Scheda CittàCapua
Architetti, ingegneri e tavolari attivi in città

Francesco di Giorgio Martini.

Fra Giocondo trascrive alcune epigrafi

Ambrogio Attendolo (1502-1585)

Benvenuto Tortelli (interviene nel convento di Santa Maria delle Dame Monache e nella chiesa dell'Annunziata)

Domenico Fontana (fornisce consulenza per l'acquedotto)

Fra Giuseppe Nuvolo (interviene nell'Annunziata)

Giovan Battista Nauclerio (Santa Maria delle Dame Monache).

Bartolomeo Vecchione (ricostruisce chiesa della Maddalena).

Giovan Battista Landini (ricostruisce convento della Maddalena e chiesa di Sant'Eligio).

Ferdinando Sanfelice appronta un progetto per la chiesa di San Giovanni delle Monache.

Domenico Antonio Vaccaro ricostruisce la chiesa di San Giovanni delle Monache.

Francesco Gasperi è soprastante maggiore alla piazzaforte militare; rimette in efficenza le strade di accesso a Capua da nord e da sud. Nel 1750 esegue i rilievi del "fiume morto", un'ansa del Volturno che viene tagliata per essere messa a colura, e i lavori proseguono fino al 1759. Lavora alle carceri, allogate al piano terreno del palazzo dei Governatori, e nel 1774 costruisce una nuova scala nel palazzo dell'Udienza. Nel 1780 risulta coinvolto in lavori minori nel complesso dell'Annunziata. Realizza un rilievo dell'acquedotto aragonese, e poi propone migliorie allo stesso acquedotto. Tra 1792 e 1799 lavora al palazzo arcivescovile, dove forse realizza lo scalone.  

Mura e porte urbiche

Porta e torri di Federico II (1234-1240)

Porta Napoli (1577-1582)

Strade e piazze

Piazza dei Giudici

Piazza della cattedrale

Piazza dei Commestibili

Infrastrutture urbane

Acquedotto (XV secolo) proveniente da Sant'Angelo in Formis

Fontana di Nettuno

Fontana in corso Gran Priorato

Fontana in piazza Commestibili

Una serie di mulini galleggianti erano ancorati lungo le rive del Volturno. Rinaldo 1755, II, pp. 183-186, cita e trascrive brani di documenti relativi a questi mulini (XIII-XVI secolo), alcuni dei quali appartenti alle principali famiglie della città, quali gli Eboli e gli Azia.

Strutture assistenziali

Ospedale dell'ordine di San Giovanni di Gerusalemme, attestato fuori le mura della città dal 1137 (cfr. Esposito 2009, p. 278).

Ospedale dell'Ave Gratia Plena (Annunziata)

Castelli e fortezze

Castello delle Pietre

Castello di Carlo V (1543-1552)

