NomeSorrento
LuogoSorrento
Status amministrativoComune in provincia di Napoli
Estensione del territorio comunale9,96 kmq
Popolazione16.745 (ISTAT 2015)
MuseiMuseo Correale di Terranova; Museo-Bottega della Tarsia Lignea; Museo archeologico George Vallet
ArchiviArchivio storico diocesano; Archivio del Museo Correale
BibliotecheBiblioteca del Museo Correale di Terranova, Biblioteca dell'archivio diocesano, Biblioteca comunale
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Citta/11
Nomi antichi e medievali

Sireon, Surrentum

Fondazione (data, modalità)

L’originario nucleo urbano di Sorrento, sorto nel tratto compreso tra i due valloni che sfociano nelle attuali Marina grande e Marina piccola, fu fondato dai primi greci giunti nel promontorio verso il X o IX secolo a.C. (Pane 1955, 32). Probabilmente, si chiamò ‘Sireon’, dal nome delle sirene che, secondo la tradizione poetica, ebbero sede in questi luoghi (Capasso 1846, 36-37). L’inizio della frequentazione del sito di Sorrento, in maniera stabile, è fissato a partire dalla fine del VII secolo a.C. (Russo 1998, 52-53). Le tracce archeologiche, tuttavia, documentano che la formazione della compagine urbana avvenne prima, cioè a partire dalla metà del VI secolo a.C (Rescigno 2010, 177).

In seguito alla fondazione, ad opera dei greci, Sorrento subì temporaneamente la supremazia degli Etruschi (V secolo a.C.) e poi, dal 420 a.C., una stabile occupazione osca. Molto probabilmente, fece parte della Lega Nucerina, insieme con Stabiae, Pompei ed Ercolano. Più tardi ebbe la cittadinanza romana, ma non sappiamo se come municipio o colonia. In età imperiale fu soggiorno di ricchi romani, in particolare tra il I sec. a.C e il I secolo d. C. (Mingazzini 1966). 

Distrettuazioni di appartenenza

Sebbene Sorrento facesse parte della provincia di Terra di Lavoro, in età angioina la città era posta nella giurisdizione del giustizierato o provincia di Principato Citra (Capasso 1866, 23). Un documento del 1444, inoltre, attesta che Sorrento rientrava nella giurisdizione del capitano generale di giustizia e guerra della provincia di Principato Citra, assieme alle città di Massa Lubrense, Vico Equense e Positano (ACA, 2902, 202v-204v). 

Demografia

Nel 1445 la città di Sorrento fu inserita, come terra demaniale, nel Cedolare focularium di Principato Citra, con i suoi 223 fuochi (FA 1970, VII, 22). A metà Quattrocento, quindi, a Sorrento vivevano poco più di mille abitanti. Il numero di abitanti si mantenne pressoché invariato fino alla fine del XV secolo, giacché nel 1489 la città fu tassata per 243 fuochi (Capasso 1866, 30).

La numerazione del 1522 attesta che a Sorrento città e nei suoi borghi limitrofi vi erano 151 fuochi, mentre 477 erano quelli di Piano; nel 1532 i fuochi enumerati furono in totale 434 (Capasso 1866, 30). Agli inizi del Cinquecento, quindi, nella città e nei casali di Sorrento vivevano poco più di duemila abitanti. Un catasto del 1545 enumera 667 fuochi, di cui 262 solo in città (Capasso 1866, 31); dunque, a metà Cinquecento, nel territorio di Sorrento vivevano poco più di tremila persona, di cui un terzo in città e due terzi nelle Forie. Il numero di abitanti aumentò ancora nella seconda metà del Cinquecento, raggiungendo la cifra di circa cinquemila abitanti nel 1595 (Giustiniani 1805, IX, 92). Nel 1670, infine, a Sorrento e Piano vivevano circa settemila persone (Almagiore 1675, 2).

 

Sito, idrografia, viabilità

La conformazione fisica della penisola sorrentina, in cui i monti Lattari costituiscono una vera e propria barriera naturale, che ha reso per secoli molto difficile il collegamento via terra, tanto con Castellammare, quanto con la contigua costiera amalfitana, ha fatto sì che tutta l’area compresa tra lo spartiacque di Monte Faito e la punta della Campanella gravitasse intorno alla città di Sorrento. La sua posizione quasi centrale, morfologicamente delimitata da due valloni e dall’alta costa a picco sul mare, ha certamente condizionato lo sviluppo del nucleo urbano, parzialmente aperto solo verso l’area collinare a monte (Castellano 2005, 211). 

Schedatore

Salvatore Marino

Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Geografia Storica/8
Profilo storico

Nel VII secolo d.C., durante la crisi del dominio bizantino nella penisola italiana, Sorrento acquisì autonomia come ducato, prima sotto la supremazia dei duchi di Napoli, poi con arconti e duchi propri. L’ultimo duca di Sorrento fu Sergio III, che nel 1111 e nel 1117 s’intitolava Princeps Surrentinorum in due carte dell’Archivio Cavense. Il Ducato di Sorrento perse definitivamente la propria indipendenza forse nel 1133, quando Ruggero s’impadronì della città, che quindi fu assorbita nel nuovo regno dei Normanni (Capasso 1866, 1 e 213). Sorrento non fu quasi mai infeudata e visse nei secoli come città regia, senza conoscere il vassallaggio baronale. Fu invece travagliata «dalle lotte secolari di classe, della borghesia nascente contro la nobiltà dominante, dei villani e dei forensi contro i cittadini» (Filangieri 1929, 71).

Nel 1269 la città fu concessa, insieme con altri centri della zona, da Carlo II al figlio primogenito Carlo Martello, garantendo alla Corte regia un reddito annuo di 300 once (RA 1951, II, 268). Fino alla fine del XIII secolo, l’amministrazione della città si basava sulla ripartizione delle cariche elettive tra la nobiltà di seggio, le famiglie di milites e il ceto di giudici e notai, i cosiddetti popolari. Successivamente, l’aristocrazia di seggio acquisì maggiore vigore politico e cercò di assicurarsi il controllo degli uffici economico-finanziari gestiti per conto della regia curia, lasciando agli altri ceti gli incarichi di livello municipale. Le cariche, assegnate in genere a uno o più rappresentanti di seggio, e almeno a uno della più recente nobiltà dei milites, duravano un anno, ma era consuetudine che una stessa famiglia ricoprisse un identico incarico per più anni consecutivi. Nella prima età angioina, crebbe in città quella fascia sociale formata in larga parte da milites, collocata tra l’antica aristocrazia di seggio e il ceto medio. Delle 44 famiglie che occuparono incarichi amministrativi tra il 1274 e il 1390, solo dodici appartenevano a uno dei due seggi; il resto proveniva dalla nobiltà più recente e qualcuno dal ceto dei giudici e notai. Questi ultimi assumevano solitamente gli incarichi più attinenti alle loro capacità professionali: sindaco, giudice annuale, giudice a contratto, oltre che notaio; mentre, i nobili di seggio, oltre a preferire la carica di maestro giurato, tendevano a monopolizzare le più remunerative concessioni del baiulato e della dogana (Castellano 2005, 212, 214).    

