Nome | Melfi | |
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Luogo | Melfi | |
Status amministrativo | Comune in provincia di Potenza | |
Estensione del territorio comunale | 205,15 Kmq | |
Popolazione | 17.776 (ISTAT luglio 2016) | |
Musei | Museo archeologico nazionale del Melfese; Museo civico; Museo diocesano di Melfi | |
Archivi | Archivio diocesano | |
Biblioteche | Biblioteca Gian Paolo Nitti; Biblioteca vescovile di Melfi | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Citta/10 |
Nomi antichi e medievali | Melphis, Melfie, Amelfi | |
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Fondazione (data, modalità) | La città fu fondata, molto probabilmente, intorno all'anno Mille dal catapano Bonjoanne (Navazio 2007, 100). | |
Distrettuazioni di appartenenza | Basilicata | |
Demografia | Nella prima metà del XIV secolo Melfi contava una popolazione di oltre diecimila abitanti (Sakellariou 2012, 446). Tra il Trecento e il Quattrocento si registrò un deciso decremento della popolazione, giacché nel 1447 furono enumerati in città 631 fuochi, quindi circa tremila abitanti (Da Molin 1979, 68-71). Nel 1521 il numero dei fuochi salì a 792, per poi scendere lievemente, nel 1532, a 781 (Pedio 1991, 254-255). Nel corso del Cinquecento il numero degli abitanti di Melfi aumentò considerevolmente fino a raggiungere i cinquemila abitanti nel 1545 e a sfiorare i diecimila abitanti a fine secolo, giacché "la tassa de' fuochi del 1545 fu di 1.042, del 1561 di 1.772, del 1595 di 2.180" (Giustiniani 1802, V, 427). a. 1320: f. 2.874 (Sakellariou 2012, 446); a. 1447: f. 631 (Da Molin 1979, 68-71); a. 1521: f. 792 (Pedio 1991, 254-255); a. 1532: f. 781 (ibid.); a. 1545: f. 1.042 (Giustiniani 1802, V, 427); a. 1561: f. 1.772 (ibid.); a. 1595: f. 2.180 (ibid.). | |
Sito, idrografia, viabilità | Ubicata alle pendici del Vulture, all'apice di un sistema collinare degradante verso la Valle dell'Ofanto, Melfi controlla le comunicazioni fra gli altopiani campani e le pianure pugliesi; la città, inoltre, rappresenta un importante snodo viario, giacché è attraversata dall'Appia, dalla Popilia e da altre vie di comunicazione dirette verso l'interno della regione lucana. Il nucleo urbano di Melfi, arroccato su un tronco di cono vulcanico, risulta naturalmente fortificato dalla fiumara circondante su tre lati la collina su cui sorge la città (Navazio 2007, 100). | |
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Geografia Storica/6 |
Profilo storico | Con molta probabilità, la città fu fondata nei primi anni dell’XI secolo dal generale bizantino Bonjoanne, o Boioannes, catapano dal 1017 al 1027, nell'ambito delle fortificazioni da realizzare per il controllo del territorio (Navazio 2007, 100). In pochi anni la città assunse un ruolo così importante da diventare capitale della Contea di Puglia, nonché sede di ben cinque concili, convocati da cinque diversi pontefici, tra il 1059 e il 1137. Nel primo di questi concili (1059), papa Niccolò II riconobbe i possedimenti conquistati dai normanni e nominò Roberto il Guiscardo duca di Puglia e Calabria. Nel 1067, papa Alessandro II vi convocò il secondo concilio e ricevette Gisulfo II, principe longobardo di Salerno, e i fratelli Roberto il Guiscardo e Ruggero d’Altavilla. Durante il terzo concilio, che si tenne nel 1089, papa Urbano II indisse la prima crociata in Terra Santa. Seguirono poi i concili del 1101 e del 1137, convocati, rispettivamente, dai pontefici Pasquale II e Innocenzo II. La città, benché avesse perso il titolo di capitale del Regno, continuò a costituire un centro molto importante dell'impero normanno. In età sveva fu una delle residenze estive di Federico II, il quale riportò all’antico splendore la città e il suo castello. Proprio dal castello di Melfi, l’imperatore promulgò le celebri constitutiones augustales, altrimenti