Nome | Matera | |
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Luogo | Matera | |
Status amministrativo | Comune capoluogo di provincia | |
Estensione del territorio comunale | 388 kmq | |
Popolazione | 60.436 (ISTAT dicembre 2015) | |
Musei | Museo archeologico nazionale Domenico Ridola; Museo nazionale d'arte medievale e moderna della Basilicata; Museo della scultura contemporanea di Matera; Museo laboratorio della civiltà contadina; Museo diocesano; Museo della raccolta delle acque | |
Archivi | Archivio di Stato di Matera; Archivio storico diocesano di Matera; Archivio del Comune di Matera | |
Biblioteche | Biblioteca provinciale Tommaso Stigliani; Biblioteca diocesana di Matera | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Citta/18 |
Nomi antichi e medievali | Mateola, Methera, Mathera, Matera (Volpe 1818, 19-21; Gattini 1882, 5-7; Giura Longo 1981, 62-63). | |
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Fondazione (data, modalità) | L'abitato della Civita risale almeno all'età del bronzo, in età storica invece, solo nel IV secolo a.C. si hanno evidenze tali da suppre l'impianto di un nucleo urbano in luogo degli insediamenti sparsi dei secoli precedenti (Lattanzi 1991). I dati archeologici utili per ricostruire un’ipotesi di forma urbana per l’età romana sono per ora davvero esigui, mentre mancano nelle fonti letterarie riferimenti certi che possano consentire di individuare Matera come urbs romana (Sogliani 2010, 180). L’area della Civita divenne il nucleo centrale della città medievale, mentre le due cavità verso ovest, note con il nome di Sasso Barisano e Sasso Caveoso, furono abitate solo dal secolo XIII, fino a fondersi con la Civitas, come risulta da alcuni documenti di età angioina (Sthamer 1914, 108). Al periodo altomedievale e all'età normanna risale il primo impianto del castello, il Castelvecchio, ubicato sulla rocca lungo il lato non protetto della città. Probabilmente ancora all’età normanna va ascritta la cinta muraria, il cui circuito è in gran parte ricostruibile e ancora riconoscibile (Volpe 1818; Sarra 1939). A partire dalla fine del Trecento può dirsi definita la facies urbana di Matera in tutti i suoi aspetti: la Civita, con i principali edifici istituzionali e religiosi della città, protetta da una cinta muraria munita di porte; i Sassi, invece, divisi in pittagi, cioè rioni e quartieri, costituiti da unità abitative facenti capo a un luogo di culto (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, 25).
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Distrettuazioni di appartenenza | Matera appartenne amministrativamente alla provincia di Terra d’Otranto. Dal 1663 fu sede della Regia Udienza di Basilicata. | |
Demografia | Nel 1320 furono enumerati a Matera 2.775 fuochi (Sakellariou 2012, 446). Nel corso del Quattrocento la città e il suo territorio vissero una fase d’intenso dinamismo economico e di crescita demografica, arrivando a contare da 7.000 a 12.000 abitanti (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, 36). I dati relativi agli inizi del Cinquecento sembrano contraddittori giacché, secondo alcuni, nel 1505 Matera sfiorava la cifra di 10.000 abitanti (Giura Longo 1994, 344), mentre, secondo altri, nel 1508 furono enumerati 1.406 fuochi, quindi all’incirca 7.000 abitanti (Sakellariou 2012, 446). La spiegazione di tale incongruenza potrebbe essere spiegata col fatto che mentre il primo dato si riferisce a tutto il territorio materano, il secondo, invece, enumera solamente gli abitanti in città. Un dato certo è che nel 1532 i fuochi enumerati furono 1.898 e nel 1545 salirono a 2.133. Nella seconda metà del Cinquecento il numero degli abitanti crebbe ulteriormente, giacché nel 1561 furono enumerati 2.495 fuochi e, nel 1595, 3.100 fuochi, cioè circa 15.000 abitanti (Giustiniani 1803, V, 410-411). a. 1320: f. 2.775 (Sakellariou 2012, 446); sec. XV: 7-12.000 abitanti (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, 36); a. 1508: f. 1.406 (Sakellariou 2012, 446); a. 1532: f. 1.898 (Giustiniani 1803, V, 410-411); a. 1545: f. 2.133 (ivi); a. 1561: f. 2.495 (ivi); a. 1595: f. 3.100 (ivi).
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Sito, idrografia, viabilità | La città sorge su uno sperone roccioso calcarenitico, la Civita, occupato fin dall'età del bronzo e poi in epoca magnogreca e romana. L’area in cui si sviluppò il nucleo urbano si trova al confine tra l’altopiano delle Murge, a est, e la fossa Bradanica a ovest, solcata dal fiume Bradano, un affluente del quale, il torrente Gravina di Matera, scorre nella profonda fossa naturale che delimita i due antichi rioni della città: Sasso Barisano e Sasso Caveoso. Sull'altra sponda c'è invece la Murgia, ovvero l’attuale Parco Regionale della Murgia Materana. Le abitazioni dei Sassi sono in gran parte scavate a successivi ripiani nella rupe calcarea, con la sola facciata in pietra lavorata. Fino alla metà del secolo scorso, i due quinti della popolazione dell’intera città dimorava nel complesso dei Sassi. Nel 1952, una legge dispose il trasferimento degli abitanti dei Sassi in cinque borgate di nuova costruzione. In età romana, per la sua vicinanza alla via Appia alla quale era collegata attraverso la viabilità secondaria, Matera funse soprattutto come centro di passaggio e di approvvigionamento di frumento. Nel Medioevo, si delinearono nuovi tracciati viari che collegavano la città con i centri pugliesi e lucani; ne è un esempio la via “Tarantina”, che raccordava Gravina di Puglia al territorio di Castellaneta, quindi a Taranto (cfr. Colucci et al. 2008, 115). L’immagine di Matera nel Medioevo era quella di "una città bella, estesa e ben popolata", collegata con Bari, con Gravina e con Venosa e con una rete di strade minori che conducevano agli insediamenti rupestri attraverso forre e gravine (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, 11 e 21). | |
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Geografia Storica/13 |