Nel corso del Quattrocento, la nobiltà cittadina fu fortemente divisa da contrasti interni: la vecchia aristocrazia restò fedele agli angioini, al punto che, nel 1459, la famiglia degli Acciapaccia si vide distrutto il proprio palazzo per volere della regina Isabella (Messer 1912, 255); viceversa, alcune famiglie rimaste più ai margini in età angioina approfittarono della benevolenza degli aragonesi, come i Correale, che nel 1445 ottennero l’infeudazione di Massa (Berrino 2000, 12-18). Queste lotte divisero la nobiltà sorrentina e causarono la sostanziale perdita di controllo su tutto il territorio circostante e sui villani extra muros (Castellano 2005, 225). Sul finire del secolo XIV, l’università di Sorrento vide ulteriormente ridursi il potere amministrativo che, in epoca normanno-sveva, aveva esercitato su tutta la penisola. Alla perdita di Vico, si aggiunse quella di Massa, che nel 1399 riuscì finalmente a ottenere la propria indipendenza, forse per la fedeltà mostrata alla causa durazzesca negli anni cruciali della guerra, nonostante il breve periodo di obbedienza prestata a Luigi II d’Angiò. Aspirazioni all’autonomia caratterizzarono anche la storia di Piano e furono, nel corso dei secoli, decisamente contrastate da Sorrento che, per i legami vitali che aveva con la foria, cercò, da un lato, di impedire costantemente ai rappresentanti politici di questa, cioè al sindaco e agli Eletti dei terzieri, di ampliare le proprie competenze di governo e, dall’altro, di far valere antichi privilegi di demanio perpetuo, per evitare che il territorio ad est della città finisse nelle mani di un barone (Russo 2008, 9-10). La costante aspirazione dei Pianesi era tesa ad allargare sempre più gli spazi di autogoverno, fino a raggiungere una condizione di autonomia completa e giuridicamente riconosciuta; pertanto, i Pianesi non dovettero affatto considerare una conquista entrare, in virtù dello statuto del 1491, «per una terza parte nel consiglio governativo della città e di avere il proprio sindaco nell’amministrazione delle cose comuni», come a lungo si è sostenuto (Capasso 1866, 6). Lo statuto municipale concesso nel 1491 da Ferrante “per lo bono reggimento et quieto vivere de la cita de Surrento et de lo Piano”, costrinse i Pianesi ad essere parte, senza reali poteri, di un Consiglio che aveva la propria sede in città e vanificò ogni prospettiva di indipendenza (Russo 2008, 11; Trinchera 1874, 65-74). I capitoli emanati nel 1491 istituirono un governo locale formato da quattro sindaci e sedici consiglieri, disciplinando la loro elezione con una precisa normativa e stabilendo poteri e limiti connessi, da un lato, con le loro responsabilità di governo e, dall’altro, con le funzioni di garanzia e di controllo esercitate dal capitano. Essi non si limitarono solo a definire il ruolo degli organi ordinari dell’università, ma contemplarono anche soluzioni particolari per una serie di problemi organizzativi e pratici ritenuti di fondamentale importanza (Russo 2008, 11).

Nel decennio successivo alla morte di Ferrante, i sindaci e gli eletti di Sorrento e del Piano, superando antiche diffidenze, si trovarono più volte a operare come rappresentanti di una sola comunità, nel corso degli eventi che determinarono la fine del regno aragonese di Napoli. Come tutte le città che avevano ricevuto la richiesta di sottomissione, anche gli eletti di Sorrento dovettero partecipare, nel 1495, al parlamento generale convocato da Carlo VIII per prestare giuramento di fedeltà al nuovo sovrano (Trombetta 1967, 55). Sei anni dopo, cioè nel mese di luglio del 1501, gli eletti di Sorrento costituirono una lega con le università di Vico e di Massa per provvedere alla comune difesa della penisola, dichiarandosi vassalli della regina Giovanna, sorella del re di Spagna Ferdinando il Cattolico. Nello stesso mese di luglio, un contingente di mille uomini, comandati dal conte di Sarno, dopo aver ridotto Vico all’obbedienza, mosse contro i Massesi, i Sorrentini e i Pianesi per conquistare il resto della penisola. I fanti e i balestrieri locali però riuscirono a respingere i nemici, impedendo loro di entrare nel Piano. Sorrento, Piano, Vico e Massa restavano nel possesso di Giovanna d’Aragona, (Russo 2008, 15-16). Nel mese di agosto dello stesso anno (1501), il parlamento sorrentino elesse un gruppo di sindaci e procuratori, i quali incontrarono Giovanna d’Aragona, loro signora, presso la Marina di Cassano. Lo scopo dell’incontro fu non solo quello di rendere omaggio e giurare fedeltà alla propria signora, ma anche quello di ottenere la conferma di immunità, privilegi e capitoli antichi e nuovi a favore della città e del suo piano (Capasso 1866, 14-15).

Negli anni successivi, la regina Giovanna continuò a mantenere il dominio della penisola sorrentina, lasciandolo, nel 1517, in eredità all’omonima figlia, che lo detenne per poco tempo, giacché morì prematuramente il 28 agosto del 1518. L’anno successivo, tornata nel demanio regio, Sorrento si affrettò a chiedere a Carlo V la conferma di tutti i privilegi ottenuti dai sovrani aragonesi. Tale conferma fu concessa con diploma dato a Barcellona nel 1519, che, tra l’altro, riconobbe alla città e al suo territorio il privilegio di demanio perpetuo, cioè il diritto di non essere mai data in feudo ad alcuno (Russo 2008, 16-17).

Cronotassi

Sebbene Sorrento sia stata sempre considerata sotto la dipendenza immediata della Corona, per brevi periodi la città uscì dalla condizione demaniale, ma sempre infeudata ai principi di sangue.

Nel 1269 Carlo II d’Angiò concesse la città al figlio primogenito Carlo Martello, garantendo alla Corte regia un reddito annuo di 300 once. Nel 1271 fu concessa al principe di Salerno, nel 1308 al conte d’Eboli e, nel 1309, al conte di Gravina. Nel 1316 fu ceduta in pegno per le doti di Caterina d’Austria, moglie di Carlo l’illustre, figlio di re Roberto.

Nel 1465, nel contratto di matrimonio tra re Ferrante d’Aragona e Giovanna infante, figlia di Giovanni d’Aragona, Sorrento fu data in dote alla sposa, assieme ad alcune altre città e terre del regno. Fu poi donata a suo figlio Ferrandino e, dopo la morte di quest’ultimo (1496), ritornò alla madre Giovanna, cui fu confermata ancora nel 1516 (Capasso 1866, 7, 224; RA 1951, II, 268).

 