note come costituzioni melfitane, codice unico di leggi valide per l’intero Regno di Sicilia. La città restò demaniale fino al 1334, anno in cui re Roberto d’Angiò affidò la giurisdizione della città a sua moglie, Sancia di Maiorca, dandole il compito di difendere l’integrità della città (Araneo 1866, 99-100; Caggese 1922, vol. I, 473). Nel 1350 la città fu concessa in feudo, col titolo di conte, a Niccolò Acciaiuoli († 1365). Il mercante fiorentino, per il prezzo di 1.500 once d’oro, acquistò tutti i diritti e la giurisdizione sulla città e sul suo territorio, per sé e per i suoi successori, con l’obbligo di prestare servizio feudale (Tanfani 1863, 167). A Niccolò successe il primogenito Angelo, poi il nipote Roberto, alla cui morte, senza eredi, dopo un breve intervallo, i beni della famiglia ricaddero nella disponibilità della corte regia (Navazio 2007, 125). Tornò così ad essere città demaniale per brevi periodi. Una prima volta, nel secondo decennio del XV secolo, in seguito alla morte, senza eredi, dell’ultimo discendente degli Acciaiuoli (Navazio 2007, 125). Nel 1416, la regina Giovanna II cedette in feudo Melfi a Ser Gianni Caracciolo († 1432), gran siniscalco del Regno, discendente da un ramo dei Caracciolo detto “del Sole” (Araneo 1866, 336). Ser Gianni ottenne nel 1425 anche il Ducato di Venosa ed esercitò il controllo su Oppido, sul castrum di Monticchio e su Lavello. In seguito all’assassinio di Sergianni, peraltro avvenuto nel giorno del matrimonio tra il figlio Troiano e Maria Caldora (agosto 1432), ai Caracciolo furono confiscati tutti i feudi, tra cui quello di Melfi, che così tornò a essere città demaniale, tra il 1432 e il 1441 (Fortunato 1907, 6; Pedio 1989, 210). Nel 1441 Melfi fu concessa in feudo, col titolo di duca, a Troiano Caracciolo, per aver parteggiato a favore di Alfonso d’Aragona e per aver contribuito al successo di quest’ultimo. A Troiano successe Giovanni II Caracciolo il quale, nel 1485, per aver congiurato contro Ferrante, si vide confiscare tutti i feudi, tra cui Melfi, e fu imprigionato in Castelnuovo, per poi morire nel 1487. A Giovanni II successe il figlio Troiano II Caracciolo; costui, nel 1495, rientrò in possesso dei feudi di Rapolla, Ripacandida, Candela e Abriola e, il 17 dicembre 1498, per mano di Federico d’Aragona, gli fu restituito il feudo di Melfi col titolo di principe (Conte, Saraceno 1996, 15 e 19; Navazio, Tartaglia 1992, II, 82). Alla morte di Troiano II († 1520) successe Giovanni III Caracciolo, il quale, per aver prestato servizio a seguito dei francesi, nel 1528 venne privato da Carlo V di tutti i suoi beni e costretto all’esilio in Francia. Terminò così, nel 1528, il dominio dei Caracciolo su Melfi. A quest’anno, peraltro, risale il saccheggio dei francesi guidati da Lautrec, che comportò il massacro di numerosi cittadini di Melfi, mentre i superstiti furono costretti ad abbandonare la città per diversi giorni, facendovi ritorno nel giorno della Pentecoste del 1528 (Navazio, Tartaglia 1992, II, 75). Il 20 dicembre 1531, Carlo V d’Asburgo assegnò ad Andrea Doria il feudo di Melfi, costituito da Melfi, Candela, Forenza e dalle terre di Leonessa e Lagopesole (Fortunato 1902, 251). L’assegnazione fu fatta a saldo delle somme dovute dall’imperatore per la guerra sul mare condotta dall’ammiraglio genovese contro la Francia di Francesco I. Il 24 settembre 1533, Marco Antonio del Carretto, figlio di Perretta Usodimare, moglie in seconde nozze di Andrea Doria, fu nominato erede e infine investito del feudo di Melfi. La famiglia Doria restò a Melfi fino al 1954, esercitando e gestendo la sua presenza attraverso le figure dei governatori e, successivamente, con agenti e amministratori (Navazio 2007, 133-134). | |
