Nome | Gaeta | |
---|---|---|
Luogo | Gaeta | |
Status amministrativo | Comune in provincia di Latina | |
Estensione del territorio comunale | 29 Kmq c.a | |
Popolazione | 20.876 (ISTAT 2015) | |
Musei | Centro Storico Culturale di Gaeta (museo archeologico e pinacoteca); Museo diocesano; Pinacoteca comunale di Arte Contemporanea | |
Archivi | Archivio Storico Comunale; Archivio storico dell'Arcidiocesi di Gaeta | |
Biblioteche | Biblioteca comunale; Biblioteca dell'Arcidiocesi di Gaeta | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Citta/13 |
Nomi antichi e medievali | Kaiétas, Caieta, Gayeta | |
---|---|---|
Fondazione (data, modalità) | La fondazione del piccolo castrum, sorto sulla punta estrema del promontorio, risale alla fine del VI secolo e nel 681 i principali cittadini di Formia e il vescovo Adeodato II vi si rifugiarono al sicuro da pirati. Nell’846 venne liberata dai Saraceni per merito delle flotte di Napoli e Amalfi, guidate da Cesario Console, figlio di Sergio I di Napoli. Il nucleo medievale (Sant'Erasmo) si sviluppò, tra i secoli VIII-X, sull'estremità occidentale della penisola, divisa dalla terraferma attraverso un breve istmo; i ripidi pendii, accentuati dall'altura di monte Orlando, resero il primitivo nucleo una piazzaforte naturale, in seguito fortificata dalla cinta (EAM 1995). | |
Distrettuazioni di appartenenza | L’antica Caieta in età romana fu sobborgo di Formia e acquistò qualche importanza perché tutta la costa tra Gaeta e Formia fu occupata da ville imperiali e di ricchi romani; verso l’anno 842, quando Formia fu distrutta, Gaeta la sostituì nella sua funzione economica (DS 2010). | |
Demografia | Nel Quattrocento a Gaeta e nel suo circondario vivevano poco più di seimila abitanti. Nello specifico, nel 1447 sono numerati 1.278 fuochi, cifra che scese a 1.248 nel 1508 (Sakellariou 2012, 446). Più della metà della popolazione (3.500 abitanti) risiedeva in città, mentre la restante parte viveva nei borghi e casali di Gaeta. Fuori le mura della città vi era l’area denominata Elena o il Borgo, costituito da quattro rioni, nei quali vivevano circa 1.500 abitanti; mentre, nei due casali o sobborghi di Castiglione e Mola vivevano, rispettivamente, 500 e 300 abitanti (Cardi 1995, 11). Per tutto il Cinquecento il numero complessivo di abitanti crebbe costantemente; infatti, se nel 1508 furono censiti circa 6.200 abitanti, nel 1545 il numero ascese alla cifra di ottomila, fino a superare abbondantemente i diecimila abitanti nel 1595 (Giustiniani 1802, V, 21). | |
Sito, idrografia, viabilità | La città di Gaeta è situata sul promontorio del monte Orlando (167 m.), propaggine dei monti Aurunci, che divide in due parti l’ampio golfo a cui dà il nome. Dal punto di vista geomorfologico il promontorio è un luogo quasi inaccessibile. Circondato a sud e a est dal mare, con rocce a strapiombo, verso occidente il terreno degrada fin quasi al livello del mare, per poi risalire sul versante orientale del Monte Orlando; esso ha rappresentato sino al XV secolo la difesa naturale della città e del suo borgo (Carpiceci 2007, 99-100). Un tronco di via litoranea, la Valeria o Flacca, che collegava Sperlonga con Formia e Gaeta, la univa alla vicina Via Appia. Piazzaforte e porto militare di prim'ordine, protetta da un complesso di fortificazioni di varia epoca, essa è stata definita la chiave di Napoli e considerata, al pari di Capua, la “porta del regno”, l’ostacolo da superare, da parte degli eserciti invasori, per arrivare a Napoli. | |
Schedatore | ||
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Geografia Storica/9 |
Profilo storico | Gaeta fu capitale di un omonimo ducato alla fine del IX secolo, quando si emancipò dal ducato di Napoli. Perdette l’autonomia con la conquista normanna (1032) e fu incorporata nel 1136 nel Regno di Sicilia. Fu quasi sempre nel demanio regio, città privilegiata dai sovrani e prospera per commercio, non concessa a signori feudali e governata direttamente dall’amministrazione regia. In quanto piazzaforte e porto militare, ebbe una parte di primo piano nelle lotte per il regno di Napoli (DS 2010). Attraverso i numerosi privilegi concessi dai sovrani, l’università demaniale cambiò la sua condizione iniziale e il potere si trasferì sempre più dalla Corte regia ai cittadini. Sotto questo aspetto, Gaeta fu una piccola “città stato” all’interno del regno, un’entità giuridica nuova e originale, voluta dagli stessi sovrani (Pergamene 1997, XIX-XX). Resasi indipendente in seguito alle occupazioni dei Saraceni, la città si costituì in Ducato autonomo sotto il governo dell’ipata Costantino (839-866), cui successero Marino I e Docibile I (867-906), che confinò, tra gli anni 876-879, i Saraceni nella Piana del Garigliano. Giovanni I (906-933), con le forze collegate del pontefice, di Costantino VII Porfirogenito, di Berengario, del doge di Napoli, dei principi di Salerno, di Capua e di Benevento, li sconfisse (915) nella pianura del Garigliano presso l’antica Minturno, ricevendo da Costantino il titolo di patrizio imperiale. La comparsa dei normanni nel Mezzogiorno segnò la fine del Ducato di Gaeta, durato un secolo e mezzo. Nel 1066 il ducato fu in possesso di Riccardo di Capua, erede di Rainulfo, primo conte normanno di Aversa, a cui era stato ceduto da Guaimario IV di Salerno fin dal 1032; e dai conti normanni di Capua esso pervenne finalmente a Ruggiero II, fondatore della monarchia siciliana, nel 1136. Nei primi anni di dominazione sveva, Gaeta si distinse come una delle città più fedeli. Federico II ordinò la ristrutturazione del castello, i cui lavori iniziarono nel 1222 e terminarono nel 1227 (Carpiceci 2007, 101). Durante le lotte tra l’imperatore e il papa, la città si arrese alle forze pontificie (1229) e fu abbattuto il castello imperiale. L’imperatore, ripresa Gaeta nel 1233, le tolse il consolato, impose la dogana, soppresse tutte le libertà fino ad allora godute dalla città e limitò i traffici, soprattutto quello granario (Pergamene 1997, XVI). Nel secondo periodo di dominazione sveva furono inoltre demolite le torri della cinta muraria; Gaeta fu così totalmente privata di ogni capacità difensiva, in maniera da non permettere più alcuna autonomia o ribellione nei confronti della Corona (Carpiceci 2007, 102). In età angioina si rafforzò il legame di lealtà tra la città e la Corte regia. Carlo I d’Angiò ricostruì nel 1279 il castello e ampliò le fortificazioni. Nel 1349 la regina Giovanna d’Angiò si ritirò a Gaeta e, nel 1350, le concesse la fiera annuale di settembre e una serie di provvedimenti volti a favorire le attività commerciali della città (Pergamene 1997, XXII-XXIII). Dal 1387 Gaeta fu sede della Corte durazzesca. Nel mese di luglio di quell’anno, Margherita, coi figli Ladislao e Giovanna, abbandonò Napoli per risiedere a Gaeta, città che si era mostrata fedele e sicura, capace di sostenerla finanziariamente e di difenderla militarmente. Dalla piccola città marinara cominciò la lotta per la riconquista del regno. La guerra andò avanti per dodici anni (1387-1399) e in quel periodo Gaeta ospitò e protesse la famiglia reale. Tra la città e la monarchia si creò un legame strettissimo tant’è che alcuni Gaetani assunsero cariche di altissimo livello nella macchina dello Stato, altri costituirono società finanziarie che, in cambio di gabelle da riscuotere nel futuro, anticiparono al re il corrispettivo di decine di migliaia