Corpus normativo

SORRENTO
La città aveva le sue particolari consuetudini scritte, approvate nel 1306 da Carlo II d’Angiò. Esse erano divise in 71 rubriche, di cui le prime del tutto simili a quelle napoletane (Capasso 1866, 33). Le consuetudini sorrentine codificate nel 1306 regolamentavano, tra le altre cose, i rapporti tra cives sorrentini e villani extra muros. Sorrento, centro amministrativo di tutto il territorio circostante, rivendicava la necessità di una normativa, in forma scritta, che consentisse ai sorrentini di mantenere il controllo sui villani extra muros, che invece avanzavano pretese di indipendenza (Castellano 2005, 220). In una città come Sorrento, dove erano fortemente sentite le divisioni di classe, le consuetudini del 1306 dettarono norme specifiche persino sulla convivenza, all’interno delle mura della città, tra i nobili sorrentini e i villani. Poiché non era possibile impedire ai villani di trasferirsi in città, si rese necessario stabilire delle norme molto precise nella delimitazione dello spazio loro spettante. Nel caso in cui un villano benestante o un abitante di fuori le mura decidesse di costruire casa all’interno della città, su un terreno di sua proprietà, poteva farlo senza problemi, ma a condizione che avesse come vicino un altro villano. Se invece avesse avuto per confinante un residente sorrentino, allora la casa da costruire del villano non avrebbe potuto essere contigua alla casa del sorrentino, ma distante dal confine di almeno un passo (Volpicella 1869, 56-57).
Il 5 settembre 1491, Ferrante d’Aragona concesse a Sorrento lo statuto municipale “per lo bono reggimento et quieto vivere de la cita de Surrento et de lo Piano” (Trinchera 1874, 65-74). In base ai capitoli emanati nel 1491, la città di Sorrento eleggeva due sindaci nobili e due popolani. I due nobili non potevano appartenere allo stesso seggio, mentre i due esponenti del popolo dovevano, rispettivamente, rappresentare i popolani della città e quelli del Piano. Sindaci e consiglieri erano designati annualmente nel mese di agosto; i loro nomi erano estratti, in presenza del capitano e del Consiglio uscente, dal numero di quelli che, ogni tre anni, venivano imbussolati per cedulam da un commissario regio. Le bussole erano poste in una cassetta chiusa con quattro chiavi e custodita nella chiesa di S. Francesco. Per ricoprire la carica di sindaco bisognava avere almeno venticinque anni ed essere padre di famiglia. I rappresentanti dei seggi chiamati ai doveri di tale ufficio, convocavano e presiedevano il Consiglio cittadino, attuavano le delibere consiliari e amministravano il denaro pubblico. Allo scadere del mandato, dovevano sottoporsi alle verifiche dei sindacatori, cui assistevano il capitano, cioè il rappresentante dell’autorità del re, e gli esponenti del nuovo Collegio sindacale (Russo 2008, 11-12).
Il gruppo dei sedici consiglieri era formato da quattro rappresentanti per seggio. Anch’essi, come i sindaci, dovevano giurare solennemente in mano de lo capitanio, avere almeno venticinque anni ed essere padri di famiglia. Le loro conclusioni, dotate di effetto immediato, venivano raggiunte votando sempre per pallocte, tranne quando si trattava di deliberare su argomenti relativi agli interessi del re: in tal caso il voto doveva essere espresso oralmente e pubblicamente. Le delibere erano verbalizzate dal cancelliere, il quale aveva anche il compito di trascrivere nel libro dell’università le lettere ufficiali, le prammatiche regie e tutte le scritture di pubblico rilievo. Nel medesimo registro venivano elencati, all’inizio dell’anno amministrativo, i nomi dei venti membri del governo locale. Ciò consentiva di operare, se necessario, i dovuti controlli e ottenere il rispetto della norma che proibiva a chiunque di ricoprire la stessa carica nel biennio successivo. Il cancelliere, cioè il segretario della città, era nominato annualmente con la stessa procedura seguita per i sindaci e i consiglieri; egli percepiva l’indennità di un’oncia, che era a carico dell’università (Russo 2008, 12).
La regolarità degli atti era garantita dal capitano, cui lo statuto confermava antichi poteri di legittimazione, controllo e sanzione. Per mantenere l’ordine pubblico, amministrare la giustizia penale, perseguire i colpevoli e adempiere tutti i doveri del proprio ufficio, sin dall’età angioina, il capitano aveva a disposizione un giudice assessore e un certo numero di soldati (Capasso 1894, XXXIX). Il capitano, quale ufficiale regio, autorizzava anzitutto la convocazione del Consiglio su richiesta dei sindaci, i quali erano tenuti a far conoscere in tempo utile l’ordine del giorno e ad annunciare l’inizio della riunione facendo suonare le campane dell’arcivescovado. Per motivi pratici, lo stesso annuncio veniva dato al sindaco e ai consiglieri del Piano, inviando loro un avviso il giorno precedente (Russo 2008, 12).

 

MASSA e PIANO
Sorrento ebbe giurisdizione su Massa fino al 1399 e su Piano durante tutta l’età moderna. Tra fine Duecento e fine Trecento, sia Massa sia Piano tentarono a più riprese di conquistare l’autonomia da Sorrento, rivolgendo ai sovrani angioini suppliche che tuttavia rimasero inascoltate. Le liti e controversie, che vedevano contrapporsi, da una parte Sorrento, dall’altra Massa e Piano, erano quasi sempre di natura fiscale. Queste liti per le contribuzioni finirono col diventare sempre più aspre man mano che i Massesi rifiutavano di sottostare alle imposizioni dei Sorrentini (Castellano 2005, 221-222). Agli inizi del Cinquecento, pertanto, Sorrento aveva giurisdizione soltanto su Piano e i suoi casali, nei documenti dell’epoca denominati col termine di foria della città (Capasso 1866, 7).
Sebbene già in età angioina Massa, l’Universitas hominum Lubrensium (Capasso 1866, 6), godesse di alcune prerogative cittadine e avesse una certa rappresentanza municipale, dei propri sindaci e numerosi casali, essa restò soggetta alla giurisdizione della città di Sorrento fino al 1399 (Castellano 2005, 223). A partire dal XV secolo, infatti, Massa si rese indipendente da Sorrento (corpore et iurisdictione), con la concessione di gabelle ed oneri fiscali separati, compresa una gabella del baiulato (Filangieri 1910, 127). Nel 1467 Massa fu concessa in feudo da re Ferrante a Giovanni Sanchez, suo fedelissimo, e nel 1470 lo stesso re ordinò di dividere il territorio di Massa e Sorrento e determinare i rispettivi confini (Capasso 1866, 6).
Meno documentati sono i rapporti tra il Piano e Sorrento in età angioina. Anche se la struttura sociale più disarticolata nei suoi abitati non era stata in grado di opporsi, come nel caso di Massa, con altrettanta energia alla politica cittadina, non mancavano occasioni in cui si creavano stati di tensione tra gli abitanti di Sorrento e quelli del Piano. La volontà di avere una presenza nell’amministrazione cittadina di questi ultimi fu garantita solo nel 1491 con la stesura dei Capituli et ordinatione. Nei capitoli si stabilì che alle principali cariche amministrative fossero nominati, in rappresentanza del Piano, uno dei quattro sindaci nominati annualmente e quattro dei venti membri che componevano il Consiglio cittadino. Una commissione di sei membri, tutti provenienti dai due seggi cittadini, aveva il compito di «conservare et mantenere l’acqua che vene a la dicta cita et provvedere primo che mai habea da mancare» (Trinchera 1874, III, 66-72).

Schedatore

Salvatore Marino

Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni/7
Distrettuazioni interne

L’antico Ducato di Sorrento abbracciava tutta la penisola, dal fiume Sarno alla Campanella, comprendendo quindi anche i centri di Vico, Piano e Massa Lubrense. In età sveva Vico si staccò da Sorrento, costituendosi come università autonoma; essa fu data in feudo prima a Giovanni Pipino, col titolo di conte, poi, nel 1467, fu donata a Giovanni Sanchez (Capasso 1866, 4 e 218).

In età angioina, l’area extraurbana di Sorrento si sviluppava seguendo tre direttrici: sul territorio collinare, con i piccoli nuclei rurali di Marano, Foramura, Baranica, Casola e Levaturo; ad occidente, con i casali di Capo e Priora, località di cerniera tra Sorrento e i casali sparsi di Massa; ad oriente con i casali del Piano, comprendenti l’attuale comune di Sant’Agnello e Meta (Castellano 2005, 211).

Dal punto di vista amministrativo, fu sempre netta la distinzione tra Sorrento città e Foria della città (Capasso 1866, 23).