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Cronotassi | - 1334: la città è infeudata alla regina Sancia di Maiorca, moglie di Roberto d’Angiò. - 1350: Niccolò Acciaiuoli († 1365), conte di Melfi. - 1416: Ser Gianni Caracciolo († 1432), conte di Melfi. - 1432-1441: la città torna nel regio demanio. - 1441: Troiano Caracciolo, duca di Melfi. A Troiano successe Giovanni II Caracciolo († 1487). - 1485-1498: la città torna nel regio demanio. - 1498: Troiano II Caracciolo († 1520), principe di Melfi. - 1520: Alla morte di Troiano II, successe Giovanni III Caracciolo, il quale nel 1528 fu privato da Carlo V di tutti i suoi beni e costretto all’esilio in Francia. Terminò così il dominio dei Caracciolo su Melfi. - 1528: saccheggio dei francesi guidati da Lautrec, che comportò il massacro di numerosi cittadini di Melfi. - 1531: Andrea Doria, principe di Melfi. - 1533: Marco Antonio del Carretto, figlio di Perretta Usodimare, moglie in seconde nozze di Andrea Doria, fu nominato erede e infine investito del feudo di Melfi. La famiglia Doria restò a Melfi fino al 1954. (Araneo 1866, 336; Caggese 1922, I, 473; Conte, Saraceno 1996, 15 e 19; Fortunato 1907, 6; Fortunato 1902, 251; Navazio 2007, 133-134; Navazio, Tartaglia 1992, II, 75 e 82; Pedio 1989, 210). | |
Corpus normativo | Nel 1525 Giovanni III Caracciolo concesse i “Capitula et Statuta Bajulationis Civitatis Melfie”. I capitoli e statuti della città di Melfi disciplinavano gli aspetti di vita collettiva riguardanti tanto l’amministrazione della giustizia e la riscossione delle imposte, quanto il funzionamento del mercato locale e la tutela dell’igiene e salute pubblica (Ciasca 1958, 160-176; Navazio 2007, 129).
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Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni/5 |
Distrettuazioni interne | Appena fuori le mura cittadine si svilupparono nel tardo Medioevo due aree: quella dei “Balnea”, dove si concentrarono gruppi o corporazioni di artigiani, uniti dalla comune professione, e il cosiddetto "rione Chiucchiari”, ubicato fra la chiesa di San Francesco e il Duomo, alle spalle della chiesa di Santa Maria dei Lombardi; in questo rione si stanziarono, già a fine Quattrocento, popolazioni albanesi immigrate, guidate dal Capitan Kiukieri, da cui prese nome il rione.
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Centri demici minori | ||
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Territorio/5 |
Diocesi | La fondazione della diocesi di Melfi risalirebbe al 1037 e fu eretta da Nicola I, arcivescovo di Canosa e di Bari (D’Avino 1848, 327); tuttavia, la prima citazione di una Cattedrale in Melfi risale al 1067, anno in cui papa Alessandro II dichiarò di aver celebrato un sinodo nella chiesa di San Pietro "que est sedes episcopatus Melphiensis" (Navazio 1999, 57). Fino al 1102 la diocesi melfitana fu suffraganea di quella barese, poi fu assoggettata alla Santa Sede (D’Avino 1848, 327-328). Nel 1153 fu portata a termine la nuova Cattedrale, dedicata alla Vergine Maria e dotata di un imponente campanile (Navazio 1999, 58). La diocesi di Melfi si estendeva su un territorio di ridotte dimensioni; essa comprendeva, infatti, oltre alla città di Melfi, i soli feudi di Salsola e Gaudiano. Nel 1527, papa Clemente VII unì la diocesi di Melfi a quella di Rapolla (D’Avino 1848, 327-328). Oggi, la diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa è suffraganea dell'arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo. La diocesi è una delle sei circoscrizioni ecclesiali della Basilicata ed ha una superficie di Kmq 1.316 con una popolazione di 84.217 abitanti (dati diocesi 2011), con una Cattedrale a Melfi e due concattedrali, una a Rapolla e l'altra a Venosa. | |
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Distrettuazioni interne | La diocesi comprende, oltre alle città di Melfi, Rapolla e Venosa, altri tredici comuni della provincia di Potenza: Atella, Barile, Forenza, Ginestra, Lavello, Maschito, Montemilone, Pescopagano, Rapone, Rionero in Vulture, Ripacandida, Ruvo del Monte, San Fele. | |
