Salerno, Laveglia 1982.
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Didier 1964: Arturo Didier, Teggiano romana, Salerno 1964.
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Ebner 1979: Pietro Ebner, Economia e società nel Cilento medievale, vol. 2, Roma 1979.
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Fraschetti 1981: Augusto Fraschetti, "Età romana. Le vicende storiche", in Storia del Vallo di Diano. Età antica vol. 1, a cura di Bruno d'Agostino, Salerno 1981, 201-215.
Galdi 2010: Amalia Galdi, “Un fuoco ribatté e respinse un altro fuoco. Il culto di san Cono e l’assedio di Diano del 1497”, in Diano e l’assedio del 1497, atti del Convegno di Studi (Teggiano, 8-9 settembre 2007), a cura di Carmine Carlone, Salerno, Laveglia 2010, 107-125.
Gallo 2012: Luigi Gallo, s. v. “Teggiano”, in Bibliografia Topografica della Colonizzazione Greca in Italia, a cura di Giuseppe Nenci, Roma-Pisa 2012, 366-375.
Giustiniani 1802: Lorenzo Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, t. IV, Napoli 1802.
Giustiniani 1667: Lettere memorabili dell’abbate Michele Giustiniani, patritio genovese, de’ signori di Scio, e d’altri. Parte prima, in Roma, per Nicolò Angelo Tinassi, 1667.
Greco 1981: Emanuele Greco, "Età classica. Problemi topografici", in Storia del Vallo di Diano. Età antica vol. 1, a cura di Bruno d'Agostino, Salerno 1981, 125-148.
Grohmann 1969: Alberto Grohmann, Le fiere del regno di Napoli in età aragonese, Napoli 1969.
Gualtieri 2003: Maurizio Gualtieri, La Lucania romana. Cultura e società nella documentazione archeologica, Napoli 2003.
Ingrosso 2007: Chiara Ingrosso, “Teggiano, seggio”, in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania, ricerche, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 2007, 469-470.
Macchiaroli 1868: Stefano Macchiaroli, Diano e l’omonima sua valle. Ricerche storico-archeologiche Napoli 1868, 131, 175-178.
Manzo 2009: Elena Manzo, “Alla corte aragonese: continuità linguistiche e concatenazioni territoriali nei feudi dei Sanseverino. Il Principato Citeriore”, in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania, saggi, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 2009, 210-236.
Neutsch 1962: Bernhard Neutsch, “Neufunde römischer Sepulkralporträts aus dem Vallo di Diano in Padula”, Apollo. Bollettino dei Musei Provinciali del Salernitano, 2, 1962, 105-124.
Osmond 2010: Patricia Osmond, “Pomponio Leto e Diano: un’eredità ambivalente”, in Diano e l’assedio del 1497, atti del Convegno di Studi (Teggiano, 8-9 settembre 2007), a cura di Carmine Carlone, Salerno, Laveglia 2010, 169-182).
Ranzano (ed. Di Lorenzo et alii) 2007: Pietro Ranzano, Descriptio totius Italiae (Annales, XIV-XV), a cura di Adele Di Lorenzo, Bruno Figliuolo, Paolo Pontari, Firenze 2007. Solin 1981: Heikki Solin, "Zu lukanischen Inschriften", Commendatione humanarum litterarum 69, 1981, 53. Todisco 1991: Luigi Todisco, “Un ritratto romano reimpiegato a Teggiano”, Prospettiva, 61, 1991, 38-41. Troccoli 1994: Carmine Troccoli, La riforma tridentina nella diocesi di Capaccio (1564-1609), Napoli 1994.
Vitolo 1982: Giovanni Vitolo, “Organizzazione dello spazio e vicende del popolamento”, in Storia del Vallo di Diano, vol. 2, Salerno, Laveglia 1982, 43-78.
Vitolo 1982: Giovanni Vitolo “Dalla pieve rurale alla chiesa ricettizia. Istituzioni ecclesiastiche e vita religiosa dall’Alto Medioevo al Cinquecento pretridentino”, in Storia del Vallo di Diano, II, Salerno 1982, 127-173.
Volpe 1997: Francesco Volpe, “La diocesi di Capaccio nel Cinquecento”, in Girolamo Seripando e la chiesa del suo tempo. Nel V centenario della nascita. Atti del convegno di Salerno, 14-16 ottobre 1994, a cura di Antonio Cestaro, Roma 1997, 475-486. | |
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