di once d’oro. Altri ancora, armarono galee e navi minori che costituirono il nucleo più forte della flotta che difese il sovrano (Corbo 1997, XV). Nel 1399 il sovrano durazzesco concesse ai Gaetani la cittadinanza generale del regno, che comportò una serie di benefici fiscali per l’importazione ed esportazione di merci in tutto il Mezzogiorno (Pergamene 1997, XXIV e 133-135). Nel 1424 l’ammiraglio genovese Guido Torello, a capo di un’armata mandata da Filippo Visconti in aiuto di Giovanna II, s’impossessò di Gaeta, tenuta dagli Aragonesi, e la restituì alla regina (Severo 1865, 30). Alfonso I d’Aragona tentò di riprenderla, ma, assalito presso Ponza dalla flotta dello stesso Torello e di un altro genovese, Biagio Assereto, fu sconfitto e fatto prigioniero; la città fu poi presa nel 1435 da suo fratello don Pedro. La posizione strategica di Gaeta, nel quadro della conquista del Regno di Napoli, era di grande importanza e indispensabile per la presa di Napoli; non a caso, fu definita dallo stesso Alfonso «una dele chiave principale» del regno (Senatore 1997, 12-13; Carpiceci 2007, 99). A Gaeta Alfonso il Magnanimo giunse il 2 febbraio 1436 e nel maggio dello stesso anno confermò alla città i privilegi fondamentali già concessi dai precedenti sovrani angioini e durazzeschi. Essi erano, nell’ordine: il diritto di legislazione per cui i Gaetani potevano a loro piacimento modificare gli statuti cittadini; il privilegio di foro, per cui per qualunque causa, civile o penale, i Gaetani non potevano essere tratti né alla corte del maestro giustiziere, né alla Corte della Vicaria; la cittadinanza generale del regno; il diritto di concedere, ogni anno, la cittadinanza a dieci stranieri; il diritto alle due fiere franche (Pergamene 1997, 260-262). Il sovrano aragonese, inoltre, trasformò la città nella sua residenza privilegiata e in un cantiere enorme: si iniziarono i lavori di ristrutturazione del porto, della dogana e del castello, i cui cantieri terminarono intorno al 1453 (Colesanti 2011, 202; Leccese 2008, 257 e 270). Impadronitosi di Napoli, nel 1442, trasferì lì la capitale del regno e nel 1450 nominò per Gaeta un viceré, il fedele don Alfonso de Cardenas. Ad avallare l’indipendenza economica della città, Alfonso fece allestire nel castello una zecca, di cui nominò maestro Guido de Antonio, suo incisore e argentiere; da questa officina monetaria vennero coniati, tra il 1441 e il 1448, gli alfonsini e più tardi, dal 1458 al 1494, i tornesi (Carpiceci 2007, 107). Nel 1495 la città fu presa da Carlo VIII al quale si ribellò; ripresa, venne saccheggiata, ma l’anno seguente Federico d’Aragona, dopo un assedio durato due mesi, il 18 novembre la rioccupò (Severo 1865, 31). Nel 1503 Consalvo de Cordova, dopo aver respinto oltre il Garigliano cinquemila Francesi, s’impadronì di Gaeta per Ferdinando il Cattolico, che la cinse di un’imponente cinta muraria posta a occidente del Monte Orlando (Carpiceci 2007, 109). Nel 1528 Andrea Doria, ammiraglio di Carlo V, sconfisse nelle acque del golfo le truppe francesi, dopo di che ebbe inizio la costruzione (1528-1532) di una più ampia cerchia di mura (detta di Carlo V) che incluse anche parte del Monte Orlando. Nel 1707 la città fu assediata dagli Austriaci, comandati dal conte di Daun, viceré di Napoli, e occupata dopo tre mesi. Presa nel 1734 dai Borbone, nel 1738 vide il matrimonio tra Carlo di Borbone e Maria Amalia di Sassonia; in quella circostanza la città ebbe dal re il titolo di “Fedelissima”.
| |
---|---|---|
Cronotassi | Negli anni 839-867 il governo di Gaeta fu retto dagli ipati Costantino e Marino, cui seguì il periodo di Docibile I (867-906). Nell’877 Gaeta divenne un ducato particolare sotto la sovranità dell’imperatore d’Oriente. I duchi di Gaeta furono: 877-933: Giovanni I 915-954: Docibilis II 933-962: Giovanni II 963-966: Gregorio 969- (?) : Giovanni III 978-1008: Marino 991-1012: Giovanni V 1012-1015: Leone I 1012-1040: Giovanni VI 1015-1024: Leone II 1023-1032: Emilia 1040-1041: Guaimaro (conte di Salerno 1018, d’Amalfi 1039) 1041-1045: Rainolfo (conte d’Aversa 1030) 1045-1058: Atenolfo I (conte d’Aquino) 1058-1062: Giordano (principe di Capua e Aversa 1062) 1062-1064: Atenolfo II (conte d’Aquino) 1064-1065: Lando (conte di Traetto) 1065-1067: Dannibaldo 1068-1086: Goffredo Ridello normanno (conte di Pontecorvo) 1089-1091: Rinaldo Ridello 1092-1103: Landolfo 1103-1104: Guglielmo 1104-1111: Riccardo I dell’Aquila 1111-1113: Andrea dell’Aquila (Cappelli 1998, 478-479) Nel 1135 Ruggero II d’Altavilla, re di Sicilia, incorpora Gaeta nella monarchia, che vi resterà, come città demaniale, fino al 1861. | |
Corpus normativo | Gaeta fu città privilegiata del regno, sin dai tempi della monarchia normanna, che non soffocò la struttura del reggimento democratico cittadino, costituito da un giudice e quattro consoli, rinnovabili ogni anno, e un consiglio di sapientes viri (Calasso 1971, 42-43). Le consuetudini della città, poi fissate negli statuti cittadini, consideravano come demanio particolare della città i beni, le cose, i diritti, i denari e i luoghi pubblici, sia in mare che in terra; la città, pertanto, aveva facoltà di disporre liberamente di essi (Di Tucci 1916, 417). La formulazione delle prime norme statutarie di Gaeta risalirebbe al tempo della costituzione del libero comune (1123), mentre la prima codificazione degli statuti cittadini risale al 1356, poi modificati e dati alle stampe, per la prima volta, nel 1515 (Rossetto 1694, 26-27). Nel 1552 il Consiglio dell’Università di Gaeta deliberò che i vecchi statuti fossero «correcti et riformati», poi stampati e venduti, affinché ciascun cittadino ne possedesse una copia; nel 1554 furono così messi in vendita col titolo di “Statuta, privilegia et consuetudines civitatis Cajetae” (Di Tucci 1916, 415). I Gaetani furono gelosi e strenui difensori di quelle norme statutarie che derivavano dal retaggio romano e bizantino e da secoli di libero governo. Gli statuti avevano tutta la sacralità della legge, nessuno doveva violarli, nemmeno il capitano che, nominato dal potere centrale, presiedeva la curia per l’amministrazione della giustizia penale e disponeva della forza pubblica. Anche i giudici dovevano appartenere il più possibile alla città ed essere meno dipendenti dal potere centrale. Più potere agli statuti cittadini e ai giudici locali, meno potere ai capitani, furono gli obiettivi costanti della città. Del resto, in tutti i documenti regi di conferma generale delle precedenti concessioni, il privilegio citato sempre per primo fu quello che consentiva ai Gaetani di poter gestire con la massima libertà i propri statuti (Pergamene 1997, XXXII). Sul piano amministrativo e rappresentativo, la città aveva proprie istituzioni, regolarmente elette dai cittadini: un Consiglio di 15 membri e tre giudici, per il governo della città; ambasciatori e sindaci per i rapporti esterni. Il capitano, di nomina regia e rappresentante il potere centrale, era ridotto al rango di protettore e difensore delle istituzioni locali. La giustizia civile era amministrata, agli inizi del Trecento, in loco, cioè da uomini del posto; i giudici erano eletti dai cittadini e si riunivano sotto la presidenza del baiulo. Essi giuravano nelle mani del re, rappresentato dal giustiziario, mentre successivamente il giuramento fu prestato nelle mani del capitano della città (Pergamene 1997, XXVII e 14-15, 23-25).