Cattedrale o chiesa matrice | ||
Enti religiosi | - chiesa e convento di Sant'Antonio - chiesa di Sant'Anna e Santa Maria del Suffragio - chiesa di San Teodoro - chiesa di San Lorenzo - chiesa della Madonna del Carmine - chiesa di Santa Maria la Nova - chiesa di Santa Maria ad Nives - chiesa e convento della Trasfigurazione di Nostro Signore - chiesa rupestre di Santa Margherita - chiesa rupestre della Madonna delle Spinelle - chiesa rupestre dello Spirito Santo | |
Vescovi (sec. XV-XVI) | Vescovi di Melfi: - 1326-1328: Alessandro da Sant'Elpidio - 1328-1331: Monaldo Monaldi - 1331-1347: Giacomo II - 1347-1348: Pietro di Clusello - 1348-1349: Giovanni de Naso - 1349-1349: Nicola de Teramo - 1349-1362: Nicola Caracciolo - 1363-1366: Antonio da Rivello - 1366-1369: Pandolfo da Siroponte - 1369-?: Francesco Sconditi Obbedienza avignonese: - 1384-?: Elia - ?-1395: Nicola - 1412-1418: Francesco Carosio Obbedienza romana: - 1382-?: Giacomo - 1384-1412: Antonio de Samudia - 1412-1412: Giovanni Dominici - 1412-?: Roberto Acciaioli - 1418-1419: Astorgio Agnesi - 1420-1425: Giacomo Isolani - 1425-?: Nicola Giorgio de Maglinto - 1431-1437: Francesco Palombo - 1437-1450: Onofrio di Francesco di Sanseverino - 1450-?: Alfonso Costa - 1472-1480: Gaspare Loffredi - 1480-1486: Ottaviano Bentivoglio - 1486-?: Francesco Caracciolo - 1494-1498: Juan de Borja Llançol de Romaní - 1498-1499: Juan Ferrer - 1499-1513: Raffaele di Ceva - 1513-1528: Lorenzo Pucci
Vescovi di Melfi e Rapolla: - 1528-1537: Giannotto Pucci - 1537-1546: Giovanni Vincenzo Acquaviva d'Aragona - 1546-1547: Roberto Pucci - 1547-1548: Mario Ruffino - 1548-1574: Alessandro Ruffino - 1574-1590: Gaspare Cenci - 1590-1591: Orazio Celsi - 1591-1591: Marco Antonio Amidano - 1591-1594: Matteo Brumano - 1595-1620: Placido de Marra - 1621-1622: Desiderio Scaglia - 1622-1626: Lazzaro Carafino - 1626-1644: Deodato Scaglia - 1644-1644: Giacomo Raimondi - 1645-1648: Gerolamo Pellegrini - 1648-1666: Luigi Branciforte - 1666-1671: Giulio Caracciolo | |
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni Ecclesiastiche/5 |
Attività economiche | La scelta dell’imperatore Federico II di privilegiare Melfi come uno dei luoghi preferiti di residenza costituì per la città e le zone circostanti occasione di crescita e sviluppo economico. L’essere luogo di residenza dell’imperatore determinò l’avvicendarsi e il succedersi di ambascerie, legazioni di altri paesi, visite di dotti studiosi, ma soprattutto la presenza di alti funzionari e dignitari della corte imperiale. Gli alti burocrati della curia imperiale furono i primi committenti di opere di notevole fattura. Le lavorazioni erano indirizzate principalmente nel settore dell’abbigliamento, dei prodotti di alta oreficeria, nelle realizzazioni preziose di arredi o di utensili per la guerra o la caccia; ma non mancavano committenze per la produzione di vasellame domestico. Risale a quest’epoca un maggiore radicamento degli artigiani nella città, come ad esempio gli artigiani del pellame e cuoio e i tintori del settore tessile, che si posero fuori le mura cittadine, nella zona dei “Balnea”, motivati dal facile approvvigionamento dell’acqua, essenziale per la loro attività. In quest’area, inoltre, sono attestati anche i fonditori di campane e di manufatti bronzei e metallici. Agli inizi del Cinquecento l'Universitas melfitana poggiava la sua attività economica soprattutto sul commercio di cereali, grano e orzo, di un ottimo vino e sul commercio degli animali, anche se non è da sottovalutare il singolo capitolo dedicato alla 'piazza' dei panni, indice di prosecuzione dell'attività già viva in età angioina (Lipinsky 1967, 40-46; Navazio 2007, 110-111 e 129; Sakellariou 2012, 259 e 320).