Profilo storico | Nell’Alto Medioevo la città fu annessa al ducato di Benevento (664) e poi al principato di Salerno. Ludovico II imperatore la riconquistò ai Saraceni (867) e poco dopo l’imperatore d’Oriente, Basilio I il Macedone, la fortificò e ne fece uno dei principali capisaldi dei possessi bizantini nell’Italia meridionale, contro le milizie imperiali di Ottone II, i Longobardi e i Saraceni, che la rioccuparono nel 937 e nel 994. Nel 1061 si ribellò al governo greco e fu occupata dai Normanni di Roberto Loffredi, i cui discendenti la tennero fino al 1133. Da allora la città passò alternativamente dalle dipendenze dirette della corona alla condizione di dominio feudale. Nei secoli XIV e XV, la posizione geografica di Matera, tra Jonio e Vulture, quindi a confine tra Puglia e Basilicata, la rese molto ambita sia dalle famiglie Sanseverino, sia dagli Orsini. Se i Sanseverino furono signori della Basilicata centro-meridionale, dalla valle del Basento fino all’estrema linea del Pollino, quindi signori delle valli dell’Agri e del Sinni, gli Orsini, invece, furono signori della valle del Bradano, principi di Taranto e signori di Altamura, Gravina, Irsina e molte altre terre contermini, fino ad Acerenza e al Vulture. Gli Orsini, pertanto, trovavano strategicamente importante estendere il loro dominio su Matera, che collegavano direttamente a Taranto attraverso l’altro territorio tradizionalmente ad essi assegnato, la contea di Montescaglioso. Fu così che Matera passò continuamente tra le mani dei Sanseverino, degli Orsini e della Corona. Nel 1363, ad esempio, Filippo II principe di Taranto e re d’Albania sottopose Matera nel suo demanio (Volpe 1818, 132); poi, nel 1371, la città fu tolta con forza ai Sanseverino, conti di Tricarico, per essere temporaneamente assegnata ai Del Balzo Orsini e al principato di Taranto. Nel 1382 fu sotto il controllo di Giacomo Del Balzo Orsini, principe di Taranto, ma nel 1398 la contea di Matera fu nuovamente devoluta al regio demanio. Nel 1404 re Ladislao imprigionò undici esponenti della famiglia Sanseverino; tra essi vi era Gaspare Sanseverino, conte di Matera. Nel 1419, Giovanna II, pur reintegrando Matera nel regio demanio, affidò il governo della città ai Sanseverino (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, 26). Nel 1440 era conte di Matera Filippo Sanseverino, signore delle terre di Roseto, Nocara, Canne, Nova Siri (ACA, 2906, 5r-v). Nel 1463, la città era nel regio demanio e Ferrante prestò assenso alla richiesta dei materani di restarvi per sempre. Tuttavia, nel 1495, la città fu concessa in feudo a Gilberto di Brunswich, che fu anche duca di Lecce (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, 26). Pur se contesa e spesso posseduta dai Sanseverino e dagli Orsini, la città riuscì più volte ad affrancarsi e assumere il titolo di città regia, consentendo così, anche attraverso nuovi statuti civici, la crescita e la formazione di una più autonoma classe dirigente locale. Nacque così a Matera un ceto urbano forte e dinamico, che già nella seconda metà del XV secolo esprimeva sindaci e amministratori tra le famiglie che a lungo eserciteranno il potere locale e domineranno nell’economia della città. Una città libera, florida e popolata, quale era Matera tra fine Quattrocento e inizi Cinquecento, non accettò di buon grado l’infeudazione al napoletano Giancarlo Tramontano, tanto più che il nuovo signore non vantava né il prestigio degli Orsini, né altre eventuali caratteristiche che in qualche modo attenuassero la sua estraneità all’ambiente locale. Il nuovo conte di Matera, difatti, ottenuto l’infeudamento della città, si scontrò subito con l’ostilità dei materani. Il banchiere Giancarlo Tramontano, figlio a sua volta di un banchiere reale, era da considerarsi esponente della ‘borghesia loricata’, cioè un borghese conte, piuttosto che un vero e proprio conte. A Matera continuò a svolgere le sue attività commerciali, organizzando carovane di mercanzie e investendo in lana pettinata e in metalli ferrosi, suscitando così le apprensioni degli imprenditori locali, i quali temevano di essere schiacciati da un concorrente così facoltoso. Il conte, inoltre, pretese maggiori contribuzioni in denaro, necessarie sia per la sua vita dispendiosa che per colmare il grosso deficit della sua attività imprenditoriale. Accadde così che a un’ennesima imposizione fiscale del conte, indebitatosi oltre modo con un mercante catalano, il popolo materano rispose con la rivolta. Erano i giorni successivi al Natale del 1514, quando il conte fu assalito e travolto mentre usciva dalla cattedrale e assassinato nella via adiacente, che da allora si chiamerà, come ancora oggi si chiama, ‘Via del Riscatto’. Non furono mai trovati i colpevoli, né assassini, né mandanti, e gli unici nomi che compaiono fra gli indiziati sono Tassiello di Cataldo e Cola di Salvagio; la leggenda popolare vuole che a compiere il delitto sia stato uno schiavone, ossia un serbo-croato (Di Pede s.d., 9-21; Giura Longo 1987, 375-376). Dopo l’assassinio del conte Tramontano (1514), la città, prima di ripassare definitivamente al regio demanio, fu per qualche tempo riconsegnata agli Orsini, i quali, forse resi edotti del caso, favorirono in qualche modo il processo di formazione di una locale classe dirigente, scegliendo proprio tra i materani più illustri i propri rappresentanti, che curassero in loro vece i loro interessi e amministrassero per loro conto i beni loro rinvenienti per effetto del riconquistato dominio feudale sulla città (Giura Longo 1987, 376). Negli anni successivi, la città fu prima concessa (1519) ad Antonio de Ascrata, signore di Montagne, con tutte le giurisdizioni (Giustiniani 1803, V, 413); poi, nel 1521, Antonio de Ascrata la vendette a Ferrante Orsini, duca di Gravina, che la perse nel 1528 per poi riaverla nel 1533. Nel 1577, infine, Matera rientrò nel regio demanio impegnandosi a versare 48.000 ducati al fisco (Giura Longo 1987, 384). | |
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Cronotassi |
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Corpus normativo | Nel 1464 furono approvati gli statuti civici dell’Universitas di Matera. Con i capitoli concessi da Ferrante veniva conferita alla città una certa autonomia giuridica. Il mastro giurato, ad esempio, doveva essere di parte aristocratica, mentre il mastro d’atti doveva essere espresso direttamente dai cittadini. Con i capitoli, inoltre, venivano contenuti i poteri del capitano e si definivano norme precise sull’elezione dei consiglieri. Essi erano eletti nel numero di dieci per la parte aristocratica e altrettanti per quella popolare. Nel 1466, inoltre, Ferrante riconobbe la funzione del Sedile (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, 37).