| |
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni/8 |
Distrettuazioni interne | Nei censimenti del XV secolo la città era distinta in due aree: il nucleo urbano, racchiuso dalle mura che correvano lungo il fossato, e l’abitato fuori le mura, detto anche “il Borgo”, o “Elena”. Quest’ultimo sorse in epoca posteriore alle invasioni saracene, per raccogliere la popolazione dedita ai lavori agricoli e alla pesca; si sviluppò gradatamente fra le colline e il mare, lungo la strada litoranea che congiunge Gaeta all'antica Via Appia. Fuori la porta di terra, verso il monte Orlando, sorgeva un casale chiamato Montesicco, i cui abitanti lo abbandonarono per trasferirsi nel Borgo (Rossetto 1694, 9-10). Il Borgo era costituito da quattro rioni: “Burgo Costa in mersa”, “Burgo Ville Sancti Egii”, “Burgo Sancti Iosmati”, “Burgo seu ville que dicitur la plagia Valliscurse”. I sobborghi erano i due casali sorti sulle rovine dell’antica Formia, ovvero Castiglione e Mola di Gaeta (Cardi 1995, 11). | |
---|---|---|
Centri demici minori | Nel XV secolo i casali, le terre, i castelli e altri centri demici minori dipendenti da Gaeta erano: Castelforte, Castellone, Castelnuovo Parano, Fratte, Mola, Montesicco, Pico, Roccaguglielma, San Giovanni Incarico, Spigno Saturnia, Suio e Traetto. | |
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Territorio/9 |
Diocesi | Gaeta è sede dell’omonima Arcidiocesi, la cui fondazione coincise con la traslazione della sede vescovile di Formia a Gaeta, avvenuta all’epoca dell’abbandono della città di Formia, in seguito all’assedio saraceno dell’859. Nel X secolo venne unita alla diocesi di Gaeta quella di Traetto (antica diocesi di Minturno e accorpata a Formia intorno al 590). Nel 1818, a seguito del concordato stipulato tra papa Pio VII e il re Ferdinando di Borbone, alla diocesi di Gaeta venne unita quella soppressa di Fondi. Nel 1848, infine, la sede di Gaeta venne elevata ad arcidiocesi da papa Pio IX, in occasione del suo esilio nella città. | |
---|---|---|
Distrettuazioni interne | L’Arcidiocesi ha come territorio di pertinenza la fascia marittima tra il Salto di Fondi e il Garigliano e, verso l’interno, la zona pedemontana che si estende da Monte S. Biagio a Castelforte. Sono ancora pertinenti le isole del gruppo ponziano. Attualmente, il territorio dell’arcidiocesi di Gaeta è suddiviso in quattro foranie:
| |
Cattedrale o chiesa matrice | ||
Enti religiosi |
| |
Vescovi (sec. XV-XVI) | Dal XIV al XVIII secolo i vescovi di Gaeta furono (Rossetto 1694, 33-36; Ferraro 1908, 292-293): 1317-1321: Francesco I Brun 1321-1341: Francesco II Gattola 1341-1347: Antonio I Aribandis o d’Aribrado di Valencia 1348-1368: Ruggiero Frezza 1368-1375: Berardo 1376-1381: Giovanni III 1381-1395: Pietro IV Argis 1396-1397: Agostino 1397-1399: Umbertino 1399-1404: Nicola 1404-1408: Marino II o Martino 1408-1422: Domenico di Giovanni 1422-1426: Antonio II di Zagarolo 1426-1441: Giovanni IV Normandis 1442-1444: Felice Frajadelli 1444-1461: Giacomo di Navarra 1461-1494: Francesco Patrizi 1494-1494: Baccio Ugolini 1494-1506: Paolo Odierna 1506-1518: Fernando Herrera 1518-1534: Tommaso de Vio 1535-1535: Esteban Gabriel Merino 1537-1540: Pedro V Flores 1541-1560: Antonio III Lunello 1560-1587: Pietro VI Lunello 1587-1598: Alfonso o Ildefonso Laso Sedeño 1598-1604: Giovanni IV de Gantes o de Ganges 1605-1626: Domingo Pedro de Oña 1634-1635: Jacinto del Cerro 1637-1650: Jerónimo Domín Funes 1651-1662: Gabriel Ortiz de Orvé 1662-1662: Juan de Paredes 1665-1667: Baltasar Valdés y Noriega 1670-1675: Martino Ibañez y Villanueva 1676-1678: Antonio del Río Colmenares 1678-1683: Lorenzo Mayers Caramuel 1683-1693: José Sanz de Villaragut 1693-1720: José Guerrero de Torres | |
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni Ecclesiastiche/8 |
Attività economiche | I commerci marittimi costituirono la fonte principale della ricchezza di Gaeta nel Medioevo, tale da meritare la denominazione di piccola Venezia del Tirreno. La città, con il suo porto, le sue fiere, con i prodotti della sua agricoltura e delle sue manifatture, riuscì a mantenere nei secoli un ruolo di primo piano negli scambi commerciali dell’intero Mediterraneo. Gaeta e il suo territorio avevano un’economia basata principalmente sullo scambio e quindi sulla moneta. La città immetteva i propri prodotti (olio, nocelle e sapone) nel commercio internazionale, ricevendo grandi quantità di prodotti provenienti dall’esterno, come i panni di lana e le spezie. La funzione commerciale della città non si esauriva nella domanda e nell’offerta che la città e il suo territorio esprimevano, ma si amplificava con la redistribuzione dei prodotti, che giungevano nel suo porto, su un territorio amplissimo, costituito dalla Terra di Lavoro, dagli Abruzzi e dalle Marche, oltre a rappresentare nei secoli anche l’avamporto di Roma (Dini 1997, XXVII e XXXXII). | |
---|---|---|
Esenzioni e franchigie | Sin dalla sua fondazione, Gaeta aveva avuto proprie finanze e per secoli godé di ampie autonomie. Con la costituzione del regno normanno si fece riconoscere dai sovrani la libera prosecuzione di attività e consuetudini sulle quali aveva fondato la stessa esistenza. Risalivano al XII secolo numerosi esoneri concernenti il pedaggio sul Garigliano, il ‘falangaggio’ lungo la costa da Gaeta a Palermo, l’importazione del grano siciliano, il monopolio dell’arte tintoria (Pergamene 1997, 5). I principali provvedimenti di esenzione fiscale furono emanati da Ladislao, il quale, oltre a concedere ai Gaetani la cittadinanza generale e l’autorizzazione a portare armi nel regno, nel 1399 concesse, in perpetuo, il corrispettivo di duecento once d’oro all’anno (cioè 1.200 ducati) da percepire sulla dogana del sale. Concesse, inoltre, la piena disponibilità dell’imposta del quartuccio e lasciò i Gaetani liberi di diminuirla, aumentarla o eliminarla (Pergamene 1997, XXX). Anche la regina Giovanna II accordò alla città esenzioni e benefici fiscali; nel 1420, ad esempio, concesse la riduzione di collette e sovvenzione dalle tradizionali 147 once a 100 once, per entrambe le imposte (Pergamene 1997, 214-217). Nel 1426, inoltre, abolì la gabella del buon denaro (Pergamene 1997, 244-245). Nel 1446 Alfonso d’Aragona concesse all’università e agli uomini di Gaeta di non essere tassati per più di 1.000 fuochi, in ragione di 1 ducato a fuoco e che tale numero rimanesse invariato in futuro (ACA 2.908, 134-135).