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Esenzioni e franchigie | Alfonso d’Aragona, con privilegio dato a Foggia il 12 novembre 1442, esentò dal pagamento delle collette, dovute fino al 17 maggio 1441, le Università e gli uomini delle città, terre, castelli, casali e luoghi dipendenti da Troiano Caracciolo di Napoli, duca di Melfi e conte di Avellino (ACAB, reg. 2903, 20r-21r).
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Mercati e fiere | Nel 1413 la regina Giovanna II concesse alla città di Melfi una fiera di otto giorni, che iniziava il 1° di agosto di ogni anno, pur godendo l’Università melfitana della fiera annuale di Sant'Antolino, che si teneva nella terza decade di settembre nella parte orientale della città, dove si concentravano gli orti (Navazio 2007, 129).
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Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Economia/5 |
Famiglie | Le famiglie che ebbero origini, o che vissero a Melfi, in età medievale erano gli Acciaiuoli, gli Aresia de Grusa, i Bocdam, i Malamerenda e i Vaccaro. Nel 1271 è attestato a Melfi un certo Bartolomeo de Grusa giudice, che intervenne alla presa del possesso di Rapolla da parte di Erveo de Chevreuse (Fortunato 1899, 80), e l’anno successivo è attestato come giudice e baiuolo di Melfi (Reg. Canc. Ang., XII, 1969, 259). Nel 1275 è attestato a Melfi un certo Guglielmo Malamerenda, notaio (Pistoiese 1906, 7). Nel 1280, un certo Goffredo Vaccaro ricopriva la carica di "comestabulus Melphie et magister massarius Basilicate" (Reg. Canc. Ang., XXIII, 1971, 126); allo stesso si rivolse Carlo I d’Angiò nel 1283 con gli stessi titoli (Reg. Canc. Ang., XXVI, 1979, 114). Nel 1324 un fanciullo dei Vaccaro fu ucciso mentre "accedebat ad scholas" determinando una nuova ondata di lotte e omicidi (Caggese 1922, I, 472). | |
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Personaggi illustri | - Ser Gianni Caracciolo, conte di Melfi dal 1416 al 1432; - Andrea Doria, principe di Melfi dal 1531. | |
Colonie mercantili e minoranze | Nel corso del XII secolo, la presenza di una comunità ebraica a Melfi giunse ad annoverare circa duecento abitanti, la cui rilevanza sociale e dimensione economica portò, nei secoli successivi, a contrassegnare non solo la chiesa e il quartiere come era già successo, ma addirittura tutta la Universitas di Melfi (Navazio 2007, 102-103). In un cedolario angioino degli anni 1276-1277, infatti, la città viene così definita: "Melphia cum judaeis" (Racioppi 1889, II, 305). La comunità ebraica di Melfi si concentrava intorno alla vecchia cattedrale di San Pietro, per tale motivo definita nei documenti S. Pietro delli Judei; in quell’area della città continuarono la loro attività feneratizia e di gestione dei bagni pubblici (Navazio 2007, 119 e 121). Nel corso del XV secolo, si stanziarono in città colonie di esuli albanesi, greci e slavi. Inizialmente la risposta data dalla società locale fu di piena integrazione e assimilazione. Ai nuovi arrivati fu destinata la parte della città corrispondente al rione Chiucchiari, ubicata fra la chiesa di San Francesco e il Duomo, alle spalle della chiesa di Santa Maria dei Lombardi. Ad essi fu inoltre permesso il libero esercizio di attività commerciali, professionali, quali giudici o notai, e infine l’accesso, a parità di condizioni, al Capitolo della Cattedrale. Esemplare, a tal riguardo, è la forte presenza, con propri membri svolgenti l’ufficio di notaio o di funzionari del collegio ecclesiastico melfitano, della famiglia Bocdam. Questo processo di integrazione ed osmosi fra le varie minoranze e i cittadini melfitani si interruppe agli inizi del Cinquecento (Navazio 2007, 130). | |
Confraternite | In città sono attestate le confraternite di Sant'Anna e del Carmine, le quali si dedicavano alla celebrazione dei riti della settimana santa. Una delle confraternite melfitane più antiche fu quella della Morte, che fu fondata intorno alla metà del Trecento, negli anni successivi alla grande peste del 1348; la fraternita ebbe sede presso la chiesa di Sant'Eligio (Navazio 2007, 120). | |