Palazzo signorile
Edifici pubblici

Seggio dei nobili

Seggio di San'Eligio

Seggio di Antignano

Palazzo dei Giudici

Palazzo dell'Udienza

Palazzi privati

Palazzo Fieramosca

Palazzo Antignano

Palazzo Rinaldi Campanino

Palazzo Rinaldi Milano

Palazzo De Capua

Palazzo Fazio

Palazzo in via Pier delle Vigne

Palazzo Imbriani


Edifici religiosi

Santa Maria a Santa Maria Capua Vetere 

San Prisco, sacello di Santa Matrona

Abbazia di Sant'Angelo in Formis

Cattedrale

Sant'Angelo in Audoaldis

San Marcello

Santi Rufo e Carponio

San Benedetto

San Giovanni a  Corte

San Michele a Corte

San Salvatore a Corte

San Salvatore Piccolo

San Domenico

Santa Caterina

Chiesa e ospedale dell'Annunziata

Sant'Eligio

Santa Maria delle Dame Monache

San Giovanni delle Dame Monache

Santa Maria Maddalena

Apparati effimeri

In  occasione del passaggio dell’imperatore Carlo V per Capua, il 23 marzo 1536, la città organizza un sontuoso sistema di apparati trionfali lungo il percorso.  Sulla porta del castello, da dove sarebbe entrato l’imperatore, vengono posizionati tre stemmi in marmo, ai lati quelli della città di Capua, al centro quello dell’imperatore. Davanti alla porta due statue in stucco raffiguranti una la città di Capua che si apriva il petto mostrando le imprese di Carlo V, dall’altro la Fede. Sotto erano due iscrizioni: “Reddimus ecce tibi Capidarum munus avitum, Aurea si dabimus, non meliora feres.”; “Nullum pro te supplicii genus subterfugimus”.

Lungo il percorso si erigono otto archi di trionfo: all’ingresso della città presso la chiesa di Sant’Antonio, in piazza dei Giudici, davanti alla cattedrale, presso il seggio di Antignano, davanti alla chiesa di San Pietro, davanti al seggio dei Cavalieri e all’ingresso del palazzo de Capua.

Quello presso la chiesa di Sant’Antonio era in mirto e alloro, con l’iscrizione “Regibus Aragonis laetabar, maxime Caesar, sed quam tu major, tam quoque laeta magis”.

Il più complesso era l’arco collocato davanti al seggio dei Giudici nella piazza omonima. Costruito di legno con cornici capitelli e ornamenti di vario genere, mostrava su tre facciate sei statue di stucco. Due in corrispondenza del seggio dei giudici rappresentavano Tito Vespasiano e Costantino, due rivolte verso la strada degli speziali Cesare e Ottaviano Augusto, due verso il ponte romano Alfonso d’Aragona e Federico II, tutte caratterizzate da iscrizioni. Sotto la statua di Tito Vespasiano: “Tite Vespasiane, Hierosolima, et terrarum orbis laureata tibi oracula promant”. Sotto statua di Costantino: “Magne parens orbis, te Caesare Roma resurget, Nostraque res iterum publica semper erit”. Sotto la statua di Giulio Cesare era scritto: “C. Julius Caesar, parva militum manu, ut Alexander, castrementandi peritia, ut Pyrrhus, Annibalis virtute ac felicitate bellabis”. Sotto la statua di Ottaviano era il motto: “Orbe triumphato, pace mea aenea tempora dilabuntur”. Sul lato verso il ponte erano le statue di Alfonso il Magnanimo, con l’iscrizione “Alphonsus Primus Rex. Haec Urbs suis humeris Regnum meum sustinuit”, e quella di Federico II, con l’iscrizione: “Federicus II. His titulis decoravi hanc urbem, Caesaris imperio Regno custodia fio, quam miseros facio, quos variare scio”. Oltre alle statue, l’arco era decorato con pitture. Sul lato verso il castello erano raffigurati il fiume Volturno, attorniato da ninfe e satiri, con il motto “Hyades ad numerum, et Dyades saltate puellae”, e Furio Camillo con la spada sguainata e il motto “Alter adest rerum assensor, patriaq. Camillus Magna domus superum, quid tibi, Roma times?”. Erano anche le raffigurazioni allegoriche dell’Africa e dell’Asia raffigurate come due donne sostenenti un giogo, la prima nuda con la semplice didascalia “Africa”, l’altra vestita e con l’iscrizione “Dum lungeo Asia contre miscit”. Su un’altra facciata dello stesso arco erano dipinte le personificazioni maschili di fiumi sorreggenti anfore sulle spalle e con ghirlande vegetali,  ognuno identificato come “Heberus”, “Ganges”, “Nilus”, “Hydaspes”, “Phasis”, “Eniphus”; al di sopra era la scritta “Tributa”, mentre in basso erano la raffigurazione di Platone, con molti libri e con il motto “Terrrarum orbis certe felix erit, cum a sapiente ministrabitur”, e un trofeo militare costituito da una corazza attaccata a unpalo da cui fuoriscivano due cornucopie e palme di datteri, con una stella cometa e il motto: “Quod cometae praemonuerunt, id Caesaris virtute perfectum”. Sempre su questo stesso lato dell’arco era infine un uomo armato assiso su una catasta d’armi con in mano un serpente artigliato da un’aquila col motto “Festina lente”. Sulla terza facciata era dipinta una spada legata con un laccio sulla cui punta, rivolta verso la’lto, era una corona con una ruota e due bilance: ai lati della spada una serpe e un cane con il motto “Summum Dei munus, quo mortalibus immortalitas comparatur”. Erano anche i ritratti di Cesare, Scipione e Alessandro, tutti identificati dia nomi, ai piedi dei quali erano ammucchiati elmi, corazze e spade col motto “Heu quid? Si nostros superat tua fama labores?”. Insieme a queste figure un trionfo di Bacco, con un carro tirato da due elefanti sopra il quale era assiso un re con scettro in mano e i motti “Bacci triumphus primus” e “Majori laurea trimphabis”. Poco discosto Perseo cn la testa di Medusa e altri uomini con la scritta “Christi fides, alienos pro te sacrificando”. La quarta facciata, infine, mostrava l’allegoria del Tempo con le ali ai piedi, ruota e timone e l’iscrizione “Si crinita fronte non prensabis, calvitiorem tenebis”. Accanto era Giosué armato e inginocchiato con il motto “Tua causa sol etiam stabit”, e una figura di vecchio che rispondeva a una citta dipinta sul lato opposto da cui uscivano le grida “Io, io Caesar, io triumpha, io, io”.