| |
Mercati e fiere | Le fiere di Gaeta erano due, entrambe annuali: una si teneva a marzo e l’altra a settembre. La prima si svolgeva dal 22 al 26 marzo e negli anni di regno di Ferrante giunse a durare dieci giorni (Dini 1997, XXXV). La seconda fiera, invece, aveva inizio il primo settembre e si protraeva fino alla metà del mese (Grohmann 1969, 77; Sakellariou 2012, 484). Questa fiera era la più importante anche grazie alle franchigie e riduzioni di imposte sulle merci in vendita (Dini 1997, XXXV). La fiera di settembre fu concessa dalla regina Giovanna I e dal marito Ludovico nel 1350, quando entrambi si trovavano a Gaeta. Essa fu concessa in segno di gratitudine per la fedeltà da sempre manifestata dai Gaetani alla Corona (Pergamene 1997, XXI). | |
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Economia/8 |
Famiglie | Le famiglie nobili di Gaeta furono: - A: Aquila (dell’); Albica; Alcantara; Alvito (d’); Ammarrata; Avanza. - B: Borduna; Brancalona; Brogara; Brogozola. - C: Caboto (o Cavota); Caetani; Calatrava; Castagna; Cavalcanta; Cecia; Ceccana; Ciccano (de); Crinuta. - F: Falangola; Falosa; Faraona; Fiera; Foscara; Frajapana. - G: Gaeta (di) o Gaetano; Gattola; Gattola-Merolina; Gattola-Longara; Gattola-Rieta; Gattola Strumbola; Gattola-S. Jacobi; Gattola-Ungari; Gazella; Guastaferro. - L: Latra; Laudato; Leo; Lumbolo. - M: Maltacia; Mostaca; Morlina; Manganella; Montaquila; Mortella. - N: Normesina. - O: Oliva. - P: Papa; Paparoza; Pica; Proja. - R: Raneria; Riccia. - S: Sanguina; Saranieria; Seroda; Spatara; Squacquara. - T: Tarcagnota; Tarola; Transo (di); Traucia. - V : Varmaglia; Villia; Vio (de). (Capaccio 1771, 221; Rossetto 1694, 27; ACA 2903, 2908, 2914) | |
---|---|---|
Personaggi illustri | - Giovanni Coniulo, papa col nome di Gelasio II (1118-1119). - Tommaso de Vio (1469-1534), commentatore della «Summa» e legato pontificio. - Bernardo Guastaferro, giurista (sec. XV). - Giovanni da Gaeta (sec. XV), pittore. - Giovan Filippo Criscuolo (1500 circa - 1584). - Scipione Pulzone detto il Gaetano (1550-1597). - Sebastiano Conca (1680-1764). - Giovanni Tarcagnota (fine XV-1556) storico e letterato (Andrisani 1988, 269-289). - Erasmo e Girolamo Gattola (sec. XVIII) archeologi. Altri cittadini nativi di Gaeta furono: Mario Equicola, filosofo; Ottone e Ugotto Guastaferro, il primo condottiero dell’esercito dell’imperatore Enrico IV e il secondo vicario generale dello stesso esercito; Francesco Gattola, maresciallo del regno; Bonomolo di Transo, membro del Consiglio Collaterale di Giovanna II (Rossetto 1694, 27-28). | |
Colonie mercantili e minoranze | Grazie ai rapporti commerciali che Gaeta aveva con i principali porti del Mediterraneo, sin dal Medioevo, in città risiedettero mercanti pisani, fiorentini, genovesi, veneziani, catalani, francesi e spagnoli. In particolare, nel XV secolo sono documentati numerosi catalani, giunti in città al seguito di Alfonso d’Aragona. Furono soprattutto i Genovesi e i Catalani che rifornirono dei prodotti più vari la città commerciale. Con i genovesi, i gaetani avevano un legame antico. Già verso la fine del XII secolo, si era delineato il ruolo di Gaeta nell’ambito del traffico marittimo genovese: un centro in grado di fornire grano ed altre merci, ottimi marinai e pescatori, uomini sicuri cui affidare anche una galea preposta alla caccia dei pirati. Il porto di Gaeta, inoltre, rappresentava per i genovesi una base intermedia, un porto di rifugio, appoggio, rifornimento e commercio (Corbo 1997, XV-XVI). Anche l’attività dei catalani era notevole sulla piazza di Gaeta, per quanto inferiore a quella dei genovesi. I catalani vi stabilirono fondaco e console fin dal 1322; fu soprattutto la marina mercantile catalana che riforniva la città e il regno di sale e panni. Da Barcellona partiva la “Gran Ruta de Levante”, la rotta che, dopo aver toccato i porti di Alghero e Cagliari, puntava su Gaeta per proseguire verso Napoli, Palermo, Messina e l’Oriente. Sempre da Barcellona partiva anche la cosiddetta “Tercera Gran Ruta”, la napoletano-siciliana, che faceva la linea Barcellona-Gaeta e poi proseguiva per Napoli, Messina, Palermo, Maiorca e ritorno in Catalogna. Per i Catalani, inoltre, Gaeta era la via più diretta, comoda ed economica per raggiungere Roma (Corbo 1997, XIX-XX). Gaeta, da quando agli inizi del 1436 vi sbarcarono le forze aragonesi, divenne di colpo il principale porto del regno per le relazioni con Barcellona, quello che ne assorbì pressoché l’intero movimento commerciale. Divenuta Napoli la capitale del regno aragonese, quest’ultima attrasse a sé la maggior parte del commercio e delle attività finanziarie catalane (Del Treppo 1967, 164-165). Insieme a Genovesi e Catalani c’erano Pisani e Fiorentini a operare nel porto e sulla piazza di Gaeta, ma se i primi erano presenti soprattutto con le navi, i secondi dominavano per le attività commerciali e bancarie. Verso fine XIII secolo si stabilì in città la grande e potente compagnia fiorentina dei Bardi che nel 1302 ottenne l’appalto di tutte le entrate erariali del fondaco locale. Giovanni de’ Bardi fu peraltro capitano della città. I mercanti di Firenze ebbero a Gaeta console e magazzini, spedirono ovunque le merci gaetane, tra cui le tele prodotte in loco, e furono i più attivi e costanti frequentatori delle fiere, quella di marzo che apriva la stagione dei commerci e quella di settembre che la chiudeva. Nel 1395 Gaeta diventò piazza del banco di Averardo di Francesco de’ Medici, come già lo erano le principali città d’Europa (Corbo 1997, XX-XXI). Anche i rapporti tra Pisa e Gaeta erano strettissimi; il legame tra le due città risale al X secolo, ai tempi in cui nobili famiglie gaetane si erano trasferite a Pisa, giungendo poco dopo a cariche di grande rilevanza nelle istituzioni e nelle attività marinare. Gaeta fu scalo fisso delle più importanti linee pisane (Corbo 1997, XXI) e assieme a Pisa fu l’avamporto di Roma (Melis 1962, 190). Nel 1442 è documentato in città un consolato degli ebrei, il cui ufficio era in mano ai fratelli Giuliano, dottore in legge, e Tommaso Squacquara di Gaeta. L’anno successivo fu eletto Nicola Gattola di Gaeta console di tutti i residenti in città provenienti dalla Castiglia e Britannia. Nel 1446, un altro esponente della famiglia Gattola, Francesco, detto Castellano, fu nominato in perpetuo console dei Gallici risiedenti a Gaeta. Nel 1451 Alfonso d’Aragona ratificò la nomina di Francesco Baranalli, di Gaeta, a console di Venezia in città, concessa l’anno precedente dal doge (ACA 2903, 38-39, 116; 2908, 130-131; 2914, 123-124).