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Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni/14 |
Profilo storico | Nell’Alto Medioevo la città fu annessa al Ducato di Benevento (664) e poi al Principato di Salerno. Ludovico II imperatore la riconquistò ai saraceni (867) e poco dopo l’imperatore d’Oriente, Basilio I il Macedone, la fortificò e ne fece uno dei principali capisaldi dei possessi bizantini nell’Italia meridionale, contro le milizie imperiali di Ottone II (i longobardi e i saraceni), che la rioccuparono nel 937 e nel 994. Nel 1061 si ribellò al governo greco e fu occupata dai normanni di Roberto Loffredi, i cui discendenti la tennero fino al 1133. Da allora la città passò alternativamente dalle dipendenze dirette della corona alla condizione di dominio feudale. Nei secoli XIV e XV, la posizione geografica di Matera, tra Jonio e Vulture, quindi al confine tra Puglia e Basilicata, la rese molto ambita sia dalle famiglie Sanseverino, sia dagli Orsini. Se i Sanseverino furono signori della Basilicata centro-meridionale, dalla valle del Basento fino all’estrema linea del Pollino, quindi signori delle valli dell’Agri e del Sinni, gli Orsini, invece, furono signori della valle del Bradano, principi di Taranto e signori di Altamura, Gravina, Irsina e molte altre terre contermini, fino ad Acerenza e al Vulture. Gli Orsini, pertanto, trovavano strategicamente importante estendere il loro dominio su Matera, che collegavano direttamente a Taranto attraverso l’altro territorio tradizionalmente ad essi assegnato, la Contea di Montescaglioso. Fu così che Matera passò continuamente tra le mani dei Sanseverino, degli Orsini e della Corona. Nel 1363, ad esempio, Filippo II principe di Taranto e re d’Albania sottopose Matera nel suo demanio (Volpe 1818, 132); poi, nel 1371, la città fu tolta con forza ai Sanseverino, conti di Tricarico, per essere temporaneamente assegnata ai Del Balzo Orsini e al Principato di Taranto. Nel 1382 fu sotto il controllo di Giacomo del Balzo Orsini, principe di Taranto, ma nel 1398 la contea di Matera fu nuovamente devoluta al regio demanio. Nel 1404 re Ladislao imprigionò undici esponenti della famiglia Sanseverino; tra essi vi era Gaspare Sanseverino, conte di Matera. Nel 1419, Giovanna II, pur reintegrando Matera nel regio demanio, affidò il governo della città ai Sanseverino (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, 26). Nel 1440 Filippo Sanseverino era conte di Matera; in quello stesso anno Alfonso d’Aragona concesse al conte e a tutti gli uomini a lui sottoposti, quindi anche ai cittadini materani, l’indulto e la remissione di tutti i reati commessi in passato. Con lo stesso privilegio, datato 11 novembre, il sovrano confermò e ratificò a Filippo Sanseverino il possesso delle terre di Roseto, Nocara, Canne, Nova Siri, e la facoltà di esigere la gabella di transito (ACAB, reg. 2906, 5r-v). Nel 1463, la città era nel regio demanio e Ferrante prestò assenso alla richiesta dei materani di restarvi per sempre. Tuttavia, nel 1495, la città fu concessa in feudo a Gilberto di Brunswich, che fu anche duca di Lecce (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, 26). Pur se contesa e spesso posseduta dai Sanseverino e dagli Orsini, la città riuscì più volte ad affrancarsi e assumere il titolo di città regia, consentendo così, anche attraverso nuovi statuti civici, la crescita e la formazione di una più autonoma classe dirigente locale. Nacque così a Matera un ceto urbano forte e dinamico, che già nella seconda metà del XV secolo esprimeva sindaci e amministratori tra le famiglie che a lungo avrebbero esercitato il potere locale e avrebbero dominato nell’economia della città. Una città libera, florida e popolata, quale era Matera tra fine Quattrocento e inizi Cinquecento, non accettò di buon grado l’infeudazione al napoletano Giancarlo Tramontano, tanto più che il nuovo signore non vantava né il prestigio degli Orsini, né altre eventuali caratteristiche che in qualche modo attenuassero la sua estraneità all’ambiente locale. Il nuovo conte di Matera, difatti, ottenuto l’infeudamento della città, si scontrò subito con l’ostilità dei materani. Il banchiere Giancarlo Tramontano, figlio a sua volta di un banchiere regio, era da considerarsi esponente della ‘borghesia loricata’, cioè un borghese conte, piuttosto che un vero e proprio conte. A Matera continuò a svolgere le sue attività commerciali, organizzando carovane di mercanzie e investendo in lana pettinata e in metalli ferrosi, suscitando così le apprensioni degli imprenditori locali, i quali temevano di essere schiacciati da un concorrente così facoltoso. Il conte, inoltre, pretese maggiori contribuzioni in denaro, necessarie sia per la sua vita dispendiosa che per colmare il grosso deficit della sua attività imprenditoriale. Accadde così che a un’ennesima imposizione fiscale del conte, indebitatosi oltremodo con un mercante catalano, il popolo materano rispose con la rivolta. Erano i giorni successivi al Natale del 1514, quando il conte fu assalito e travolto mentre usciva dalla Cattedrale e assassinato nella via adiacente, che da allora si sarebbe chiamata, come ancora oggi si chiama, ‘via del Riscatto’. Non furono mai trovati i colpevoli, né assassini, né mandanti, e gli unici nomi che compaiono fra gli indiziati sono Tassiello di Cataldo e Cola di Salvagio; la leggenda popolare vuole che a compiere il delitto sia stato uno schiavone, ossia un serbo-croato (Di Pede s.d., 9-21; Giura Longo 1987, 375-376). Dopo l’assassinio del conte Tramontano (1514), la città, prima di ripassare definitivamente al regio demanio, fu per qualche tempo riconsegnata agli Orsini, i quali, forse resi edotti del caso, favorirono in qualche modo il processo di formazione di una locale classe dirigente, scegliendo proprio tra i materani più illustri i propri rappresentanti, che curassero in loro vece i loro interessi e amministrassero per loro conto i beni loro rinvenienti per effetto del riconquistato dominio feudale sulla città (Giura Longo 1987, 376). Negli anni successivi, la città fu prima concessa (1519) ad Antonio de Ascrata, signore di Montagne, con tutte le giurisdizioni (Giustiniani 1803, V, 413); poi, nel 1521, Antonio de Ascrata la vendette a Ferrante Orsini, duca di Gravina, che la perse nel 1528 per poi riaverla nel 1533. Nel 1577, infine, Matera rientrò nel regio demanio impegnandosi a versare 48.000 ducati al fisco (Giura Longo 1987, 384). | |