Corporazioni | In età angioina, lungo la strada di collegamento fra i “Balnea” e la piazza cittadina, si concentrarono gruppi o corporazioni di artigiani uniti dalla comune professione e lavoro. Presso la chiesa di Sant'Eligio si riunivano i maniscalchi, mentre, intorno alla chiesa di San Dionisio, nei pressi della piazza dove tradizionalmente veniva effettuato il commercio giornaliero delle derrate alimentari, si concentravano gli ortolani del paese e i venditori ambulanti di prodotti della terra e del mare, quali i pescivendoli. Gli artigiani legati alla concia e commercio delle pelli, ubicati attorno alle acque dei “Balnea”, avevano come punto di riferimento la chiesa dell’Annunziata, fondata nel 1319 appena fuori la porta dei “Balnea” a ridosso delle mura. Tra il XIV e il XVI secolo, molte strade cittadine si identificavano con le attività esercitate dagli artigiani residenti o delle corporazioni che vi avevano sede, per cui il collegamento tra la porta dei “Balnea” e la piazza principale prese il nome, nella parte inferiore sino all’incrocio con la chiesa di Sant'Eligio, di via dei Mercanti, mentre, nella parte superiore, che sfocia nella piazza, di Rua delle Beccarie; ancora, la strada congiungente la piazza della città con la porta carraia, detta “Porta Venosina”, nella sua prima parte assunse il nome di via dei Barbieri (Araneo 1866, 149; Ciasca 1973, 453; Navazio 2007, 120). | |
Istituzioni di Beneficenza | ||
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Societa/5 |
Repertoriazioni | ||
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Archivi storici | - Archivio diocesano di Melfi-Rapolla-Venosa | |
Raccolte e miscellanee | ||
Strumenti di corredo | ||
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Fonti documentarie/3 |
Reliquie - culti -processioni | Il santo patrono di Melfi è sant'Alessandro martire. | |
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Cerimonie e rituali civici | ||
Ingressi trionfali, allestimenti e rappresentazioni | ||
Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Riti e Cerimonie/13 |
Oggetti archeologici di reimpiego | campanile della Cattedrale: - rilievo funerario con due defunti; - elemento architettonico con lesene; - blocco con capitello di lesena da monumento funerario; - elemento di transenna; - capitelli nelle bifore. | |
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Edifici antichi | ||
Collezioni di antichità, scavi e scoperte archeologiche di età moderna | ||
Schedatore | Stefania Tuccinardi | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Antichita/24 |
Architetti, ingegneri e tavolari attivi in città | ||
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Mura e porte urbiche | - resti della cinta muraria (sec. XV) - Porta venosina (sec. XV) | |
Strade e piazze | ||
Infrastrutture urbane | ||
Strutture assistenziali | ospedale di San Giovanni di Dio (già nei pressi della Cattedrale) | |
Castelli e fortezze | Castello (sec. XII-XIII con restauri nel sec. XVI) | |
Palazzo signorile | ||
Edifici pubblici | ||
Palazzi privati | ||
Edifici religiosi | Cattedrale di Santa Maria Assunta (ricostruita nel sec. XVIII) con campanile (1153) complesso conventuale francescano e chiesa di Sant'Antonio (sec. XIII-XIV) | |
Apparati effimeri | ||
Schedatore | Antonio Milone | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Architettura/46 |
Artisti attivi in città | ||
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Opere d'arte medievali e moderne | San Sebastiano (attualmente presso il Palazzo Lanfranchi di Matera) Melfi, Sant'Antonio, lastra tombale di vescovo Melfi, Museo diocesano, Madonna col Bambino e santi Melfi, Museo diocesano, Pietà | |
Collezioni | ||
Schedatore | Michela Tarallo | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Produzione Artistica/39 |
Letterati che nascono, vivono o operano in città | Troiano II Caracciolo (+1526)
Tristano Caracciolo
Giovanni III Caracciolo (+1556)
Sebastiano (Felice) Facciuta
Biagio Facciuta
Andrea Bastelli
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Stampatori e produzione libraria cittadina | Non attestati per l'epoca in esame. | |
Biblioteche pubbliche e private | ||
Accademie | ||
Committenze di opere letterarie relative alla città | ||
Dedicatari di opere letterarie | Troiano Caracciolo, assieme a suo figlio Giovanni, è il dedicatario della Vita Serzannis Caraccioli di Tristano Caracciolo, nonché della traduzione latina del De virtute morali di Andrea Matteo Acquaviva.