| |
Confraternite | Tra le fraternite attestate in città vi fu quella dei ‘Bianchi’, intitolata alla Natività della Vergine, che intorno alla metà del ‘500 fu annessa alla chiesa della Natività o dell’Ulivo. Per tutta l’Età moderna si occupò dell’assistenza e della sepoltura dei condannati a morte. | |
Corporazioni | A Gaeta è era attiva la corporazione dei falegnami, la quale si riuniva presso la chiesa di S. Giovanni a Mare, per tal motivo conosciuta anche col nome di chiesa S. Giuseppe. | |
Istituzioni di Beneficenza | ||
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Societa/8 |
Repertoriazioni | L’Archivio comunale di Gaeta conserva la documentazione prodotta dall’Universitas di Gaeta, tra cui le deliberazioni della città, a partire dal 1504, e i libri contabili dell’amministrazione cittadina (secoli XVI-XVIII). Le pergamene della città di Gaeta, in totale 249 pezzi, conservate negli archivi della città, furono trasferite nel 1846 presso l’Archivio di Stato di Napoli. Prima del trasferimento fu promessa al Comune di Gaeta copia legale delle pergamene; dei 249 pezzi di cui era costituito il fondo pergamenaceo, nel 1860 giunsero in città le copie dei primi 67 documenti regi (1187-1440), più le copie di tre atti notarili. Gli originali del fondo pergamenaceo della città di Gaeta andarono distrutti nell’incendio del 30 settembre del 1943, mentre le copie dei settanta documenti sono tuttora conservate presso l’Archivio storico del Comune, regestate ed edite nel 1997 (Le pergamene 1997). Dei 249 documenti originali, trasferiti nell’Archivio di Stato di Napoli, quindi distrutti nel 1943, restano oggi solo i sommari, curati dagli archivisti napoletani e pubblicati nel 1884 a cura di Bartolomeo Capasso (Repertorio 1884). Altri documenti relativi alla storia di Gaeta e ai suoi rapporti mercantili sono conservati negli archivi di Savona, Genova, Salerno, Palermo, Firenze, Prato, Venezia, Barcellona, Dubrovnick e Roma (Le pergamene 1997, VIII).
| |
---|---|---|
Archivi storici | - Archivio storico comunale “Nicola Magliocca” - Archivio diocesano | |
Raccolte e miscellanee | ||
Strumenti di corredo | ||
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Fonti documentarie/5 |
Reliquie - culti -processioni | Il patrono di Gaeta e Formia è S. Erasmo. Vescovo di Antiochia, durante la persecuzione di Diocleziano venne più volte arrestato, torturato e liberato miracolosamente. Di fuga in fuga, evangelizzò le popolazioni tra il Libano e la Turchia fin quando, su indicazione di un angelo, s’imbarcò a Durazzo per sbarcare al porto di Formia; come narra la vita raccontata da Papa Gelasio, morì a Formia dopo aver predicato per nove giorni. La leggenda locale vuole, invece, che sia morto sviscerato, e l'iconografia ripropone spesso questa versione. Poco prima dell'842, anno in cui Formia venne distrutta dai Saraceni, le sue reliquie furono nascoste nel duomo della vicina Gaeta. Quando vennero ritrovate, al tempo del Ducato, il martire venne proclamato patrono della diocesi. Il suo culto si propagò tra la marineria, che lo venera con il nome di S. Elmo (Ferraro 1908, 1-2). È particolarmente venerato nel rione formiano di Castellone, dove ha sede anche la chiesa a lui dedicata. Il santo patrono si celebra il 2 giugno, con una processione solenne che attraversa le strade principali della città (Rossetto 1694, 21-22). L’altro patrono di Gaeta è S. Marciano vescovo di Siracusa e martire, la cui festa si celebra il 14 giugno con la processione ed esposizione delle reliquie del santo, conservate nella cattedrale (Rossetto 1694, 22).
| |
---|---|---|
Cerimonie e rituali civici | Il 28 novembre 1453, Alfonso d’Aragona organizzò nel porto di Gaeta, sulla nave regia, un pranzo a cui parteciparono numerosi signori e baroni del regno e molti cavalieri e gentiluomini della sua corte (Minieri Riccio 1881, 428).
| |
Ingressi trionfali, allestimenti e rappresentazioni | ||
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Riti e Cerimonie/6 |
Oggetti archeologici di reimpiego | Il reimpiego dell'antico nella Gaeta medievale e rinascimentale è un fenomeno complesso e stratificato che necessita ancora di uno studio sistematico (Mesolella 1996). L'intera base della torre campanaria è costituita da blocchi di reimpiego: - blocchi di fregio dorico e di architrave a due fasce attribuiti al Mausoleo di Atratino;
- Iscrizioni provenienti da Minturnae, Formiae e Caieta: base iscritta proveniente dalla Torre di Giovanni I al Garigliano
- Blocchi in calcare lisci e figurati provenienti dallo spoglio di monumenti funerari pertinenti al territorio di Formiae o di Caieta: blocco con fregio ad anthemion blocco con squadra da carpentiere
- Basi, colonne e capitelli e cornici modanate provenienti Formiae, Minturnae e Caieta (Mesolella 1996)
- Colonne e capitelli corinzieggianti provenienti dalle numerose ville d'ozio del Lazio Meridionale (Mesolella 1997);
- Due sarcofagi del III secolo d.C. (forse da uno stesso mausoleo ubicato, con buona probabilità, nel territorio compreso tra i municipia di Formiae e Minturnae):
Nella Chiesa Cattedrale, oltre al reimpiego sistematico di colonne e capitelli antichi, riporati alla luce dal recente restauro, il notevole cratere marmoreo firmato dall'ateniese Salpion era utilizzato come fonte battesimale.
| |
---|---|---|
Edifici antichi | Mausoleo attribuito a Lucio Sempronio Atratino | |
Collezioni di antichità, scavi e scoperte archeologiche di età moderna | Negli anni tra il 1490 e il 1492, in occasione del rifacimento del Castello, fu ritrovata una statua di satiro poi portata a Castel Capuano. | |
Schedatore | ||
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Antichita/13 |
Architetti, ingegneri e tavolari attivi in città | ||
---|---|---|
Mura e porte urbiche | ||
Strade e piazze | ||
Infrastrutture urbane | ||
Strutture assistenziali | ||
Castelli e fortezze | ||
Palazzo signorile | ||
Edifici pubblici | ||
Palazzi privati | ||
Edifici religiosi | ||
Apparati effimeri | ||
Schedatore | ||
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Architettura/9 |
Artisti attivi in città | ||
---|---|---|
Opere d'arte medievali e moderne | Chiesa dell'Annunziata, Immacolata Chiesa dell'Annunziata, Sarcofago di Enrico Caracciolo Cattedrale, Gisant del vescovo Francesco Gattola Santuario della Trinità, Annunciazione Santuario della Trinità, Cappella di San Filippo alla Montagna Spaccata Firenze, Museo Bardini (già in Gaeta, chiesa di S. Francesco), Gisant di Riccardo Gattola | |
Collezioni | ||
Schedatore | Paola Coniglio | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Produzione Artistica/29 |
Letterati che nascono, vivono o operano in città | Francesco Patrizi, umanista e vescovo della città
Francesco Arcario, giurista e vescovo di Squillace dal 1418, scrisse il De fide catholica
Stefano da Gaeta
Tommaso de Vio (Gaeta, 1469 – Roma, 1534).