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Cronotassi | 1363: Filippo II principe di Taranto e re d’Albania (1329-1374) sottopose Matera nel suo demanio (Volpe 1818, 132); 1371: Matera fu sottratta con la forza ai Sanseverino, conti di Tricarico, per essere temporaneamente assegnata ai Del Balzo Orsini e al Principato di Taranto; 1382: Matera fu sotto il controllo di Giacomo del Balzo Orsini, principe di Taranto; 1398: la contea di Matera fu devoluta al regio demanio (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, 26); 1404: re Ladislao imprigionò undici esponenti della famiglia Sanseverino; tra essi vi era Gaspare Sanseverino, conte di Matera; 1419: Giovanna II reintegrò Matera nel regio demanio, affidando il governo della città ai Sanseverino (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, 26); 1440: Filippo Sanseverino era conte di Matera e signore delle terre di Roseto, Nocara, Canne, Nova Siri (ACAB, reg. 2906, 5r-v); 1463: la città era nel regio demanio e Ferrante prestò assenso alla richiesta dei materani di restarvi a lungo; 1495: Matera fu data a Gilberto di Brunswich, nominato anche duca di Lecce (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, 26); 1497: Matera fu assegnata, col titolo di conte, a Giancarlo Tramontano, originario di Sant’Anastasia e mastro della Regia Zecca; 1514: assassinio di Giancarlo Tramontano; 1515: Matera fu data di nuovo in feudo alla famiglia Orsini; 1519: Carlo V concesse Matera ad Antonio de Ascrata, signore di Montagne, con tutte le giurisdizioni (Giustiniani 1803, V, 413); 1521: Antonio de Ascrata vendette Matera a Ferrante Orsini, duca di Gravina, che la perse nel 1528 per poi riaverla nel 1533; 1577: Matera rientrò nel regio demanio (Giura Longo 1987, 384). | |
Corpus normativo | Nel 1464 furono approvati gli statuti civici dell’Universitas di Matera. Con i capitoli concessi da Ferrante veniva conferita alla città una certa autonomia giuridica. Il mastro giurato, ad esempio, doveva essere di parte aristocratica, mentre il mastro d’atti doveva essere espresso direttamente dai cittadini. Con i capitoli, inoltre, venivano contenuti i poteri del capitano e si definivano norme precise sull’elezione dei consiglieri. Essi erano eletti nel numero di dieci per la parte aristocratica e altrettanti per quella popolare. Nel 1466, inoltre, Ferrante riconobbe la funzione del sedile, quale sede delle adunanze dell’Universitas materana (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, 37). Nel 1493, infine, il sovrano aragonese concesse i capitoli in base ai quali venivano confermati all’Università di Matera i privilegi di franchigia in tutto il Regno e intervenne a favore della città in una controversia con l’Università di Gravina (Trinchera 1874, III, 371-375). | |
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni/22 |
Distrettuazioni interne | Matera è costituita oggi da diversi nuclei abitati di epoche differenti: i Sassi, la Civita, il Piano e la città nuova. Fu durante i secoli centrali del Medioevo che si svilupparono le prime dinamiche di conurbazione e di definizione dei ruoli tra la Civita e i Sassi. Tra i secoli XV e XVI si sviluppò quel processo di popolamento dell’area rupestre, posta tra la Civita e i Sassi, che contribuì a rivitalizzare i Sassi Barisano e Caveoso, oltre che favorire l’integrazione tra i Sassi e la Civita. Almeno fino al Cinquecento, la Civita rappresentò lo spazio del sacro, mentre i Sassi e le aree di nuova espansione furono i fulcri dell’attività politica ed economica della città; costituirono, insomma, lo spazio della «vita associativa connessa al concreto operare della città degli uomini» (Fonseca 1999, X-XI). | |
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Centri demici minori | Nel Medioevo, oltre ai casali, sul territorio materano si svilupparono modesti insediamenti abitativi, concentrati in particolare nelle aree pianeggianti intorno la città; alcuni di essi si spopolarono per effetto di guerre e carestie, altri tornarono ad essere abitati col tempo. I centri demici minori attestati nel tardo Medioevo furono: Picciano, la Gravina alla Selva, o Ponte della Selva, Curto-Masiulo, S. Agnese, S. Pietro alla Rifezza, le Grotte delli Malvindi, li Grottolini, Brindiglio, S. Martino, le Grottaglie della Cattedrale, i locri di Michele Ulmo, i locri di M. Pasquale, Monterotundo, S. Andrea, S. Basile, Poggio Reale, la Lupana, lo Cannile, la Selva, Curtili-Russi, Grottella, le Sarole, li Danisi, la Rossa, Montegranaro, lo Salicone, Hyesce, Risciulo, le Granelle, San Candida, Fontana della Fica, lo Staso, li Duce, la Vaglia, S. Maria della Palomba, Cava Savorra, S. Canio, S. Lya, Pantone, la Verdesca, S. Eramo, Bazola, Montagnuolo, ed altri (Volpe 1818, 25-26). | |
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Territorio/25 |
Distrettuazioni interne | Matera è costituita oggi da diversi nuclei abitati di epoche differenti: i Sassi, la Civita, il Piano e la città nuova. Fu durante i secoli centrali del Medioevo che si svilupparono le prime dinamiche di conurbazione e di definizione dei ruoli tra la Civita e i Sassi. Tra i secoli XV e XVI si sviluppò quel processo di popolamento dell’area rupestre, posta tra la Civita e i Sassi, che contribuì a rivitalizzare i Sassi Barisano e Caveoso, oltre che favorire l’integrazione tra i Sassi e la Civita. Almeno fino al Cinquecento, la Civita rappresentò lo spazio del sacro, mentre i Sassi e le aree di nuova espansione furono i fulcri dell’attività politica ed economica della città, e costituirono, insomma, lo spazio della "vita associativa connessa al concreto operare della città degli uomini" (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, X-XI). | |
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Centri demici minori | Nel Medioevo, oltre ai casali, sul territorio materano si svilupparono modesti insediamenti abitativi, concentrati in particolare nelle aree pianeggianti intorno alla città; alcuni di essi si spopolarono per effetto di guerre e carestie, altri tornarono ad essere abitati col tempo. I centri demici minori attestati nel tardo Medioevo furono: Picciano, Gravina alla Selva, o Ponte della Selva, Curto-Masiulo, Sant'Agnese, San Pietro alla Rifezza, le Grotte delli Malvindi, li Grottolini, Brindiglio, San Martino, le Grottaglie della Cattedrale, i locri di Michele Ulmo, i locri di M. Pasquale, Monterotundo, Sant'Andrea, San Basile, Poggio Reale, la Lupana, lo Cannile, la Selva, Curtili-Russi, Grottella, le Sarole, li Danisi, la Rossa, Montegranaro, lo Salicone, Hyesce, Risciulo, le Granelle, San Candida, Fontana della Fica, lo Staso, li Duce, la Vaglia, Santa Maria della Palomba, Cava Savorra, San Canio, Santa Lya, Pantone, la Verdesca, Sant'Eramo, Bazola, Montagnuolo, ed altri (Volpe 1818, 25-26). | |
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Territorio/34 |
Diocesi | Le origini dell'arcidiocesi di Matera rimangono, per un certo periodo, incerte e prive di attestazioni documentarie. Sembrano inattendibili le ipotesi che segnalano nomi di vescovi di Matera presenti ai concili romani del 482 e del 998 e del Concilio africano del 484. Durante la riconquista greca dell'Italia meridionale, a opera di Basilio I il Macedone (867-886), Matera fu soggetta all'imperatore bizantino, tanto che nel 968 fu dichiarata dal patriarca di Costantinopoli diocesi suffraganea della metropolia di Otranto, assieme ad Acerenza, Tursi, Gravina e Tricarico, (Falkenhausen 1978, 49). Il documento storico che attesta l'esistenza della diocesi di Matera, col suo vescovo Benedetto, è la bolla di consacrazione della chiesa di Sant'Eustachio, annessa al convento benedettino, datata 16 maggio 1082. Alla morte del vescovo Benedetto, la diocesi di Matera fu annessa ad tempus a quella acheruntina, sotto la giurisdizione dell'arcivescovo Arnaldo. Agli inizi del XIII secolo, pur conservando la sua autonomia, la diocesi fu unita da papa Innocenzo III alla diocesi di Acerenza, da cui dipendeva già dall’XI secolo (Ughelli 1721, VII, 37; Kehr 1962, 456). Nel 1440 le due diocesi (Matera e Acerenza) furono separate da papa Eugenio IV, mentre, con bolla data il 4 settembre 1444, l'unione fu riconfermata. Nel 1954 papa Pio XII separò le due arcidiocesi di Acerenza e Matera, attribuendo a Matera le diocesi suffraganee di Tursi e Tricarico. Nel 1976 le due arcidiocesi di Acerenza e Matera furono private del titolo di sedi metropolitane. L'11 ottobre dello stesso anno fu unita alla diocesi di Matera quella di Irsina, già Montepeloso. Con decreto della congregazione dei vescovi, del 30 settembre 1986, si determinò la nuova denominazione delle diocesi di Matera e Irsina, con la dicitura “Matera-Irsina”. | |