Tra il XV e il XVI secolo, Sorrento città aveva una duplice suddivisione interna, era cioè divisa in regioni e quartieri. Le regioni erano quelle di Dominova e di Porta, che prendevano il nome dai due omonimi sedili. I quartieri, invece, erano quattro: S. Antonino, S. Cesario, S. Giovanni a Dominova, il Salvatore (Capasso 1866, 29).

 

Centri demici minori

Tra i secoli XVI e XVII sono attestati nel territorio di Sorrento i seguenti centri demici minori: Baranica; Cardiento; Casarosa; Foramura; Fossa del Lupo; Jummella; Maianiello; Marano; Marina di Alimuri; Marina di Cazzano; Mortora; Migliaro; Petrulo; Puolo; Savino; S. Agata; S. Vito; Tordara; Trarivi; Trasaella; Trivio (Russo 2008, 6).

Schedatore

Salvatore Marino

Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Territorio/7
Diocesi

L’istituzione della diocesi di Sorrento risalirebbe alla prima metà del V secolo e il primo vescovo fu San Renato di Sorrento (424-450), secondo altri il secondo (Capasso 1854, 6). Nel X secolo, in una data imprecisata, Sorrento fu elevata alla dignità metropolitica, per cui le diocesi di Massa Lubrense, Castellammare di Stabia e Vico Equense divennero suffraganee dell’arcidiocesi di Sorrento. Il primo arcivescovo di Sorrento, attestato nel 1059, fu un certo Giovanni II (Capasso 1854, 57).  

Sorrento fa oggi parte dell’arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia, sede suffraganea dell’arcidiocesi di Napoli. La sede arcivescovile è la città di Sorrento, con la cattedrale dei Santi Filippo e Giacomo, mentre a Castellammare di Stabia si trova la concattedrale dedicata all’Assunta. A seguito del concordato stipulato nel 1818 tra la Santa Sede e Ferdinando di Borbone, con la bolla De utiliori di papa Pio VII, vennero unite a Sorrento le sedi di Vico Equense, Massa Lubrense e Capri, fino a quel momento sottoposte a Sorrento (Capasso 1854, 113). La città perse la dignità metropolitica il 30 aprile 1979, in forza della bolla Quamquam Ecclesia di papa Giovanni Paolo II. Il 30 settembre 1986, infine, all’arcidiocesi di Sorrento venne unita la diocesi di Castellammare di Stabia.

 

Distrettuazioni interne

L’attuale arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia comprende i comuni di Sorrento, Castellammare di Stabia, Anacapri, Capri, Casola di Napoli, Gragnano, Lettere, Massa Lubrense, Meta, Piano di Sorrento, Pimonte, Pompei, Sant’Agnello, Sant’Antonio abbate, Santa Maria la Carità e Vico Equense.

Cattedrale o chiesa matrice

Basilica cattedrale dei santi Filippo e Giacomo

Enti religiosi

- Basilica di S. Antonino

- Santi Felice e Bacolo

- Addolorata (sconsacrata)

- S. Maria delle Grazie

- S. Paolo

- Carmine

- Annunziata

- Conservatorio di S. Maria delle Grazie

- S. Francesco

Vescovi (sec. XV-XVI)

- 1374-1390: Francesco de Fulgineo (Capasso 1854, 72)

- 1390-1410: Roberto Brancia (ivi, 72-73)

- 1410-1413: Angelo (ivi, 73)

- 1413-1440: Bartolomeo de Miserata (ivi, 73-74)

- 1440-1442: Antonio Bretone (ivi, 74)

- 1442-1470: Domizio e/o Demetrio (?) Falangola (ivi, 75-77)

- 1470-1474: Scipione Cicinelli (ivi, 77)

- 1474-1479: Giacomo de Sanctis (ivi, 77-78)

- 1480-1493: Nardo Mormile (ivi, 78-79)

- 1493-1501: Menelao de Gennaro (ivi, 79-81)

- 1501-1512: Francisco Remolines (ivi, 81-82)

- 1512-1523: Gisberto Remolines (ivi, 83-84)

- 1525-1530: Filippo Strozzi (ivi, 84)

- 1530-1544: Florenzo Coquerel (ivi)

- 1545-1552: Bernardino Silverii Piccolomini (ivi, 85)

- 1552-1558: Bartolomeo Albano (ivi, 86)

- 1558-1571: Giulio Pavesi (ivi, 86-90)

- 1571-1574: Lelio Brancaccio (ivi, 90-91)

- 1574-1588: Giuseppe Donzelli (ivi, 91-93)

- 1588-1591: Muzio Bongiovanni (ivi, 94)

- 1591-1598: Carlo Baldino (ivi, 94-95)

- 1598-1615: Girolamo Provenzale (ivi, 95-97)

- 1612-1641: Giovanni Antonio Angrisani (ivi, 98)

- 1642-1659: Antonio del Pezzo (ivi, 99-100)

- 1659-1679: Paolo Suardo (ivi, 100)

- 1680-1699: Diego Petra (ivi, 100-102)

 

Schedatore

Salvatore Marino

Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni Ecclesiastiche/7
Attività economiche

Il controllo di Sorrento sui casali del territorio comprendeva, naturalmente, anche i traffici commerciali e il mercato cittadino. I massesi, più che i sorrentini, avevano sviluppato un’intensa attività di commercio sul mare. A conferma della vivacità economica di Massa basterebbe citare i Capitoli emanati per la città nel 1339, che fanno riferimento a un’ampia diffusione di barche nel territorio, dedite in particolare al commercio di frutta, specie mele e pesche. Tuttavia, i massesi non erano solo dediti alla coltivazione della terra e al traffico commerciale dei prodotti, ma anche ad attività artigianali, come testimonia l’esistenza di un dazio pro industria propria. Attività commerciali, seppur di più modeste dimensioni, sono documentate anche presso i casali del Piano, nelle cui botteghe si vendeva carne fresca e salata, lardo e sugna, formaggio, vino di fiano e greco; nel 1346, inoltre, fu stabilito un dazio sui prodotti tessili venduti dai commercianti del Piano. A partire dalla metà del Quattrocento, infine, lo smercio dei prodotti immessi nel mercato di Sorrento fu regolamentato nei capitoli del 1434 e controllato dal capitano della città (Castellano 2005, 224-225; Filangieri 1910, 330-331).   

 

Esenzioni e franchigie

Nel 1270, a causa della povertà riscontrata nella zona di Sorrento, fu concesso ai cittadini l’esonero del pagamento delle collette (RA 1954, VI, 58). Nel 1292 e nel 1294, per i danni irreparabili provocati ad alcune terre, a causa dalla guerra del Vespro, il sovrano angioino concesse la riduzione del pagamento delle collette (CDS, II, 329 e 400).

Nel 1465 Ferrante d’Aragona confermò all’università di Sorrento e al suo distretto il dazio del quartuccio sul pesce, già concesso in età angioina. Le antiche concessioni di questo dazio furono poi confermate nel 1519 per «comodo ed utilità de’ suoi cittadini, e specialmente per riparazione delle mura di detta città» (Capasso 1866, 36-37).

 

Mercati e fiere

Il mercato principale della città si teneva nella piazzetta antistante la chiesa del Carmine, chiamata Mercato grande o semplicemente Mercato (Capasso 1866, 49). 