Giovanni Tarcagnota (1508-1566)
Giovanni Filippo Criscuoli, 1509-1584, pittore raffaellesco
Antonio Gagliardi, giurista
Ferdinando Gattola, pochi epigrammi, conoscitore di greco e latino | |
---|---|---|
Stampatori e produzione libraria cittadina | Tra il 1484 e il 1485 a Gaeta furono stampati diversi libri (undici, stando al catalogo ISTC) per i tipi di Andreas Freitag (8 edizioni) e Jodocus Hohenstein (3). | |
Biblioteche pubbliche e private | ||
Accademie | ||
Committenze di opere letterarie relative alla città | ||
Dedicatari di opere letterarie | ||
Storie di famiglie | ||
Corografia e geografia | Nell'Italia illustrata (Biondo ed. 1531, c. 317), Biondo Flavio inizia la sua breve trattazione di questo centro menzionando lo spostamento delle reliquie di Sant'Erasmo a Gaeta dalla vicina Formia, in seguito al saccheggio di questa città a opera dei Saraceni, e aggiungendo che il primo vescovo fu creato dal pontefice Gregorio IV (828-844). Quanto alla fondazione, Biondo ricorda che già Strabone (si tratta di uno dei pochi casi in cui l'umanista riuscì a consultare questa fonte) registrava la teoria di alcuni secondo i quali il nome della città deriverebbe da quello della nutrice di Enea, ma, benché riconosca che il porto e l'arx siano molto antichi, Biondo si affretta a ribadire che Gaeta, in quanto civitas, non è precedente alla già menzionata traslazione delle reliquie. Biondo ha evidentemente interesse a considerare Formia più antica di Gaeta, e per questo motivo tralascia di menzionare l'interessante etimo offerto da Strabone per il nome della città, che cioè esso derivi dal termine greco καιέτας (accusativo), che i Laconici utilizzavano per indicare qualsiasi forma concava, e che dunque ben si adatta al golfo di Gaeta. Insomma Biondo sembra 'censurare' l'ipotesi della fondazione greca. Completa però la descrizione ricordando i lavori di costruzione del porto sotto Antonino Pio (Historia Augusta, Pius, VIII 3).
Pietro Ranzano, negli Annales, grazie a una lettura fedele del passo di Strabone su Gaeta (V 3, 6, effettuata sulla base della traduzione latina di Guarino), si discosta in parte da Biondo, riportando la tesi straboniana sull'etimo greco καιέτας > Caieta. Ranzano cerca anche di fare chiarezza su quanto Biondo aveva sostenuto, precisando che a lungo la città era stata abitata vicatim, ossia per piccoli borghi, priva, insomma, di un'unità che la rendesse propriamente una civitas; in seguito all'assalto dei Saraceni, la popolazione locale confluì a Gaeta dove fu fondata la città. Tramite la desunzione che la città esistesse ab antiquo, ma fosse abitata vicatim, dunque, Ranzano cerca di conciliare la testimonianza di Strabone relativa a un'origine antichissima della città con l'auctoritas di Biondo. Ranzano procede poi recuperando una testimonianza del commento di Servio all'Eneide secondo la quale la città si chiamerebbe così perché in quel luogo avrebbe preso fuoco la flotta di Enea, e dunque l'etimo sarebbe fornito dal verbo greco καίειν, 'bruciare' (Servius, Aen. VII 1, p. 124 Thilo-Hagen: "Caieta dicta est ἀπὸ τοῦ καίειν"). A differenza di Biondo, inoltre, Ranzano si sofferma sulle vicende recenti del castello di Gaeta, ricordando i lavori di ampliamento e fortificazione voluti da Alfonso I. Con sguardo antiquario, infine, egli riprende la notizia già citata da Biondo sui lavori del porto compiuti sotto Antonino Pio, aggiungendo però che di quell'antico porto si scorgono ancora vestigia varie (Annales XIV, iv, Latium, capp. 56-60, p. 110 De Lorenzo, Figliuolo, Pontari 2007) .
Leandro Alberti (1550, 122r), oltre alle fonti classiche già citate dai supoi predecessori, sottolinea la fondazione lacedemone, e riporta una nota di commento tratta dal Cristoforo Landino all'Eneide nella quale si sostiene che, prima che le venisse dato il nome di Caieta, la città si chiamasse Epice, dal nome della città di Erlea (sic!); in realtà Landino afferma che il nome Epice derivi da quello della nutrice di Enea Epica (Landino 1488, c. 242 v). Alberti prosegue ricordando anche la terzina del Dittamondo di Fazio degli Uberti in cui si nomina Gaeta seguendo il modello virgiliano, per poi passare a trattare del castello, del quale ricorda i lavori di fortificazione voluti da Ferdinando il Cattolico dopo che la città fu conquistata ai francesi da Consalvo di Cordova. Alberti continua menzionando papa Gelasio II (+ 1119), che era nativo di Gaeta, e subito dopo inserendo un lungo elogio di Tommaso de Vio. Conclude poi la descrizione sottolineando come la città, a causa della sua posizione strategica, abbia sempre sofferto grandi devastazioni in tempo di guerra, una delle quali, particolarmente grave, fu il sacco della città ad opera dei francesi nel 1494.
| |
Storiografia locale e cronache | ||
Letteratura antiquaria | Incoraggiato anche dalla cospicua presenza di reperti visibili, un certo interesse per le antichità potrebbe essere attestato a Gaeta già a partire dalla prima metà del XV secolo. Indizi su questo interesse locale potrebbero essere forniti da un curioso episodio accaduto in seguito alle vicende del fallito assedio della città da parte di Alfonso I d’Aragona nell’estate del 1435. È infatti noto che, con la sconfitta navale nelle acque di Ponza e con la cattura dello stesso re da parte dei Genovesi, le truppe filoaragonesi che assediavano Gaeta dovettero abbandonare precipitosamente il campo rinunciando a proseguire l’assedio. Il comandante della difesa di Gaeta era il nobile genovese Francesco Spinola, al quale la città pare che restasse talmente legata da inviare a Genova, anni dopo, in occasione della sua morte, un fronte di sarcofago a commemorazione dell'impegno profuso nella difesa delle mura. Il pregevole marmo fu in seguito utilizzato per il monumento funebre dello Spinola ed è tuttora conservato a Genova, al Museo di Sant'Agostino. In realtà la provenienza del marmo è tutt’altro che chiara, e l’episodio ha certamente un che di aneddotico; la fonte che lo attesta, una biografia encomiastica dello Spinola stampata nel 1577, è d’altronde piuttosto tarda. Quello che vi si afferma, però, non è privo di interesse:
Quanta in charitate clarus vir apud Caietanos fuerit, quamque iusti et moderati imperii memoria alte illis insederit, in eius obitu declararunt mutatione vestis et monumento egregii sepulchri e marmore antiquo opere Genuam missi, in quo conditus est (Foglietta 1577, 130: si tratta della seconda edizione, in quanto nella prima la vicenda del sarcofago è omessa).