La morte del principe Marcantonio Doria fu oggetto dei componimenti del melfitano Sebastiano Facciuta (Facciuta 1578). | |
Storie di famiglie | ||
Corografia e geografia | ||
Storiografia locale e cronache | ||
Letteratura antiquaria | Nel De bello Neapolitano, libro IV, c. F1r dell’editio princeps (Pontano 1509), Giovanni Pontano inserisce una notazione antiquaria su Melfi, nella quale si sottolinea la natura ben difesa del sito e si avanza l’ipotesi che i normanni, più che i fondatori, siano stati i primi a rendere il centro una città fortificata:
"Id oppidum, montosis in Apuliae locis positum, gerendis bellis maxime opportunum est, quod a Gulielmo Ferribrachio Normannorum duce conditum annales quidam tradunt, alii ab eo per vim captum, quodque veri est similius, cognita opportunitate, illud ut arcem futuram adversus Graecos, qui Apuliam Mesapiaeque tenebant oram, primum a Gulielmo, deinde a Drogo atque Humfredo, qui Gulielmo fratri successerant, postque a Roberto Viscardo et arce munitum et moenibus [...]".
Il testo fa parte di quegli additamenta che il Pontano inserì in un’ultima fase di revisione dell’opera, databile agli anni tra il 1495 e il 1503 (Monti Sabia 1995, 55-58), nei margini del ms. Vindob. Lat. 3413 (il passo su Melfi è alla c. 100v) aggiunte che segnano tutte un interesse crescente di Pontano per il Medioevo e per le regioni più orientali del Regno di Napoli (Miletti, c.d.s.).
All'incirca negli stessi anni, Raffaele Maffei Volterrano così scrive (Maffei 1506, c. 139): "Melfitanorum quoque oppidum, de cuius nomine regionem hodie cognominant, Pii pontificis propinqui tenent mercedem quondam lati Ferdinando regi auxilii. Ego Malfitanos eos esse putaverim quos Plinius Afellanos in hac parte vocat".
Nel 1578 Sebastiano Facciuta pubblicava l'opuscolo sulle antichità di Melfi (Facciuta 1578), riedito in Mancini 1891. Facciuta sostiene che in antico il nome di Melfi era Daunia, fondata in seguito all'arrivo di Diomede nell'area apula, e che in epoca normanna fu fortifica dai figli di Tancredi d'Altavilla. Si sarebbe poi chiamata Melfi dal nome del miele e dal nome del generale bizantino Melochio. | |
Letteratura ecclesiastica e religiosa | ||
Letteratura giuridica |
Giovanni III Caracciolo, pochi anni prima che gli venisse confiscato il feudo, fece scrivere gli statuti della bagliva della città di Melfi, nel 1525 (edizione Mancini 1896). | |
Letteratura scientifica | Si veda il trattato di medicina del melfitano Andrea Bastelli (Bastelli 1599).
Vincenzo Bruno (Melfi, 1540 circa-1612) , medico e naturalista. | |
Poesia, prosa d'arte, altre forme letterarie | Di notevole interesse, benché non legata alla città, è la produzione poetica del melfitano Sebastiano Facciuta, attivo presso i Farnese e poi presso i Medici nella seconda metà del Cinquecento (Nigro 1977-1979). | |
Elogi di città e altri scritti encomiastici o apologetici | Di tono fortemente encomiastico è l'opuscolo di Sebastiano Facciuta sull'antichità di Melfi: Facciuta (ed. Mancini) 1891. | |
Altro | ||
Schedatore |
Lorenzo Miletti | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Letteratura/25 |
Fonti manoscritte | ACAB: Archivo de la Corona de Aragón di Barcellona, Cancilleria, serie Privilegiorum Cancellarie Neapolis, reg. 2906, cc. 20r-21r.
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Fonti a stampa | ||
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