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Distrettuazioni interne | Oggi l’arcidiocesi di Matera comprende tredici comuni della provincia di Matera: Bernalda, Craco, Ferrandina, Grottole, Irsina, Matera, Miglionico, Montalbano Jonico, Montescaglioso, Pisticci, Pomarico, Salandra e Scanzano Jonico. La sede arcivescovile è a Matera, dove si trova la Cattedrale di Santa Maria della Bruna, mentre a Irsina sorge la Concattedrale di Santa Maria Assunta. | |
Cattedrale o chiesa matrice | ||
Enti religiosi | Nel corso del Trecento, fecero il loro ingresso in città gli ordini mendicanti: i francescani, dopo il 1343; i domenicani, intorno al 1360, prima come semplice casa, poi, agli inizi del XV secolo, come convento (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, 18; Bucci Morichi, Ciotta 1988, 114-124; Cioffari, Mele 1993, 160). I principali enti religiosi in città sono: - Sant’Eligio - Cristo Flagellato - Purgatorio - SS. Crocifisso - Annunziatella - Santa Lucia e Agata alla Fontana - Santa Maria Materdomini (ex Spirito Santo) - convento dei cappuccini - convento dei carmelitani, Seminario - Real Conservatorio di Santa Maria della Pietà - monastero della SS. Annunziata, ex Santa Maria la Nova - santuario della Madonna della Palomba - santuario della Madonna di Picciano In città e lungo le gravine del Parco della Murgia Materana si contano circa 150 chiese e cripte rupestri scavate nella roccia. Le principali sono: - Santa Maria della Valle, detta ‘La Vaglia’. - Santa Lucia alle Malve - convicinio di Sant'Antonio - Santa Barbara - Madonna delle Virtù - Madonna della Croce - San Nicola dei Greci - Cripta del Peccato Originale | |
Vescovi (sec. XV-XVI) | Arcivescovi di Acerenza e Matera 1415-1440: Manfredi Aversano 1440-1444: Maio d'Otranto 1444-1470: Marino de Paulis 1470-1482: Francesco Enrico Lunguardo 1483-1518: Vincenzo Palmieri 1518-1528: Andrea Matteo Palmieri 1528-1530: Francesco Palmieri 1530-1531: Andrea Matteo Palmieri (bis) 1531-1556: Giovanni Michele Saraceni 1556-1585: Sigismondo Saraceno 1586-1589: Francesco Antonio Santoro 1591-1591: Francisco Avellaneda 1593-1595: Scipione di Tolfa 1596-1600: Giovanni Trulles de Myra | |
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni Ecclesiastiche/14 |
Attività economiche | A partire dal XV secolo Matera attraversò una fase di crescita demografica, accompagnata da un notevole dinamismo economico dovuto a una serie di congiunture favorevoli, come la maggiore facilità di accesso ai mercati o l’incremento dell’industria della seta e del ferro lavorato (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, 36-37). Tra fine Quattrocento e inizi Cinquecento erano attivi in città gruppi di commercianti e artigiani dediti alla produzione e lavorazione di lana pettinata e di metalli ferrosi (Giura Longo 1987, 375-376). | |
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Esenzioni e franchigie | In età aragonese le attività economiche locali registrarono una crescita significativa: sia perché le produzioni locali furono protette dal dazio, sia perché Matera aveva ottenuto franchigie in varie parti del Regno (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, 36-37). Sappiamo, inoltre, che nel 1440 Alfonso d’Aragona concesse a Filippo Sanseverino, conte di Matera, e a tutti gli uomini a lui sottoposti, quindi anche ai cittadini materani, l’indulto e la remissione di tutti i reati commessi in passato. Con lo stesso privilegio, datato 11 novembre, il sovrano confermò e ratificò a Filippo Sanseverino il possesso delle terre di Roseto, Nocara, Canne, Nova Siri, e la facoltà di esigere la gabella di transito (ACAB, reg. 2906, 5r-v). | |
Mercati e fiere | A Matera si teneva, sin dal XIV secolo, un mercato settimanale ogni lunedì (Volpe 1818, 133). Giovanna I d’Angiò accordò alla città una fiera libera e franca dedicata a Sant'Eustasio, intorno al 20 maggio. Nel 1409, l’Università di Matera ottenne da Ladislao lo spostamento della fiera dal 20 maggio al 15 agosto perché in quei giorni d’agosto vi era un grande afflusso di forestieri che si recavano in città in occasione della festa di Santa Maria della Vaglia (Grohmann 1969, 190-191). | |
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Economia/13 |
Famiglie | Nel corso del Trecento cominciò a formarsi in città un ceto locale, differenziato dalla restante popolazione contadina, costituito da solidi gruppi familiari, quali i De Scalzonibus o i De Semana, i cui membri furono attori di numerose operazioni economiche (Giura Longo 1968, 288). Tuttavia, fu dalla metà del XV secolo che gli esponenti delle grandi famiglie locali cominciarono con più determinazione a svolgere una funzione di guida all’interno della società cittadina, spesso attraverso l’alternarsi alla direzione dell’Università materana; queste famiglie, originariamente di ceto medio, col tempo furono capaci di accedere a un tenore di vita più elevato, tanto che si diceva che vivessero more nobilium. Nei secoli XV-XVI, oltre alle famiglie Orsini e Tramontano, le principali famiglie cittadine o legate a Matera furono le seguenti: Agata, Alemo, Cataldo, De Angelis, Del Duce, Del Giudice, Enselmi, Ferrau, Gattini, Jacuzzi, Malvinni, Noia, Paolicello, Ricchizio, Sanità, Santoro, Sinerchia, Ulmo, Verricelli, Venusio (Giura Longo 1968, 289). Nel XV secolo, un esponente della famiglia Malvinni, Federico, ottenne dai sovrani aragonesi alcuni feudi rustici nei pressi di Ferrandina, con un palazzo e vari altri diritti nella medesima città. A metà XVI secolo, i Malvinni furono i rappresentanti degli Orsini, mentre i Santoro riuscirono a farsi assegnare in fitto grosse aziende di proprietà del Capitolo Cattedrale (Giura Longo 1987, 372-374). | |
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Personaggi illustri | - Procopio di Matera nel 1232 fu logoteta e protonotario del regno (Volpe 1818, 56). - Ciccolino Gattini, vissuto nel XV secolo ed esponente dell’omonima famiglia materana, fu autore di una breve relazione della spedizione di Alfonso d’Aragona in Toscana, il De bello regis Alphonsi (Pedio 1964, 24; Ridola 1877, 18-19; Bentley 1995, 241-242). - Tuccio de Scalzonibus, medico e fisico, visse nella seconda metà del XV secolo; fu mastro d’atti della bagliva di Matera. In città possedeva un palazzo in cui ospitò Ferrante d’Aragona (Volpe 1818, 78). - Bernardino Santoro fu agli inizi del XVI secolo nominato giudice della Vicaria. Il figlio, anch’egli Bernardino fu avvocato fiscale della Regia Udienza di Terra d’Otranto e di Bari. Fu sepolto nel 1524 nella Cappella del SS. Sacramento della Cattedrale (Volpe 1818, 57).