Schedatore

Salvatore Marino

Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Economia/7
Famiglie

Le famiglie patrizie sorrentine attestate nel corso del XV secolo sono le seguenti:

Acciapaccia, Amone, Anfora, Arciafello, Balnea, Boccia, Brancia, Capece, Casamarta, Correale, Cortese, Della Porta, Diometedede, Domini Alexandri, Domini Consulis, Domini Ligorii, Domine Lavinie, Domini Martini, Domini Oliverii, Domine Purpure, Domine Teodore, Dominisari, Donnorso, Eusebio, Falangola, Fiore, Genestra, Guardati, Mastrogiudice, Molignano, Nobilione, Orefice, Pellegrino, Protonobilissimo, Romano, Santacroce, Scurfone, Spasiano, Vulcano (Bernato 2008, 21-24).

Nel XVI secolo le famiglie nobili ascritte ai due seggi della città erano ventisette (Molegnano 1977 [1607], 19). Le famiglie erano le seguenti:

Sedile di DOMINOVA

- Vulcani

- Mastrogiudice

- Sersali

- Capeci

- Nobilioni

- Molignani

- Donnorsi

- Bocci

- Orefici

- Marziali

- Cortesi

- Teodor

- Carlin

- Spasiani

Sedile di PORTA

- Della Porta

- Acciapacci

- Correale

- Amoni

- Branci

- Anfora

- Romani

- Casamarti

- Falangoli

- Marzati

- Fior

- Rota

- Guardati

Già prima del Cinquecento si erano estinte le famiglie Arciafella, Dominipurpura, Casamicciola, Dominidentice, Dominilavinia, Dominiligoria, d’Aviso, Eusebio, Pellegrino ed altre. Le famiglie dei Vulcani, Mastrogiudice, Capece, Donnorso ed Acciapaccia godevano pure gli onori dei sedili napoletani di Capuana e di Nido (Capasso 1866, 26). 

Le famiglie del popolo si distinguevano tra popolani della città e del Piano. In città vivevano i de Jardeno, i de Masso, gli Arnese, i Raparo, gli Auriemma, gli Starace; a Piano, invece, i Mastellone, i Maresca, i de Ponte ed alcune famiglie napoletane ivi stabilite, come i Tabalia e i Cennamo (Capasso 1866, 27-28).

 

Personaggi illustri

Niccolò d'Acciapaccio, cardinale, vescovo di Tropea e poi arcivescovo di Capua (1382-1447)

 

Marino Correale, funzionario (prima metà del XV sec. - 1499).

Colonie mercantili e minoranze
Confraternite

Le principali confraternite sorrentine erano quelle di S. Antonino Abate, di Santa Monica e della Morte.

La fondazione della fraternita di S. Antonino Abate, o dei Battenti, risalirebbe al 1380; essa aveva sede presso la chiesa di S. Antonino dei Padri Teatini ed era amministrata da tre maestri, in parte nobili e in parte del popolo, eletti ogni tre anni. I confratelli, che percorrevano la città flagellandosi per purificarsi e rivivere la passione di Cristo, solevano riunirsi nella cripta della basilica di S. Antonino e vestivano un saio bianco con cappuccio e mantellina viola. La confraternita non è più attiva dal 1901 (Capasso 1854, 141-142).

La fondazione dell’Arciconfraternita della Morte ed Orazione (S. Catello e Congregazione dei Servi) risalirebbe al 1380. I confratelli indossavano un abito nero cinto da un cordone di filo con tre nodi per ricordare i voti di castità, obbedienza e povertà e perché il loro compito precipuo era quello di accompagnare i poveri morti alla sepoltura. La confraternita aveva un’insegna composta di una croce posta su un teschio con due tibie incrociate sopra tre monti e con due clessidre ai lati; in alto, gli oggetti della passione di Gesù, perché l’altro compito fondamentale dei confratelli era quello organizzare processioni per il SS. Sacramento e per la Passione di Gesù, nella notte del Venerdì Santo (detta processione Nera). La confraternita aveva sede nell’antica chiesa di S. Catello, che si trovava nel sito del Monastero della Madonna delle Grazie (Capasso 1854, 56 e 155).

Le origini dell’Arciconfraternita di Santa Monica, detta anche “dei Cinturati”, sono incerte. L’esistenza della confraternita è attestata nel 1453, col titolo di Santa Maria della Misericordia dei Nobili del Sedile Dominova. La confraternita, che gestiva anche un ospedale cittadino, aveva sede nell’omonima cappella, attuale sagrestia della chiesa dell’Annunziata. I confratelli si riunivano nella chiesa di S. Maria della Misericordia e si occupavano, in particolare, di coordinare le opere caritatevoli e assistenziali, del suffragio dei morti e della processione dell’alba del Venerdì Santo, altrimenti detta processione bianca (Capasso 1866, 73).

Le altre fraternite sorrentine, fondate in età moderna, erano: la confraternita delle Anime del Purgatorio, oggi estinta, che in origine aveva sede nella chiesa dell’Annunziata, poi in quella di S. Giovanni a Dominova (Capasso 1854, 154); la confraternita dei Servi di Maria, che aveva sede nell’omonima chiesa e fu fondata nel 1728 (Capasso 1854, 155); la confraternita del Ss. Rosario, con sede presso la parrocchia di S. Giovanni Evangelista in Bonea (Capasso 1854, 198); la confraternita di S. Pietro e S. Eufemia, attestata nel XVI secolo (Capasso 1854, 116); e poi ancora le confraternite di S. Maria del Carmine al Capo (sec. XVII), di S. Giovanni in Fontibus (sec. XVII), della Concezione di Maria Vergine (sec. XVIII), di S. Maria di Casarlano (sec. XVIII); della SS. Immacolata di Priora (sec. XVIII).

Corporazioni
Istituzioni di Beneficenza
Schedatore

Salvatore Marino

Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Societa/7
Repertoriazioni
Archivi storici

Archivio storico diocesano

Archivio del Museo Correale

Raccolte e miscellanee
Strumenti di corredo
Schedatore

Salvatore Marino

Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Fonti documentarie/14
Reliquie - culti -processioni

Il santo patrono di Sorrento è S. Antonino abate, eremita e abate benedettino, nato a Campagna nel VI secolo e morto a Sorrento nel 625. Le spoglie del santo patrono sono conservate nella cripta della basilica di S. Antonino.

A Sorrento, ancora oggi, si celebrano i riti della settimana santa con due celebri processioni, una detta nera, l’altra bianca. La prima, in origine organizzata dalla fraternita della Morte, celebra la Passione di Cristo, quindi si tiene nella notte del Venerdì Santo; l’altra, quella bianca, si tiene all’alba del venerdì santo ed era promossa dalla fraternita di Santa Monica, detta anche della Misericordia (Capasso 1866, 56, 73 e 155).

Cerimonie e rituali civici
Ingressi trionfali, allestimenti e rappresentazioni
Schedatore

Salvatore Marino

Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Riti e Cerimonie/14
Architetti, ingegneri e tavolari attivi in città

Alla fine del XV secolo è di passaggio in città Fra Giocondo, che vi ricopia alcune epigrafi (CIL, X, 676/a, 676/b, 677, 682, 689, 7171/b).

Nel 1462 il maestro lapicida Baldassarre Martino di Vico lavora nel duomo (Filiangieri di Satriano 1883-1981, VI, p. 132).

Nel 1492 Tommaso Malvito fornisce un progetto per la ricostruzione del duomo, i lavori sono presi in appalto dai maestri di muro Andrea Boi di Sorrento, Giannuzzo di Carluccio, Simonetto de Concilio, Marco di Carluccio (Filiangieri di Satriano 1883-1981, V, pp. 59, 97, 135; VI, pp. 474, 487).