Non si hanno conferme da altre fonti dell’invio del fronte, ed è invece possibile che la vicenda sia nata a posteriori in ambiente genovese sulla base dell’iscrizione del monumento funerario dello Spinola, nella quale Gaeta è, sì, menzionata, ma come esempio dei successi militari del defunto:
S. M. V. D. FRAN. SP. Q. DECESSIT FINARII ANNO D. MCCCCXLII DIE IX FEBR. | SI GENUS ILLUSTREM CLARUM SI REDDERE VIRTUS | ET MERITA IN PATRIAM VEL BENEFACTA QUEUNT | ECQUIS ERIT QUI NON MERITO CONCEDERE POSSIT | SPINULA FRANCISCE LAUDIBIS INDE TUIS | QUAS OLIM DURIS CAIETA EREPTA PERICLIS | TESTANTUR PRIDEM CLASSIS ET IMPERIUM | URBS ADMIRATI INSIGNEM TE VIDIT HONORE | HEC TUA POST LUXIT FATA DOLORE GRAVI
Allo stesso tempo, non si può escludere che la fonte di Foglietta sia invece nel giusto, e che l’episodio abbia almeno un fondo di verità. Che il marmo sia davvero un dono dei Gaetani non è infatti inverosimile, e se fosse confermato, ciò testimonierebbe che a Gaeta il bel pezzo antico era percepito allo stesso tempo come oggetto di valore e come memoria cittadina (l'episodio è discusso in Faedo 1984, 144).
Notazioni antiquarie su Gaeta anche in Pighius 1587 (v. ad esempio la descrizione del cratere di Salpion). | |
Letteratura ecclesiastica e religiosa | Si vedano le poesie di argomento religioso composte dal vescovo Patrizi, nonché la vasta produzione teologica di Tommaso de Vio. | |
Letteratura giuridica | ||
Letteratura scientifica | ||
Poesia, prosa d'arte, altre forme letterarie | V. la produzione del vescovo Francesco Patrizi, in gran parte prodotta a Gaeta e spesso con menzione della città. | |
Elogi di città e altri scritti encomiastici o apologetici | L'epigramma 188 di Francesco Patrizi contiene una prosopopea della città che ne è anche un elogio (ed. in Smith 1968, 125). Lo stesso tono encomiastico pervade gli epigrammi 130, 172, 180, 274. | |
Altro | ||
Schedatore | Lorenzo Miletti | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Letteratura/30 |
Fonti manoscritte | ACA 2.903: Archivo de la Corona de Aragón, serie Privilegiorum Cancellarie Neapolis, Registri nn. 2.903, 2.908, 2.914. | |
---|---|---|
Fonti a stampa | Pergamene 1997: Le Pergamene di Gaeta. Archivio Storico Comunale (1187-1440), a cura di Pasquale Corbo, Gaeta 1997.
| |
Bibliografia | Andrisani 1988: Gaetano Andrisani, "Giovanni Tarcagnota, erudito di Gaeta, nel Cinquecento", in Eruditi e letterati del Lazio, a cura di R. Lefevre, Roma 1989, 269-289.
Calasso 1971: F. Calasso, La legislazione statutaria dell’Italia meridionale, Roma 1971.
Capaccio 1607: Giulio Cesare Capaccio, "Cajeta", in Historia Neapolitana, (Neapoli 1607) ed. Napoli, suntibus Joannis Gravier, 1771, II, 209-226.
Cappelli 1998: Adriano Cappelli, Cronologia, Cronografia e Calendario perpetuo. Dal principio dell’era cristiana ai nostri giorni, settima edizione riveduta, corretta e ampliata, a cura di Marino Viganò, Milano, Hoepli 1998.
Cardi 1995: Luigi Cardi, "La popolazione dell’Università di Gaeta (1443-1466)", Formianum, III, 1995, 107-115)
Carpiceci 2007: Marco Carpiceci, "La raxon che Gayetha sia una dele chiave principale" in L’architettura aragonese nell’Italia centro-meridionale, a cura di C. Cundari, Roma 2007, 99-120
Corbo 1997: Pasquale Corbo, Prefazione, in Il carteggio di Gaeta nell'Archivio del mercante pratese Francesco di Marco Datini. 1387-1405, a cura di Elena Cecchi Aste, Gaeta 1997, XIII-XXIV.
Cecchi Aste 1997: Il carteggio di Gaeta nell'Archivio del mercante pratese Francesco di Marco Datini. 1387-1405, a cura di Elena Cecchi Aste, Gaeta 1997.
Colesanti 2011: Gemma Teresa Colesanti, "Appunti per la storia dei cantieri e salari nel XV secolo: la fabrica del castello di Gaeta tra il 1449 e il 1453", in Memoria, storia e identità, a cura di M. Pacifico, M. A. Russo, D. Santoro, P. Sardina, Palermo 2011, vol. I, 199-216.
Conti 1982: Graziella Conti, "Disegni dall'antico agli Uffizi “Architettura 6975-7135”", Rivista dell'Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arte 5, 1982.
De Spagnolis 1986: Marisa de Spagnolis, Le sculture del Museo Diocesano di Gaeta, Roma 1986.
Del Treppo 1967: Mario Del Treppo, I mercanti catalani e l’espansione della Corona aragonese nel secolo XV, Napoli 1967.
Dini 1997: Bruno Dini, "Gaeta nei circuiti del commercio internazionale della fine del Trecento", in Il carteggio di Gaeta nell'Archivio del mercante pratese Francesco di Marco Datini. 1387-1405, a cura di Elena Cecchi Aste, Gaeta 1997, XXV-XLVII.
Di Tucci 1916: R. Di Tucci, La legislazione statutaria del comune di Gaeta, Napoli 1916.
Eckehart Stöve 1991: "De Vio, Tommaso" in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 39, 1991. http://www.treccani.it/enciclopedia/tommaso-de-vio_(Dizionario-Biografico)/
DS 2010: "Gaeta", in Dizionario di Storia, Treccani 2010. http://www.treccani.it/enciclopedia/gaeta_(Dizionario-di-Storia)/
EAM 1995: "Gaeta", in Enciclopedia dell’Arte Medievale, Treccani 2010. http://www.treccani.it/enciclopedia/gaeta_(Enciclopedia-dell'-Arte-Medievale)/
EI: "Gaeta", in Enciclopedia italiana, Treccani 1925. http://www.treccani.it/enciclopedia/gaeta/
Faedo 1984: Lucia Faedo, “Conoscenza dell'antico e reimpiego dei sarcofagi in Liguria”, in Colloquio sul Reimpiego dei Sarcofagi Romani nel Medioevo, a cura di Bernard Andreae, Salvatore Settis, Marburg 1984, 133-153.
Ferraro 1903: Salvatore Ferraro, Memorie religiosi e civili della città di Gaeta, Napoli 1903.
Gasperini 1995: Lidio Gasperini, "Vecchie e nuove epigrafi romane di Gaeta", Formianum. Atti del convegno di studi sui giacimenti culturali del Lazio meridionale II, 1994, Marina di Minturno 1995, 11-24.
Giustiniani 1802: Lorenzo Giustiniani, "Gaeta", in Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, vol. V, Napoli 1802, 3-24.
Grohmann 1969: Alberto Grohmann, Le fiere del Regno di Napoli in età aragonese, Napoli 1969.
Leccese 2008: Salvatore Leccese, Il castello di Gaeta, Gaeta 1958.
Longo 2009: Pietro Longo, "Iscrizioni edite e inedite da Gaeta", in Theodor Mommsen e il Lazio antico : giornata di studi in memoria dell’illustre storico, epigrafista e giurista, a cura di Francesco Mannino et al., Roma 2009, 119-150.
Melis 1962: Federigo Melis, Aspetti della vita economica medievale (Studi nell’Archivio Datini di Prato), Siena 1962.
Mesolella 1996a: Giuseppe Mesolella, "Alcuni elementi architettonici sporadici di Formia romana", in Formianum. Atti del convegno di studi sui giacimenti culturali del Lazio meridionale 4. 1996, Marina di Minturno 1998, 59-77.