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Colonie mercantili e minoranze | Nel corso del Quattrocento, la città si aprì a diverse comunità etniche, quali gli ebrei e gli schiavoni, questi ultimi profughi dalla sponda dell’oltremare adriatico. Si sa che nel 1480, un ebreo di nome Mastro Davit esercitava in città la professione di medico (Giura Longo 1966, 16 e 23). Gli ebrei si stabilirono nei pressi del seicentesco seminario, in un luogo che fino al Settecento, derivandone il toponimo, si è detto appunto "ghetto del seminario" (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, 36-37). Gli schiavoni, cioè i serbo-croati, costruirono a ridosso della cinta urbana quasi una città satellite, nel quartiere dei Sassi da allora chiamato Casalnuovo e da essi abitato scavando o adattando le proprie dimore nel masso tufaceo dello scosceso pendio che fa da alta sponda al torrente Gravina (Giura Longo 1987, 375).
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Confraternite | La confraternita di origine medievale, intitolata alla SS. Trinità, nel 1575 fu aggregata all’omonima Arciconfraternita di Roma. I membri della fraternita della Trinità amministravano una chiesa e un ospedale, dello stesso titolo sacro, che accoglieva infermi e pellegrini (Volpe 1818, 238). L’ospedale principale della città, con chiesa annessa, sorse nel 1348 e fu intitolato a San Rocco; l’ente fu di ius patronato dell’Università materana che, l’anno precedente, commissionò la costruzione dell’edificio, vicino l’oratorio di San Rocco, a ridosso delle mura cittadine (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, 18). Un altro ospedale esistente in città era quello di San Lazzaro, anch’esso con annessa chiesa (Volpe 1818, 272).
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Corporazioni | Nella prima età moderna, numerosi commercianti, artigiani e braccianti della città aderirono alla Congregazione di San Francesco di Paola, con sede nella Cappella di Santa Maria de Armenis, situata nel Sasso Caveoso. Al sodalizio religioso presero parte anche esponenti delle famiglie nobili della città, come i Firrao, i Malvezzi, i Gattini, i De Miccolis, i Sorrentino e i Venusio.
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Istituzioni di Beneficenza | ||
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Societa/12 |
Repertoriazioni | Il Codex Diplomaticus Matheranensis, altrimenti noto come Codice materano, raccoglie una vasta serie di documenti relativi alla città di Matera per un lungo arco di tempo, cioè dal 1082 al 1794. L’interesse del manoscritto risiede soprattutto nel fatto che esso costituisce una raccolta di notizie di natura economica e sociale, riguardanti Matera e una parte del territorio circostante. Si tratta per lo più di atti di privati cittadini, di enti ecclesiastici e dell’Università locale (Giura Longo 1968, 287, 290-291). | |
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Archivi storici | - Archivio di Stato di Matera - Archivio storico diocesano di Matera - Archivio del Comune di Matera | |
Raccolte e miscellanee | ||
Strumenti di corredo | ||
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Fonti documentarie/9 |
Reliquie - culti -processioni | Il santo protettore di Matera è Sant’Eustachio, armigero, considerato il difensore della città; secondo la leggenda locale, grazie agli interventi miracolosi del santo, Matera si sarebbe salvata dalle guerre e avrebbe sconfitto i suoi nemici (Giura Longo 1987, 364). | |
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Cerimonie e rituali civici | Fino al Cinquecento, lo spazio urbano in cui si svolgevano le funzioni istituzionali fu la piazza della Cattedrale, dove si può ritenere che le riunioni ordinarie dell’Università si svolgessero "ad domus ipsius magnifice Universitatis, intus Civitam dicte civitatis, et prope ubi fuit Castrum dicte civitatis, iuxta portam civitatis predicte" (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, 43, nota 21). Si trattava di un edificio non molto grande, giacché le assemblee pubbliche avevano luogo nei più ampi spazi offerti dalle chiese cittadine, come la vicina Cattedrale e, più tardi, la chiesa di Sant'Eligio. Matera aveva inoltre un seggio. Nel 1575 fu terminato il seggio nuovo, mentre, prima di questa data, il sedile era prossimo o contiguo agli immobili che ospitavano il governatore e le carceri. L’Università di Matera, per mantenere questi spazi, doveva corrispondere la cifra di un tarì al Capitolo della Cattedrale (Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999, 43). | |
Ingressi trionfali, allestimenti e rappresentazioni | ||
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Riti e Cerimonie/10 |
Oggetti archeologici di reimpiego | ||
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Edifici antichi | ||
Collezioni di antichità, scavi e scoperte archeologiche di età moderna | Sporadiche notizie su ritrovamenti di antichità vengono dalle cronache cittadine del XVI secolo. Dalla cronaca di Donato Frisonio sappiamo che lo stesso Frisonio riuscì ad entrare in possesso di una medaglia d’oro antica, ritrovata da un contadino mentre arava i campi; la moneta avrebbe avuto sul recto un ritratto di Vespasiano (completato dalla leggenda VES. AVG. IMP. CAESAR) e sul verso l’iscrizione (CONS. VII) con l’immagine di un bue (Volpe 1818, 12). Secondo la trattazione storico-erudita la moneta, ritenuta coniata dalla città di Matera, sarebbe stata legata al passaggio dell’imperatore di ritorno dalla Guerra Giudaica e avrebbe dunque rappresentato una testimonianza dell’antichità della civitas materana. Eustachio Verricelli, particolarmente interessato nella sua Cronica all’antiquaria, dedica l'incipit dell'opera alla descrizione delle antichità locali al fine di sostenere l'origine greca della città. A tal proposito testimonia il ritrovamento fuor della città negli antiqui e destrutti casali … di antiquissime sepolture con vasi neri lucidi et sculpiti con diverse figure. La notizia, anche in questo caso, si arricchisce di una notazione biografica: il padre di Eustachio, in occasione dello scavo delle fondamenta della casa di famiglia, avrebbe scoperto pregiatissimi vasi antichi (Verricelli [ed. Moliterni et al. 1987], 30). È significativo quanto si legge nella Cronica a proposito dello stemma e del nome di Matera: “però da l’arma che fa Matera che è il bove con lle spiche in boccha si può congetturare essere nominata dalle reliquie di Metaponthe essendosi già lla trovate molte medaglie con questo bove et tre spiche in boccha…” (Verricelli 1595 [ed. Moliterni et al. 1987], 31).