Nel 1510 il maestro Fiorentino di Friore della Cava si impegna a realizzare le opere di muro nel monastero dell'Annunziata di Sorrento (Filiangieri di Satriano 1883-1981, V, p. 214).

Nel 1569 l'architetto Pignalosa Cafaro lavora alla torre di Sant'Elia di Cerimogna, o Fontanella (Filiangieri di Satriano 1883-1981, V, p. 77).

Mura e porte urbiche

Murazione ricostruita fra 1558-1561, sui resti di quella più antica che conserva ancora traccia di età preromana.

Strade e piazze
Infrastrutture urbane
Strutture assistenziali

Ospedale di Santa Maria della Misercordia, amministrato dai membri del sedile di Dominova (Cuomo 2004, 66).

Castelli e fortezze
Palazzo signorile
Edifici pubblici

Sedile di Dominova

Sedile di Porta

Palazzi privati

palazzo Veniero

palazzo Correale vecchio

palazzo con loggia in vico Galantarario

palazzo con loggia in via Santa Maria delle Grazie

palazzo con portale aragonese in via Santa Maria delle Grazie

casa del Tasso

Edifici religiosi

Cattedrale (con annesso palazzo vescovile, campanile)

chiese di

Sant'Antonino

Annunziata

San Francesco

San Paolo

Santi Felice e Bacolo

cappella Donnorso

Apparati effimeri
Schedatore

Antonio Milone

Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Architettura/4
Mappe territoriali

La prima raffigurazione nota di Sorrento è nella mappa dell'Ager Nolanus pubblicata da Ambrogio Leone nel 1514. Poi compare nella mappa della Campania pubblicata da Camillo Pellegrino del 1651.

Piante di città
Vedute di città

Veduta Angelica 1583-1584

Veduta Pacichelli 1703

Veduta Parrino 1751

Apprezzi di tavolari
Schedatore

Fulvio Lenzo

Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Cartografia storica/6
Fonti manoscritte

ACA 2.902: Archivo de la Corona de Aragón, serie Privilegiorum Cancellarie Neapolis, Registro n. 2.902, 202v-204v.

 

Napoli, Biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria: Descrizione della città di Sorrento e del suo Piano, [fine XVII sec.], manoscritti XXVIII.B.10.

Fonti a stampa

CDS 1931, Codice diplomatico salernitano, a cura di C. Carucci, II, Subiaco 1931.

 

FA 1970: Fonti Aragonesi, a cura degli archivisti napoletani, VII, Napoli 1970.


RA 1951: I registri della cancelleria angioina ricostruiti da Riccardo Filangieri con la collaborazione degli archivisti napoletani, II, Napoli 1951.


RA 1954: I registri della cancelleria angioina ricostruiti da Riccardo Filangieri con la collaborazione degli archivisti napoletani, VI, Napoli 1954.

 

Trinchera 1874: Francesco Trinchera, Codice aragonese o sia lettere regie, ordinamenti ed altri atti governativi de’ sovrani aragonesi in Napoli, etc., III, Napoli 1874.

Bibliografia

Alberti 1550: Leandro Alberti, Descrittione di tutta Italia, in Bologna, per Anselmo Giaccarelli, 1550.

 

Almagiore 1675: Tobia Almagiore, Raccolta di varie notizie istoriche del Regno di Napoli di Tobia Almagiore, Napoli 1675.

 

Anastasio 1731: Philippo Anastasio, Lucubrationes in Surrentinorum Ecclesiasticas civilesque antiquitates, pars prima, Romae 1731.

 

Anastasio 1732: Philippo Anastasio, Lucubrationes in Surrentinorum Ecclesiasticas civilesque antiquitates, pars altera, Romae 1732.

 

Anastasio 1751: Ludovico Agnello Anastasio, Animadversiones in librum F. Pii Thomae Milante Episcopi stabiensis. De Stabiis, Stabiana Ecclesia, et Episcopi ejus, Neapoli, ex Typographia Mutiana, 1751.

 

Beloch 1874: Karl Julius Beloch, Surrentum im Alterthum, Genf 1874.

 

Beloch 1890: Karl Julius Beloch, Campanien. Geschichte und Topographie des antiken Neapel und seiner Umgebung, (Berlin 1879), seconda edizione Breslau 1890, 252-278.

 

Bernato 2008: Sandra Bernato, Sorrento al tempo di Renato d’Angiò, Salerno 2008.

 

Berrino 2000: Annamaria Berrino, I Correale, patrizi sorrentini, Napoli 2000.

 

Breglia 1996: Luisa Breglia Pulci Doria, “Sorrento. La documentazione letteraria”, in Dalla Magna Grecia a Cos. Ricerche di Storia antica, Napoli 1996, 157-187.

 

Budetta 2001: Tommasina Budetta, “Sorrento. Indagini sull’impianto urbano”, Bollettino di archeologia, 39-40, 1996,125-134.

 

Cangiano 1855: Luigi Cangiano, Esame della distribuzione e del dominio della acque potabili in Sorrento, Piano e Meta, Napoli 1855.

 

Capaccio  1607: Giulio Cesare Capaccio, "Surrentum", in Historia Neapolitana, (Neapoli 1607) ed. Napoli, suntibus Joannis Gravier, 1771, II, 128-160.

 

Capasso 1846: Bartolommeo Capasso, Topografia storico-archeologica della penisola sorrentina e raccolta di antiche iscrizioni edite ed inedite appartenenti alla medesima, Napoli 1846.

 

Capasso 1854: Bartolommeo Capasso, Memorie storiche della Chiesa Sorrentina, Napoli 1854.

 

Capasso 1862: Bartolommeo Capasso, Sulla iscrizione sorrentina dedicata a Fausta. Nuove osservazioni, Napoli 1862

 

Capasso 1866: Bartolommeo Capasso, Il Tasso e la sua famiglia a Sorrento. Ricerche e narrazioni storiche, Napoli 1866.

 

Capasso, Cantèra 1894: Bartolommeo Capasso, Biagio Cantèra, Inventario cronologico-sistematico dei Registri Angioini conservati nell’Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1894.

 

Cappelletti   "Chiesa arcivescovile di Sorrento e sue suffraganee", in Idem, Le chiese d'Italia: dalla loro origine sino ai nostri giorni, vol. XIX, Venezia 1864, 672-826.

 

Caracciolo 1626: S. Antonini Coenobii Agrippinensis apud Surrentum quondam Abbatis Vita. Ab Anonymo Auctore ante anno CCC scripta, ex mm.ss. codd. Bibliothecarum Neapolitanae et Torensis Clericorum Regularium. Nunc primum Typis expressa, cum Antonii Caraccioli, eiusdem Ordinis Presbyteri notationibus, Neapoli, Typis Scorigianis, 1626.

 

Castellano 2005: Maria Castellano, "Sorrento: città e contado", in Città e contado nel Mezzogiorno tra Medioevo ed Età moderna, a cura di Giovanni Vitolo, Salerno 2005, 211-227.

 

Cecamore 2004: Claudia Cecamore, “La base di Sorrento: le figure e lo spazio fra mito e storia”, Mitteilungen des Feutsches Archaelogischen Institut. Roemische Abteilung, 111, 2004, 105-141.

 

Cristilli 2011: Armando Cristilli, “Surrentum ductus amoenum. Sculture in marmo dalla c.d. villa di Agrippa Postumo a Sorrento”, Oebalus. Studi sulla Campania nell’antichità, 6, 2001, 179-213.