Mesolella 1996b: Giuseppe Mesolella, "Sul campanile della cattedrale di Gaeta in occasione dei nuovi restauri", Spolia. Journal of Medieval Studies, http://www.spolia.it/online/it/argomenti/archeologia/materiale_antico/1996/campanile.htm
Mesolella 1997a: Giuseppe Mesolella, "Capitelli corinzieggianti di Formia, Gaeta, Minturno", in Formianum. Atti del convegno di studi sui giacimenti culturali del Lazio meridionale 5. 1997, Marina di Minturno 2000, 83-113.
Mesolella 1997b: Giuseppe Mesolella, Un capitello con bucrani reimpiegato nella chiesa di S. Giovanni a mare a Gaeta, Spolia. Journal of Medieval Studies, http://www.spolia.it/online/it/argomenti/archeologia/materiale_antico/1997/bucranio.htm
Mesolella 2012: Giuseppe Mesolella, La decorazione architettonica di Minturnae, Formiae, Tarracina: l’età Augustea e Giulio-Claudia, Roma 2012.
Minieri Riccio 1881: Camillo Minieri Riccio, Alcuni fatti di Alfonso I d’Aragona. Dal 15 aprile al 31 maggio 1458, Napoli 1881.
Minieri Riccio 1884: Carlo Minieri Riccio, Repertorio delle pergamene della università o comune di Gaeta (1187-1704), Napoli 1884.
Monetti 1872: Diego Monetti, Cenni storici dell’antica città di Gaeta, Gaeta 1872.
Nocita 2002-2003: Michela Nocita, "Il ricordo di un edificio militare del X secolo nel cippo iscritto del Campanile di Gaeta", in Rendiconti della Pontificia accademia romana di archeologia 75, 2002/2003, 405-423.
Pergamene 1997: Le Pergamene di Gaeta. Archivio Storico Comunale (1187-1440), a cura di Pasquale Corbo, Gaeta 1997.
Pighius 1587: Stephanus Pighius, Hercules Prodicius, Antwerpen 1587.
Rossetto 1694: Pietro Rossetto, Breve descrittione delle cose più notabili di Gaeta. Città antichissima e fortezza principalissima del Regno di Napoli, Napoli 1694.
Sakellariou 2012: Eleni Sakellariou, Southern Italy in the Late Middle Ages. Demographic, Institucional and Economic Change in the Kingdom of Naples, c. 1440-c.1530, Boston 2012.
Senatore 1997: Dispacci sforzeschi da Napoli, I: 1444-2 luglio 1458, a cura di F. Senatore, Salerno 1997, 12-13.
Severo 1865: Lucio Severo, Di Gaeta e delle sue vicissitudini fino all’ultimo assedio del 1860-61, s.l. 1865.
| |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Fonti e bibliografia/10 |
Luogo | Gaeta | |
---|---|---|
Denominazione | Gaeta, Archivio Storico Comunale | |
Sede storica | via Annunziata 7 e 21, 04024 Gaeta | |
Tipologia | ||
Soggetti produttori | Università di Gaeta Comune di Gaeta Casa santa dell’Annunziata di Gaeta Asilo infantile Vittorio Emanuele II di Gaeta Cappella di S. Erasmo Comune di Elena Giardino d’infanzia Regina Margherita di Gaeta | |
Storia dell'archivio | L'archivio storico comunale "Nicola Magliocca", la cui intitolazione risale all'anno 2004, è conservato presso l'antico Ospedale della SS. Annunziata, edificio adibito a sede dei servizi culturali comunali. La documentazione è stata riordinata e inventariata in due fasi successive, corrispondenti a due diversi inventari che si integrano a vicenda: uno del 1988 e uno del 1999. L'archivio conserva la documentazione prodotta dall’Universitas di Gaeta, tra cui le deliberazioni della città e i libri contabili dell’amministrazione cittadina (secoli XVI-XVIII). Conserva anche l’archivio dell’Annunziata di Gaeta, costituito da un fondo pergamenaceo e uno cartaceo (secoli XIV-XVII) e da libri corali (secolo XV). Il fondo è stato riordinato e inventariato nel 1992. Le pergamene della città di Gaeta, in totale 249 pezzi, conservate negli archivi della città, furono trasferite nel 1846 presso l’Archivio di Stato di Napoli. Prima del trasferimento fu promessa al Comune di Gaeta copia legale delle pergamene; dei 249 pezzi di cui era costituito il fondo pergamenaceo, nel 1860 giunsero in città le copie dei primi 67 documenti regi (1187-1440), più le copie di tre atti notarili. Gli originali del fondo pergamenaceo della città di Gaeta andarono distrutti nell’incendio del 30 settembre del 1943, mentre le copie dei settanta documenti sono tuttora conservate presso l’Archivio storico del Comune, regestate ed edite nel 1997 (Le pergamene 1997). Dei 249 documenti originali, trasferiti nell’Archivio di Stato di Napoli, quindi distrutti nel 1943, restano oggi solo i sommari, curati dagli archivisti napoletani e pubblicati nel 1884 a cura di Bartolomeo Capasso (Repertorio 1884). Altri documenti relativi alla storia di Gaeta e ai suoi rapporti mercantili sono conservati negli archivi di Savona, Genova, Salerno, Palermo, Firenze, Prato, Venezia, Barcellona, Dubrovnick e Roma (Le pergamene 1997, VIII).
| |
Consistenza dell'Archivio | ||
Fondi archivistici | - Comune di Gaeta (1187-1959) 1.023 uu. aa. - SS. Annunziata di Gaeta (secoli XIV-XIX) - Asilo infantile Vittorio Emanuele II di Gaeta (1898-1975), 14 uu. aa. - Cappella di S. Erasmo (1715-1783), 2 uu. aa. - Comune di Elena (1901-1927), 30 uu. aa. - Giardino d’infanzia Regina Margherita di Gaeta (1873-1976), 14 uu. aa. - Stato civile del Comune di Gaeta (1809-1959), 388 uu. aa. - Ufficio di conciliazione di Gaeta (1822-1946), 12 uu. aa. | |
Strumenti di corredo | Inventari del fondo archivistico del Comune di Gaeta | |
Raccolte e miscellanee | Alcune serie archivistiche dell’Archivio del Comune contengono documenti cartacei relativi alla storia dell’amministrazione cittadina. Le serie archivistiche sono elencate e descritte qui di seguito.
| |
Note | I primi cinque volumi della serie II, Delibere del parlamento o Consiglio (1519-1805), sono i seguenti:
| |
Bibliografia | CDC 1969: Codex Diplomaticus Cajetanus, pars 1 e 2, Rist. Anast., Isola del Liri, Pisani 1969.
De Santis 1973: A. De Santis, “La legislazione statutaria nella Regione Gaetana. Cenni riassuntivi”, Economia Pontina, 1973.
Di Tucci 1926: R. Di Tucci, “La legislazione statutaria del Comune di Gaeta”, Studi di Storia napoletana in onore di M. Schipa, Napoli, 1926. Le pergamene 1997: Le pergamene di Gaeta. Archivio Storico Comunale (1187-1440), a cura di Pasquale Corbo, Gaeta 1997. Repertorio 1884: Repertorio delle pergamene della Università di Gaeta (1187-1704), a cura di B. Capasso e degli archivisti del R. Archivio di Stato di Napoli, Tipografia R. Rinaldi, Napoli, 1884. Statuta, privilegia et consuetudinis Cajetae, Gaeta, La Poligrafica, 1986.
| |
Allegati | ||
Link esterni | http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=cons&Chiave=7074 | |
Schedatore | Salvatore Marino | |
Data di creazione | 18/02/2013 18:55:19 | |
Data ultima revisione | 04/09/2016 17:18:15 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Scheda Archivio/8 |