Il terzo arco era stato allestito davanti al portale della cattedrale. Costruito con mirto e ornato dalla tabella con l’iscrizione “Auspice Christo, felicitate tua, hostium victor eris”.

Davanti al seggio di Antignano era un arco di alloro e mirto dal quale pendeva una tabella con l’iscrizione “O Pater, o pacem, qui victis hostibus almam, nunc Latio reddis, maxime Caesar, ave”. Davanti erano due statue: una raffigurava il Volturno sotto forma di uomo che versava acqua da un’anfora e il motto “Caesaris adventu laetus sine murmure curro; Caesaris imperio subiacet unda suo”; l’altra rappresentava l’antico senatore capuano Decio Magio, spedito da Annibale come prigioniero a Cartagine, e il motto “Non minus Ultus ades Caesar, quam pontus, et unda perfidiam Annibalis, jure habeo charites”. Qui, durante il percorso trionfale, avvenne il cambio dei deputati destinati a sostenere il pallio sotto il quale procedeva l’imperatore.

Il quinto arco trionfale era presso al chiesa di San Pietro. Costruito come semplice struttura in mirto, sosteneva una tabella con l’iscrizione “Virtus invicta resurgit”.

Al seggio dei Cavalieri era un altro arco in mirto e alloro, con la tabella iscritta: “Hac itur ad astra”, e le statue di Teseo con bastone in mano e della Giustizia con la spada in mano. Teseo era caratterizzato dall’iscrizione “Herculis exemplo penitus nova monstra peribunt”, mentre la Giustizia dal motto “Remigavi comitata sororibus”.

L’ultimo apparato era all’ingresso del palazzo di Luigi de Capua, dove alloggiava l’imperatore. Vi era un arco di mirto e alloro con la tabella “O Sol Ausoniae, qui pellis nubila Caelo, Si tu discedis, nulla futura die”,  e la statua di un villano, che non avendo altro da offrire porgeva dell’acqua con il motto “Quod opis est nostrae, sed egregio animo daturus”.

Fonti e bibliografia: Archivio Comunale Capua, vol. 15, Cancelleria 14, anni 1529-1539, cc. 91v-94v; Manna 1588, cc. 140v-141v; Granata 1752-1756, III, pp. 243-251; Robotti 1980; Robotti 1983, pp. 119-131; Lenzo 2014, pp. 89-90, 102.103.

Schedatore

Fulvio Lenzo

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