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Schedatore | Stefania Tuccinardi | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Antichita/32 |
Architetti, ingegneri e tavolari attivi in città | ||
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Mura e porte urbiche |
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Strade e piazze | ||
Infrastrutture urbane | ||
Strutture assistenziali | ||
Castelli e fortezze | ||
Palazzo signorile | ||
Edifici pubblici | ||
Palazzi privati | palazzo arcivescovile (sec. XVII) Palazzo Persio (sec. XV) Palazzo Giudicepietro (sec. XVI) Palazzo Cipolla (sec. XVI) Palazzo Santoro (sec. XVI) palazzotto del Casale (sec. XVI) Palazzo Venusio (sec. XVI) Palazzo Lanfranchi (sec. XVII) Palazzetto Santoro (sec. XVII) Palazzo Appio Iacovone (sec. XVIII) | |
Edifici religiosi | Cattedrale (e Cappella dell'Annunziata) | |
Apparati effimeri | ||
Schedatore | Fulvio Lenzo | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Architettura/14 |
Artisti attivi in città | Aurelio e Altobello Persio | |
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Opere d'arte medievali e moderne | Cattedrale, cona della Madonna col Bambino e santi Cattedrale, dossale De Simone Cattedrale, Presepe Cattedrale, sculture della porta della sacrestia Cattedrale, sculture della Cappella dell'Annunziata Cattedrale, statua di San Michele Cappella della Madonna di Costantinopoli, statua di Cristo Chiesa del Carmine, fronte di sarcofago di Pietro de Querquis (Quercio) Museo di Palazzo Lanfranchi, San Sebastiano Museo di Palazzo Lanfranchi, gruppo dell'Annunciazione San Francesco, Immacolata San Francesco, polittico di San Francesco San Francesco, monumento funebre di Eustachio Paulicelli San Francesco, statua di Sant'Antonio San Domenico, San Pietro Martire San Domenico, Madonna col Bambino San Domenico, Monumento di Orazio Persio palazzo episcopale, pala della Vergine con san Carlo Borromeo e santi Palazzo Lanfranchi, San Sebastiano (da Melfi) Museo nazionale d'arte medievale e moderna, polittico della Madonna in trono con le sante Lucia e Agata | |
Collezioni | ||
Schedatore | Paola Coniglio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Produzione Artistica/34 |
Letterati che nascono, vivono o operano in città |
Giovanni Michele Saraceni
Altobello Ciorlia da Grottole
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Stampatori e produzione libraria cittadina | Non attestata per l'epoca in esame. | |
Biblioteche pubbliche e private | Al di là delle biblioteche dei monasteri, il dato più significativo è la presenza di una biblioteca in casa della famiglia Gattini, risalente almeno alla metà del XV secolo, grazie all'attività dell'uomo d'armi e letterato Francesco (Ciccolino) Gattini. Tale biblioteca, accresciutasi nei secoli, è stata devoluta in larga parte allo Stato in tempi molto recenti, ed è oggi divisa tra la Biblioteca Provinciale, la Biblioteca del Museo Nazionale, e l'Archivio di Stato di Matera. Un nucleo è rimasto in possesso della famiglia. | |
Accademie | ||
Committenze di opere letterarie relative alla città | ||
Dedicatari di opere letterarie | La città di Matera è dedicataria di alcune orazioni di Donato Frisonio, la prima in occasione del cardinalato di Giovanni Saraceni, la seconda in occasione del suo rientro da Roma in città. | |
Storie di famiglie | Matera è fra le poche città del Regno di Napoli per le quali è attestata una produzione di storie di famiglia già dal XV secolo. Ciccolino Gattini, infatti, scrisse una storia della propria famiglia, e così, in seguito, fecero altri notabili locali, come Eustachio Verricelli, che nel tardo XVI secolo scrisse una biografia di un membro della sua famiglia, Genealogia di Pantaleone Vercelli. | |
Corografia e geografia | Matera è scarsamente trattata nelle opere corografiche rinascimentali. Fa eccezione Leandro Alberti (Alberti 1550): “Caminando poi dodici miglia per il monte Apennino ritrovasi fra esso una bella valle, ove sta posta la città di Matera già detta Acherontia, secondo Pandolfo Collenucio nel secondo libro delle Historie del Regno. Ella è molto ricca et piena di popolo. Giace una parte di essa in due profonde valli, et la terza parte sopra gli alti luoghi, che signoreggiano all’antidette valli. Il che dà occasione agli abitatori del luogo di far parere (a suo piacere) una bella simiglianza del ciel sereno, di chiare e splendenti stelle ornato. Così ordinano tanto spettacolo secondo che piace a i maggiori della città, comanda il banditore, che ciascuna famiglia di quelle due valli, tramontato il sole, incontinente dimostrino il lume avanti le loro case, dato il segno consueto. Onde così eseguito, pare a quelli, che son nella terza parte della città sopra il colle, di vedere sotto piedi il cielo pieno di vaghe stelle distinte in diverse figure, sì come sono finte da gli Astrologhi, cioè le sette Trione, Hiade, Pleiade, la Corona di Ariadna et simili altre figure, come etiandio descrive il Razzano. In vero egli è questo un curioso spettacolo da vedere, et anche udirlo narrare. Ella è ornata questa città del titolo dell’Arcivescovato, la quale fu rovinata da i Saracini (secondo Biondo nel terzodecimo libro dell’historie nominandola Matera di Puglia). Et è ella altresì riposta in Puglia da Plinio, annoverandola nella seconda Regione, adimandando gli habitatori d’essa Mateolani. Vero è, che a me è paruto di descriverla in questa Regione insieme con Taranto, avvenga, che Plinio finisca la Magna Grecia a Metaponte insieme con Strabone (com’è detto). Là onde secondo essi, sarebbe etiandio questa città con molti altri luoghi nella Puglia. Ma io seguitando Tolomeo, et terminando la Magna Grecia a Taranto, la riporrò in essa con molti altri luoghi, dimostrando però esser detti luoghi similmente nella Puglia (secondo che ho dimostrato.) Ella è soggetta questa città al Duca di Gravina, la quale ha buono, et fertile paese, et abbondante delle cose per il vivere humano. Seguitando poi il camino per li monti dodici miglia, si scopre il castel della Terza ...” | |
Storiografia locale e cronache | Si veda la produzione di Ciccolino Gattini, che fu storiografo per Alfonso il Magnanimo e trattò di storia cittadina nel suo saggio sulla sua stessa famiglia; Tuccio de Scalzonibus, che scrisse una storia della città; Silvestro Gattini, che nel tardo Cinquecento scrisse una storia cittadina, ed Eustachio Verricelli, autore di una Cronica della città di Matera, che però non ha andamento cronachistico ma, piuttosto, quello di un compendio storico-antiquario, con riferimenti alle famiglie e alle vicende del suo tempo. | |