 

Cristilli 2012: Armando Cristilli, “L’arredo scultoreo delle villae maritimae della Penisola Sorrentina”, in Piano di Sorrento. Una storia di terra e di mare. Atti del I, II e III ciclo di conferenze (2010-2011) sulla storia del territorio di Piano di Sorrento e della Penisola Sorrentina, a cura di Carlo Pepe e Felice Senatore, Roma 2012, 77-95.

 

Colonna 2010: Giovanni Colonna, “I leoni di Sorrento (e il supposto mnema di re Liparo)”, in Sorrento e la Penisola Sorrentina tra Italici, Etruschi e Greci nel contesto della Campania Antica, Atti della giornata di studio in omaggio a Paola Zanzani Montuoro, 1901-1987 (Sorrento, 19 maggio 2007), a cura di Felice Senatore e Mario Russo, Roma 2010, 337-377.

 

Cuomo 2004: La penisola sorrentina. Le tesi di laurea, a cura di Antonino Cuomo, Castellammare di Stabia 2004.

 

Cuomo, Ferrajuolo 1992: Antonino Cuomo, Pasquale Ferrajuolo, La cattedrale di Sorrento, Napoli 1992.

 

de Pezzo 1654: Constitutiones et Decreta Dioecesanae Synodi Surrentinae ab Antonio de Pezzo, Archiepiscopo Surrentino celebratae anno 1654, Neapoli, typis Francisci Savii, 1654 

 

Della Rocca, Russo 2001: Laura Della Rocca, Maria Russo, Le trasformazioni urbanistiche di Sorrento dall’Ottocento al primo dopoguerra, Castellammare di Stabia 2001.

 

Donnorso 1740: Vincenzo Donnorso, Memorie istoriche della fedelissima ed antica città di Sorrento, in Napoli nella stamperia di Domenico Roselli 1740.

 

Ebanista 2001: Carlo Ebanista, “Inediti elementi di arredo scultoreo altomedievale da Sorrento”, Rendiconti della Accademia di Archeologia Lettere e Belle Arti, n.s., LXX 2001, 269-306.

 

Fasulo 1906: Manfredi Fasulo, La penisola Sorrentina, Napoli 1906.

 

Ferraiuolo 1974: Pasquale Ferraiuolo, Chiese e monasteri di Sorrento, Napoli 1974.

 

Filangieri 1910: Riccardo Filangieri, Storia di Massa Lubrense, Napoli 1910.

 

Filangieri 1929: Riccardo Filangieri, Sorrento e la sua penisola, Bergamo 1929.

 

Filiangieri di Satriano 1883-1981: Gaetano Filangieri di Satriano, Documenti per la Storia, le Arti e le Industrie delle Provincie Napoletane, Napoli 1883-1891.

 

Furchheim 1899: Friedrich Furchheim, Bibliografia dell'isola di Capri e della penisola Sorrentina. Aggiuntavi la bibliografia di Amalfi, Salerno e Pesto, Napoli 1899.

 

Gandolfo 2005: Francesco Gandolfo, "Considerazioni a margine di alcune sculture medievali di Sorrento", Rivista di ricerche bizantinistiche, 2, 2005, 277-287.

 

Gargiulo 1822: Onofrio Gargiulo, “Denominazioni greche antichissime. Di molti luoghi, che sono posti tra il fiume Sarno, ed il promontorio Atenero, conservate presso il volgo de’ rispettivi Paesi e spiegazioni delle medesime”, Memorie della Regale Accademia ercolanese di archeologia, I, 1822, 313-333.

 

Giannettasio 1696: Nicolai Parthenij Giannettasij S.I. Aestates Surrentinae, Romae 1696.

 

Giustiniani 1805: Lorenzo Giustiniani, “Sorrento”, in Idem, Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, IX, Napoli 1805, 85-93.

 

Grelle 1962: Anna Grelle, Frammenti medioevali nella cattedrale di Sorrento, Napoli 1962.

 

Maffei 1506: Raffaele Maffei [Volaterranus], Commentariorum rerum Urbanarum libri XXXVIII, Romae, per Ioannem Besicken Alemanum, anno Domini MDVI [1506]

 

Magalhaes 2003: Marici Martins Magalhaes, Storia, istituzioni e prosopografia di Surrentum romana. La collezione epigrafica del Museo Correale di Terranova, Castellammare di Stabia 2003.

 

Maldacea 1841: Gennaro Maldacea, Storia di Sorrento, Napoli 1841.

 

Messer 1912: Arm. Ad. Messer, Le Codice aragonese, Paris 1912.

 

Mingazzini 1966: Paolino Mingazzini, «Sorrento», in Enciclopedia dell’arte antica, 1966 (http://www.treccani.it/enciclopedia/tag/sorrento/).   

 

Mingazzini, Pfister 1946: Paolino Mingazzini, Friedrich Pfister, Forma ItaliaeSurrentum, Firenze 1946.

 

Molegnano (1607) 1846: Cesare Molegnano, Descrittione dell’origine, sito, e famiglie antiche della città di Sorrento del signor Cesare Molegnano, posta in luce ad istanza del dottor Tommaso Cavarretta Napolitano, (in Chieti appresso Isidoro Facii e Barthol. Gobetti 1607) e di nuovo Napoli 1846.

 

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Surrentum”, in Inscriptiones Bruttiorum, Lucaniae, Campaniae, Siciliae, Sardiniae latinae. Pars I, Inscriptiones Bruttiorum Lucaniae Campanie, Berolini 1883, 76-83.

 

Natali 1943: Giulio Natali, Torquato Tasso, Roma 1943.

 

Pace 2000: Valentino Pace, “Scultura dell’Alto Medioevo a Sorrento”, in Il futuro dei Longobardi. L’Italia e la costruzione dell’Europa di Carlo Magno Catalogo della mostra, a cura di Carlo Bertelli, Gian Pietro Brogiolo, Milano 2000, pp. 449-450, schede 429, 431-432.

 

Pacichelli 1703: Giovanni Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva diviso in dodeci provincie, in cui si descrivono la sua metropoli fidelissima citta di Napoli, ... e le sue centoquarantotto citta, e tutte quelle terre, delle quali se ne sono havute le notitie: con le loro vedute diligentemente scolpite in rame, conforme si ritrovano al presente, oltre il Regno intiero, e le dodeci provincie distinte in carte geografiche, In Napoli : nella stamperia di Michele Luigi Mutio, 1703.

 

Pane 1955: Roberto Pane, Sorrento e la costa, Napoli 1955.         

 

Pane 1975-1977: Roberto Pane, Il rinascimento in Italia meridionale, 2 volumi, Milano 1975-1977.

 

Pococke 1745: Richard Pococke, A Description of the East and Some Other Countries, vol. II, Part. II, Observations on the Islands of the Archipelago, Asia Minor, Thrace, Greece, and some other Parts of Europe, London, printed for the Author by W. Bowyer, 1745.

 

Pococke 1752: Richard Pococke, Inscriptionum Antiquarum Grac. Et Latin. Liber: Accedit, Numismatum Ptolemaeorum, Imperatorum, Augustarum et Caesarum, in Aegypto cusorum, e Scriniis Britannicis, Catalogus, Typis Mandati, anno MDCCLII, 69-70.