Letteratura antiquaria | Pandolfo Collenuccio (Collenuccio 1548, libro II, p. 38 v) ricorda che il longobardo Romoaldo, contro l’imperatore bizantino Costanzo, fece fortificare Benevento, Lucera e Mathera, chiamata all’epoca Acacuntia (sic per Acheruntia); e che i bizantini sotto Basilio riconquistano la puglia espugnando Bari e Matera e avvalendosi di truppe saracene (p. 45 v). A questo riferimento ad Acheruntia si lega il racconto di Alberti (v. sopra, sez. Corografia e geografia). Per epoche successive si veda Eustachio Verricelli, il quale è interessato a registrare alcune scoperte di tombe antiche fatte di recente, e dal cui scritto si ricava l'impressione che prima di lui ci fosse stato un certo dibattito locale sulle origini della città. | |
Letteratura ecclesiastica e religiosa | Cf. gli scritti inediti di Donato Frisonio, prodotti dietro la spinta del vescovo Saraceni. | |
Letteratura giuridica | Cf. gli scritti giuridici di Antonio Persio. | |
Letteratura scientifica | Cf. le opere filosofiche di Antonio Persio. | |
Poesia, prosa d'arte, altre forme letterarie | Cf. il canzoniere inedito di Pierangelo Piera. Si veda inoltre la produzione in versi e in prosa di Ascanio Persio. | |
Elogi di città e altri scritti encomiastici o apologetici | Cf. gli intenti encomiastici dell'opera di Eustachio Verricelli. | |
Altro | Di grande rilievo la produzione filologico-linguistica di Ascanio Persio. | |
Schedatore | Lorenzo Miletti | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Letteratura/48 |
Mappe territoriali | ||
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Piante di città | Pianta della città di Matera (1584; Roma, Archivio Generale Agostiniano, Carte Rocca) | |
Vedute di città | Veduta della città di Matera (1703; Pacichelli 1703: Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, diviso in dodici provincie […], Parte prima, in Napoli, nella Stamperia di Michele Luigi Mutio, 1703) | |
Apprezzi di tavolari | ||
Schedatore | Antonio Milone | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Cartografia storica/27 |
Fonti manoscritte | ACAB: Archivo de la Corona de Aragón di Barcellona, Cancilleria, serie Privilegiorum Cancellarie Neapolis, reg. 2906, c. 5r-v. | |
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Fonti a stampa | ||
Bibliografia | Abita 2002: Cultura artistica in Basilicata / La pittura di Carlo Levi, a cura di Salvatore Abita, Pozzuoli 2002.
Abita, Altavilla 1999: Cultura artistica della Basilicata. Opere scelte, prefazione di Salvatore Abita, introduzione di Agata Altavilla, Napoli 1999.
Adams 1994: Nicholas Adams, “L’architettura militare di Francesco di Giorgio”, in Francesco di Giorgio architetto, a cura di Francesco Paolo Fiore e Manfredo Tafuri, Milano 1994, 114-150.
Bentley 1995: Jerry H. Bentley, Politica e cultura nella Napoli rinascimentale, Napoli 1995.
Bertaux 1904: Émile Bertaux, L’art dans l’Italie Méridionale, I, De la fine de l’Empire Romain à la Conquête de Charles d’Anjou, Paris 1904.
Bucci Morichi, Ciotta 1988: Insediamenti francescani in Basilicata. Un repertorio per la conoscenza, tutela e conservazione, a cura di Corrado Bucci Morichi e Gianluigi Ciotta, Matera 1988.
Calò Mariani 1978: Maria Stella Calò Mariani, “Considerazioni sulla scultura, sulla pittura e sull’architettura a Matera fra Due e Trecento”, in La Cattedrale di Matera nel Medioevo e nel Rinascimento, a cura di Maria Stella Calò Mariani, Carla Guglielmi Faldi, Claudio Strinati, Cinisello Balsamo 1978, 48-53.
Calò Mariani et al. 1978: La Cattedrale di Matera nel Medioevo e nel Rinascimento, a cura di Maria Stella Calò Mariani, Carla Guglielmi Faldi, Claudio Strinati, Cinisello Balsamo 1978.
Caserta 2000: Giovanni Caserta, Matera. Nuova guida, Venosa 2000.
Casu 1996: Stefano G. Casu, “Lazzaro Bastiani: la produzione giovanile e della prima maturità”, Paragone, 47, 1996, serie 3, 8/10, 60-89.
Cioffari, Mele 1993: Gerardo Cioffari, Michele Mele, Storia dei domenicani nell’Italia meridionale, I, Napoli 1993.
Colucci et al. 2008: Rosanna Colucci, Isabella Marchetta, Massimo Osanna, Francesca Sogliani, “Un progetto di archeologia urbana a Matera. Ricerche preliminari per la redazione della Carta Archeologica di Matera (CAM) tra antichità e Medioevo”, Siris. Studi e ricerche della scuola di specializzazione in archeologia di Matera, 9, 2008, 101-129.
Copeti (ed. Padula, Passarelli 1982): Arcangelo Copeti, Notizie della città e dei cittadini di Matera, a cura di M. Padula e D. Passarelli, Matera 1982.
D’Avino 1848: Vincenzo D’Avino, Cenni storici sulle chiese arcivescovili, vescovili e prelatizie (nullius) del Regno delle Due Sicilie, Napoli 1848.
Dechert 1984: Michael S.A. Dechert, City and Fortresses in the works of Francesco di Giorgio: the Theory and Practice of defensive Architecture and Town Planning, Ph.D. dissertation, The Catholic University of America, Whashington D.C. 1984.
Di Pede s.d.: Il castello di Matera, a cura di Franco Di Pede, testi di Raffaele Giura Longo, Aldo Siciliano, Carmine di Lena, Carmela di Mase, Angela Capurso, Mario Maragno, Matera, Edizioni Paternoster, Matera, s.d.
Di Pede 1996: Matera. Dentro le mura, a cura di Franco Di Pede, Matera 1996.
Di Pede 1998: La cattedrale di Matera, a cura di Franco Di Pede, Matera 1998.
Falkenhausen 1978: Vera von Falkenhausen, La dominazione bizantina nell’Italia meridionale dal IX all’XI secolo, Bari 1978.
Faraglia 1880: Nunzio Federico Faraglia, “Giancarlo Tramontano conte di Matera”, Archivio Storico per le Province Napoletane, V, 1880, 96-118.
Fonseca-Demetrio-Guadagno 1999: Cosimo Damiano Fonseca, Rosalba Demetrio, Grazia Guadagno, Matera (Le città nella storia d’Italia), Roma-Bari 1999.
Foti 1996: Cristina Foti, Ai margini della città murata. Gli insediamenti monastici di San Domenico e Santa Maria la Nova a Matera, Venosa 1996.
Gaeta 1995: Letizia Gaeta, “Sulla formazione di Giovanni da Nola e altre questioni di scultura lignea di primo ’500”, Dialoghi di storia dell'arte, 1995, 1, 70-103.
Gattini 1882: Giuseppe Gattini, Note storiche sulla città di Matera, Napoli 1882.
Gattini 1913: Giuseppe Gattini, La Cattedrale illustrata, Matera 1913.
Gelao 1990: Clara Gelao, Stefano da Putignano nella scultura pugliese del Rinascimento, Fasano 1990.
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