 

Polverini 2011: Leandro Polverini, “Giulio Beloch nella storia della storiografia”, in Karl Julius Beloch da Sorrento nell’Antichità alla Campania, Atti del convegno storiografico in memoria di Claudio Ferone (Piano di Sorrento, 28 marzo 2009), a cura di Felice Senatore, Roma 2011, 1-18.

 

Quintavalle 1931-1932: Arturo Ottavio Quintavalle, “Plutei e frammenti d’ambone nel Museo Correale a Sorrento”, Rivista del R. Istituto d’Archeologia e Storia dell’Arte, III 1931-32, 160-183.

 

Ranzano (ed. Di Lorenzo et alii) 2007: Pietro Ranzano, Descriptio totius Italiae (Annales, XIV-XV), a cura di Adele Di Lorenzo, Bruno Figliuolo, Paolo Pontari, Firenze 2007.

 

Regio 1582: La Vita del santo padre Antonino abbate, principal protettor della citta di Sorrento. Descritta dal reuerendo Signor Paolo Regio, In Napoli, appresso Gio. Battista Cappelli, 1582.

 

Rescigno 2010: Carlo Rescigno, "Note sulla forma urbana di Surrentum", in Sorrento e la penisola sorrentina tra Italici, Etruschi e Greci nel contesto della Campania antica, Atti del Convegno di Studi, Sorrento, 19 maggio 2007, a cura di F. Senatore e M. Russo, Quaderni di Oebalus I, Roma 2010, 176-199.

 

Romeo 1577: Davidis Romei Quinque Divi custodes ac praesides urbis Surrenti, Neapoli, apud Iosephum Cacchium 1577

 

Russo 1978: Vincenzo Russo, Sorrento medievale, Sorrento 1978.

 

Russo 1997: Mario Russo, Sorrento. Archeologia tra l’hotel Vittoria e Capo Circe: Scavi e rinvenimenti dal Settecento a oggi, Sorrento 1997.

 

Russo 1998: Mario Russo, "Il territorio tra Stabia e Punta Campanella. La via Minervia, gli insediamenti, gli approdi", in Pompei, il Sarno, la penisola sorrentina, a cura di Felice Senatore, Atti del secondo ciclo di conferenze di geologia, storia e archeologia, Pompei, aprile-giugno 1977, Pompei 1998, 23-98.

 

Russo 1998: Mario Russo, “Il territorio tra Stabia e Punta Campanella nell’antichità. La via Minervia, gli insediamenti, gli approdi”, in Pompei, il Sarno e la Penisola Sorrentina, Atti del secondo ciclo di conferenze di geologia, storia e archeologia (Pompei 1997-1998), a cura di Felice Senatore, Pompei 1998, 23-98.

 

Russo 2004: Mario Russo, “Per viscera rupis. Vie pubbliche e private in galleria, in tagliata e in trincea di Surrentum”, Atlante tematico di Topografia Antica, 13, 2004, 335-380.

 

Russo 2006: Maria Russo, “Tre nuove iscrizioni da Surrentum su marmi reimpiegati nella cattedrale”, Oebalus. Studi sulla Campania nell’Antichità, I, 2006, 195-231.

 

Russo 2007: Mario Russo, Sorrento: via Pietà. Osservazioni di urbanistica e di architettura dall’Antichità all’Ottocento, Sorrento 2007.

 

Russo 2008: V. Russo, Sorrento e i casali del Piano. Rapporti e conflitti politico-amministrativi nel Cinque-Seicento, Castellammare di Stabia 2008.

 

Russo 2009: Mario Russo, SorrentoEdifici pubblici, case private e tabernae tra età ellenistica e tardo antico lungo due assi viari, [già pubblicato come saggio in Pompei, il Vesuvio e la Penisola Sorrentina, Atti del secondo ciclo di conferenze di geologia, storia e archeologia (Pompei 1997-1998), a cura di Felice Senatore, Roma 1999, Roma 1999, 145-231], edizione aggiornata, riveduta e corretta, Sorrento 2009.

 

Russo 2011: Mario Russo, “La penisola sorrentina da Surrentum im Alterthum a oggi”, in Karl Julius Beloch da Sorrento nell’Antichità alla Campania, Atti del convegno storiografico in memoria di Claudio Ferone (Piano di Sorrento, 28 marzo 2009), a cura di Felice Senatore, Roma 2011, 229-282.

 

Savoia Aosta: Margerita di Savoia Aosta Haugsburg, “I monumenti faraonici di Sorrento: la statua di Seti I e la recentemente ritrovata statua di Padimenemipet”, Studi classici e orientali, 24, 1975, 211-215.

 

Senatore 2011: Felice Senatore, "La cosiddetta ‘lega campana’. Karl Julius Beloch e la ‘nascita storiografica’ di un Gauverband", in  Karl Julius Beloch da Sorrento nell’Antichità alla Campania, Atti del convegno storiografico in memoria di Claudio Ferone (Piano di Sorrento, 28 marzo 2009), a cura di Felice Senatore, Roma 2011, 333-362.

 

Sersale 1847: Gaetano Sersale, Vita di S. Antonino Abate patrono principale della città di Sorrento, Napoli 1847.

 

Solerti 1895: Angelo Solerti, Vita di Torquato Tasso, 3 voll., Torino-Roma 1895.

 

Tonelli 1935: Luigi Tonelli, Tasso, Torino 1935.

 

Trinchera 1872: Francesco Trinchera, Degli Archivi napoletani, Napoli 1872.

 

Trinchera 1874: Francesco Trinchera, Codice Aragonese, III, Napoli 1874.

 

Trombetta 1967: Antonino Trombetta, Vico Equense ed il suo territorio, Roma 1967.

 

Trombetta 1983: Antonino Trombetta, Profilo linguistico ed onomastico della Penisola sorrentina e storia del Faito, Abbazia di Casamari 1983.

 

Ughelli 1720: Ferdinando Ughelli, “Surrentina metropolis”, in Italia sacra, cura et studio Nicola Coleti, tomo VI, Venetiis 1720, coll. 591-630.

 

Venditti 2007: Mauro Venditti, “Sorrento, antiche mura”, in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania. Ricerche, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 2007, 267-270.

 

Venditti 2007/a: Mauro Venditti, “Sorrento, casa in vico Galantarario”, in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania. Ricerche, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 2007, 271-273.

 

Venditti 2007/b: Mauro Venditti, “Sorrento, chiesa cattedrale dei santi Filippo e Giacomo”, in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania. Ricerche, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 2007, 274-276.

 

Venditti 2007/c: Mauro Venditti, “Sorrento, chiostro di San Francesco”, in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania. Ricerche, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 2007, 277-280

 

Venditti 2007/d: Mauro Venditti, “Sorrento, sedile di Porta”, in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania. Ricerche, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 2007, 281-282.

 

Venditti 2007/e: Mauro Venditti, “Sorrento, sedile Dominova”, in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania. Ricerche, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 2007, 283-284.

 

Venditti 2007/f: Mauro Venditti, “Sorrento. Struttura urbana e architettura di transizione tra tardo-gotico e rinascimento”, in L'architettura di età aragonese nell'Italia Centro-Meridionale: verso la costituzione di un sistema informativo territoriale documentario iconografico, a cura di Cesare Cundari, Roma 2007, 75-92.

 

Vitale 2006: Giuliana Vitale, Ritualità monarchica, cerimonie e pratiche devozionali nella Napoli aragonese, Salerno 2006.

 

Volpicella 1869: Luigi Volpicella, Le consuetudini della città di Sorrento: ora per la prima volta messe a stampa, Napoli 1869.

Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Fonti e bibliografia/8